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venerdì 22 novembre 2019

Stadio Roma, L’Espresso: “Parnasi intercettato disse: dare sostegno alla Lega. Cena a casa sua con Salvini per non farsi beccare”.

Stadio Roma, L’Espresso: “Parnasi intercettato disse: dare sostegno alla Lega. Cena a casa sua con Salvini per non farsi beccare”

Una microspia a casa del costruttore lo registra mentre parla con un collaboratore il 6 dicembre del 2017: "Luca dice che la Lega è molto importante a livello nazionale, le ipotesi sono che ci sarà un inciucio Forza Italia- Pd. Oppure 5 Stelle e Lega, e se questo dovesse succedere loro sono in buoni rapporti con entrambi e nessuno in Italia è in questa condizione". Interrogato dai pm nel giugno scorso il costruttore ha negato che i soldi all'associazione Più Voci fossero un finanziamento occulto al Carroccio.
La cena organizzata a casa di Luca Parnasi poco prima del Natale 2017 serviva a “dare un sostegno alla Lega“. E infatti nella dimora del costruttore romano ai Parioli arrivarono Matteo SalviniGiancarlo Giorgetti e Giulio Centemero, rispettivamente segretario, vicesegretario e tesoriere del Carroccio. Centemero è indagato per finanziamento illecito dalla procura di Roma per i 250mila euro donati da Parnasi all’associazione Più Voci. In un’interrogatorio del giugno scorso il costruttore ha negato che quei soldi fossero un finanziamento occulto al Carroccio. Nelle intercettazioni pubblicate dall’Espresso sostiene l’opposto. A usare quelle parole “dare sostegno alla Lega” è infatti lo stesso Parnasi, intercettato a casa sua il 6 dicembre del 2017. Una microspia ambientale piazzata dai carabinieri registra l’imprenditore mentre parla con un suo collaboratore.
“Dare sostegno alla Lega” – Siamo nel dicembre del 2017 e dopo tre mesi ci saranno sia le elezioni politiche che le regionali in Lazio e in Lombardia. Il costruttore ha il centro dei suoi affari a Roma ma voleva espandersi anche a Milano, come ha confermato lui stesso. “Parnasi sta organizzando una cena con alcuni appaltatori e Matteo Salvini per il 19 a Roma e dice che la farà a casa sua per evitare che vengano beccati… che ci saranno altre 7 – 8 persone e la farà in maniera riservata per dare sostegno alla Lega“, scrivono gli investigatori nel brogliaccio agli atti dell’inchiesta. “Luca – continuano – dice che la Lega è molto importante a livello nazionale, le ipotesi sono che ci sarà un inciucio Forza Italia- Pd. Oppure 5 Stelle e Lega, e se questo dovesse succedere loro sono in buoni rapporti con entrambi e nessuno in Italia è in questa condizione”.
I messaggi: “Per iban facciamo de visu” – Tre giorni dopo Parnasi scrive su Telegram a Centemero: “Sto organizzando il 19 a casa mia. Che ne dici?”. “Direi ottimo. Fammi avere coordinate e ora per favore”, è la risposta del leghista. Che si spinge oltre e chiede: “Per Iban et similia facciamo de visu o vuoi tutto in anticipo?”. E in effetti i due si danno appuntamento per il giorno seguente in stazione Centrale a Milano. Dieci giorni dopo c’è la cena a casa Parnasi. Poi Centemero torna a scrivere al costruttore: “Ciao Luca, volevo ringraziarti molto per la cena, hai messo al tavolo delle persone di valore e sono contento Matteo ci si sia confrontato”. Dalla conversazione è impossibile risalire a chi fossero gli altri invitati, di certo la risposta di Parnasi fa capire che l’incontro fosse riservato. “Come fa Francesco Storace a sapere della cena con Matteo?”, chiede il palazzinaro. “Mmm Storace? O glielo ha detto Matteo – ipotizza Centemero – o l’addetta stampa di Matteo. Indago… oppure Storace ha contatti in questura (Matteo gira con la scorta)”.
