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giovedì 24 giugno 2021

I segreti del Conticidio, da oggi il nuovo libro di Marco Travaglio. L’estratto – Nel 2019 la Lega sapeva: “Renzi lo farà cadere” (audio). - Marco Travaglio (29.5.2021)

 

Il colloquio riservato tra il banchiere e l’ex leader Ds. E l’audio del leghista Grimoldi 1 mese dopo il Conte-2.

21 ottobre 2019, interno giorno. Siamo a Milano, nella Sala Commissioni del “Pirellone”, sede del Consiglio regionale della Lombardia. Paolo Grimoldi, deputato della Lega, segretario della Lega Lombarda e fedelissimo di Salvini, riunisce un gruppo di consiglieri regionali del partito e li aggiorna sulla situazione politica nazionale. Non sa che in quella sala tutte le conversazioni sono registrate. Il Carroccio ha perso il potere da due mesi e mezzo, dopo la crisi del Papeete e la nascita del Conte-2, propiziata paradossalmente proprio da Renzi. Il governo giallorosa ha giurato il 5 settembre.

Ma già il 17, dodici giorni dopo, il Rignanese ha mollato il Pd con una quarantina di parlamentari e si è fatto un partitino tutto suo, per ricominciare a manovrare contro il suo governo. Vuole rovesciarlo a fine anno, subito dopo la legge di Bilancio. E con chi fa sponda? Proprio con il Matteo leghista, grazie anche alla mediazione del paraninfo Denis Verdini, il plurimputato ex capatàz forzista in procinto di finire in galera, direttore editoriale del gruppo Angelucci, quasi suocero di Salvini (la figlia Francesca è la fidanzata di Matteo), nonché conterraneo e amico di Renzi fin dai tempi in cui questi era sindaco di Firenze, nonché coimputato di Tiziano Renzi nel processo Consip per traffico di influenze e turbativa d’asta.

I segreti del Conticidio - L'AUDIO
Volume 90%
 
I due Matteo s’incontrano, si parlano in gran segreto e mettono a punto il timing dell’agguato a Conte per l’inizio del 2020, mentre in pubblico fingono di attaccarsi un giorno sì e l’altro pure. Il 15 ottobre Renzi sfida addirittura Salvini a Porta a Porta e l’altro accetta: 90 minuti di botte da orbi arbitrati da Bruno Vespa.

Ma è tutta scena. Che cosa bolle davvero nel loro pentolone lo rivela l’onorevole Grimoldi ai consiglieri leghisti esattamente sei giorni dopo: “Che cosa volevo dirvi di politicamente rilevante? Che riteniamo che Conte abbia i giorni contati. Questo non vuol dire che riusciremo ad andare a votare come vogliamo. Ma molto probabilmente, dopo la legge di Stabilità, Renzi in testa ma non solo Renzi andranno a batter cassa per avere ulteriori spazi politici”.

Sono informazioni riservate, di cui non c’è traccia sui giornali. Il governo è nato da un mese e mezzo e nessuno immagina che, al netto di qualche scaramuccia fra 5 Stelle e Pd da una parte e Iv dall’altra sulle tasse “green”, sia già agli sgoccioli. Evidentemente Grimoldi ha saputo tutto da Salvini o dai pochi altri ammessi al suo inner circle. Il deputato spiega il movente che spinge Renzi a liberarsi del premier: “Molto probabilmente Conte verrà sacrificato sull’altare degli interessi di chi tiene in piedi questo governo e vuole avere spazio politico, cosa che non mi dispiace assolutamente, anzi, però tant’è”.

In pratica Renzi – forte del controllo ferreo sui gruppi parlamentari del Pd, dove il neosegretario Nicola Zingaretti è in minoranza – prima sventa le elezioni anticipate con il Conte-2; e poi lavora per affossarlo e creare un altro governo, con un premier diverso (meno popolare e meno “grillino”) e una coalizione di larghe intese che gli consenta di giocare di sponda con gli amici di Forza Italia e della Lega. Un disegno che ha subito condiviso con Salvini: altrimenti Grimoldi non lo conoscerebbe fin nei minimi dettagli. Eccoli.

