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martedì 16 maggio 2023

Irritazione della Santa Sede dopo il no di Zelensky alla mediazione del Papa per la pace. Francesco: “Con le armi si continuerà a distruggere ogni speranza” - Francesco Antonio Grana

 

“Con le armi non si otterrà mai la sicurezza e la stabilità, ma al contrario si continuerà a distruggere anche ogni speranza di pace”. Il giorno dopo l’udienza in Vaticano con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivato il duro monito di Papa Francesco che, al Regina Caeli recitato con i fedeli presenti in piazza San Pietro, è tornato a condannare il ricorso alle armi. Parole molto eloquenti che confermano la volontà di Bergoglio di continuare sulla sua strada anche per quanto riguarda la guerra in Ucraina, nonostante la netta chiusura di Zelensky a ogni possibile mediazione, non solo vaticana, con la Russia. In particolare, due affermazioni del presidente hanno, almeno per il momento, vanificato l’offerta di mediazione che il Papa gli ha rinnovato anche nell’udienza di ieri: “Non si può fare una mediazione con Putin, nessun Paese al mondo lo può fare” e “per me è stato un onore incontrare Sua Santità, però lui conosce la mia posizione, la guerra è in Ucraina e il piano deve essere ucraino. Siamo molto interessati a coinvolgere il Vaticano nella nostra formula per la pace”. In che cosa consiste il “piano di pace” presentato da Zelensky? Si tratta di 10 punti in cui si chiede il ritiro delle truppe russe, il ripristino dei confini, la firma russa di un trattato per l’integrità territoriale di Kiev e un accordo con i paesi Occidentali affinché forniscano strumenti di difesa all’Ucraina. In pratica, non una mediazione, ma una serie di condizioni che portino alla vittoria.

Parole che non potevano non irritare la diplomazia della Santa Sede. Non a caso all’incontro con Zelensky si è notata l’assenza del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, a Fatima per presiedere le celebrazioni del giorno in cui la Chiesa ricorda la prima apparizione della Madonna, nel 1917, ai tre pastorelli. È evidente a tutti che sarebbe potuto rientrare in anticipo e partecipare all’udienza dei vertici della Segreteria di Stato con il presidente ucraino, immediatamente successiva a quella con Francesco. Udienza nella quale Parolin è stato sostituito dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali della Segreteria di Stato. Uno scenario che conferma la solitudine di Bergoglio nel tentativo, tutt’altro che scontato, di arrivare a una mediazione che ha come primo obiettivo il cessate il fuoco, oltre ovviamente allo scambio dei prigionieri e al rientro a casa dei bambini portati con la forza in Russia. Trattative, queste ultime due, chieste esplicitamente dall’Ucraina al Papa.

“In questi giorni – ha affermato Francesco al Regina Caeli – abbiamo assistito di nuovo a scontri armati tra israeliani e palestinesi, nei quali hanno perso la vita persone innocenti, anche donne e bambini. Auspico che la tregua appena raggiunta diventi stabile, che le armi tacciano, perché con le armi non si otterrà mai la sicurezza e la stabilità, ma al contrario si continuerà a distruggere anche ogni speranza di pace”. Con l’immancabile preghiera per la fine dei conflitti: “A lei (Maria, ndr) ci rivolgiamo chiedendo di alleviare le sofferenze della martoriata Ucraina e di tutte le nazioni ferite da guerre e violenze”. Nella meditazione sul Vangelo domenicale, il Papa ha ricordato che lo Spirito Santo “non ci lascia soli mai, sta vicino a noi, come un avvocato che assiste l’imputato stando al suo fianco. E ci suggerisce come difenderci di fronte a chi ci accusa. Ricordiamo che il grande accusatore è sempre il diavolo, che ti mette dentro i peccati, la voglia di peccato, la malvagità. Riflettiamo su questi due aspetti: la sua vicinanza a noi e il suo aiuto contro chi ci accusa”.