L’imprenditore ai pm: “Non volevo finanziare in modo occulto alla Lega” – In un interrogatorio del 28 giugno scorso, però, Parnasi ha negato di aver voluto finanziare la Lega in modo occulto. “Con riferimento all’associazione Più Voci, a cavallo tra il 2015 e 2016 io ho effettuato due bonifici di 125mila euro. L’associazione era rappresentata da Giulio Centemero che io conoscevo e che era il tesoriere della Lega. Formalmente era un’associazione che promuoveva lo sviluppo immobiliare nel Nord Italia e io avevo interesse a finanziarla perché mi apriva la strada per estendere la mia attività anche in quella zona”, ha sostenuto il costruttore. Che sulle cene con Salvini ha spiegato: “Ci furono due cene, una Roma e una Milano. In quest’ultima cena intervennero una decina di imprenditori di tutti Italia ed era presente Parisi e solo per un saluto Salvini. Nella cena a Roma intervenne Salvini e forse anche la Meloni. Non so se lei sia intervenuta ma certo era in programma la sua presenza. In ciascuna delle due cene doveva essere presente il candidato sostenuto dall’associazione a Roma (Meloni) e a Milano (Parisi). Non si trattava di un finanziamento al partito. Centemero, tesoriere della Lega mi propose di dare questo sostegno all’associazione e io effettuato l’erogazione per sostenere l’associazione. Nelle conversazioni intercettate io ero solo preoccupato che tutto fosse stato fatto regolarmente”, ha sostenuto il costruttore.
“Soldi occulti al Pd” – Nello stesso interrogatorio, invece, Parnasi ha confermato di aver girato un finanziamento al Pd in modo occulto. Nella stessa inchiesta, infatti, è indagato Francesco Bonifazi, ex tesoriere dem ora con i renziani di Italia Viva. “Sia io che mio padre – ha raccontato Parnasi ai pm – abbiamo sempre sostenuto il Partito Democratico con finanziamenti ufficiali. Ho conosciuto la fondazione Eyu tre o quattro anni addietro. Francesco Bonifazi nel periodo dell’ultima campagna elettorale mi chiese di raggiungerlo alla sede del partito e mi rappresentò la possibilità di acquistare uno studio di fattibilità sulla casa condensato in un volume di poco più di un centinaio di pagine. Io aderii e effettuai l’acquisto con la immobiliare Penta Pigna sebbene non avessi né come persona né come gruppo alcun interesse a questo studio. Fu un modo per far affluire liquidità al Pd”. Una versione che smentisce completamente quando raccontato ai pm da Bonifazi, indagato per emissione di fatture false e finanziamento illecito ai partiti, che ha negato di sapere nulla su quello studio venduto a Eyu all’immobiliare vicina a Parnasi in cambio di 150mila euro. Ai pm l’ex tesoriere dem ha detto aver solo messo in contatto Parnasi e Domenico Petrolo, il responsabile relazioni esterne di Eyu: “Di ciò che è accaduto dopo quella stretta di mano non so niente. Il Nazareno è davvero un corridoio lunghissimo. Per arrivare incontri prima Petrolo che me, io ero nella parte finale del corridoio, diciamo la parte nobile del Nazareno”. “Bonifazi in concreto era per me da un lato rappresentante di Eyu e dall’altro rappresentante, quale tesoriere, del Partito democratico”, ha detto Parnasi. “Per me – ha aggiunto il costruttore – fu un modo di fare affluire, come in passato, finanziamenti al Pd, con la differenza che i precedenti finanziamenti passavano per delibera ufficiale della società. Questo finanziamento viene mascherato da questo contratto di acquisto per l’importo di 150mila euro”.
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Naturalmente ci si chiede: ma come fa Salvini a muoversi su e giù per l'Italia con il suo folto gruppo al seguito? Dove li prende tutti questi soldi?
Spiegato l'arcano! Li prende accettando gli inviti a cena a casa di costruttori e simili per "farsi sostenere"...Cetta.