“Che cosa vogliono fare? È ovvio che Renzi, dall’alto del suo 3, 4 o 5 per cento, nonostante riesca a occupare mediaticamente ampi spazi, vuole rappresentare quell’area di persone normali… (mormorii in sala: qualcuno fa notare che a fregare la Lega è stato proprio Renzi, ndr). Sì, Renzi nemico numero 1! Però all’interno di questa maggioranza non gli riesce difficile cercare di apparire come quello più normale. Se gli altri parlano dei pesci rossi, di dare il carcere se sbagli una fattura, di mettere la tassa sulle merendine o sulle bibite zuccherate, nel momento in cui lui fa una battaglia normale per dire che vuole difendere le partite Iva e non vuole aumentare le tasse, sembra un genio all’interno di questa maggioranza”.

Altro che nemico numero 1: Renzi è la sponda ideale per la Lega, per esempio contro le tasse “green” che tanto allarmano Confindustria e i padroni padani. Lui sì che, nell’ottica leghista, è “normale”. E poi è un ottimo piede di porco per scardinare il governo. La Lega non otterrà le elezioni anticipate, ma il taxi Rignano-1 lo riporterà al potere. Ancora Grimoldi: “Zingaretti è in seria difficoltà, perché i gruppi parlamentari del Pd sono rimasti tali semplicemente perché Renzi gli ha detto di rimanere nel Pd. A cominciare dal capogruppo al Senato (Andrea Marcucci, ndr), ma anche alla Camera ne abbiamo diversi. Questi… lui l’ha già detto, lo abbiamo sentito ieri (incomprensibile, ndr)… non fa segreto che da qui alla fine dell’anno i gruppi di Italia Viva aumenteranno ampiamente: lui adesso sta cercando di fare campagna acquisti in Forza Italia e nei 5 Stelle. Col nuovo anno ne farà tornare all’ovile non pochi invece dal Pd, che sono lì momentaneamente congelati”.

Quindi Renzi ha detto a Salvini di tenersi pronto, perché a gennaio richiamerà le sue quinte colonne parcheggiate nel Pd, a partire dal capogruppo al Senato Marcucci, e sferrerà l’offensiva finale: “Si giocherà la partita per mettere un presidente del Consiglio quantomeno che a lui vada bene, e ovviamente si giocherà la partita per il presidente della Repubblica”.

Così la Lega non solo potrà rimettere piede al governo, uscendo dall’astinenza da potere cui l’ha condannata l’improvvida crisi del Papeete, ma parteciperà anche alla scelta del nuovo capo dello Stato. Che, grazie a Renzi, non sarà più appannaggio della maggioranza giallorosa a trazione 5 Stelle. Ma di una grande ammucchiata a trazione centrodestra. Poi ci si mette di mezzo il Covid-19, il piano dei due Matteo viene congelato e il Conticidio accantonato per cause di forza maggiore. Ma è solo rinviato di un anno.

Voi capite, cari lettori, quanto è difficile credere che il Conte-2 sia caduto da solo perché aveva fallito, visto che i due Matteo avevano già deciso di pugnalarlo appena nato nella culla?

ILFQ

domenica 28 marzo 2021

Genova, i pezzi del viadotto Bisagno sulle case. Come 15 mesi fa. “Dicono di chiamare il capocantiere prima di uscire. Lavori? Solo ponteggi. Come fidarsi di Autostrade?” - Pietro Barabino

 

Da mesi le 29 famiglie residenti sotto il viadotto Bisagno dell’A12, riunite nel comitato ‘Abitanti sotto il ponte’ chiedono di essere messe in sicurezza e trasferite: “Non vogliamo indennizzi economici, ma soluzioni alternative e definitive”. Avevano dimostrato con foto e video, fin dal dicembre 2019 lo stato di degrado del ponte che sovrasta il Bisagno e il centro abitato delle Gavette, a Genova. Sempre nell’ottobre di due anni fa, la direzione di Autostrade annunciava con un comunicato l’avvio del montaggio dei ponteggi sul viadotto Bisagno per il restauro della superficie dell’intero viadotto “La durata dei lavori prevista è di circa due anni”, scriveva la direzione di tronco. Passato quel periodo, l’unica cosa realizzata sono proprio i ponteggi sui primi tre piloni, che, però, perdono pezzi, che vanno ad aggiungersi alla caduta di detriti e calcinacci dei piloni sottostanti.

