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mercoledì 10 marzo 2021

Il Movimento di Conte e la sua stella. - Tommaso Merlo

 

L’enorme consenso personale di Giuseppe Conte sta gonfiando i sondaggi del Movimento a dismisura da quando viene accreditato come nuovo capo politico. Con Conte il Movimento ha davvero vinto la lotteria. Prima due anni da premier-fuoriclasse come nessun dirigente del Movimento sarebbe mai stato capace di fare. Adesso il consenso che rimbalza nonostante i disastri compiuti degli stessi dirigenti. È sempre più il Movimento di Conte. Avvitato in una profonda crisi, il Movimento si è affidato al suo campione per salvarsi. Un leader incontrastato che sta lavorando dietro le quinte per riformare il Movimento e prima o poi comunicherà il suo piano. Nessuno sa ancora nulla, ma i dirigenti sono già tutti entusiasti e i sondaggi sono già schizzati alle stelle. Leadersimo salvifico. A scatola chiusa. C’è da aspettarsi che prima dell’incoronazione organizzeranno qualche assise di “signor sì” e qualche votazione online che passerà con percentuali bulgare, ma di certo non era questo il progetto originario del Movimento. I fallimentari dirigenti parlano di evoluzione e di maturazione, ma è nei vecchi partiti che i dirigenti s’inventano svolte da calare dall’alto. Il Movimento doveva funzionare al contrario e cioè erano i cittadini che evolvevano e maturavano e quindi determinavano svolte che i portavoce dovevano incarnare nei palazzi. Cambiamento dal basso, non dall’alto. Esattamente il contrario. Eppure i sondaggi premiano il Movimento di Conte a priori, senza cioè che nessuno conosca nemmeno la sua “riforma”. L’organizzazione, i contenuti, le cose da fare, la linea. Nulla. Questo perché sia i fallimentari dirigenti che i cittadini da casa si fidano e si affidano alla persona di Giuseppe Conte. Al loro leader, al loro capo salvifico. Tutto il resto è marginale. È questa una delle fotografie più nitide di come la rivoluzione anche culturale proposta dal Movimento sia rimasta sulla carta. E tutto sta avvenendo senza uno straccio di dibattito. I fallimentari dirigenti del Movimento parlano di maturazione e di evoluzione ma quello del leaderismo è in realtà un enorme passo indietro. Affidarsi a Giuseppe Conte è furbo e redditizio nel breve periodo, ma dal punto di vista democratico è un palese ritorno alla vecchia politica italiana che da sempre si affida a qualche Salvatore della Patria coi risultati disastrosi che conosciamo. Cambiano i salvifici leader che si affacciano dai balconi, cambiano le cerchie e gli slogan delle folle urlanti, ma l’Italia non cambia mai. Questo perché la storia non la fanno i leader e i loro seguiti. La storia la fanno le idee. E il Movimento era prima di tutto una idea. Non solo valori rinverditi e nuove “cose da fare”, ma anche un’idea diversa di politica e di democrazia. Più partecipata, trasparente, dal basso. E fatta da cittadini. Tutti sullo stesso livello. Uniti attorno ad un progetto. Un’idea che è riuscita ad arrivare al cuore della democrazia italiana contro ogni previsione ma che oggi è avvitata in una profonda crisi. Questo non perché l’idea del Movimento si sia rivelata cattiva. Niente affatto. L’idea del Movimento ha prodotto risultati sbalordivi. La crisi dell’idea del Movimento è solo dovuta agli uomini che hanno provato a metterla in pratica. Ce lo insegna la storia. Idee anche buone hanno fallito perché gli uomini che hanno provato a realizzarle non si sono rivelati all’altezza. E col tempo le hanno travisate o abbandonate, le hanno piegate alle bizze del loro ego oppure alle circostanze del momento. Proprio come sembra stia succedendo oggi al Movimento con la sua fantomatica evoluzione e maturazione senza uno straccio di dibattito. Col salvifico leader Conte impegnato dietro le quinte a disegnare la grande “riforma” e tutti pronti a votarla a scatola chiusa. Tutti sotto al balcone del salvifico leader fino a che la sua stella brillerà. Fino a che non si capirà che sono le idee a fare la storia.

