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martedì 1 febbraio 2022

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ Frode sui bonus edilizi, le intercettazioni: “Lo Stato è pazzesco, vogliono essere inc**lati”. La Finanza sequestra trolley pieni di contanti. - Giovanna Trinchella

 

Il gip di Rimini sugli indagati: "Veri e propri habitué della frode... in preda ad una sorta di ludopatia da reato". Uno degli indagati intercettato: "Non ne hai idea di quanti cazzo di soldi hanno fatto ... non sanno più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi, ma noi ci stiamo dietro.... ci stiamo dietro, a ruota stiamo andando, però dobbiamo stare attenti..."

Come in ogni inchiesta sulle frodi ai danni dello Stato e quando in ballo ci sono milioni di euro, le intercettazioni agli atti delle inchieste spiegano più di ogni atto investigativo la natura degli imbrogli e, a volte, la qualità della consapevolezza di chi commette i reati. Ed è successo anche con l’inchiesta della Guardia di finanza di Rimini che ha svelato l’esistenza di una organizzazione che creava società ad hoc per incassare le agevolazioni edilizie. Denaro pubblico erogato dal governo, tramite bonus locazioni, sisma e facciate, per cercare di arginare anche i pesantissimi danni economici provocati dalla pandemia di Covid. E l’inizio del coronavirus ha “portato bene” come dicono gli stessi protagonisti dell’indagine coordinata dalla procura di Rimini. Tant’è che uno degli indagati, intercettato, del business parla così: “…Milano, oggi si mettono a Dubai … Non ne hai idea di quanti cazzo di soldi hanno fatto … non sanno più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi, ma noi ci stiamo dietro…. ci stiamo dietro, a ruota stiamo andando, però dobbiamo stare attenti… “. E del resto con l’impiego di cani cashdog, che fiutano appunto il denaro contante, le Fiamme gialle hanno trovato durante una perquisizione trolley pieni di banconote. L’organizzazione era riuscita tramite alcune società napoletane a monetizzare i crediti derivanti dai bonus. Secondo gli inquirenti sono stati “commercializzati 440 milioni di falsi crediti”.

IL BONUS LOCAZIONI – In un’altra intercettazione Nicola Bonfrate, per cui il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’arresto, ritenuto promotore e capo dell’associazione a delinquere in quanto amministratore di diritto o di fatto di numerose società coinvolte, va anche oltre e sembra quasi compiaciuto della facilità con cui l’organizzazione può fregare lo stato: “Cioè, lo Stato italiano è pazzesco, è una cosa… vogliono essere inc**lati praticamente…” Una frase all’interno di un dialogo con il commercialista Matteo Banin, anche lui raggiunto da ordinanza di custodia in carcere, in cui si parla del bonus locazioni. Per il gip Manuel Bianchi questa frase illustra la modalità di determinazione dell’importo, “evidenziando che tale agevolazione è anche estremamente vantaggiosa in quanto il credito di imposta è utilizzabile per compensare qualsiasi tributo senza alcuna limitazione, matura immediatamente nell’anno 2021 e non è differito come accade per il Sismabonus”. “Quello invece della locazione è tutto nell’anno”, dice Banin. Bonfrate: “Azzo, e cambia il discorso. Meno male che me l’hai detto“. Banin: “Quello, hai capito, è tutto nell’anno ed è il 60% del canone”. E ancora, il commercialista: “Perché vuol dire che tu devi dichiarare un canone il cui 60% ti dà quel valore lì”. Bonfrate: “Minchia! lo dichiari tu”. Risposta: “Esatto”.

IL BONUS SISMA – Anche per quanto riguarda il bonus sisma era stato architettato, secondo la procura di Rimini, il modo di entrare in possesso illecitamente dei fondi. Ma come spiega sempre Bonfrate per case che non sarebbero state mai ristrutturate: “Tutte le particelle catastali sono particelle catastali che non avranno mai mai una ristrutturazione dopo di adesso. Sono tutte particelle di zone depresse”. Un affare enorme che impressiona lo stesso imprenditore che in un’altra conversazione dice: “Vedi che io ero abituato a queste cifre prima del carcere … cioè non mi fanno impressione. A me mi fanno impressione quelli che andiamo a fare adesso … quelli sì mi fanno un po’ impressione da gestire … da gestire … da gestire gli incassi, da gestire il bonus … trenta miliun … sarebbe da pazzi. Sarebbe come dire all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza ‘veniteli a prendere’. Dovremmo avere una Spa …“. Che per gli inquirenti in effetti è l’associazione a delinquere contestata a vario titolo: nell’indagine sono in totale 78 le persone indagate.

Una di queste il commercialista Stefano Francioni commenta in un’altra conversazione quanto il meccanismo ideato fosse redditizio anche i professionisti considerati compiacenti dalla procura: “Nel frattempo, ripeto, io sto andando forte come un leone ovviamente, ho dato una serie di smacchi incredibili a tutti perché coi soldi alla mano ho fatto delle operazioni importanti: ho comprato un’altra casa, ho comprato e venduto dei crediti fiscali e quindi coi soldi dopo mi sono messo a posto… mi sono rialzato completamente. Ho circa … ho circa 400mila euro sui conti correnti che non so cosa farmene”.

IL MECCANISMO DELLA FRODE – Il meccanismo è stato così ricostruito dagli investigatori delle Fiamme gialle: con la complicità di professionisti venivano individuate società attive in grave difficoltà economica o ormai decotte, utili alla creazione degli indebiti crediti d’imposta. Veniva sostituito il rappresentante di diritto di tali società con un prestanome, da cui ottenere le credenziali per poter inserire le comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, così da avere uno schermo in caso di futuri accertamenti. Quindi venivano inserite le comunicazioni dichiarando di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi (persino oltre il 260.000%) o effettuato lavori edili mai iniziati, così da generare crediti di imposta non spettanti. Quindi c’era la cessione dei crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, così da rendere più difficile la ricostruzione. L’indagine, nata lo scorso di giugno analizzando gli atti di un fallimento, “ha consentito il monitoraggio dell’organizzazione criminale fin quasi dalla sua genesi e in tutti i passaggi di sviluppo, verificando come la stessa fosse totalmente dedicata alla creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato”.