“Su quelle impalcature raramente si intravvedono operai o addetti ai lavori” si lamentano i residenti del quartiere sottostante: “Ma il culmine si è toccato con la caduta dall’altezza di 75 metri di passerelle di ferro direttamente sulle nostre case” spiega la presidente del comitato Chiara Ottonello. Dopo la caduta di cinque passerelle del peso di 25 chili sull’abitato sottostante, con rischio di ferire gravemente passanti e danneggiare auto e case, la partecipata di Aspi Pavimental, che segue i lavori, ha chiesto scusa con una nota ufficiale e rescisso il contratto con “Sadis”, l’appaltatrice responsabile dei ponteggi. “Sarà valutata – si legge – l’opportunità di attivare nei confronti della medesima società ulteriori misure legali in danno, proprio a seguito di quanto accaduto”. Inoltre, hanno assicurato, “la direzione di Tronco di Genova di Aspi si è immediatamente attivata con la società per le opportune e immediate verifiche e azioni circa l’accaduto e potenzierà ulteriormente tutti i presidi di supervisione sulle attività”. Lo scorso 16 marzo è stato anche sollevato dall’incarico il coordinatore della sicurezza. Nei giorni successivi, per tutelarsi ulteriormente, alcuni operai di Pavimental hanno affisso dei cartelli di fronte alle abitazioni con l’indicazione, piuttosto inquietante “di avvisare telefonicamente il responsabile del cantiere” qualora si intenda uscire di casa in determinati orari “per evitare rischi connessi all’eventuale caduta di oggetti”.
La caduta delle passerelle che collegano tra loro i ponteggi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Non ne possiamo più – si sfoga Chiara Ottonello – non solo hanno danneggiato le case, ma una ha colpito una persiana dietro alla quale c’era una ragazza collegata in didattica a distanza, avesse avuto la finestra aperta in quel momento sarebbe stata una tragedia. Non capisco come il Sindaco possa tollerare che sia messa a rischio in questo modo la pubblica incolumità dei cittadini”. Ma la delusione dei residenti non si limita alla sensazione di abbandono nei confronti dell’amministrazione locale, che non riesce a incidere sulla vicenda, né all’assessorato competente in Regione (“Giampedrone ha parlato di ‘ipotesi di trasferimenti temporanei, ma noi qui non vogliamo tornarci neanche quando, chissà dopo quanti anni, i lavori saranno terminati”) ma coinvolge anche il ministero dei Trasporti: “L’allora ministra Paola De Micheli a settembre arrivò a dichiarare pubblicamente di aver trovato una soluzione – Chiara Ottonello riguarda sbalordita il video con la dichiarazioni alle quali non è seguito alcun fatto – addirittura arrivò a dire che ci avrebbero trasferito in pochi giorni, non ci hanno neppure chiamato per ipotizzare la cosa, e sono passati sei mesi”.

Gli abitanti hanno paura e non sono interessati a indennizzi o altre forme di rimborso: “Non vogliamo soldi, vogliamo essere trasferiti e anche urgentemente, perché siamo stufi delle promesse delle istituzioni e di Autostrade, questo ponte è pericoloso per chi ci vive sotto e il cantiere sospeso a 60 metri dalle nostre teste ancora di più”. Intanto, dopo l’esposto del “Comitato degli abitanti sotto il ponte Bisagno” la Procura apre un inchiesta per “getto pericoloso di cose” che si basa sul dossier di due anni di incidenti prodotto dagli abitanti, ma potrebbe allargarsi ad altri fatti più rilevanti. L’intervento di restyling del viadotto è gestito dalla controllata di Autostrade Pavimental che a seguito degli ultimi incidenti ha sollevato dall’incarico l’azienda esterna alla quale aveva affidato l’allestimento dei ponteggi, sostituendo il responsabile della sicurezza di cantiere e affidando il ruolo al Rina. Se oggi è impossibile anche solo immaginare di costruire un viadotto sopra delle abitazioni, questo veniva fatto sistematicamente negli anni Sessanta e Settanta, quando la Liguria è stata disseminata di ponti autostradali, anche per questo motivo la Società Autostrade esprime perplessità circa l’ipotesi di un trasferimento (a sue spese) dei residenti delle Gavette, questo rappresenterebbe un precedente che potrebbe essere impugnato da chiunque abiti sotto i viadotti, più o meno deteriorati, della rete autostradale.

