Visualizzazione post con etichetta battaglia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta battaglia. Mostra tutti i post

sabato 21 settembre 2019

Quella del portavoce 5 Stelle non è una battaglia, è una guerra. - Roberta Labonia



Certo sporcarsi le mani non è piacevole, certo si rischia di essere fraintesi, di sbagliare, certo devi camminare spalle al muro perché sai che qualcuno, pronto ad accoltellarti alle spalle, può celarsi là dove meno te lo aspetti. E, come non bastasse, ad ogni incidente di percorso sai di doverti sorbire anche i signori del “telavevodetto”. Sono una categoria a parte costoro: saccenti, boriosi, si accomodano sul trespolo, si siedono fra le giurie, lontani dal campo di battaglia, al riparo dagli schizzi di fango e con finta bonomia dispensano le loro perle di saggezza. Puntano il dito ma, come tanti Ponzio Pilato, non offrono soluzioni, loro.
Ma tu che nell’arena ha scelto di starci, vivaddio, combatti per ciò in cui credi, ti inventi strategie, magari qualche cosa la sbagli, ma tante altre volte vai a segno. Non sei un professionista della politica te, l’esperienza te la stai facendo sul campo e vale più di 10 master MBA. E le piccole/grandi vittorie sono quelle che ti danno la forza di sopportare i lividi, le offese, le derisioni, le sconfitte. Perché ciò che ti muove è la sete di giustizia. Tu ti batti (illuso/a?), per un mondo dove non ci siano più né oppressi né oppressori. Ti danni per riportare pulizia la dove si è incrostato il letame. I lividi, le ferite fanno male ma sai che non puoi fermarti, sai che è cosa buona e giusta andare avanti.
Te, che molti derubricano come il/la sempliciotto/a di turno, affronti a viso aperto un nemico con cui sai di dover scendere a patti pur di portare a casa qualcosa di utile, di maledettamente necessario, non solo per te, ma per tutta la collettività che hai l’onere e l’onore di rappresentare.
Qualcosa che da tanto tempo chi ha creduto in te aspettava che si realizzasse.
Ma non ti illudi, sai che anche quel qualcuno, forse, neanche ti dirà grazie. Anzi, forse quel qualcuno, alla prima battaglia che perderai, ti volterà le spalle, dimenticando o facendo finta di non sapere, che quella che tu stai combattendo non è una singola battaglia, è una guerra.
E le guerre, si sa, durano anni.

venerdì 15 agosto 2014

Battaglia Celeste. - Marcello Soave

   

Questo è il resoconto di antiche tavolette sumere, che confermano la Teoria del grande impatto per quanto riguarda la formazione del pianeta Terra e del suo satellite Luna. Dal sesto paragrafo della seconda tavoletta delle Enuma Elish, pag60 del “Libro perduto del dio Enki” di Zecharia Sitchin.

Questo è ora il racconto della Battaglia Celeste e di come la Terra fu creata e del destino di Nibiru. Il Signore Nibiru andò avanti, seguì la sua strada decisa dal Fato. Si rivolse verso la rabbiosa Tiamat, con le sue stesse labbra pronunciò un incantesimo. Indossò come vestito di protezione Ciò Che Pulsa e Ciò Che Irradia. La sua testa fu incoronata da terribile fulgore. Alla sua destra posizionò Ciò Che Colpisce, alla sua sinistra mise Ciò Che Respinge. 

Mandò avanti come una tempesta i sette venti, la sua schiera di aiutanti, per scrutare il piano di Kingu, comandante della schiera di Tiamat. Quando scorse il valoroso Kingu, la sua vista si offuscò; mentre guardava i mostri, il suo corso si sconvolgeva, non riusciva a mantenere la direzione, compiva gesti confusi. Gli aiutanti di Tiamat le si strinsero attorno, tremanti di terrore. Le radici di Tiamat si scossero, emise un terribile ruggito. Su Nibiru opera un incantesimo, lo avviluppò con il suo fascino. Fra i due si arrivò allo scontro, la battaglia era inevitabile! Tiamat e Nibiru si trovarono faccia a faccia; avanzavano l’uno contro l’altro
Si avvicinavano alla battaglia, si preparavano ad un duello. Il Signore distese la sua rete, la gettò per avvilupparla. 
Con furia Tiamat gridò, perse i sensi come se fosse posseduta. 
Il Vento del Male, che lo seguiva, Nibiru le scatenò contro; il Vento del Male le scagliò in faccia. Tiamat aprì la bocca per divorare il Vento del Male, ma non riuscì più a chiudere le labbra. Il Vento del Male caricò il suo ventre, penetrò nelle viscere. 
Le sue viscere erano dilaniate, il suo corpo si gonfiò, la sua bocca si spalancò. Attraverso l’apertura Nibiru scagliò una freccia lucente, un lampo divino. 
Penetrò nelle sue viscere, le dilaniò il ventre; le si conficcò nel grembo, le spezzò il cuore. 