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2021/03/10/il-movimento-di-conte-e-la-sua-stella/

martedì 24 marzo 2020

Il virus e la pazzia dei soldi. - Tommaso Merlo



È anche per colpa dei soldi se il mondo ricco ha reagito tardi al virus. Le bombe biologiche come il resort austriaco di Ischgl o le spiagge della Florida o la partita Atalanta-Valencia a San Siro non si contano. Nient’altro che paura di perdere quegli stramaledetti soldi. Da settimane molte fabbriche insistono di voler restare aperte spalleggiate da Confindustria. Non vogliono perdere commesse e clienti che magari attendono i loro yatch superlusso in qualche torrido emirato. I soldi prima di tutto, anche della vita delle persone, anche del rischio di amplificare l’infezione. I soldi. Una pazzia. Che condiziona la nostra vita. Che condiziona la nostra società. Trump, Johnson ma anche Macron, marionette delle lobby che han perso tempo prezioso per arginare il contagio. Dovevano scegliere da che parte stare. O da quella dei soldi o da quella della salute pubblica. Ed hanno esitato. Perché se sono in quei palazzi lo devono ai soldi, lo devono ai potentati che hanno sponsorizzato le loro carriere. Soldi e uno spettacolo davvero epocale. Il virus ha mandato in coma il mondo ricco in pochi giorni. Anche se si sapeva benissimo che una nuova pandemia sarebbe arrivata prima o poi. Ma nessuno ha investito in un sistema per fronteggiare queste emergenze. Anzi. Si è progressivamente smantellando la sanità pubblica, trasformando la salute da diritto universale a costosa mercanzia. Soldi. Stramaledetti soldi. Che corrompono le anime ma anche il cervello. Produciamo mine antiuomo e pistole, non mascherine e guanti. Produciamo lusso superfluo quando gran parte del pianeta è in miseria. E poi ci lamentiamo pure se ci troviamo i disperati a casa nostra. Soldi. Una pazzia. Individuale e collettiva. Il virus bazzicava ancora per Codogno quando gli sciacalli delle borse scommettevano sul decesso di un’Italia infettata oltre che vecchia e con malattie pregresse. Poi il virus ha varcato le Alpi e il casinò finanziario è rimasto con ben poco su cui speculare ed è andato in tilt. Stramaledetti soldi. Alcuni senatori statunitensi son stati beccati a vendere azioni per milioni di dollari qualche ora prima del devastante crollo di Wall Street. Sapevano dell’imminente catastrofe grazie a un rapporto dell’intelligence. Nelle stesse ore negavano la pandemia, come il loro presidente. Motherfuckers. Money, money e ancora money. Scoppiata la pandemia negli Stati Uniti Amazon ha assunto subito 100 mila nuovi addetti al magazzino e alle consegne. Ed è solo l’inizio. Con un paese in lockdown prevedono un picco vertiginoso negli ordinativi. Come in ogni guerra, c’è sempre chi guadagnerà fortune. In cambio il signor Amazon e i suoi colleghi multimiliardari donano spiccioli e cioè milioni di dollari per mascherine e respiratori. Pubblicità ingannevole ma forse anche un dannato bisogno di sentirsi in pace con la propria coscienza. Sono vittime anche loro della pazzia di un mondo che rotea attorno ai soldi. Ma dalla parte giusta. Le saracinesche del mondo ricco sono abbassate e si preannuncia un’inondazione di soldi pubblici senza precedenti per salvare la baracca e ripartire. Furbi e parassiti si son già messi il tovagliolo attorno al collo per quella che si preannuncia come la mangiatoia del secolo. Trump twitta già che “la cura non può essere peggiore della malattia”. Non è ancora riuscito a garantire i tamponi e già vuole il business as usual. Segnali scoraggianti. Il rischio è che passata la pandemia nessuno si ricorderà più delle bombe biologiche, delle esitazioni dei governanti o della glaciale avidità delle fabbriche. Il rischio è che quelli che oggi tutti osannano come eroi torneranno ad essere dipendenti di un servizio sanitario pubblico da snobbare. La pazzia dei soldi svenduta come normalità.

