Visualizzazione post con etichetta Olimpiadi 2024. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Olimpiadi 2024. Mostra tutti i post

sabato 24 settembre 2016

Olimpiadi 2024: viaggi, contratti e consulenze (d’oro). Come ha speso i soldi il comitato organizzatore del Coni. - Lorenzo Vendemiale

Olimpiadi 2024: viaggi, contratti e consulenze (d’oro). Come ha speso i soldi il comitato organizzatore del Coni

La cifra dei 20 milioni di danno erariale che l'organizzazione guidata da Malagò sarebbe pronta a chiedere alla Raggi non è ricostruibile nei dettagli. Ma nel bilancio del Coni 2015 e in quello di previsione 2016 si trovano tracce di almeno 10 milioni di spese già stanziate o effettuate: dal rifacimento degli uffici, a 450mila euro di supporto tecnico legale, fino alle diverse figure professionali arruolate con contratti biennali da 200mila euro più "quote variabili". E ancora, 150mila euro di trasferte e 785mila euro di "altri costi per servizi".

Viaggi e campagne promozionali, nuovi uffici e convegni, contratti e consulenze d’oro. Anche da 200mila e passa euro all’anno. Vincere le Olimpiadi ha un prezzo. E per aggiudicarsi quelle di Roma 2024 il Comitato promotore ha già speso diversi milioni di euro. Su cui adesso che la candidatura sembra ormai arrivata a fine corsa, rischia di spostarsi la battaglia con il Campidoglio. Se il consiglio approverà la delibera di revoca della candidaturaGiovanni Malagò è intenzionato a rivolgersi alla Corte dei Conti per “danno erariale”: “Qualcuno dovrà rispondere del fatto che sono stati spesi dei soldi pubblici”. Già, ma come?
LA MINACCIA DEL DANNO ERARIALE – È questa la domanda che è stata posta da più parti, specie dal Movimento 5 stelle: “Visto che il presidente Malagò ha tirato in ballo la sindaca dicendo che chiederà questi 20 milioni di euro di danni, vorrei sapere come sono stati spesi e se ha intenzione di rendicontare”, ha detto il deputato Simone Valente. “Il Coni è un ente pubblico e tutte le spese sono online”, la replica del numero uno dello sport italiano. A inizio 2016 il presidente Luca Cordero di Montezemolo aveva stimato il costo complessivo della candidatura in 24,9 milioni di euro, di cui 5 privati. Di qui la cifra dei 20 milioni di cui si parla. Alcuni progetti non vedranno mai la luce, altri sono già stati realizzati: difficile quantificare con esattezza il totale, che poi è la cifra che potrebbe essere eventualmente contestata davanti alla Corte dei Conti. Forse superiore ai 10 milioni di euro: una rendicontazione al dettaglio, infatti, ancora non è disponibile. Sicuramente non sul sito del Comitato promotore (che però è solo una branca della Coni Servizi Spa). Ma cercando fra le pieghe del bilancio Coni 2015 e della previsione per il 2016 è possibile farsi un’idea di come siano stati spesi i soldi per promuovere una candidatura ormai quasi fallita.
spese-roma-2024-2015
LA SEDE AL FORO ITALICO E LE CONSULENZE D’ORO – Gli sforzi della Coni Servizi si sono mossi essenzialmente in tre direzioni: mettere a disposizione del Comitato una sede e uno staff, predisporre il dossier olimpico nelle sue varie fasi e step (lo stesso che è stato consegnato al Cio e bocciato dalla giunta M5s), realizzare le attività di comunicazione del progetto. Tutti e tre i punti hanno avuto i loro costi. Di viaggi in giro per il mondo per promuovere l’immagine di Roma e la sua candidatura, ad esempio, solo nel 2015 (ancora di rodaggio) se ne sono andati circa 150mila euro. Tra gli investimenti strutturali dello scorso anno ci sono anche 590mila euro, di cui una parte è servita per riqualificare l’immobile adibito a sede dell’unità operativa per Roma 2024. Malagò aveva promesso