Dopo averla così domata, egli spense il suo soffio vitale. 
Nibiru esaminò il corpo senza vita, Tiamat era ora come una carcassa macellata. Vicino alla padrona senza vita, i suoi undici aiutanti erano tremanti di paura. 
Nella rete di Nibiru furono catturati; furono incapaci di fuggire. Anche Kingu, proclamato da Tiamat capo della schiera, era fra di loro. 
Il Signore lo incatenò, lo legò alla padrona senza vita. Strappò da Kingu le Tavole dei Destini, ingiustamente a lui date. 
Vi impresse il suo sigillo, fissò il Destino al suo petto. 
Gli altri della schiera di Tiamat legò come prigionieri, li intrappolò nel suo circuito. 
Li calpestò sotto i suoi piedi, li fece a pezzi. 
Li legò al suo circuito; le fece orbitare indietro. 
Nibiru partì poi dal Luogo della Battaglia, si recò ad annunciare la vittoria agli dèi che lo avevano prescelto. 
Compì un circuito attorno ad Apsu, viaggiò verso Kishar e Anshar. 
Gaga venne a salutarlo, poi fece rotta come messaggero verso gli altri. 
Nibiru oltrepassò An ed Antu, si diresse verso la Dimora del Profondo. 
Ripensò poi al fato di Tiamat ormai senza vita e a quello di Kingu. 
Il Signore Nibiru allora ritornò a Tiamat, che prima aveva domato. 
Le si avvicinò, si soffermò a vedere il suo corpo senza vita. 
Nel suo cuore concepì ingegnosamente un piano per dividere il mostro. Poi come si fa con una cozza, la divise in due parti, le separò il petto dalle parti inferiori. Recise i canali del suo sangue, guardò con stupore le sue vene d’oro. Calpestando la sua parte posteriore, il Signore Nibiru le tranciò di netto la parte superiore. 
Convocò accanto a sé il Vento del Nord, suo aiutante. Comandò al Vento di portare via il cranio staccato, di gettarlo nel vuoto. 
Allora il Vento di Nibiru si librò su Tiamat, investendola con un fiotto di acque. 
Nibiru scoccò un lampo, impartì il segnale al Vento del Nord. 
Con un fulgore, la parte superiore di Tiamat venne portata in un luogo sconosciuto. Anche Kingu, a lei legato, fu con lei esiliato, per essere compagno della parte staccata. 
Nibiru riflettè poi sul fato della parte posteriore: che fosse un eterno trofeo di battaglia, questo era il suo volere. 
Che fosse per sempre ricordato nei cieli, per custodire il Luogo della Battaglia. 
Con la sua mazza schiacciò in mille pezzi la parte posteriore, poi li unì per formare il bracciale martellato. 
Unendoli insieme, li posizionò come guardiani, un Firmamento per dividere le acque dalle acque. 
Separò i Mari Superiori sopra il Firmamento dei Mari Inferiori. 
Tutto questo Nibiru creò con molto ingegno. 
Il Signore Nibiru attraversò i cieli per scandagliare le regioni. Misurò le dimensioni dal regno di Apsu alla dimora di Gaga. 
Nibiru esaminò poi il limite del Profondo, gettò lo sguardo verso il suo luogo natale. Si soffermò ed esitò; poi lentamente ritornò al Firmamento, al Luogo della Battaglia. 

Nell’attraversare di nuovo la regione di Apsu, ripensò con rimorso alla sposa del Sole che più non c’era. 
Guardò la metà ferita di Tiamat, prestò attenzione alla sua Parte Superiore. Le acque della vita, la sua ricchezza, stillavano ancora dalle ferite. 
Le sue vene d’oro riflettevano i raggi di Apsu. 
Allora Nibiru si ricordò del Seme della Vita, eredità del suo Creatore. Quando aveva calpestato Tiamat, quando l’aveva separata, sicuramente le aveva trasmesso il seme! 

