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martedì 25 gennaio 2022

Draghi o Schettino? - Marco Travaglio

 

Noi, che siamo gente semplice, avevamo capito che un anno fa Draghi avesse accettato controvoglia l’estremo sacrificio di guidare il nuovo governo e salvare la Patria per non restare insensibile allo straziante grido di dolore di un Mattarella affranto dal fallimento della politica e dalle sorti della pandemia e del Pnrr. Perciò ieri, con altri 352 morti, abbiamo letto allibiti le notizie su di Lui sperando (invano) in una secca smentita. Il Corriere riferiva che “Draghi resiste al pressing di chi lo invita a ‘trattare’” con quei puzzoni dei partiti, ma subito dopo Egli vedeva o sentiva Salvini e altri puzzoni dei partiti per parlare della sua candidatura al Quirinale, già oggetto di misteriosi conversari tra il suo palafreniere Funiciello e il dirigente Fininvest in pensione Gianni Goldman Sachs Letta. Altri scrivevano che i suoi ministri più fedeli, anziché augurarsi che Egli resti dov’è per restarci anche loro, lo vorrebbero al Colle perché sennò mollerà sdegnoso Palazzo Chigi come il bimbo capriccioso dell’oratorio che se ne va col pallone o lo buca perché gli altri non glielo passano. Altri ancora, tra un soffietto e l’altro dei camerieri di casa Agnelli-Elkann&De Benedetti, han saputo dai soliti “ambienti draghiani” (cucine? sgabuzzini? toilette?) che Egli toglierebbe il disturbo se al Colle non andasse una figura “di altissima autorevolezza istituzionale”, forse per risparmiargli un eccessivo complesso di superiorità: “Può restare premier solo con Mattarella o Amato” (Stampa), come se la Costituzione affidasse al premier la nomina del capo dello Stato e non viceversa.

Queste e altre notizie, se non prontamente smentite, ci restituirebbero non un Salvatore, ma un Affossatore della Patria. Non un nonno al servizio dell’Italia, ma uno che mette l’Italia al servizio del nonno. Un uomo guidato soltanto dalla sua sfrenata ambizione che, dopo aver spappolato i partiti che lo sostengono, riesce pure a spaccare la sua maggioranza fra Sì Drag e No Drag (dopo aver auspicato che restasse unita sul Quirinale), a indebolire se stesso come premier e a esporre l’Italia agli speculatori. E, peggio ancora, è pronto a rovesciare il governo che salva l’Italia, mentre quei puzzoni dei suoi alleati (Conte, Salvini, B. e mezzo Pd) gli gridano “resti a bordo, cazzo!”. Ancora una volta mal consigliato, sottovaluta il rischio di passare alla storia come il più irresponsabile dei destabilizzatori. Ma siamo certi che, come per la conferenza stampa a scoppio ritardato, lo capirà e oggi smentirà tutto con una secca nota: “Diffido chiunque dall’attribuirmi aspirazioni quirinalizie e dal votarmi. Un anno fa assunsi un impegno con Mattarella e intendo onorarlo sino a fine legislatura. Mi chiamo Draghi, non Schettino”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/25/draghi-o-schettino/6467373/

venerdì 26 settembre 2014

Silurato il comandante De Falco, mentre Schettino insegna all’università. - Diego Cugia




Dopo la battuta telefonica più tristemente famosa del mondo, “Vada a bordo, cazzo!”, ho temuto che non ci saremmo più tolti dalle palle chi la disse, il comandante Gregorio De Falco della capitaneria di Livorno allo sciagurato Schettino, il capitano che aveva abbandonato la nave della Costa Concordia con donne e bambini a bordo.

Nella frettolosa lavagna dei Buoni e dei Cattivi, De Falco era iscritto come nuovo Eroe Nazionale, l’altro come Vigliacco. 

Ero certo che il battutista cazzuto, il nuovo eroe più fico degli italiani, sarebbe stato proclamato senatore a vita mentre al fuggiasco sulla pilotina avrebbero fatto scontare non solo i poveri morti della Concordia, ma tutti quelli per mafia e perfino le vittime della prima e della seconda guerra mondiale. 
La nostra specialità, oltre agli spaghetti, è di saper cucinare il caprio espiatorio al forno. 
E Schettino mi ricordava Oreste Jacovacci, il pavido ma simpatico protagonista de “La grande guerra” di Monicelli, anche se Sordi e Gassman all’ultimo minuto diventavano eroi mentre Schettino a bordo non c’era più risalito manco per il “cazzo!”.