Francesco ha aggiunto: “Lo Spirito Santo vuole stare con noi: non è un ospite di passaggio che viene a farci una visita di cortesia. È un compagno di vita, una presenza stabile, è Spirito e desidera dimorare nel nostro spirito. È paziente e sta con noi anche quando cadiamo. Rimane perché ci ama davvero: non fa finta di volerci bene per poi lasciarci soli nelle difficoltà. No, è leale, è trasparente, è autentico. Anzi, se ci troviamo nella prova, lo Spirito Santo ci consola, portandoci il perdono e la forza di Dio. E quando ci mette di fronte ai nostri sbagli e ci corregge, lo fa con gentilezza: nella sua voce che parla al cuore ci sono sempre il timbro della tenerezza e il calore dell’amore”. Quindi, ha concluso il Papa, “se invochiamo lo Spirito, impariamo ad accogliere e ricordare la realtà più importante della vita, che ci protegge dalle accuse del male”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/05/14/irritazione-della-santa-sede-dopo-il-no-di-zelensky-alla-mediazione/7160933/.

mercoledì 23 settembre 2020

Santa Sede: "L'eutanasia è un crimine, complice chi legifera".

 


Congregazione vaticana per la Dottrina della fede; "Con tale atto, l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente".

"La Chiesa ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l'eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l'uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente". Lo afferma la Congregazione vaticana per la Dottrina della fede nella Lettera "Samaritanus bonus". "Coloro che approvano leggi sull'eutanasia e il suicidio assistito - aggiunge - si rendono, pertanto, complici del grave peccato che altri eseguiranno. Costoro sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza, anche dei fedeli".

L'eutanasia, spiega l'ex Sant'Uffizio, "è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza". "Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale", ribadisce, e "qualsiasi cooperazione formale o materiale immediata ad un tale atto è un peccato grave contro la vita umana". "Dunque, l'eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva", aggiunge.

"Inguaribile non vuol dire incurabile" - "Inguaribile non è mai sinonimo di 'incurabile'". E' il concetto posto a premessa del documento "Samaritanus bonus. Lettera sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita", approvato dal Papa il 25 giugno scorso e pubblicato oggi, con cui la Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede - dinanzi alle iniziative legislative in vari Paesi sull'argomento - ribadisce i principi dottrinali e magisteriali contro l'eutanasia e il suicidio assistito, considerando che "il valore inviolabile della vita è una verità basilare della legge morale naturale ed un fondamento essenziale dell'ordine giuridico". Secondo l'ex Sant'Uffizio, un ostacolo "che oscura la percezione della sacralità della vita umana è una erronea comprensione dalla 'compassione' . Davanti a una sofferenza qualificata come 'insopportabile', si giustifica la fine della vita del paziente in nome della 'compassione'. Per non soffrire è meglio morire: è l'eutanasia cosiddetta 'compassionevole'. Sarebbe compassionevole aiutare il paziente a morire attraverso l'eutanasia o il suicidio assistito. In realtà, la compassione umana non consiste nel provocare la morte, ma nell'accogliere il malato, nel sostenerlo dentro le difficoltà, nell'offrirgli affetto, attenzione e i mezzi per alleviare la sofferenza". Ecco, quindi che, "la Chiesa, nella missione di trasmettere ai fedeli la grazia del Redentore e la santa legge di Dio, già percepibile nei dettami della legge morale naturale, sente il dovere di intervenire in tale sede per escludere ancora una volta ogni ambiguità circa l'insegnamento del Magistero sull'eutanasia e il suicidio assistito, anche in quei contesti dove le leggi nazionali hanno legittimato tali pratiche". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/09/22/santa-sede-leutanasia-e-un-crimine-complice-chi-legifera_281f3af9-c845-4b41-b38d-dbddf840e516.html

Che fare per far capire alla Santa Sede che le leggi di uno Stato vengono fatte per tutti i cittadini e non solo per i credenti?
Che fare per far capire alla santa Sede che ogni cittadino ha diritto di decidere per se stesso?
Ma poi, a prescindere dalla fede, chi paga per mantenere in vita un malato inguaribile?
Infine, se il loro Dio decide che il malato debba morire, perchè mantenerlo "forzatamente" in vita?
La loro è una ribellione verso il volere del loro Divino?
Cetta.


giovedì 5 novembre 2015

Vatileaks, il monsignore: “Chiesa vende benzina e sigarette per 60 milioni l’anno. E all’estero investe in petrolio e porno”. - Francesco Antonio Grana

Vatileaks, il monsignore: “Chiesa vende benzina e sigarette per 60 milioni l’anno. E all’estero investe in petrolio e porno”

In "Avarizia" (Feltrinelli) il giornalista de L'Espresso Emiliano Fittipaldi racconta ricchezza, scandali e segreti della Chiesa di Francesco, basandosi su documenti della Cosea, la commissione creata da Bergoglio per fare chiarezza nelle finanze vaticane. Il prelato che ha passato le carte al cronista: "Devi scrivere un libro. Devi scriverlo anche per il Papa. Che deve sapere".