Si rivolse ad Apsu, così gli parlò: con i tuoi caldi raggi, risana le ferite! Che nuova vita sia data alla parte staccata, che possa essere accolta nella tua famiglia come una figlia! 

Che le acque siano tutte raccolte in un luogo, che possa apparire la terraferma! Che sia chiamata terraferma, che il suo nome d’ora in poi sia Ki! 
Apsu prestò attenzione alle parole di Nibiru: che la Terra si unisca alla mia famiglia! 
Così decretò. Ki, Terraferma del Mondo Inferiore, che il suo nome d’ora in poi sia Terra! 

Che con la sua rotazione, ci siano notte e giorno; che di giorno io la possa irradiare con i miei raggi risanatori. Che Kingu sia una creatura della notte, di notte brillerà come compagna della Terra, che per sempre sia la Luna! 
Nibiru ascoltò con compiacimento le parole di Apsu. 
Attraversò i cieli ed ispezionò le regioni. Agli dèi, che lo avevano reso supremo, concesse stazioni permanenti. 
Decise che non dovessero trasgredire i confini dei propri circuiti, né darsi battaglia. 
Rafforzò le serrature dei cieli, ai loro lati posizionò dei cancelli. 
Scelse per sé una dimora esterna; si estendeva al di là di Gaga. 
Supplicò Apsu perché decretasse che il grande circuito fosse il suo destino. 
Dalle loro stazioni tutti gli dèi decretarono: che la sovranità di Nibiru fosse senza pari! 
Lui è il più radioso degli dèi, che lui sia veramente il Figlio del Sole! 
Dalla sua dimora Apsu concesse la sua benedizione: Nibiru deve essere il Luogo dell’Attraversamento del Cielo e della Terra; 
Luogo dell’Attraversamento sarà chiamato! Sopra o sotto Nibiru gli dèi non dovranno mai attraversare. Una posizione centrale è stata conferita per sempre a Nibiru, per essere così il pastore degli dèi. Il suo circuito sarà uno Shar; questo sarà per sempre il suo Destino!

Traduzione:

Questo è ora il racconto di un’antico Impatto Gigantesco avvenuto del Sistema Solare eoni fa. 
Allora il pianeta Terra fu creato e si modificò il percorso del pianeta Nibiru, fissandone l’orbita attorno al Sole ed a Nemesis. 
Allora Nibiru stava percorrendo il suo tracciato nello spazio siderale (tracciato deciso dal Fato), quando si trovò ad essere troppo vicina al pianeta Tiamat (del Sistema solare). 
Gli Anunnaki, il popolo che abitava il pianeta Nibiru allora si mobilitò per affrontare questo pericoloso avvenimento. 
Vennero attivati vari sistemi tecnologici di sicurezza planetaria (Ciò Che Pulsa, Ciò che Irradia, Ciò che Respinge, Ciò che Colpisce, probabilmente sistemi simili ai nostri laser satellitari o terrestri). I primi ad avvicinarsi a Tiamat furono i sette satelliti naturali di Nibiru (i Sette Venti) e gli astronauti delle stazioni permanenti su detti satelliti fecero le prime rilevazioni del caso, soprattutto relativamente al satellite maggiore di Tiamat, cioè Kingu (la Luna). 
Man mano che Nibiru si avvicinava a Kingu ed a Tiamat, il suo percoso veniva disturbato e deviato dalla loro attrazione gravitazionale. I satelliti di Tiamat vennero spinti ad avvicinarsi al loro pianeta di riferimento. 
Sul pianeta Tiamat i continenti vennero scossi da numerosi terremoti ed i vulcani eruttarono con grande fragore. A questo punto anche Nibiru era caduto nel campo gravitazionale di Tiamat e fra i due pianeti si arrivò allo scontro! 
Il primo ad impattare Tiamat fu un satellite di Nibiru (Vento del Male), che si conficcò nel corpo roccioso di Tiamat. 
A questo punto gli Annunaki utilizzarono le loro armi tecnologiche (laser?) per spezzare in due il corpo Tiamat-Vento del Male. 
Dopo che venne colpita dal raggio degli Annunaki proveniente da Nibiru, Tiamat (o quello che ne rimaneva) interruppe la sua attività vulcanica e venne privata dei suoi undici satelliti, che vennero attirati permanentemente nel campo gravitazionale di Nibiru. 