venerdì 21 settembre 2018

Pd, indagato Francesco Bonifazi con l'accusa di finanziamento illecito in concorso con Luca Parnasi.

Pd, indagato Francesco Bonifazi con l'accusa di finanziamento illecito in concorso con Luca Parnasi

Il Partito Democratico è sotto inchiesta. A finire nel mirino della magistratura è il tesoriere del partito, Francesco Bonifazi. L'accusa è grave: finanziamento illecito in concorso con l'imprenditore Luca Parnasi, arrestato lo scorso giugno per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. I due avrebbero usato anche la fondazione Eyu (che si occupa di organizzare iniziative ed eventi che possano favorire l'ascolto e la partecipazione attiva) come canale per far arrivare al Pd soldi di dubbia provenienza. Per ora la cifra contestata è di 150mila euro, ma le indagini stanno lavorando per capire se ci sono state altre donazioni. A confermare le ipotesi della pm Barbara Zuin, e del nucleo investigativo dei Carabinieri guidato da Lorenzo D'Aloia, è stato lo stesso Parnasi, che si è lasciato andare durante un interrogatorio. Ma non solo, perché tra l'imprenditore e il tesoriere ci sarebbero stati diversi contatti e un incontro nella sede del Pd a Sant'Andrea delle Fratte, poco prima delle elezioni elettorali.
Il tutto è stato registrato sul cellulare dello stesso Parnasi, a cui era stata affidata la realizzazione dello stadio di Tor di Valle. Peccato però che la riunione si sia tenuta nello studio del parlamentare e quindi non può essere utilizzata, anzi dovrà addirittura essere distrutta. L'esponente politico ha sempre negato che la fondazione Eyu sia stata un tramite per far arrivare pagamenti al Pd, anche solo per la sponsorizzazione del partito. Bonifazi, che non ha negato di conoscere Parnasi, ha però ridimensionato il valore del loro rapporto, ammettendo di averlo incontrato giusto qualche volta: "C'è chi vuole confondere le mele con le pere sostenendo, per esempio, che la fondazione Eyu sia stata utilizzata come scatola vuota per finanziare il partito. Mi amareggia veder coinvolta in una vicenda poco commendevole una fondazione che è invece una scatola piena, anzi pienissima".

Bonifazi, presidente della fondazione Eyu, avrebbe ricevuto un totale di 250milaeuro in due tranche. Gli ultimi 100mila ricevuti però sarebbero giustificati come fattura per uno studio sul rapporto tra la casa e i cittadini. A gestire i pagamenti, il tesoriere della fondazione, Domenico Petrolo, che a ridosso delle ultime elezioni, si è fatto particolarmente insistente con i dipendenti del gruppo Parsitalia, società di costruzioni, proprio della famiglia Parnasi.

domenica 17 giugno 2018

Tutti i "tavoli" di Luca Parnasi. Dalla lunga lista di politici pagati alla cena con Lanzalone e Giorgetti per il nuovo Governo. - Ettore Ferrari

Luca Parnasi


Nell'informativa dei carabinieri anche i rapporti stretti con M5S e Salvini, le amicizie con Malagò e i contatti con Sala.