I primi forti dubbi mi hanno assalito al termine di un’udienza del processo, quella in cui i giudici avevano riascoltato le concitate battute di quella notte fra De Falco e Schettino:


«Lei adesso torna immediatamente a bordo e mi dice se ci sono bambini, donne o persone bisognose d’assistenza. E me ne dice il numero, chiaro?»


«Comandante, in questo momento la nave è inclinata…»


«Guardi Schettino, lei forse si sta salvando dal mare, ma io le faccio passare l’anima dei guai. Vada a bordo, cazzo!» 


«Comandante, per cortesia!»


«Per cortesia niente. Ci sono già dei cadaveri, Schettino!»


«Quanti cadaveri ci sono?»


«A me lo chiede? Non lo so, ma ci sono, è lei che mi deve dire quanti ce ne sono!»
«Si rende conto che è buio e che qua non vediamo nulla?»


«E che vuole tornare a casa, Schettino? Ci sono ancora cento passeggeri sulla nave. Torni a bordo!»


«Ma noi abbiamo abbandonato la nave!»


«E lei con cento persone ancora a bordo mi abbandona la nave?»…


Al termine dell’udienza, dicevo, Schettino dichiarò: “Fu una telefonata tristemente famosa, inutile e provocatoria. De Falco perse l’autocontrollo”.


Cosa? “De Falco perse l’autocontrollo”? Pezzo d’imbecille, sei tu che hai perso pure la faccia abbandonando la nave, sei responsabile di un cimitero, ma che vai dicendo!?
A questo punto ho capito che sarebbe stato meglio se gli italiani avessero nominato il comandante De Falco presidente del Consiglio al posto di Renzi, mentre l’autore del macabro “inchino” all’Isola del Giglio avremmo dovuto incatenarlo allo scoglio che aveva aperto una falla di 70 metri nella nave: Schettino, monumento marino vivente dell’arroganza fatta Paese. 

Quella stessa Italia che l’ha invitato all’Università, per fare una “Lectio Magistralis” ai nostri ragazzi. 
Non ci si crede. 
Mentre il peggio doveva ancora succedere. 
In Italia lo schifo non ha fondo. Il comandante De Falco, invece di essere promosso, è stato silurato. «Sono molto amareggiato» ha dichiarato l’uomo che di fronte al mondo ci aveva consolato della figuraccia mortale di Schettino. 
«Ho avuto notizia di essere stato rimosso dai miei incarichi operativi e che sarò trasferito in un ufficio amministrativo».

Mi sono tornate in mente le parole di un’intervista rilasciata poco prima di morire proprio da Mario Monicelli. «Gassman e Sordi ne “La Grande Guerra” avevano una loro spinta personale, un orgoglio, una dignità della persona che noi abbiamo perso, completamente.» Alla domanda come finirà l’Italia di oggi, il nostro grande regista rispose: «Come finisce questo film? Non lo so. Io spero che finisca con quello che in Italia non c’è mai stato: una bella botta, una bella rivoluzione. C’è stata in Inghilterra, in Francia, in Russia, in Germania, dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, che è trecent’anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice. E’ doloroso, esige anche dei sacrifici. Se no, vada alla malora – che è dove sta andando, ormai da tre generazioni».
Italiani, tornate immediatamente a bordo, e gettiamola a mare questa gente! 

Viva De Falco, cazzo!

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10203713273010367&set=a.1249582957728.2035126.1174087788&type=1&theater

giovedì 24 luglio 2014

Siamo in Italia.

Foto: Mi sembra giusto!!!
"Nelle ore in cui al Giglio si lavora per rimuovere il relitto della Concordia, l'ex comandante della nave viene fotografato mentre si rilassa a una festa!" 
32 persone hanno perso la vita e nessuno è stato punito! Tutto regolare, siamo in Italia.

32 morti, 1,3 mld di spesa per recuperare, spostare e smantellare la nave, il fondale marino dell'isola compromesso per un danno dell'ecosistema ingente... E Schettino?
Lui si "rilassa" facendosi scattare foto con oche al seguito!
Tutto regolare: Siamo in Italia.


Massimiliano Sapienza