Anche Kingu (la Luna) era fra di loro. Quindi gli Anunnaki di Nibiru decisero di cambiare il destino gravitazionale di questi corpi celesti, (scritto nelle Tavole dei Destini, specie di tavole astronomiche), lasciare Kingu a Tiamat e distrussero gli altri satelliti, creando la Fascia degli Asteroidi. 
A questo punto Nibiru si allontanò trascinando gli asteroidi con sé (e portandoli tra Marte e Giove) e quindi si allontanò dal Luogo della Battaglia (celeste tra Nibiru e Tiamat). 

Compì un’orbita attorno ad Apsu/Sole (cioè passò il perielio della sua nuova orbita) e quindi si diresse verso Kishar/Giove, Anshar/Saturno. Incontrò Gaga/Plutone e quindi oltrepassò An/Urano ed Antu/Nettuno e si diresse verso la Dimora nel Profondo (il resto della sua orbita al di là del Sistema solare, verso Nemesis). 

Nella successiva orbita di ritorno (dopo circa 3600anni) Nibiru si riavvicinò a Tiamat e Kingu e gli Annunaki con telescopi e satelliti videro che Tiamat era senza vita. 

Allora gli Anunnaki decisero di dividere il pianeta in due e facendo questo videro il magma e l’oro del suo interno. 
Un satellite di Nibiru, Vento del Nord, agganciò gravitazionalmente la parte superiore di Tiamat, staccata di netto dal resto del pianeta, e la portò nel vuoto lontano da Tiamat. 
Allora Vento del Nord riversò le sue acque su Tiamat e Kingu venne agganciata gravitazionalmente a Tiamat (staccandola da Nibiru). 

Gli Anunnaki decisero che Tiamat sarebbe stata ricordata nella loro storia come il Luogo della Battaglia (che i Nibiruruani vinsero, nel senso che lo scontro cosmico non causò la loro estinzione). 
Con un’altra azione Nibiru distrusse la parte posteriore del pianeta riducendola ad un gruppo di asteroidi, che si unirono al resto della Fascia degli Asteroidi. 
Gli Anunnaki allora decisero che nelle loro carte spaziali la Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso le “acque dalle acque” (cioè diverse zone spaziali del Sistema Solare). La Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso i “mari inferiori” (corrispondente grosso modo ai nostri pianeti terrestri) dai “mari superiori” (corrispondenti ai nostri pianeti gioviani). 
Di nuovo Nibiru percorse la sua orbita fino al Sole/Apsu e dal Sole fino a Plutone/Gaga, poi verso Nemesis. 
Nel successivo ciclo di Nibiru (dopo i soliti 3600 anni) tornò nel Sistema Solare, dalle parti della Cintura degli Asteroidi. 
Gli astronomi degli Anunnaki osservarono di nuovo Tiamat. 
Nell’area del polo nord ancora vi erano i segni dell’impatto (vulcani attivi e faglie aperte): si vedevano le sue acque e le sue vene d’oro a cielo aperto. 
Allora gli Anunnaki si resero conto che nell’impatto i semi della vita (spore, batteri di Nibiru) erano passati su Tiamat ed avevano attecchito. Tiamat si stava trasformando in un pianeta vivente e gli Anunnaki lo chiamarono Ki (la nostra Terra). 
Notarono l’alternarsi del giorno e della notte, nella rotazione di Ki/Terra. Kingu (la luna) divenne il satellite naturale di Ki/Terra. 
Qundi compì ancora il suo passaggio al perigeo. 
Quindi gli Annunaki misero delle stazioni di controllo e collegamento in tutti i pianeti di questo Sistema Solare, a cui si erano ormai legati, e dei radiofari ai suoi limiti. Decisero che il loro pianeta Nibiru si sarebbe chiamato Luogo dell’Attraversamento, il Pastore dei pianeti del Sistema Solare. 
Calcolarono che un’intera orbita (anno nibiruriano) sarebbe durato uno Shar (3600 anni terrestri) e che questa orbita era il loro destino.