https://infosannio.wordpress.com/2020/03/24/il-virus-e-la-pazzia-dei-soldi/

martedì 12 novembre 2019

L’alleato di Salvini è omertoso. - Tommaso Merlo



L’alleato di Salvini attraversa l’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. Come hanno fatto centinaia di mafiosi nella sanguinaria storia malavitosa italiana. Si vedono solo le gambe. Sono storte e il passo è incerto. L’alleato di Salvini non ha voluto si vedesse il suo volto. Forse per vergogna o forse per evitare di finire carne da macello social. Mossa boomerang. L’autocensura rende ancora più drammatica la scena. L’Italia intera guarda le gambe di quel vecchio prendere posto davanti ai giudici. Non sono gambe qualunque, sono le gambe del tre volte presidente del consiglio che dovrebbe testimoniare sulla trattativa stato-mafia, una delle pagine più inquietanti della nostra storia e che lo vede assoluto protagonista. Mafia e politica che cooperano per spartirsi l’Italia. L’alleato di Salvini recita poche e striminzite parole. Si avvale della facoltà di non rispondere. E cioè tiene la bocca chiusa. E cioè sceglie l’omertà. Ancora una volta. Invece di mettersi a disposizione della Giustizia, invece di cogliere l’occasione per dimostrare la propria estraneità, invece di scandalizzarsi per essere ingiustamente tirato in ballo, invece di prendersela per essere anche solo accostato ad un mafioso qualsiasi, l’alleato di Salvini sceglie di non collaborare, sceglie di portarsi i suoi indicibili segreti nella tomba. Un silenzio che echeggia per tutto il paese. Un silenzio che vale più di mille bugie che sarebbero comunque uscite dalla sua bocca. Perché se davvero non aveva nulla da nascondere, l’alleato di Salvini avrebbe parlato eccome, avrebbe sfoderato la sua logorroica parlantina predicando per ore ed ore la sua totale estraneità alla vicenda. Ed invece neanche una parola. Muto. Evidentemente non può parlare. Troppo rischioso. Confessare tutta la verità su quegli anni bui, per l’alleato di Salvini significherebbe ammettere che la propria intera esistenza è stata buttata via inseguendo spaventosi disegni di potere. Significherebbe venir sommerso dai rimorsi e dai sensi di colpa fino ad essere costretto a togliersi finalmente la maschera e guardare i propri cari e i milioni di cittadini che hanno creduto in lui negli occhi. Davvero troppo. Meglio recitare la propria parte fino all’ultimo, meglio evitare l’incontro con la propria coscienza fino a quando il destino deciderà di abbassare il sipario. La scena dell’aula bunker dura pochi istanti ma è molto intensa. I giudici prendono atto. L’alleato di Salvini è omertoso e se ne torna a Roma col suo jet privato. È indagato anche a Firenze per le stragi del 1993 e altri processi lo tormentano. È inseguito dai giudici. È inseguito dai suoi incubi. Da una vita intera. È questa la sua vera condanna. La fuga perenne. Dal suo passato, da se stesso. Anche la politica è una condanna per lui. Ne ha bisogno. Gli serve per continuare la sua fuga. Ormai perde colpi e il suo partito è ridotto all’osso, ma non si può fermare. Ci sono nuove regionali a breve e poi forse le politiche e poi forse un posto di rilievo nel nuovo governo tutto di centrodestra. Magari quello di padre nobile. Coi suoi avvocati ed inservienti sulle poltrone strategiche. In una democrazia sana ad un personaggio del genere non sarebbe concesso nemmeno di avvicinarsi alle istituzioni. In Italia invece, dopo aver varcato l’aula bunker, per lui si potrebbero riaprire le porte del potere nella nuova veste di alleato di Salvini.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/11/lalleato-di-salvini-e-omertoso/