GLI “INVESTIMENTI” – I soldi sono stati investiti in attività sia commerciali che immobiliari con il subentro nella gestione di ristoranti, acquisto di immobili e/o quote di partecipazioni societarie); veicolati attraverso una fatturazione di comodo, verso alcune società partenopee per essere monetizzate in contanti; trasferiti su carte di credito ricaricabili business, con plafond anche di 50.000 euro e prelevato in contanti presso vari bancomat; impiegati per finanziarie società a Cipro, Malta, Madeira; convertiti in cripto valute; investiti in metalli preziosi ed in particolare nell’acquisto di lingotti d’oro.

Secondo il giudice l’organizzazione non si era fermata nonostante ci fosse stata una modifica del credito d’imposta proprio per impedire frodi di questo tipo. Ma la nuova normativa di settore lo scorso novembre veniva così commentata da Bonfrate: “Fatta la legge trovato l’inganno”. E neanche la comunicazione dell’avvio di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate aveva fermato il meccanismo. Per il gip: “Inutile dire che le condotte degli indiziati, anche nell’ottica della missione della Repubblica di rimuovere gli ostacoli all’affermazione dell’eguaglianza sostanziale fra i cittadini, qui specificamente traguardata mediante il riconoscimento di una serie di provvidenze ai settori dell’economia reale ritenuti maggiormente bisognosi, si rivelano di una inaudita rimproverabilità e meritevolezza di pena… Non solo, ma l’autentica dedizione alla criminalità di profitto di molti degli indagati, già veri e propri habitué della frode … lascia presagire, in modo ragionevolmente certo, che gli stessi, in preda ad una sorta di ludopatia da reato, eluderebbero con disinvoltura, pur di continuare a delinquere o comunque pur di mettere al sicuro i profitti di reati già commessi”. Ed è per questo che per 8 degli indagati è stata firmata l’ordinanza di custodia in carcere, per quattro sono stati disposti i domiciliari e 20 imprenditori e tre commercialisti interdetti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/31/frode-sui-bonus-edilizi-le-intercettazioni-lo-stato-e-pazzesco-vogliono-essere-inclati-la-finanza-sequestra-trolley-pieni-di-contanti/6474948/?fbclid=IwAR1GEQ6KIOlTxLyAB1BIltctuWsvdgK7euGcjN-dh_D9hV3x4dSldF57AXI

mercoledì 22 agosto 2018

TERRORE A RIMINI - Marco Travaglio 22 agosto 2018


L’altroieri, al Meeting di Rimini, si è temuto il peggio quando Maria Stella Gelmini, capogruppo di FI alla Camera, con l’aria etimologicamente spensierata di chi non ha pensieri, se n’è uscita con una gravissima affermazione: “L’accertamento delle responsabilità è compito della magistratura”. 
Per comprendere il terrore misto a panico che ne è seguito, occorre considerare alcune circostanze. 
1) In 39 edizioni di Meeting ciellino, nessuno aveva mai osato nominare la magistratura senza insultarla. 
2) Dalla prima edizione del 1980 a oggi, gli sponsor e gli ospiti principali, da Andreotti a Martelli, da Sbardella a Farina-Betulla, da Tanzi a Ciarrapico, da B. a Formigoni, si erano sempre divisi in due categorie: quelli già imputati o condannati (detti familiarmente i “già mangiati”) e quelli che lo sarebbero stati appena usciti di lì (i “da mangiare”). 
3) Da oltre 10 anni, la kermesse è sponsorizzata da Autostrade per l’Italia, che però a Ferragosto, dopo il crollo del ponte Morandi, ha ritirato il suo stand, anch’esso probabilmente pericolante. 
4) L’incauta Gelmini blaterava a un dibattito promosso dall’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, la lobby trasversale della Compagnia delle Opere guidata da Maurizio Lupi, già ministro dimissionario per un altro scandalo autostradale. 
5) Da tutti ci si poteva attendere un proditorio elogio dei giudici, fuorché dalla Gelmini, che mai aveva manifestato tali sinistre inclinazioni e proprio per questo era stata invitata: i promotori la ricordavano sulle barricate a strillare al complotto contro qualunque pm, gip, giudice di primo, secondo o terzo grado si azzardasse ad accertare qualsivoglia responsabilità.

Infatti, non appena la malcapitata ha proferito quelle spericolate parole, dal tavolo dei relatori s’è scatenato il fuggifuggi generale avviato dall’ex ministro Delrio, che non dorme da una settimana nel terrore che qualcuno accerti le sue responsabilità nella proroga della concessione senza gara ad Autostrade o negli allarmi ignorati sul ponte cadente. Intanto, in sala, si svuotavano le prime file, riservate a quei dirigenti della CdO che, appena un magistrato accerta una responsabilità, traslocano nel più vicino penitenziario. 
Pochi han capito che la poveretta, lungi dal voler elogiare quei manigoldi in toga, intendeva semplicemente difendere Autostrade e i retrostanti Benetton dalle accuse del governo e dal ritiro della concessione, prendendo tempo e rinviando il capitolo delle colpe alle calende greche del verdetto di Cassazione (quando i colpevoli saranno tutti morti). La prossima volta, per evitare il terrore e le fughe di massa, le basterà l’accortezza di aggiungere la clausola di stile: “Esclusi i presenti”.