di fare tutto “in house”, e così è stato: la casa del Comitato è stata individuata all’interno del Parco del Foro Italico, già di proprietà del Coni. Uffici comunque nuovi di zecca. Ma a colpire l’attenzione sono soprattutto i costi del personale. Se Montezemolo ha svolto il suo incarico da presidente a titolo gratuito, lo stesso non si può dire degli altri rappresentanti e collaboratori vari del Comitato. La coordinatrice Diana Bianchedi, ad esempio, ha firmato un contratto biennale dal valore di 190mila euro (l’anno, ovviamente), a cui bisogna aggiungere altri 38mila euro di quota variabile. Per il direttore della Comunicazione Fabio Guadagnini, volto noto di Sky e Fox Sports, sono previsti 200mila euro, più 40mila di possibili premi (chissà se raggiunti, a questo punto). E ancora: 90mila euro per Roberto Daneo, advisor del dossier che aveva già svolto lo stesso incarico per Expo 2015; 100mila euro per il planning manager Simone Perillo, 45mila euro per il programma multimediale di valorizzazione artistico/sportiva della città. Ma anche 40mila euro per chi ha curato il progetto del bacino remiero, o 25mila euro per quello delle gare di vela (che non si disputeranno mai). Alcuni di questi contratti erano a progetto, altri sono già stati stipulati fino al 31 dicembre 2017. E salvo sorprese o rinunce dovranno essere onorati.
2,2 MILIONI NEL 2015, PIÙ DEL TRIPLO NEL 2016 – Dal punto di vista tecnico, funziona più o meno così: il governo stanzia dei fondi, il Comitato promotore di Roma 2024 spende quei soldi attraverso la Coni Servizi (la società per azioni che rappresenta il braccio operativo economico del Comitato olimpico). E quest’ultima al termine delle operazioni si fa riaddebitare dall’Ente i costi sostenuti. Il tutto ovviamente al di fuori del contratto di servizio, che vale da solo 124 milioni di euro di contributi pubblici l’anno. Nel bilancio 2015, già approvato e pubblicato, si legge che lo scorso anno sono stati spesi 2,2 milioni di euro per le attività di Roma 2024. La voce più alta è tutt’altro che definita nel dettaglio: 785mila euro di “altri costi per servizi”. Ma ci sono anche 450mila euro di supporto tecnico legale, 485mila euro di collaborazionie prestazioni professionali, 150mila euro di viaggi e di trasferte, più altre uscite minori riconducibili a catering, convegni, materiali, merci. Solo un anticipo delle spese ben più consistenti del 2016: nel budget per l’anno corrente, infatti, sono segnati 7,5 milioni di euro di costi previsti. Un +5,1 rispetto al 2015, visto che le attività “avranno particolare impulso considerando che si tratta dell’anno precedente a quello in cui il Cio designerà la città ospitante l’evento”. Quando verrà approvato il consuntivo 2016 si saprà cosa e quanto è stato speso con precisione. Al conto, poi, manca anche il 2017: nell’ultima legge di stabilità il governo aveva stanziato 8 milioni di euro con vincolo di destinazione per le attività del Comitato promotore nel prossimo anno. Almeno questi verranno recuperati, anche se una parte potrebbe essere già stata impegnata. Come più volte ribadito dal Coni, sono tutte spese lecite, autorizzate dalla legge e da quella mozione con cui proprio il Campidoglio aveva presentato domanda di candidatura. La stessa che ora la Giunta guidata da Virginia Raggi deve revocare per chiudere ogni discorso su Roma 2024. Nell’ottica del Comitato solo un investimento (inferiore rispetto a quello sostenuto da Los Angeles e Parigi) per vedersi assegnata la manifestazione (e con essa 1,7 miliardi di contributi dal Cio). Adesso, però, la candidatura di Roma 2024 se ne va, i costi restano. In fondo è proprio questa la tesi del danno erariale.