IlFattoQuotidiano

lunedì 1 febbraio 2021

La caduta di Conte. - Tommaso Merlo

 

Se Conte cadesse vincerebbero le lobby e i loro giornali. All’avvocato del popolo preferiscono un bancario altolocato come Draghi. Uno che offre più garanzie ai loro interessi alla vigilia dell’abbuffata del secolo. Se Conte cadesse vincerebbe anche Renzi ma solo in apparenza. La situazione gli è sfuggita di mano. Renzi voleva giusto tornare al centro dell’attenzione e strappare qualche punto percentuale e qualche poltrona. Ed invece ha scatenato un putiferio allucinante che ha avuto come unico vero effetto quello di certificare per l’ennesima volta la fine definitiva della sua parabola politica. Il renzismo ha ancora una manciata di seguaci nei palazzi e nei giornali, per il resto è acqua passata. E prima se ne rende conto, meglio è per tutti. Se invece Conte restasse in sella vincerebbe il Movimento. Ma la stabilità fine a se stessa è poltronismo. La vera vittoria del Movimento dipenderà dal nuovo programma di governo e dalle cose concrete che il Movimento riuscirà a realizzare da qui alla fine della legislatura. La revoca delle concessioni, il conflitto d’interessi, la riforma della Giustizia, quella della Rai, il salario minimo e tutte le altre promesse rimaste ancora tali. Fatti, non chiacchiere. Se Conte mantenesse le redini vincerebbero anche i poltronosauri rosa del Pd che almeno per ora si stanno dimostrando fedeli ad un premier non farina del loro sacco. Il Pd ci ha messo la faccia nel governo Conte e la vuole giustamente salvare. Sembra poi credere alla nascita di un fronte anti-sovranista, una nuova era politica che tra i tanti pregi avrebbe anche quello di rinviare ulteriormente la loro estinzione. Idem con patate per i poltronosauri rossi. L’egocrisi di Renzi mirava a frammentare la maggioranza ma ha ottenuto l’effetto opposto. Almeno per ora. Ricompattandola attorno a Conte e confermando come il renzismo sia una componente estranea e di cui sbarazzarsi alla prima occasione. Quanto alla peggiore destra di sempre non è facile distinguere tra quello che dicono e quello che pensano. Sono profondamente spaccati e fingono di non esserlo con patetici giri di parole. I celeberrimi patrioti meloniani trascinerebbero la nazione al voto in piena pandemia pur di farsi la scorpacciata di poltrone che preannunciano i sondaggi. Alle ceneri berlusconiane andrebbe invece bene qualunque ammucchiata pur di continuare a sperare in una miracolosa risurrezione. Salvini sembra invece alquanto titubante. Certo, sbava più che mai per i pieni poteri ma allo stesso tempo gli conviene che sta grana immonda della pandemia se la sorbisca Conte. Quello stramaledetto avvocato a sgobbare, lui nella sua cameretta a lagnarsi e a fare le pulci via webcam. Quando poi tutto sarà risolto e riapriranno finalmente le gabbie, Salvini potrà tornare in piazza ad abbracciare il suo popolo e ritentare l’ascesa da salvatore della patria. Davvero la peggiore destra di sempre. Vogliono al più presto la caduta rovinosa di Conte ma nei modi e nei tempi che più convengono a loro. Alla fine se Conte cadesse vincerebbe la solita vecchia Italia e perderebbero tutti coloro che hanno creduto nel cambiamento incarnato da questo premier anomalo e molto apprezzato. Ed è proprio la popolarità di Conte la vera incognita politica di questo momento storico. Comunque finisca questa crisi delirante, la partita per la caduta definitiva di Conte sarà ancora lunga e riserverà sorprese.

Tommaso Merlo

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2021/02/01/la-caduta-di-conte/

giovedì 20 agosto 2020

Quando Salvini pestò la Nutella e altri harakiri. - Andrea Scanzi

Il condominio risarcisce il danno a causa della caduta per la ...

