Crisi La festa sul “pratone” saltata e il fallimento del partito “nazionale”: pochissime liste nel Sud.
Domenica scorsa sul pratone di Pontida è tornata la gente. Ma stavolta non c’erano bandiere della Lega. Solo uno sparuto gruppo di militanti del “Grande Nord”, il movimento che si ispira agli ideali della secessione e che alle prossime Amministrative sostiene Gianluigi Paragone nella corsa a sindaco di Milano, con tanto di striscioni e magliette inneggianti al “Nord libero” e alla “indipendenza della Padania”. Quest’anno, per il secondo di fila, nello storico pratone dell’alta bergamasca la Lega di Matteo Salvini non si è fatta vedere. La festa è saltata senza dare tante spiegazioni ai militanti. Non era mai successo nella storia del partito. Il raduno era stato annullato in passato solo durante tre drammatici momenti del partito: nel 2004 per l’ictus che colpì Umberto Bossi, nel 2006 dopo la sconfitta al referendum costituzionale e nel 2012 dopo le dimissioni del Senatùr in seguito agli scandali di famiglia. Nel 2020 è stata la paura del Covid a far annullare il grande raduno nazionale del Carroccio lanciato nel 1990 da Bossi, ma quest’anno no. Quest’anno gli eventi all’aperto si potevano organizzare. E invece in via Bellerio hanno deciso di lasciar perdere. Troppo alto il rischio del flop di partecipazione, ma soprattutto troppo alto il rischio di contestazioni contro il segretario e contro il governo Draghi. E dunque addio alle ampolle, ai druidi, ai vichinghi, a Miss Padania, al Leone di San Marco e in epoca più recente al tricolore, alle truppe cammellate dal Sud, alle bandiere della Russia e a quelle blu di “Noi con Salvini”. Niente di niente. Nel 1167 a Pontida i comuni del Nord sancirono l’alleanza contro il Sacro Romano Impero di Federico Barbarossa. Oggi Barbarossa rischiava di essere Draghi, quindi meglio non far niente.
Sopra il poil rischio della débâcle alle urne.
Disertare Pontida è un fatto, ma anche un simbolo. A cui si aggiungono le fosche previsioni delle prossime Amministrative: al Nord il rischio di perdere le grandi città – Milano, Bologna e Varese – è molto alto e Salvini se ne sta accorgendo perché ovunque vada trova piazze mezze vuote. I presidenti delle Regioni sopra il Po – Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana – lo sanno e in caso di débâcle chiederanno a Salvini i congressi regionali. Ma non c’è solo Pontida. Dove le feste sono state organizzate – smentendo la motivazione del “non si può fare perché c’è la pandemia” – sono andate male. Anzi, malissimo. A Bologna il 4 e 5 settembre è stata organizzata una kermesse a La Montagnola, dove un tempo il Pci allestiva le feste dell’Unità. Poca gente, poco entusiasmo, molti militanti venuti solo per mangiare o addirittura per vaccinarsi perché fuori dalla festa era stato allestito uno stand con 200 dosi di Pfizer e Johson&Johnson. Anche a Formello, periferia nord di Roma, la festa “Itaca” organizzata da Claudio Durigon e dal senatore Francesco Giro è stata un mezzo flop. Aperta il 3 settembre da Salvini hanno partecipato tutti gli esponenti di governo del Carroccio, ma nessuno se n’è accorto.
Fuga dai comuni sotto Roma la lista in una città su 3.
Se al Nord la Lega rischia grosso, le previsioni al sud sono ancora più nere. Nonostante i proclami di Salvini, che nel dicembre 2019 inaugurava il percorso del partito nazionale, sotto Roma oggi la Lega è ancora un partito fantasma. Non si è strutturato, ha poche sedi a macchia di leopardo e alle prossime Amministrative presenterà una propria lista – sotto forma di “Lega” o come “Prima l’Italia” – in poco più di un comune su tre sopra i 15 mila abitanti: solo 20 su 54. Se invece allarghiamo la mappa a tutti i municipi al voto nel Meridione – compresi quelli più piccolo – il dato diventa ancora più impressionante: solo nel 5% dei casi è stata presentata una lista del Carroccio. Il caso più emblematico è quello di Napoli dove la lista leghista “Prima Napoli” in sostegno a Catello Maresca è stata esclusa lunedì per la presentazione in ritardo. Episodio che ha fatto imbufalire candidati e militanti e imbarazzare Salvini e Giancarlo Giorgetti che nei giorni scorsi hanno annullato due eventi elettorali in città. “Qualcuno vuole far fuori Maresca”, ha detto il segretario evocando il complotto contro l’ex pm che adesso rischia addirittura di essere superato dall’ex sindaco Antonio Bassolino. Gode invece Giorgia Meloni, che nel capoluogo partenopeo avrebbe voluto far correre Sergio Rastrelli.
Ma il caso di Napoli non è isolato. In Campania, regione su cui Salvini aveva investito molto, la Lega corre solo in 4 grandi Comuni su 16 – Benevento, Caserta, Salerno e Melito di Napoli – e ha deciso di disertare quasi ovunque: da Eboli ad Afragola, da Gragnano a Santa Maria Capua Vetere, da Sessa Aurunca a Battipaglia e Frattaminore. Male anche in Puglia: qui è presente in 5 grandi comuni su 14 e ha deciso di disertare in città come Adelfia, Gallipoli, Nardò, Noicottaro e Grottaglie. In Basilicata e Molise la Lega schiera una lista solo a Melfi e Isernia, mentre in Calabria solo a Cosenza ma non è presente a Siderno (Reggio Calabria). L’unica regione dove il Carroccio si presenta ovunque è l’Abruzzo: qui c’è una lista in 5 Comuni su 5 al voto.
Classe dirigente Imbarcati Cuffaro e altri ras siculi
Malissimo invece in Sicilia da dove è partito l’assalto della Lega al Sud. Salvini negli ultimi mesi è sbarcato più volte sull’isola per lanciare la candidatura di un leghista per il dopo Musumeci alle regionali del 2022. Ma il test delle Amministrative si annuncia già fallimentare. Qui si vota tra il 10-11 e il 24 ottobre e quindi le liste devono ancora essere presentate ma, sui 43 Comuni al voto, il Carroccio non si presenterà in 35. Tra le città più grandi correrà solo a Favara, Adrano e Caltagirone. Qui, nel catanese, la coalizione di cui fa parte anche la Lega che sostiene il forzista Sergio Gruttadauria ha deciso di imbarcare anche la Dc di Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia che ha scontato una condanna a 7 anni per favoreggiamento alla mafia. Per lanciare l’opa sull’isola Salvini ha bisogno anche di imbarcare riciclati e ras delle preferenze e quindi, dopo l’arrivo di cinque tra parlamentari e consiglieri regionali tra cui l’imputato Luca Sammartino da Italia Viva, la Lega ufficializzerà l’arrivo anche del deputato ex FI, oggi renziano, Francesco Scoma, indagato ad Agrigento come responsabile della campagna elettorale di Gianfranco Miccichè per l’inchiesta sulla società “Girgenti Acque”. Per vincere, questo e altro.
ILFQ