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domenica 18 ottobre 2020

La pandemia e il guado del cambiamento. - Tommaso Merlo

 

Vita dura per gli sciacalli nostrani. Han passato l’estate a fregarsene del virus e adesso che il contagio è ripartito la colpa non è loro. È dei loro nemici politici. L’Italia è vittima di persone che per misero tornaconto manipolano la realtà di continuo. Son bastati pochi giorni affinché branchi di sciacalli passassero dalla “libertà di contagiare” al “c’infettiamo governo ladro”. Tempi davvero duri per loro. La realtà cambia in maniera così repentina da costringere gli sciacalli a continue inversioni ad u che ne minano la credibilità facendogli scivolare nel ridicolo. La pandemia sta facendo emergere il meglio e il peggio del nostro paese. Il meglio lo stanno dando i cittadini che han compreso la gravità dell’emergenza e l’importanza fondamentale del proprio comportamento. Cittadini che stanno dimostrando senso di responsabilità e lungimiranza ed accettano di buongrado piccoli sacrifici e piccole accortezze che possono salvare la loro vita e quella degli altri. Il peggio lo stanno dando invece certi politicanti e certi personaggi che scorrazzano nel malconcio mondo dell’informazione. Esibizionisti di ogni risma ed egoarchi cronici che creano solo caos e alimentano frustrazione e divisioni per meschino tornaconto o vanità. La pandemia sta dimostrando come l’Italia sia un paese in mezzo ad un guado culturale. Un guado tra passato e futuro. Con da una parte cittadini emancipati e maturi che vorrebbero attraversarlo e costruire un paese all’altezza delle proprie nuove consapevolezze. E dall’altra una minoranza privilegiata che vuole impedirglielo perché il cambiamento non gli conviene. Un guado. Tra il meglio e il peggio. Tra il vecchio e il nuovo che prima o poi dovrà risolversi. Il cambiamento lo puoi frenare ma non lo puoi fermare. Un paese, una società, una democrazia non sono altro che la proiezione di quello che hanno dentro i cittadini, la proiezione della loro cultura prevalente. Il profondo malessere italiano di questi anni nasce proprio dalla divergenza tra i valori che hanno maturato i cittadini e ciò che riscontrano attorno a loro in certa politica e in certa informazione. La pandemia lo sta rendendo evidente. Viviamo in mezzo al guado uno scontro latente. Tra il meglio e il peggio. Tra il vecchio che non vuole rassegnarsi alla sua fine ed un nuovo che fatica a sorgere per gli ostacoli creati da coloro a cui il cambiamento non conviene. Ma il cambiamento lo puoi frenare, non lo puoi fermare. Un paese cambia quando il modo di pensare e quindi di comportarsi dei cittadini cambia in maniera abbastanza diffusa e quindi potente da dar vita ad una realtà politica e sociale nuova. La pandemia lo sta confermando. La grande maggioranza dei cittadini italiani sono migliori di certi politicanti e di certi personaggi che sguazzano nel malconcio mondo dell’informazione. E sono più che pronti ad attraversare il guado e costruire finalmente un paese all’altezza dei tempi e delle loro nuove consapevolezze.

