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martedì 14 aprile 2020

Coronavirus, “omicidio ed epidemia colposa”: indagato il dg del Pio Albergo Trivulzio per le oltre 100 morti nella residenza per anziani.

Coronavirus, “omicidio ed epidemia colposa”: indagato il dg del Pio Albergo Trivulzio per le oltre 100 morti nella residenza per anziani

Giuseppe Calicchio iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano nell'inchiesta che dovrà accertare eventuali negligenze nella gestione durante l'epidemia. Sotto indagine per gli stessi reati risultano anche i legali rappresentanti e della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e 3 persone ai vertici del Don Gnocchi.
Il direttore generale del Pio Albergo Trivulzio, Giuseppe Calicchio, è indagato dalla procura di Milano nell’inchiesta sulle oltre 100 morti nella residenza per anziani dell’istituto che si sono verificate dall’inizio dell’epidemia di coronavirus. I reati ipotizzati – come anticipato dal Corriere della Sera – sono epidemia colposa e omicidio colposo.
Il fascicolo è uno dei tanti, quasi una quindicina in tutto, che la procura milanese ha aperto sulla gestione delle Rsa milanesi e nati da denunce di lavoratori e familiari di anziani morti. In tutte queste indagini gli inquirenti stanno iscrivendo nel registro degli indagati i nomi dei vertici. Sotto inchiesta per gli stessi reati risultano anche i legali rappresentanti della Sacra Famiglia di Cesano Boscone e i vertici del Don Gnocchi. In particolare, in quest’ultimo istituto geriatrico risultano indagati direttore Antonio Dennis Troisi, la direttrice sanitaria Federica Tartarone e l’amministratore della coop Ampast, Papa Waly Ndiaye.
Nell’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio, come nelle altre sulle case di riposo, si dovranno verificare soprattutto eventuali carenze nei protocolli interni e dei dispositivi di sicurezza, come le mascherine – alcuni dipendenti hanno raccontato che veniva impedito loro di usarle nei primi giorni dell’epidemia – e la gestione di pazienti trasferiti dagli ospedali nelle residenze.
Il pool guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano – e che vede tutti i pm impegnati nelle indagini sulle case di riposo – ha iniziato in questi ultimi giorni a iscrivere i vertici delle varie strutture nel registro degli indagati. Un passaggio ovviamente “dovuto, tecnico e formale”, come viene precisato, per dare il via a interrogatori e alla raccolta di testimonianze. “Come chiarito dagli stessi inquirenti, si tratta di un atto dovuto per procedere nelle indagini”, puntualizzano dalla Fondazione Don Gnocchi.
Sul caso del Pio Albergo Trivulzio, affidato ai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, dovrà comprendere se e quante delle oltre 100 morti – si parla di 150 ospiti deceduti – sia collegabili all’epidemia e ad eventuali negligenze della struttura. Una cifra simile anche al Don Gnocchi, struttura che ha sempre ribadito, però, che non c’è stata alcuna “negligenza” in relazione ai casi di contagi.
Tra i casi al centro delle indagini anche quelli della Rsa Virgilio Ferrari nel quartiere Corvetto di Milano, della ‘Anni Azzurri’ in zona Lambrate, di una casa famiglia nel quartiere Affori e di diverse altre, i cui legali rappresentanti, appunto, come quelli del Trivulzio, del Don Gnocchi e della Sacra Famiglia, saranno a breve indagati per poter fare accertamenti sui contagi tra il personale e tra gli ospiti. Anche in questo caso dovranno essere valutate decine e decine di morti, per un totale di centinaia in tutte le residenze su cui si indaga. Due fascicoli, quello sulla Rsa di Mediglia e un altro su una casa di riposo di Melegnano, sono stati aperti e trasmessi, invece, per competenza alla procura di Lodi.
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lunedì 6 aprile 2020

Non è andato tutto bene e qualcuno ne dovrà rispondere. - Giulio Cavalli



Ad inizio marzo la Regione Lombardia dava il via libera al ricovero di pazienti Covid nelle case di riposo. In cui ora la situazione è fuori controllo e gli anziani continuano a morire.

Gli anziani morivano e a noi, nonostante l’evidenza dei sintomi, dicevano che si trattava solo di bronchiti e polmoniti stagionali»: sono le parole del delegato Cgil, Pietro La Grassa, a proposito del Pio Albergo Trivulzio, oltre milletrecento anziani ricoverati, il polo geriatrico più importante d’Italia. «Il risultato è che ora al Trivulzio abbiamo sette reparti isolati completamente e due vuoti perché non accettiamo più nuovi pazienti. Nella struttura di Merate novanta sono sotto osservazione. Al Principessa Jolanda di via Sassi due reparti sono in isolamento». E poi «quando l’epidemia non si poteva più nascondere, ci è arrivato l’ordine di non trasferire più i pazienti nel pronto soccorso dove di solito ricevono le cure necessarie», prosegue La Grassa, «il che di fatto significa: lasciateli morire nei loro letti. Niente tamponi, ci mandano allo sbaraglio».
«Chiederci di ospitare pazienti con i sintomi del Covid 19 è stato come accendere un cerino in un pagliaio: quella delibera della giunta regionale l’abbiamo riletta due volte, non volevamo credere che dalla Regione Lombardia potesse arrivarci una richiesta così folle»: lo dice Luca Degani, il presidente di Uneba Lombardia, l’associazione di categoria che mette insieme circa 400 case di riposo lombarde.
C’è una delibera della giunta Lombarda, la numero XI/2906, dell’8 marzo 2020, che chiedeva alle Ats, le aziende territoriali della sanità, di individuare nelle case di riposo dedicate agli anziani strutture autonome per assistere pazienti Covid 19 a bassa intensità. «Come potevamo accettare malati ai quali non era stato fatto alcun tampone né prima né dopo? Senza dire che il nostro personale sarebbe stato comunque a rischio. Si sono infettati medici e sanitari in strutture molto più attrezzate della nostra. Non ci hanno dato i dispositivi di protezione ma volevano darci i malati… insomma», racconta Degani.
Insomma no, non è andato tutto bene e sarebbe ora di smetterla di credere che il giornalismo debba solo celebrare la retorica del state tutti a casa e del si è fatto tutto il possibile. Questi fatti sono avvenuti nella Lombardia che ogni giorno ci tiene a fare la voce grossa contro il governo. E indovinate un po’ chi aveva proposto lo scudo penale in difesa dei dirigenti sanitari lombardi? Sì, proprio la Lega, quello stesso partito che in Lombardia governa e nomina i dirigenti. Accadeva tutto mentre Salvini cercava di distogliere l’attenzione sostituendosi al papa e chiedendo l’apertura delle chiese a Pasqua. E intanto avveniva questa porcata.
No, non è andato tutto bene e qualcuno dovrà risponderne. Perché quando si poserà la polvere dell’emergenza sarebbe il caso che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Ognuno.
Buon lunedì.