giovedì 22 settembre 2016

Olimpiadi Roma 2024, “danno erariale da 20 milioni”: la carta del Coni contro Raggi. - Lorenzo Vendemiale

Olimpiadi Roma 2024, “danno erariale da 20 milioni”: la carta del Coni contro Raggi

La sindaca del M5S ha detto no alla candidatura della Capitale e Giovanni Malagò, presidente del Comitato Olimpico, avverte: "Le consiglio di non presentare la mozione" per mettere fine alla procedura. Perché "gli amministratori che firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilità".

“Consiglio alla Raggi di non presentare la mozione per dire no alla candidatura”. Dopo la giornata che ha (quasi) posto la parola fine all’avventura di Roma 2024, il suggerimento di Giovanni Malagò suona come una minaccia. O quantomeno un avvertimento: al Coni sperano ancora di riaprire in extremis il sogno olimpico. Ma se davvero bisognerà rinunciare alla candidatura, non intendono arrendersi senza combattere: l’ultima carta che il comitato promotore può giocare è lo spauracchio di un procedimento per danno erariale contro la sindaca Virginia Raggi (e contro tutti i consiglieri che dovessero votare a favore della sua decisione).
LO SPAURACCHIO DEL DANNO ERARIALE – Dopo l’annuncio della Raggi, resta un ultimo passo formale da compiere per archiviare Roma 2024: una delibera della Giunta comunale, da ratificare anche in Assemblea, che annulli l’analogo provvedimento con cui il Campidoglio aveva votato a favore di Roma 2024. La candidatura è nata sull’asse Renzi-Malagò, entrambi entusiasti del progetto. Ma formalmente a suo tempo fu proprio l’amministrazione capitolina (allora guidata da Ignazio Marino) a chiedere a Coni e governo di candidare Roma all’edizione del 2024 e allo Stato di impegnare fondi pubblici. Cosa che è avvenuta: circa 20 milioni di euro sono stati spesi negli ultimi due anni dal comitato promotore. A questo fa riferimento Malagò quando dice che “ora gli amministratori che eventualmente firmeranno quella delibera dovranno assumersi le loro responsabilità”. La legge, infatti, prevede la responsabilità individuale per chi cagiona un danno alle casse dello Stato, in questo caso causato dalla “discontinuità amministrativa” rispetto alla precedente gestione. Venti milioni di euro non sono pochi spiccioli per un Comune con un debito miliardario, ma sono un patrimonio per dei semplici consiglieri comunali, che (sempre a detta del Coni) potrebbero doversi trovare a rispondere per circa 500mila euro a testa.
SPADA DI DAMOCLE SUL VOTO DECISIVO – Per ora l’argomento non sembra aver fatto molta presa sul governo del Campidoglio: “Il danno erariale c’è stato per i Mondiali di nuoto nel 2009 e per tutti i grandi eventi fatti a Roma, questo è certo”, ha ribattuto Daniele Frongia. Esponenti del Movimento 5 stelle romano spiegano di essere “tranquilli”: “Non abbiamo potuto chiedere un parere all’avvocatura capitolina, non c’erano i tempi tecnici. Ma lo staff che coadiuva il sindaco ci ha rassicurato a riguardo: non ci saranno problemi”. Anche al Coni, però, sono sicuri del fatto loro: avrebbero già contatto esperti contabili e ci sarebbe anche un precedente a rafforzare la loro tesi. Di qui il consiglio “spassionato” di Malagò alla sindaca. Il Comitato promotore spera ancora che la ratifica della mozione (che è già stata presentata) fino alla fine non arrivi. “Per la Raggi passare dal Consiglio sarà un problema: chi se la sentirà di votare un provvedimento sapendo che rischia di rovinarsi?”. D’altra parte, pare anche difficile che la giunta possa fare marcia indietro dopo la conferenza stampa di oggi. Ma se davvero ci sarà l’ok da parte del Consiglio, il giorno dopo il Coni si rivolgerà alla Corte dei Conti. “Noi siamo amministratori pubblici, è chiaro che abbiamo avuto dei fondi tramite una legge dello Stato e siamo soggetti ai controlli del Mef” –ha spiegato il numero uno dello sport italiano – quindi giuridicamente ed economicamente è evidente che dobbiamo girare l’azione di responsabilità verso gli amministratori che firmeranno quella delibera”.
LA RABBIA DEL COMITATO – Certo, il Coni potrebbe anche lasciar cadere la questione nel vuoto, incassando la fine della candidatura come successo altrove. Ma è davvero difficile che ciò accada dopo quando accaduto. Non tanto l’annuncio, quanto le sue modalità sono state recepite come un vero e proprio affronto personale sia nel Comitato olimpico che in quello promotore. Il ritardo all’appuntamento fissato in Campidoglio e l’attesa di circa 40 minuti, la conferenza stampa con lo sfondo delle Vele di Calatrava (simbolo dello spreco dei Mondiali di nuoto organizzati proprio da Malagò): la Raggi sembra aver scelto il modo più plateale possibile per dire no alla candidatura. Il suo staff sostiene che la sindaca ha avuto un semplice contrattempo, ed era praticamente arrivata quando la delegazione ha deciso di andarsene. Per altri, la prima cittadina si sarebbe infastidita per la domanda della diretta streaming dell’incontro da parte di Malagò. Una richiesta parte di una strategia precisa: il presidente del Coni avrebbe voluto inchiodare in pubblico la sindaca, proponendo di rimettere la questione ai cittadini con un referendum (a cui la stessa Raggi si era dichiarata favorevole in campagna elettorale). Solo voci. I fatti sono quelli di un incontro programmato da prima dell’estate, fissato per un’ora prima di una decisione già presa e saltato all’ultimo minuto. Col senno di poi, anche la riunione tecnica della sera precedente viene giudicata una “farsa” da ambienti Coni: “Era già tutto deciso, ci hanno preso in giro”.
ROTTURA TOTALE – Tutto questo non ha fatto altro che esacerbare gli animi. La Raggi ha parlato, il Movimento 5 stelle si è ricompattato attorno a lei (sono arrivati anche i complimenti di Beppe Grillo), il Coni ha perso. Al di là delle parole di facciata "vedremo, fino a che non arriva un atto formale la candidatura è ancora in piedi”, a Palazzo H il clima si respirava clima da fine viaggio. Abbracci, dirigenti commossi, frasi di circostanza: “ È stato bello”, “Bravi lo stesso”. Andare avanti senza il sostegno del Campidoglio dal punto di vista tecnico sarebbe anche possibile, ma non viene ritenuta una pista percorribile: “Perché sarebbe controproducente: potremmo anche arrivare a Lima, ma perderemmo di sicuro. Chi voterebbe una città che non vuole i Giochi?”. Allora la candidatura di Roma 2024 a questo punto ha davvero avere le ore contate. Anche se il suo strascico potrebbe essere molto lungo.
A prescindere dal fatto che la Raggi sa quel che fa, considerato che è laureata in giurisprudenza, il danno erariale che millanta Malagò deriva dalle promesse fattegli da chi ha preceduto l'attuare sindaco, quindi, a rigor di logica, dovrebbe essere la vecchia giunta comunale a far fronte ai danni provocati dalle promesse mancate.
Oltretutto, Malagodi, prima di chiedere il risarcimento per danno erariale, dovrà spiegare coma ha speso i 20 milioni dei nostri soldi già erogatigli dalla precedente giunta comunale.
Ma la giurisprudenza, si sa, è infarcita di cavilli studiati e varati dai volponi della politica, quindi, il guazzabuglio è assicurato.
La giustizia, in Italia, non esiste, è lungi da venire.