https://repubblicaeuropea.com/2020/10/18/la-pandemia-e-il-guado-del-cambiamento/

domenica 12 luglio 2020

Le concessioni sono solo l’inizio. Ora il Paese può cambiare. - Gaetano Pedullà

AUTOSTRADE

A prendere sul serio quello che si dice su tutti i canali tv, l’Italia è spacciata. Nessuno è stato aiutato, a settembre ci saranno milioni di licenziamenti, e ovviamente il Governo dorme. Morale della favola: votate Salvini con Berlusconi e la Meloni, che toglieranno le tasse, ci libereranno dagli immigrati che rubano il lavoro agli italiani e tutti vivremo felici e contenti. Se però non crediamo agli asini che volano, è tutto un altro scenario quello che abbiamo di fronte. In un Paese con regole bizantine, indebitato da decenni di politiche di manica larga, per non parlare delle ruberie, mai si era fatto tanto per le fasce sociali più deboli, e mai si era messo con le spalle al muro il sistema come sta avvenendo con la concessione delle autostrade.
Per la propaganda delle destre, con il seguito dei loro giornalisti parolai, tutto questo è troppo poco, così come sono sempre pochi i miliardi erogati dall’Inps ai lavoratori autonomi e a chi è finito in cassa integrazione, sono pochi i miliardi che sta erogando il sistema bancario grazie alla garanzia pubblica, ed è poco il contributo a fondo perduto già accreditato alle imprese. Per chi ha un minimo di memoria e altrettanta onestà intellettuale non sarà difficile ricordare che storicamente in tutte le situazioni di crisi – terremoti, alluvioni o cicliche fasi di recessione – lo Stato ha sempre messo le mani in tasca agli italiani per prendere e mai per dare. Ma il livello delle opposizioni italiane è quello che è.
Prendiamo ad esempio gli Stati Generali dell’economia dove erano state invitate a dare un contributo di idee al Governo. Dopo aver frignato che la sede di Villa Pamphilj non gli piaceva, non si sono presentate per poi lamentarsi di non essere stati ascoltate. Il premier Conte allora le ha invitate di nuovo, e a quel punto la Lega ha risposto di averci ulteriormente ripensato e non andrà, Fratelli d’Italia ha accettato ma a condizione di trasmettere l’incontro in streaming e Forza Italia aspetta ancora ordini dai soci maggiori. Basterebbe questo per certificare quanto dobbiamo tenerci caro un Esecutivo che invece ha varato due manovre finanziarie gigantesche, si è dato da fare per non lasciare indietro nessuno e per trovare i soldi che ci servono in Europa.
Dove la maggioranza giallorossa, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà interne, sta segnando però il gol decisivo è nell’affermare dopo decenni che lo Stato non è più il garage dei poteri forti, e per lor signori la pacchia è finita. Si comincia entro domani con i Benetton, che non sono più brutti e cattivi di altre decine di (im)prenditori privilegiati dalle privatizzazioni folli benedette da politici e lobby al loro servizio. Al momento non c’è ancora una decisione, ma a meno di sorprese le strade rimaste sono due. La prima prevede che i Benetton cedano il controllo di Autostrade per l’Italia o della holding Atlantia alla Cassa Depositi e Prestiti e al Fondo strategico pubblico F2i.
In questo modo parte dei proventi della rete viaria torneranno alla collettività, che garantirà anche le manutenzioni e il livello delle tariffe. In alternativa, la società dei Benetton può resistere, farsi togliere la concessione e fare causa per questo allo Stato, sperando che le vada meglio di com’è finita due giorni fa alla Consulta, dove aveva tentato di invalidare persino il diritto del Governo di affidare la costruzione del nuovo ponte di Genova a un soggetto diverso da quello che l’aveva fatto cadere.
Questo contenzioso legale potrebbe durare anni, e alla fine dare pure ragione all’attuale concessionario, per via di un contratto di affido della rete autostradale che l’Anas firmò a suo tempo tutelando all’inverosimile il contraente privato anziché quello pubblico. In ogni caso all’ex ministra renziana Maria Elena Boschi, che ieri ha difeso apertamente la concessione ad Autostrade proprio per questo rischio di dover pagare risarcimenti miliardari, andrebbe ricordata una frase ripresa da Paolo Borsellino: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Ecco, qui sta la vera cifra di un Governo che non potrà piacere mai all’establishment, inserendo in tale categoria le Confindustrie e combriccole simili, oltre alla stampa apparentemente di opposizione e in realtà beatamente serva di un padrone.
Sotto la spinta non certo del Pd, ma decisamente del Cinque Stelle, un pezzetto alla volta si sta smontando una montagna di potere costruita sulla pelle degli italiani. Un gigante blindato da leggi scritte per fare gli interessi di Lor signori e non dei cittadini, difeso da parrucconi e giannizzeri fuori dal tempo, come quelli che solo pochi giorni fa hanno ripristinato i vitalizi per gli ex senatori. Un sistema inscalfibile, che nel caso dei Benetton è riuscito ad allungare il brodo per due anni, nonostante 43 morti a Genova e 40 ad Avellino, e tutt’ora minaccia di fare cause aggrappandosi a qualche furbizia legale. Perciò dal disastro del ponte Morandi è passato tanto tempo, ma alla fine indietro non si torna. E questo si chiama cambiare il Paese.