Spallata, che cilecca - Il giorno delle dimissioni di Conte inanella solo faccette. Da lì non ne ha più indovinata una, passando dai flop tv alle mandrie “no mascherina”.
Domani ricorrerà il Primo Anniversario della Liberazione dal Cazzaro Verde. Poco dopo essersi suicidato al Papeete, Matteo Salvini ricevette il supplizio per mano di Giuseppe Conte. Era, appunto, il 20 agosto. E una simile selva di badilate non si vedeva dai tempi del primo Mike Tyson. Da allora, Salvini non ne ha più indovinata una. E a difenderlo sono rimasti giusto la Maglie, Bechis e Senaldi. Cioè nessuno. Scegliere le peggiori dieci bischerate di quel che resta del Cazzaro è opera improba, perché lui ne combina mille al giorno. Limitiamoci, quindi, a una delle molte possibili “top ten dell’insipienza politica totale” regalateci da questo diversamente baldanzoso figuro che, da un anno, barcolla ma non molla.
1. Non si può non partire da qui: proprio da quel fiammeggiante 20 agosto. Sottovalutando clamorosamente Conte, Salvini lo avvicina sorridendo e gli sussurra qualcosa all’orecchio. Dietro di loro, l’ex ministro (aiuto…) Giulia Bongiorno ride oltremodo rapita: poco dopo, sghignazzeranno entrambi assai meno. A ogni scudisciata di Conte, ritenuto fino a quel punto un mezzo coglione da tutte quelle Marianna Aprile che cincischiano di politica come Paolo Fox di astrologia, Salvini – sedutosi genialmente alla sua destra, e dunque sempre inquadrato mentre l’altro parlava in piedi – si contorce e sbuffa. Soffre e si dimena. Annaspa e implode. Per poi esplodere in una gamma pietosa di faccette alla D’Urso. Ecco: Salvini, politicamente, è morto lì. E la cosa incredibile è che nessuno, tra i suoi “amici”, ha ancora avuto il coraggio di dirglielo.
2. Salvini, prima di quell’agosto del suo scontento, in tivù era bravissimo. Soprattutto nei testa a testa. Poi, da settembre, ha cominciato a prenderle da tutti. Botte come se piovesse. A Cartabianca (lo confesso: c’ero anch’io e quella volta peccai senz’altro di eccessivo ardimento). Da Floris, dove dà quasi sempre il peggio di sé. Da Gruber. Per questo, dal 2020, andrà quasi solo a casa sua. Cioè Rete4, D’Urso o “Non è l’Arena è Salvini” (cit Travaglio).
3. Compulsivo dei social, nell’ennesimo rigurgito di sovranismo a caso attacca la Nutella perché non usa nocciole italiane. Poi, resosi conto che la Nutella è un colosso, chiede scusa e fa un mestissimo tweet riparatorio in cui troneggia accanto a dolciumi cioccolatosi. Ah: le foto in cui si strafoga di qualsivoglia cibo, possibilmente ipercalorico, dopo il Papeete si intensificano. A conferma di come anche Salvini affoghi le sue pene nel cibo. E quel suo sbarazzino triplo mento (chiaro tributo a Jabba The Hutt) ce ne dà in questo senso orgogliosissima conferma.
4. Ospite di Bruno Vespa, dice che guardando la Madonna di Medjugorje ha capito che Conte è uno che mente. È a quel punto che, da un punto non troppo lontano, si sente avvicinarsi un plotone misericordioso di ambulanze.
5. Convinto di stravincere le elezioni in Emilia Romagna (con la Borgonzoni!), il Cazzaro Verde fa il ganassa e si mette a suonare il citofono di sedicenti criminali (che criminali non sono) tunisini. È uno dei punti più bassi nella storia dell’umanità. Ma Salvini continuerà a scavare ancora.
6. La pandemia devasta quel che resta del “leader” della Lega (parentesi: se non avesse sbagliato tutto ad agosto, questo qua ci avrebbe governato durante il lockdown. Aiuto!). Uno dei primi cedimenti strutturali si rileva quando il Nostro straparla di un “foglio” che esiste in Svizzera: tu lo compili e – zac! – lo Stato ti regala subito 500 milioni, tre Rolex, 4 Lindt e una mucca pezzata in scala 1:12. Daje.
7. In pieno lockdown, propone genialmente di permettere agli italiani di andare a messa con Pasqua. Giusto per aumentare i contagi e, con questo, mettere ancor più a dura prova la fede di noi tutti.
8. Dal 2 giugno in poi, Salvini se ne frega delle regole e organizza assembramenti a getto continuo. Per motivi insondabili, nessuno lo multa. Arriva pure a partecipare a un raduno di casi umani (fatte salve alcune eccezioni) al Senato. Una mandria di no mask, negazionisti, nature morte e complottisti alla canna del gas. Il circo Barnum dei citrulli.
9. Zimbellato da Floris, si fa ridere dietro da tutti dimostrando di non avere ancora capito che la mascherina va usata anzitutto quando sei vicino a una persona (ancor più se sconosciuta) e gli sputicchi in faccia mentre ci parli.
10. Con fare bulimico e compulsivo, si scofana otto chili di ciliegie mentre Zaia accanto a lui parla di bambini morti. Poi, il giorno dopo, a Sky nega tutto: “Ma dai, secondo lei io mi metto a mangiare ciliegie mentre si parla di bambini morti? Via, su”. La giornalista, cristianamente, capisce che di fronte a un uomo in uno stato così confusionale persino Basaglia avrebbe avuto problemi. E quindi neanche replica. Aiutatelo. O magari no.