mercoledì 30 ottobre 2019

La resurrezione del Movimento. - Tommaso Merlo



Da dopo il 4 marzo, per il Movimento è iniziata una via crucis di dolorose sconfitte elettorali. Se continua così l’Italia finirà nelle mani neofasciste di Salvini e della Meloni. La peggiore destra mai vista in Italia. Burina e antistorica. Chissà cosa diranno a quel punto tutti coloro che da anni fanno di tutto per distruggere il Movimento 5 Stelle. Se va avanti così riusciranno nel loro intento e si ritroveranno in Ungheria col filo spinato in Friuli e il blocco navale del Mediterraneo. Blindati dentro a sorbirsi i rutti di Salvini mentre il mondo corre via. E se va avanti così il Movimento rischia di dissolversi con la stessa velocità con cui si è imposto sulla scena politica. Una dissoluzione accettabile se il Movimento avesse rubato o fallito la prova di governo non riuscendo a mantenere le promesse. Ma tutto si può dire contro il Movimento 5 Stelle tranne che non abbia lavorato sodo e onestamente ed abbia realizzato molte delle sue storiche bandiere. Nessun partito politico degli ultimi decenni è stato così fattivo e coerente come il Movimento 5 Stelle che certo ha subito alcune dure sconfitte come sulla TAV, ma le cui vittorie sono state molto più numerose e clamorose. Alcune riforme come il taglio dei vitalizi o dei parlamentari latitavano da decenni così come una legge decente contro la corruzione per non parlare di una misura epocale di contrasto alla povertà e all’emarginazione come il reddito di cittadinanza e molti altri sacrosanti provvedimenti. Vittorie che il Movimento ha ottenuto in pochi mesi mentre Salvini era in giro a masturbare il proprio ego e le sinistre si lagnavano come al solito sul nulla. Di tutto si può dire contro il Movimento 5 Stelle tranne che non abbia agito in buona fede e al servizio dei cittadini e dei suoi ideali. Eppure, dal 4 marzo in poi, per il Movimento è iniziata una via crucis di dolorose sconfitte. Amministrative, europee e certo, alle politiche sarà tutta un’altra storia, ma sarebbe assurdo negare che qualcosa si è rotto tra il Movimento e il suo popolo. I militanti non se ne sono mai andati, ma mancano all’appello milioni di cittadini. Milioni. Ed è comprensibile che un Movimento di protesta paghi il passaggio dall’opposizione al governo. È comprensibile che un Movimento che ha sempre lottato da solo paghi alleanze coi vecchi partiti sia di destra che di sinistra. Ma l’emorragia di voti è davvero impressionante rispetto ai fatti realizzati e ai comportamenti tenuti dai portavoce nei palazzi. Qualcosa di più profondo sembra essersi rotto. È come se quei milioni di cittadini che chiedevano un cambiamento radicale e che hanno creduto nel Movimento il 4 marzo, fossero rimasti delusi nelle proprie aspettative “rivoluzionarie”, come se il Movimento non riuscisse più a rappresentare la loro frustrazione, le loro paure e le loro speranze. In molti avevano forse aspettative eccessive, altri si sono fatti forse fuorviare dal giornalume, altri si sono forse scoperti post-ideologici solo a chiacchiere, altri si sono accodati ai greggi di pecore ansiose di un nuovo pastore in camicia nera, ma sono davvero troppi i cittadini che mancano all’appello. Talmente tanti che il Movimento rischia di venire crocifisso dal vecchio regime se non coglierà nemmeno la batosta umbra per reagire. Certo, alla lunga i fatti potrebbero pagare, ma forse e soprattutto alla lunga. Nella politica italiana hanno sempre contato solo le panzane elettorali. La rivoluzione culturale ha tempi lunghi, la politica cortissimi e il Movimento non ha tempo da perdere. La sua via crucis ormai dura da così a lungo che tutto deve essere rimesso in discussione. La dirigenza, la comunicazione, le stelle da aggiornare, l’organizzazione, la gestione dei malpancisti e dei guerrieri accantonati, le alleanze, le strategie. Tutto e in fretta. Quello che conta è il progetto collettivo, quello che conta è che il Movimento ritrovi l’empatia col suo popolo e risorga. Se invece il suo destino fosse quello di perire, che lo faccia almeno a testa alta. Lottando fino all’ultimo.

https://infosannio.wordpress.com/2019/10/28/la-resurrezione-del-movimento/?fbclid=IwAR2QjAKG1NbGSVdQrYZaLjXjVME4KblKkfYrtbsPf5vs5RKNjcvuqC65t7g