domenica 15 marzo 2020

Normalità si fa per dire. - Marco Travaglio

Quando sarà tutto finito, si spera che nessuno voglia “tornare alla normalità”. Perché prima non eravamo mica normali. Anzi.
Normalità vuol dire mettere in salvo la sanità pubblica, cioè la nostra salute, levandola alle Regioni, cioè sottraendola alle grinfie di satrapi e mitomani che si fan chiamare governatori (o, come De Luca, trovano “terapeutiche” le fucilazioni cinesi) e riportandola sotto il ferreo controllo dello Stato. Possibilmente di un prefetto. Tedesco.
Normalità è stabilire che la sanità privata se la pagano i privati con i loro soldi: tutta. Ciascuno è liberissimo di costruirsi una clinica e di ospitarvi chi se la può permettere, ma deve sapere che non avrà un euro dallo Stato. Perché lo Stato deve curare tutti i malati, ricchi e poveri, bisognosi di terapie più o meno complesse e costose, e non indebolire le strutture pubbliche per spianare la strada ai privati “convenzionati”, che poi privati non sono perché i soldi che intascano sono i nostri.
Normalità, se proprio non vogliamo abolire le Regioni, è dare almeno al governo più poteri ordinari per commissariarle appena è necessario. Ora i presidenti di quelle meridionali confessano serafici, praticamente a una sola voce, di non essere in grado di affrontare l’emergenza coronavirus perché i loro ospedali hanno pochissimi posti di terapia intensiva. E a chi lo dicono, a noi? Siccome non sono piovuti dalla luna, ma rappresentano partiti che governano quelle regioni ininterrottamente o con qualche intervallo da decenni, dovrebbero spiegare dove sono finiti i soldi (anche se lo sappiamo bene) che ogni anno ricevono dallo Stato (115 miliardi a botta). E poi passare le consegne al governo centrale per manifesto fallimento. A partire dalla Calabria, dove il centrodestra che ha vinto le elezioni 50 giorni fa non riesce nemmeno a formare una giunta, figurarsi a gestire pandemie.
Normalità è non ripetere mai più (né accettare che si ripeta) la frottola della “sanità lombarda migliore del mondo”. Certo, ha medici, infermieri e strutture di eccellenza, ma anche una distribuzione delle risorse a dir poco criminale. Chi non l’avesse ancora capito dovrebbe essere obbligato per decreto a leggersi la sentenza Formigoni, il sedicente “governatore” condannato a 5 anni e 10 mesi (di cui appena 5 mesi scontati in carcere) per associazione a delinquere e corruzione per avere incassato almeno 6,6 milioni di tangenti in cambio di almeno 200 milioni di euro prelevati dalle casse della sanità regionale e dirottati alle cliniche e agli istituti privati, tipo il San Raffaele e la Maugeri. Quanti posti di rianimazione si creano con 200 milioni? Quanti respiratori, quanti tamponi, quante mascherine si comprano?
Normalità è pagare le tasse e stangare senza pietà chi non le paga. Non ora che vanno sospese e rinviate per chi non può pagarle. Ma dopo sì, cazzo. Se la Germania ha 28mila posti di terapia intensiva e noi 5mila, se ci mancano medici, infermieri e macchinari, non è solo per gli sprechi e le tangenti, ma soprattutto per lo spread dell’evasione impunita.
Normalità è finirla col mantra “sblocca-cantieri” e richiamare in servizio al ministero dei Trasporti il comitato per l’analisi costi-benefici delle grandi opere, istituito (e purtroppo ignorato) da Toninelli, per decidere quali ci servono davvero e quali vanno cancellate prima di fare altri danni all’ambiente e al bilancio dello Stato, e dirottare le risorse verso destinazioni più urgenti e utili: nuovi ospedali, scuole, strade e ferrovie ordinarie.
Normalità è costruire nuove carceri, per ospitare in condizioni sicure e dignitose chi deve andarci e restarci, e finirla con la lagna dell’indulto&amnistia (termini pressoché ignoti all’estero) a ogni rivolta o emergenza.
Normalità è distinguere i politici che amano davvero l’Italia (da premiare) da quelli che odiano tutti tranne se stessi (da trombare): il virus è un’ottima cartina al tornasole per riconoscerli.
Normalità è piantarla col cosiddetto “infotainment” televisivo, dove non si capisce chi sia l’esperta fra Ilaria Capua e Barbara D’Urso. E invitare Vittorio Sgarbi e quelli come lui a parlare solo di ciò che sanno (nel caso di Sgarbi, l’arte del ’500), lasciando il resto a chi ha almeno una vaga idea di quel che dice (che non è il caso di Sgarbi sulle faccende giudiziarie, né tantomeno sul Covid-19, da lui autorevolmente definito “virus del buco del culo”, con annessa profilassi da manicomio: “Andate in giro e non vi succederà niente”).
Normalità è fare tesoro di queste settimane di arresti domiciliari e coprifuoco che ci hanno insegnato a valorizzare l’essenziale e a tagliare il superfluo (inclusi il Cazzaro Verde e l’Innominabile).
Normalità è alzare gli occhi dallo smartphone e guardare in faccia gli altri (che cominciano a mancarci proprio ora che ci mancano). Darsi appuntamenti per vedersi di persona, chiacchierare de visu o al telefono. Fare cose insieme anziché inseguirsi con messaggi vocali senza mai trovarsi.
Normalità è smetterla di affollare i divani e i centri commerciali e correre in musei, teatri, cinema, concerti, librerie, siti artistici e archeologici, ora che la loro mancanza ce li fa sentire vitali ed essenziali come mai prima. Infatti cerchiamo di surrogarli con le cantatine dai balconi e dalle finestre. Io, per esempio, appena finirà l’emergenza e uscirà il nuovo film di Carlo Verdone, avrò così tanta voglia di ridere che me lo vedrò dieci volte per dieci sere di seguito.
Normalità è ascoltare Lucio Dalla: “Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”.