mercoledì 26 luglio 2017

Fondazione – Caduta dell’Impero Galattico Americano. (1^ parte) - Jim Quinn



“La caduta dell’impero, signori, per quanto sia una cosa dalla portata enorme, non è contrastabile con facilità. È dettata dalla una burocrazia emergente, dall’iniziativa sfuggente, dalla conservazione di prestigio, dal contenimento del desiderio di conoscenza e da un centinaio di altri fattori. Si protrae, come ho detto, da secoli, ed è un movimento troppo maestoso e imponente per arrestarsi.”– Isaac Asimov, Fondazione
“Qualsiasi sciocco può dire, quando sopraggiunge, che si tratta di una crisi. Il vero e proprio atto utile allo stato delle cose è rilevarla in embrione.”– Isaac Asimov, Fondazione
Ho letto la rinomata e premiata trilogia di fantascienza di Isaac Asimov una quarantina di anni fa, quando ero adolescente. L’ho letta perché mi piacevano i romanzi di fantascienza, non perché stavo cercando di capire la correlazione con la caduta dell’Impero Romano. I libri che sono poi stati intitolati Foundation Trilogy (n.d.T. Trilogia della Fondazione) (Foundation, Foundation and Empire, Second Foundation) non sono stati scritti come romanzi; sono i racconti relativi alla Fondazione, raccolti in volume, che Asimov ha scritto tra il 1941 e il 1950. Ha scritto queste storie durante le fasi finali della crisi della nostra ultima Quarta Svolta e le fasi iniziali del picco successivo. Questo è avvenuto nello stesso arco di tempo in cui Tolkien scriveva la Trilogia de Il Signore degli Anelli e Orwell scriveva 1984. Non è stata una coincidenza.
Il tono di presagio, pericolo, paura, e imminente castigo, che si accompagna alla guerra senza fine, dà propellente a tutti questi romanzi perché sono stati tutti scritti durante la parte più sanguinosa e pericolosa dell’ultima attuale Quarta Svolta. Mentre l’istituzione del pensiero lineare continua a essere accecata dal continuo deterioramento delle condizioni economiche, politiche, sociali e culturali in tutto il mondo, siamo entrati nella fase più insidiosa dell’attuale Quarta Svolta.
Questo stato d’animo infausto che inghiotte il mondo non è una nuova dinamica, ma un evento ciclico che sopraggiunge ogni 80 anni o giù di lì. Otto decenni fa il mondo era sul punto di una guerra mondiale, che avrebbe ucciso 65 milioni di persone. Otto decenni prima del 1937 il Paese era sul punto di una guerra civile che avrebbe ucciso quasi il 5% della popolazione maschile. Otto decenni prima del 1857 la Rivoluzione Americana era appena iniziata e sarebbe durata sei anni sanguinosi in più. Niente di tutto questo è coincidenza. La configurazione generazionale si ripete ogni ottanta anni, guidando il cambiamento di umore che porta a un cambiamento rivoluzionario e alla distruzione dell’ordine sociale esistente.
Isaac Asimov certamente non prevedeva che le sue storie sulla Fondazione rappresentassero il declino di un Impero Americano che ancora non esisteva. L’opera che ha ispirato Asimov era la serie a più volumi di Edward Gibbon, The Decline and Fall of the Roman Empire, pubblicata tra il 1776 e il 1789. Gibbon considerava la caduta di Roma non come conseguenza di particolari eventi drammatici, ma come risultato del graduale declino della virtù civica, della svalutazione monetaria e dell’affermarsi del Cristianesimo, che ha reso i Romani meno propensi alle faccende terrene.
Il tomo di Gibbon riflette la stessa teoria generazionale sposata da Strauss e Howe in  The Fourth Turning. La conclusione di Gibbon è che la natura umana non cambia mai, e la propensione del genere umano a dividersi, amplificata dalle differenze ambientali e culturali, è ciò che governa la natura ciclica della storia. Gibbon costruisce una narrazione che attraversa i secoli, mentre gli eventi si svolgono e i successi e i fallimenti degli imperatori si verificano nel contesto del declino inesorabile dell’Impero. Gli eventi e i comportamenti dei singoli imperatori, in particolare, erano irrilevanti in un quadro più ampio e nel modello di declino storico. La storia progredisce inesorabilmente con l’impulso della legge dei grandi numeri.
Asimov ha descritto la sua ispirazione per i romanzi:
“Ho voluto considerare essenzialmente la scienza della psicostoria, una cosa di mia invenzione. È stata, in un certo senso, la lotta tra libero arbitrio e determinismo. Ho voluto creare, d’altra parte, una storia in analogia con l’opera The Decline and Fall of the Roman Empire, ma sulla scala molto più grande della galassia. Per fare ciò, ho assunto l’atmosfera dell’Impero Romano e l’ho tracciata molto più in grande. Il sistema sociale, poi, è molto simile al sistema dell’Impero Romano, ma ciò era solo un abbozzo.