“Qui fuori c’è parcheggiata una macchina piena di documenti. Dello Ior, dell’Apsa, dei dicasteri, dei revisori dei conti chiamati dalla commissione referente, la Cosea. È per questo che ho chiesto che lei venisse in auto. Non ce la farebbe a portarli via in motorino”. Comincia così il libro del giornalista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi intitolato Avarizia (Feltrinelli). A parlare è un monsignore che, stando a quanto si legge nel volume, avrebbe passato faldoni di carte al cronista per pubblicarle. Duecentoventiquattro pagine con documenti riservati inediti che svelano ricchezza, scandali e segreti della Chiesa di Francesco. Molti di essi provenienti dalla Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa Sede di cui facevano parte monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, arrestati dalla Gendarmeria vaticana con l’accusa di essere loro i corvi che hanno passato le carte ai giornalisti.
Nel volume di Fittipaldi, però, né Vallejo Balda, né la Chaouqui sono mai nominati eppure viene spesso citata come fonte delle informazioni la commissione della Sante Sede di cui entrambi facevano parte. Anzi, molti dei documenti riprodotti integralmente nel libro sono proprio di quell’organismo voluto da Bergoglio, subito dopo l’elezione al pontificato, per realizzare quelle riforme dello Ior necessarie ad attuare finalmente la trasparenza finanziaria e a sconfiggere il riciclaggio di denaro nella banca del Papa. Nel libro di Fittipaldi emergono i dati di tanti bilanci vaticani finora sconosciuti: la Santa Sede possiede case per 4 miliardi di euro, principalmente a Roma; il coro della Cappella Sistina spendeva ai tempi di Ratzinger 1,6 milioni di euro l’anno; il quotidiano del Papa, L’Osservatore Romano brucia quasi 5 milioni di euro l’anno, mentre Radio Vaticana ne perde 26. Nel 2011 il costo della Guardia Svizzera è stato di 5,8 milioni di euro. Mentre, poi, emerge lo scandaloso “business dei santi” con la sola giornata di beatificazione di Antonio Rosmini che, stando a un prospetto del postulatore della causa, sarebbe costata 375mila euro.
Sugli immobili vaticani Fittipaldi ricorda anche lo scandalo degli affitti di Propaganda fide all’epoca gestita dall’attuale cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, riportando nomi e cifre pagate oggi dai vip che vi abitano. “Se il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa – scrive il cronista de L’Espresso – paga 10mila euro al mese per duecento metri quadrati a piazza di Spagna (a chi sostiene si tratti di una cifra bassa per uno degli attici più belli del mondo, il giornalista replica che ha investito mezzo milione di tasca sua per la ristrutturazione) sono o sono stati inquilini di Propaganda Cesara Buonamici del Tg5, lo stilista Valentino (che ha affittato un intero palazzo a piazza Mignanelli per i suoi uffici), il vicedirettore della Rai ed ex sottosegretario leghista del primo governo Berlusconi Antonio Marano, il giornalista Augusto Minzolini, alcuni dirigenti dei servizi segreti, l’ex commissario Agcom Giancarlo Innocenzi, il boiardo di Stato Andrea Monorchio, l’ex presidente dell’Enac Vito Riggio”.
Leggendo le pagine del libro di Fittipaldi ci si domanda più volte perché questo misterioso monsignore avrebbe passato tutti questi documenti riservati del Papa al giornalista. La risposta la fornisce lo stesso prelato: “Devi scrivere un libro. Devi scriverlo anche per Francesco. Che deve sapere”. Cosa deve sapere il Papa? Il monsignore non ne fa mistero: “Deve sapere che la Fondazione del Bambin Gesù, nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone. Deve sapere che il Vaticano possiede case, a Roma, che valgono quattro miliardi di euro. Ecco. Dentro non ci sono rifugiati, come vorrebbe il Papa, ma un sacco