Luca Parnasi non faceva differenze, per lui davvero destra e sinistra non esistono più. I soldi uscivano - saranno i giudici a stabilire se fossero pagamenti per "oliare" impropriamente alcuni meccanismi o contributi elettorali leciti - in tutte le direzioni, per tutto l'arco costituzionale. E poi conversazioni e cene con esponenti politici, anche di primo piano - come Giancarlo Giorgetti, oggi plenipotenziario di Palazzo Chigi al fianco del premier Giuseppe Conte, o Luca Lanzalone, uomo di riferimento dei 5 Stelle su molti dossier, non solo lo Stadio della Roma - per discutere anche sulla nascita del nuovo Governo. Il quadro emerge dalle intercettazioni e dall'informativa dei Carabinieri che viene diffusa oggi da alcuni quotidiani.
"Dieci tavoli da 50 l'uno. Scrivi, Ferro 5, Minnucci 5, Agostini 15, Mancini 5, Polverini 10" afferma il costruttore in una conversazione con una sua collaboratrice - da quanto si legge in una delle informative dei Carabinieri allegate all'ordinanza del Gip sull'inchiesta Stadio della Roma - "Francesco Giro 5, Ciochetti 10, Buonasorte 5" e così via. Sono migliaia di euro. Quindi prosegue: "Domani c'ho un altro meeting dei 5 Stelle, perchè pure ai 5 Stelle gliel'ho dovuti dare. Io sto sostenendo tutti quanti". In questo contesto - si legge ancora nell'informativa - "fa i nomi di Marcello De Vito, presidente dell'assemblea capitolina, e Ferrara, quasi certamente Ferrara Paolo, presidente del gruppo M5S". E ancora parlando con Gianluca Talone, collaboratore anche lui arrestato, in una conversazione intercettata, dice: "Con Forza Italia c'hai parlato? Sì...Fratelli d'Italia?...il Pd lo incontro io domani e questo è fatto, poi ti faccio una lista". Non è chiaro "se Parnasi stia parlando di finanziamenti leciti o meno anche se il riferimento a fatture emesse a giustificazione dell'erogazione lascia presumere la natura illecita della stessa", annotano gli investigatori. Parnasi si lamentava però del fatto che doveva "elargire somme ai politici" per avere "le autorizzazioni".
Dalle intercettazioni si delinea un ruolo centrale che arriva fino alla nascita del nuovo Governo. Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Matteo Salvini, e Luca Lanzalone, il "mister Wolf" fedelissimo di Luigi di Maio, siedono alla tavola di Luca Parnasi. Ci comincia a lavorare dal 9 marzo, quando riferisce a Lanzalone che la cena con Giorgetti si farà. "A casa mia", dice, "il 12 marzo". Ma "dobbiamo essere super parati perché se ci vedono siamo fatti". E ancora: "dobbiamo fare di tutto perché ci sia un governo». Parnasi contatta Giorgetti con un messaggio vocale su Whatsapp: "Ci vediamo in aeroporto alle 18.15 e ti porto in tv... e vai in tv ma io non mi faccio vedere". 
Parnasi chiede a Lanzalone di portarlo da Di Maio, per mr. Wolf non è un problema: "Vedo Luigi tutti i giorni, lo sento tre volte al giorno, l'ho visto due ore fa... lo risento domani mattina però in giro non lo dico. Luigi è un po' come Salvini, cioè molto chiuso il cerchio... io, due tre persone, punto".
C'è poi nelle carte la dazione alla Onlus di area leghista, la "Più Voci". Parnasi si vanta del legame diretto con Matteo Salvini. "Con Matteo ci parlo direttamente", dice l'imprenditore, "si fa campagna con me, siamo proprio amici". E ancora: "c'è un rischio altissimo che questi facciano il governo, magari con Matteo Salvini... e quindi noi potremmo pure avere... incrociamo le dita, silenziosamente, senza sbandierarlo, un grande rapporto".
Un altro "amico fraterno" è Giovanni Malagò, il presidente del Coni. L'11 marzo i due si incontrano al Circolo Aniene e Malagò ha una richiesta. "Dopo arriva Gregorio (il fidanzato della figlia, ndr), te lo volevo presentare. Se giù si fa qualcosa sono contento! Se non si fa, problemi per me non esistono". Il 23 marzo alla sede di Eurnova si presenta Gregorio. Parnasi gli chiede se sia intenzionato a trasferirsi a Roma a parità di stipendio, gli risponde di sì. Negli atti è ricostruito come pochi mesi prima, nel novembre 2017, il Coni avesse improvvisamente cambiato opinione sul progetto dello stadio della Roma in merito a una questione di parcheggi su cui aveva competenza. Malagò, che compare nell'elenco dei nominativi per i quali i pm avevano chiesto una proroga delle intercettazioni telefoniche, precisa il suo staff sul Fatto quotidiano, non è iscritto nel registro degli indagati.
Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha incontrato l'immobiliarista Luca Parnasi nell'ambito della discussione sulla possibile realizzazione di un nuovo stadio da parte del Milan. Dalle carte della Procura emerge che il costruttore si ritenesse in pole per la realizzazione dell'impianto e sostenesse di aver saputo da terzi che Sala era "gratissimo" a lui perché "se no io non facevo la campagna elettorale". Frase che il sindaco Sala smentisce. D'altro canto anche il Pd entra nelle carte, primo fra tutti quel Michele Civita, consigliere regionale Pd ed ex assessore della giunta di Nicola Zingaretti con delega all'Urbanistica, a cui sarebbe stata promessa l'assunzione del figlio in una delle società riconducibili al gruppo di Parnasi.
Un lavoro enorme di pubbliche relazioni per Luca Parnasi. "Ho dimenticato qualcuno?" dice ancora nell'intercettazione con la sua collaboratrice. "Se c'avessimo tutto approvato, nessuno più a rompere i coglioni, potrei pure .. capito?! ... fare il fuggiasco".