Mi sembrava che, se avessimo veramente un impero galattico, ci sarebbero così tanti esseri umani – a quintilioni -, da poter forse essere in grado di prevedere con grande precisione il comportamento delle società, anche se il comportamento degli individui che compongono queste società non sarebbe prevedibile. Così, sullo sfondo dell’Impero Romano tracciato in grande, ho inventato la scienza della psicostoria. Per tutta l’intera trilogia, poi, ci sono forze opposte del desiderio individuale e della manomorta dell’inevitabilità sociale.”
La storia è predeterminata?
“Non capite? È una cosa che abbraccia tutta la galassia. Si tratta di un culto del passato. Di un aggravamento, di una stagnazione!” – Isaac Asimov, Fondazione
“È stata la mia filosofia di vita che, se affrontate con coraggio, le difficoltà svaniscono.” – Isaac Asimov, Fondazione
La trilogia della Fondazione si apre su Trantor, la capitale dell’Impero Galattico da ormai 12.000 anni. Anche se l’impero appare stabile e potente, sta lentamente decadendo in modi che possono essere messi in parallelo con il declino dell’Impero Romano d’Occidente. Hari Seldon, matematico e psicologo, ha sviluppato la psicostoria, un nuovo campo della scienza che mette alla pari della matematica tutte le possibilità che si presentano nelle grandi società, il che permette la previsione di eventi futuri.
La psicostoria è una miscela di psicologia delle masse e matematica di alto livello. Un abile psicostorico è in grado di prevedere il comportamento globale, a lungo termine, di miliardi di persone per molti anni nel futuro. Tuttavia, funziona solo con i grandi gruppi. La psicostoria è quasi inutile per prevedere il comportamento di un individuo. Inoltre, non va bene se il gruppo oggetto di analisi è consapevole che è sotto analisi – perché se ne è a conoscenza, il gruppo cambia il suo comportamento.
Utilizzando la psicostoria, Seldon ha scoperto la natura del declino dell’Impero, facendone arrabbiare i governanti aristocratici. I governanti, considerando il punto di vista e le dichiarazioni di Seldon come quelli di un sovversivo, lo arrestano. Seldon, messo alla prova dallo Stato, difende le sue convinzioni, spiegando la sua teoria che l’impero crollerà in 300 anni e che si entrerà in un’età buia della durata di 30.000 anni.
Egli informa i governanti che un’alternativa a questo futuro è ottenibile, e spiega a loro che generando un’antologia di tutta la conoscenza umana, l’Enciclopedia Galattica, non eviterebbe la caduta ineluttabile dell’Impero, ma ridurrebbe l’età buia a “soli” 1.000 anni.
I burocrati, nel loro stato di paura, gli offrono esilio in un mondo remoto, Terminus, con altri intellettuali accademici che potrebbero aiutarlo a creare l’Enciclopedia. Egli accetta la loro offerta, e mette in moto il suo piano di istituire due Fondazioni, una a ogni estremità della galassia, per preservare la conoscenza accumulata dell’umanità e quindi accorciare l’Età buia, una volta avvenuto il crollo dell’Impero. Seldon ha creato la Fondazione, sapendo che sarebbe poi stata considerata una minaccia per i governanti dell’Impero, provocando l’attacco finale. È per questo che ha creato una Seconda Fondazione, sconosciuta alla classe dominante.
Il concetto di psicostoria di Asimov, sulla base della prevedibilità delle azioni umane secondo la teoria dei grandi numeri, ha delle somiglianze con la teoria generazionale di Strauss &Howe. La sua teoria non ha la pretesa di prevedere le azioni degli individui, ma ha formulato leggi precise, sviluppate con l’analisi matematica per prevedere l’azione di massa dei gruppi umani. Il suo romanzo esplora il dibattito secolare se la storia umana procede in modo prevedibile, con persone incapaci di cambiarne il suo corso, o se gli individui possono alterarne la progressione.
La natura ciclica della storia, guidata da coorti generazionali che assommano a decine di milioni di individui, è stata documentata nel corso dei secoli da parte di Strauss &Howe nella opera del 1997, The Fourth Turning. Gli esseri umani, in gran numero, reagiscono in modo prevedibile come una mandria. So che è una delusione per tutti gli individualisti del pensiero lineare che credono erroneamente che una persona possa cambiare il mondo e il corso della storia.