giovedì 26 settembre 2019

Scioglimento dei ghiacciai, oceani sempre più caldi e cicloni: l’allarme dell’Onu sul riscaldamento climatico. - Sara Gandolfi

Scioglimento dei ghiacciai, oceani sempre più caldi e cicloni: l'allarme dell'Onu sul riscaldamento climatico

Il rapporto dell’Ipcc avverte che i mari rischiano di salire di oltre un metro entro fine secolo. In alcune regioni montuose, rischia di sparire l’80 per cento dei ghiacciai.

A due giorni dal vertice sul clima dell’Onu, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha pubblicato un nuovo drammatico rapporto, dedicato agli oceani e alla criosfera — le parti congelate del pianeta — intitolato Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate. Annunciato al termine di una sessione plenaria di quattro giorni, nel Principato di Monaco, il rapporto è una sintesi di 7000 papers scientifici di 36 paesi diversi, e non lascia margine al dubbio sulla crisi climatica in atto. Oceani sempre più caldi e acidi, ondate di calore, piogge e cicloni più devastanti, isole sommerse.

L’innalzamento del livello del mare (finora + 16 cm) sta accelerando: senza un drastico taglio delle emissioni climalteranti, gli oceani entro il 2100 si alzeranno oltre dieci volte più velocemente di quanto sia avvenuto nel XX secolo. Ovvero 15 millimetri all’anno contro i 3,6 mm annui di oggi e l’1,4 mm del secolo scorso. Significa che il mare potrebbe sollevarsi di altri 84 centimetri entro fine secolo (secondo le stime più catastrofiche, addirittura 1,1 metri). Nello scenario migliore, con drastici tagli alle emissioni, si potrebbe limitare tale innalzamento a 43 cm.

I ghiacciai perderanno in media più di un terzo della loro massa nello scenario più grave (alte emissioni); alcune catene montuose potrebbero perdere oltre l’80 per cento dei propri ghiacciai entro fine secolo e molti sparirebbero completamente. Il ritiro dei ghiacciai di montagna modifica la disponibilità e la qualità dell’acqua a valle, con pesanti implicazioni per l’agricoltura e l’energia idroelettrica da cui dipendono le comunità locali.

La vita marina, già colpita duramente dal riscaldamento degli oceani, continuerà a declinare, anche se un taglio delle emissioni potrebbe ridurre il danno. Gli oceani si sono riscaldati senza interruzione dal 1970 e hanno assorbito più del 90% del calore in eccesso del sistema climatico. Dal 1993, il tasso del riscaldamento dell’oceano è più che raddoppiato. Tra l’84 e il 90 per cento di tutte le ondate marine di calore è oggi attribuibile alla crisi climatica: e le ondate sono due volte più frequenti, più calde e di maggior durata rispetto al periodo pre-anni Ottanta. La loro frequenza sarà di 20 volte più elevate se nel 2100 l’aumento delle temperature si fermerà a 2 ° C rispetto ai livelli preindustriali. Ma sarebbe 50 volte maggiore se le emissioni continuassero ad aumentare. Il riscaldamento dell’oceano riduce la miscelazione tra gli strati d’acqua e, di conseguenza, l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive per la vita marina.

