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giovedì 25 marzo 2021

Covid, un farmaco intrappola il virus bloccandone la diffusione.

 

Già usato nell'uomo, può essere sperimentato rapidamente.


E' possibile intrappolare il virus SarsCoV2 impedendogli di uscire dalle cellule infettate per diffondersi a tutti i tessuti del corpo: questo grazie a un composto naturale e ben tollerato dall'organismo umano, chiamato I3C (Indolo-3 Carbinolo), che nei primi test in provetta si è dimostrato capace di inibire gli enzimi che favoriscono l'evasione del virus. Il prodotto è già utilizzato per altri trattamenti e dunque potrebbe essere avviato rapidamente ai test clinici contro la Covid-19. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease da un gruppo internazionale coordinato dai genetisti Giuseppe Novelli (Università di Tor Vergata, Università del Nevada) e Pier Paolo Pandolfi (Università di Torino, Università del Nevada).

Allo studio, cofinanziato dalla Fondazione Roma, hanno collaborato anche l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, l'Istituto Spallanzani e l'Università San Raffaele di Roma, insieme a diverse istituzioni americane (Harvard, Yale, Rockfeller, NIH, Mount Sinai, Boston University), canadesi (Università di Toronto) e francesi (INSERM Parigi, Hopital Avicenne).

I ricercatori hanno identificato una classe di enzimi (E3-ubiquitin ligasi) che servono al virus SarsCoV2 per uscire dalle cellule infettate e diffondersi a tutti i tessuti dell'organismo: questi enzimi sono espressi a livelli elevati nei polmoni dei pazienti Covid e in altri tessuti infettati dal virus. In un sottogruppo di pazienti gravi sono state identificate anche delle alterazioni genetiche rare che aumentano l'attività degli enzimi favorendo l'evasione del virus infettante.

Test in vitro hanno dimostrato che questo processo può essere bloccato con il composto I3C, che dunque si candida a essere usato come antivirale da solo o in combinazione con altre terapie.

"Dobbiamo testare il farmaco in studi clinici con pazienti Covid-19 per valutare rigorosamente se può prevenire la manifestazione di sintomi gravi e potenzialmente fatali", sottolinea Novelli. "Avere opzioni per il trattamento, in particolare per i pazienti che non possono essere vaccinati, è di fondamentale importanza per salvare sempre più vite umane e contribuire a una migliore condizione e gestione della salute pubblica".

"Dobbiamo pensare a lungo termine", aggiunge Pandolfi. "I vaccini, pur essendo molto efficaci, potrebbero non esserlo più in futuro, perché il virus muta, e quindi è necessario disporre di più armi per combatterlo". In futuro "sarà importante valutare se I3C possa anche ridurre le gravissime complicazioni cliniche che molti pazienti sperimentano dopo aver superato la fase acuta dell'infezione. Questo rappresenterà un grave problema negli anni a venire, che dovremo gestire".

ANSA

venerdì 20 settembre 2019

“Navi francesi bloccavano aiuti umanitari allo Yemen", il caso che imbarazza Parigi“.



Nel Paese la carestia minaccia milioni di civili ma l'Arabia Saudita non accenna ad allentare il blocco, secondo una inchiesta anche utilizzando armamenti provenienti dall'Europa.

L'Arabia Saudita starebbe utilizzando navi e supporto francese per implementare l'embargo contro lo Yemen, un embargo che è stato criticato dalle Nazioni Unite perché contribuirebbe alla morte di migliaia di persone nel Paese falcidiato dalla guerra civile dal 2014. A mettere in imbarazzo Parigi un'inchiesta del media indipendente di giornalismo investigativo Discolose, che insieme a Radio France aveva già rivelato che una corvetta venduta dalla Francia all'Arabia Saudita ha partecipato al blocco marittimo nello Yemen.

Questa settimana i due media hanno anche portato prove visive delle loro accuse, e hanno anche rivelato l'esistenza di un contratto di manutenzione delle fregate del Paese stipulato con una società francese. Come racconta Le Nouvel Observateur in un video, risalente all'ottobre 2015, la corvetta degli Emirati "Al Dhafra", prodotta dall'industria delle armi francese, intercetta una nave commerciale indiana nello stretto Bab-el-Mandeb, nello Yemen sudoccidentale. Al 2017 risalgono invece altre immagini mostrano le fregate "Al-Dammam 816" e "Al-Madinah 702", fornite dalla Francia alla marina saudita, che ispezionano una petroliera che veniva a rifornire lo Yemen, vicino al porto di Hodeida, luogo in cui transita la maggior parte degli aiuti umanitari.




I contratti per la manutenzione delle navi.
L'inchiesta ha anche pubblicato le prove di un contratto con cui la società francese CMN (Constructions mécaniques de Normandie) ha assicurato la manutenzione della flotta degli Emirati, nonché dei contratti di manutenzione per fregate saudite firmate nel 2013 da Naval Group, una società in cui lo Stato francese è l'azionista di maggioranza, e i cui benefici sono continuati dopo lo scoppio del conflitto nello Yemen e almeno fino alla fine del 2018.

La crisi umanitaria.
Nel paese il conflitto iniziato nel 2014 come guerra civile si è internazionalizzato nel 2015 con l'intervento della coalizione guidata dall'Arabia Saudita. Lo Stato è colpito da una carestia che minaccia milioni di civili tra cui molti bambini. Per le Nazioni Unite, è "una delle crisi umanitarie più gravi al mondo".


http://europa.today.it/attualita/francia-embargo-yemen.html?fbclid=IwAR0FsaQGM3YeQOh-0Ttc_LzWncIAKiz9RQGm9jToVr2_Jmx23mlH2ahsVww