lunedì 8 agosto 2016

Renzi alle Olimpiadi di Rio 2016, campione di presenzialismo (e menefreghismo). - Pia Staracae

Renzi alle Olimpiadi di Rio 2016, campione di presenzialismo (e menefreghismo)

Il nostro Premier è un campione di presenzialismo ai grandi eventi sportivi. A lui la medaglia d’oro del chissenefrega del groviglio di criticità in piena ebollizione in Italia se ci si può dileguare dall’altra parte del mondo con una “ragione di Stato” che legittima spese pubbliche e divertimento privato. Perché avere titubanze? Bisogna sventolare forte la bandiera dell’Italia (sebbene un’Italia scassata e visceralmente corrotta), come se lui – peraltro mai investito da una formale elezione – la rappresentasse davvero, tanto più ora che, perdendo miseramente le Amministrative, ha toccato con mano il distacco del paese.
L’occasione di fare lo spot non va assolutamente persa! Bisogna avanzare con forza la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, passando sulle teste dell’attuale amministrazione romana che non ritiene affatto prioritario questo impegno a fronte di un impegno più concreto e stringente su questioni di ordinaria vivibilità cittadina che reclama no soluzioni da tempo immemorabile.
Chissenefrega della minaccia esplosiva del terrorismochissenefrega della concessione delle basi aeree agli americani, chissenefrega del dilagante malcontento generato dalla “Buona scuola”, chissenefrega se scarseggia il lavoro e la gente non arriva a fine mese, chissenefrega del sempre rinviato problema delle pensioni e dei privilegi dei vitalizi, chissenefrega se il Pd è profondamente diviso e che la maggioranza stia vacillando, chissenefrega che la paventata riforma costituzionale stia per sovvertire alcuni meccanismi democratici in favore di posizioni egemoniche.
Non importa, è tutto rinviabile, è tutto accantonabile di fronte alla impellenza di esserci, lì a Rio, dove Phelps, Usain Bolt, Federica Pellegrini e altri grandissimi atleti lo faranno sognare! E vai con le foto gongolanti, vai con le pacche sulle spalle, vai con i discorsi propagandistici sulla magnificenza italiana, vai con la straordinaria vacanza di famiglia! Dove il  contesto è entusiasmante e l’occasione unica (e forse irripetibile): lì Renzi c’è e nutre bulimicamente la sua vanagloria! Una tentazione alla quale non può resistere.
Del resto, cosa potevamo aspettarci da uno che senza esitazioni ha usato un volo di Stato per essere a New York alla finale tutta italiana degli US Open nel settembre scorso, a farsi un selfie abbracciato alla Pennetta e alla Vinci, fregandosene altamente dell’appuntamento con i problemi dell’agricoltura e del lavoro del Mezzogiorno che era lì ad attenderlo speranzoso, alla Fiera del Levante?