Le crisi cicliche che si verificano ogni ottant’anni corrispondono a quanto verte ogni racconto della Fondazione, ciò che viene chiamato “crisi Seldon”, la congiunzione di apparentemente insolubili difficoltà esterne e interne. Le crisi sono state tutte predette da Seldon, che appare verso la fine di ogni storia come ologramma per confermare che la Fondazione ha attraversato la precedente in modo corretto.
Le “crisi Seldon” assumono due forme. O gli eventi si svolgono in modo che vi sia un solo percorso chiaro da intraprendere, o le forze della storia cospirano per determinarne il risultato. Ma caratteristica comune è che il libero arbitrio non ha importanza. Gli eroi e gli avversari credono che le loro scelte possano fare la differenza quando, in realtà, il futuro è già scritto. Questo è un punto di vista controverso, che fa arrabbiare molte persone, perché percepiscono di essere privati della loro individualità.
La maggior parte delle persone non vuole essere ammassata in un accorpamento di altri esseri umani, perché credono che, ammettendo ciò, li denuderebbe del loro senso di libero arbitrio. Le loro sensibilità delicate sono ferite dal fatto inequivocabile che le loro azioni individuali sono praticamente prive di significato per la direzione della storia. Ma la follia delle masse può influire in modo sensazionale sui costumi del passato.
“Leggendo The History of Nations si riscontra che, come individui, le persone hanno i loro ghiribizzi e le loro peculiarità, i loro periodi di eccitazione e sregolatezza, quando non si preoccupano di ciò che fanno. Riscontriamo che intere comunità improvvisamente fissano la loro mente su un oggetto e impazziscono nel suo perseguimento; che milioni di persone sono contemporaneamente colpite da un’illusione, e la rincorrono, fino a quando la loro attenzione è catturata da qualche nuova assurdità più accattivante della prima.”– Charles Mackay, Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds.
Molte persone sostengono che i progressi dinamici della tecnologia e della scienza hanno cambiato il mondo in modo tale da alterare la natura umana in modo positivo, da ciò derivano esseri umani che agiscono in modo più razionale. Questa alterazione si tradurrebbe in un livello di progresso umano non sperimentato in precedenza. La falsità di questa teoria della tecnologia è avvalorata dalla persistenza della guerra, dalla corruzione del governo, dall’avidità, dalla fede in falsi ragionamenti economici, dal decadimento civile, dal degrado culturale, e dal disordine globale che si diffonde tutto il mondo. L’umanità è incapace di cambiamento. Le stesse debolezze e tratti auto-distruttivi che l’hanno afflitta nel corso della storia sono oggi di gran lunga più diffusi, rispetto al passato.
La soluzione di Asimov al fallimento dell’umanità ad attuare il cambiamento era la creazione di una benevola classe dirigente accademica che avrebbe potuto salvare la razza umana dalla sua distruzione. Egli sembra aver precorso i tempi per quanto riguarda la creazione di Governi Ombra e funzionari dello Stato Profondo. Sembra che fosse d’accordo con il suo contemporaneo Edward Bernays. Non ci si poteva fidare delle masse per prendere buone decisioni, quindi avevano bisogno di uomini intellettualmente più progrediti per guidare le loro azioni.
“La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse è un elemento importante della società democratica. Coloro che manipolano questo occulto meccanismo della società costituiscono un governo invisibile, vero potere dominante del nostro Paese. …Siamo governati, le nostre menti modellate, i nostri gusti costruiti, le nostre idee suggerite, in gran parte da uomini dei quali non abbiamo mai sentito parlare. Si tratta di una logica conseguenza del modo in cui è organizzata la nostra società democratica.
Un gran numero di esseri umani, in questo modo, deve cooperare se si deve vivere insieme come una società che funziona senza problemi. … In quasi ogni azione della nostra vita quotidiana, sia nella sfera della politica o dell’attività economica, nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero etico, siamo dominati da un numero relativamente esiguo di persone … che sono a conoscenza dei processi mentali e di modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano i fili e controllano la mente del pubblico.” – Edward Bernays – Propaganda
Nella seconda parte di questo articolo comparerò e contrapporrò l’ascesa al potere di Donald Trump all’affermarsi del Mulo del capolavoro di Asimov. Individui dotati in modo insolito appaiono una volta nella vita a disturbare i piani dell’ordine sociale esistente.