di raccomandati e vip che pagano affitti ridicoli. Francesco deve sapere che le fondazioni intitolate a Ratzinger e a Wojtyla hanno incassato talmente tanti soldi che ormai conservano in banca oltre 15 milioni. Deve sapere che le offerte che i suoi fedeli gli regalano ogni anno attraverso l’Obolo di San Pietro non vengono spese per i più poveri, ma ammucchiate su conti e investimenti che oggi valgono quasi 400 milioni di euro. Deve sapere che quando prendono qualcosa dall’Obolo, i monsignori lo fanno per le esigenze della Curia romana. Deve sapere che lo Ior ha quattro fondi di beneficenza avari come Arpagone: nonostante l’istituto vaticano produca utili per decine di milioni, il fondo per opere missionarie ha regalato quest’anno la miseria di 17 mila euro. Per tutto il mondo! Deve sapere che lo Ior non è stato ancora ripulito e che dentro il torrione si nascondono ancora clienti abusivi, gentaglia indagata in Italia per reati gravi. Deve sapere che il Vaticano non ha mai dato ai vostri investigatori della Banca d’Italia la lista di chi è scappato con il bottino all’estero. Nonostante noi l’avessimo promesso. Deve sapere che per fare un santo, per diventare beati, bisogna pagare. Già, sborsare denaro. I cacciatori di miracoli sono costosi, sono avvocati, vogliono centinaia di migliaia di euro. Ho le prove”.
Il monsignore prosegue: “Deve sapere che l’uomo che lui stesso ha scelto per rimettere a posto le nostre finanze, il cardinale George Pell, in Australia è finito in un’inchiesta del governo sulla pedofilia, alcuni testimoni lo definiscono ‘sociopatico’, in Italia nessuno scrive niente. Deve sapere che Pell ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi. Francesco deve sapere che la società di revisione americana che qualcuno di noi ha chiamato per controllare i conti vaticani ha pagato a settembre 2015 una multa da 15 milioni per aver ammorbidito i report di una banca inglese che faceva transazioni illegali in Iran. Deve sapere che la Santa Sede per guadagnare più soldi ha distribuito tesserini speciali a mezza Roma: oggi vendiamo benzinasigarette e vestiti tax free, incassando 60 milioni l’anno”.
Per il misterioso prelato il Papa deve anche “sapere che non è solo Bertone che vive in trecento metri quadrati, ma ci sono un mucchio di cardinali che vivono in appartamenti da quattrocento, cinquecento, seicento metri quadrati. Più attico e terrazzo panoramico. Deve sapere che il presidente dell’Apsa, Domenico Calcagno, si è fatto un buen retiro in una tenuta della Santa Sede in mezzo al verde, facendo aprire una società di comodo a suoi lontani parenti. Deve sapere che il moralizzatore Carlo Maria Viganò, l’eroe protagonista dello scandalo Vatileaks, è in causa con il fratello sacerdote che lo accusa di avergli fregato milioni dell’eredità. Deve sapere che Bertone ha preso un elicottero costato 24 mila euro per andare da Roma in Basilicata. Deve sapere che il Bambin Gesù controlla allo Ior un patrimonio pazzesco da 427 milioni di euro, e che il Vaticano ha investito pure in azioni della Exxon e della Dow Chemical, multinazionali che inquinano e avvelenano. Deve sapere che l’ospedale di Padre Pio ha trentasette tra palazzi e immobili, e che oggi hanno un valore stimato in 190 milioni di euro. Deve sapere che i salesiani investono in società in Lussemburgo, i francescani in Svizzera, che diocesi all’estero hanno comprato società proprietarie di televisioni porno. Deve sapere che un vescovo in Germania ha scialacquato 31 milioni per restaurare la sua residenza, e che una volta beccato è stato promosso con un incarico a Roma. Francesco deve sapere un sacco di cose. Cose che non sa, perché nessuno gliele dice”. Ora che il libro è pubblicato il Papa sa finalmente tutto. Ma possibile che non lo sapesse già prima?