L’oceano ha assorbito tra il 20 e il 30% delle emissioni di biossido di carbonio indotte dall’uomo dagli Anni ‘80, causando l’acidificazione degli oceani, destinata ad aumentare negli anni a venire. Il pH potrebbe crollare di altri 0,3 gradi entro il 2100, e questo implicherebbe un aumento dell’acidità di circa il 150 per cento. Fino all’80 per cento della parte superiore dell’oceano potrebbe perdere ossigeno già intorno al 2050. In conseguenza di ciò, la massa totale degli animali nell’oceano potrebbe diminuire del 15 per cento e la capacità massima di pesca crollare fino al 24 per cento entro fine secolo. I coralli sono particolarmente a rischio, anche nello scenario più roseo. Il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani, la perdita di ossigeno e i cambiamenti nelle scorte di nutrienti stanno già influenzando la distribuzione e l’abbondanza della vita marina nelle zone costiere, in mare aperto e sul fondale marino.

I cambiamenti in atto negli oceani a loro volta generano fenomeni meteorologici estremi, destinati a peggiorare. Cicloni, uragani e tifoni diventeranno più potenti anche in un mondo a +2 C, causando maggiori danni alle coste, secondo il rapporto degli esperti Onu sul clima. L’«intensità media» dei cicloni tropicali e la percentuale dei cicloni di categoria 4 e 5, che è già aumentata negli ultimi decenni, «dovrebbe aumentare», anche se i cicloni in generale non dovrebbero essere più frequenti. Le correnti atlantiche – o Atlantic Meridional Overturning Circulation – che hanno un ruolo chiave nella redistribuzione del calore sul pianeta, sembrano destinate a indebolirsi, con il rischio di un aumento delle tempeste nell’Europa del Nord, di maggiori siccità in Sahel e Asia del Sud, e livelli del mare più alti nel nord est dell’America settentrionale.

Lo scioglimento del permafrost e del ghiaccio marino potrebbe provocare un aumento del riscaldamento marino, in un circolo vizioso che si auto-alimenta. Sta già avvenendo. Il disgelo in Groenlandia e Antartico sta rilasciando oltre 400 miliardi di tonnellate d’acqua all’anno. E a Nord l’area dell’Artico coperta dalla neve in estate si restringe di oltre il 13 per cento a decennio. Lo scongelamento del permafrost potrebbe rilasciare enormi quantità di diossido di carbonio e metano in atmosfera. Senza un drastico taglio delle attuali emission, si teme il rilascio di decine o centinaia di miliardi di tonnellate di CO2 entro fine secolo, con un’ulteriore accelerazione del riscaldamento climatico. Stessa conseguenza per lo scioglimento della neve e del ghiaccio.

Alcune isole sono destinate a diventare inabilitabili a causa dell’innalzamento degli oceani. Nello scenario peggiore, anche molte regioni costiere sono ad altissimo rischio: entro il 2300 il livello del mare potrebbe arrivare a +5,4 metri. Entro il 2050, molte megalopoli costiere e piccole nazioni insulari subiranno ogni anno catastrofi climatiche, anche con un’aggressiva riduzione delle emissioni di gas serra. Costruire una protezione contro l’innalzamento del livello dell’acqua potrebbe ridurre il rischio di inondazioni da 100 a 1.000 volte, se si investisse «da decine a centinaia di miliardi di dollari all’anno»,ma gli stati insulari non ne avranno i mezzi.

«L’oceano non può sostenere all’infinito il nostro attuale stile di vita — commenta Rebecca Hubbard di «Our Fish» — Stiamo spingendo ben oltre i limiti. L’Unione europea può lanciare un nuovo Green Deal prendendo subito misure per porre fine all’overfishing». E il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, che presiede il gruppo C40 Cities, contro il cambiamento climatico le ha fatto eco: «Il rapporto è una lettura scioccante. Le coste del pianeta sono la casa di circa 1,9 miliardi di persone e di oltre la metà delle megacittà del mondo, e tutte sono in grave pericolo se non agiamo subito per impedire l’innalzamento delle temperature e del livello del mare».

L’oceano e la criosfera svolgono un ruolo fondamentale per la vita sulla Terra. Un totale di 670 milioni di persone nelle regioni di alta montagna e 680 milioni di persone nelle zone costiere dipendono direttamente da questi sistemi. Quattro milioni di persone vivono permanentemente nella regione artica, e gli Stati in via di sviluppo delle piccole isole ospitano 65 milioni di persone. «Il mare aperto, l’Artico, l’Antartico e le alte montagne possono sembrare lontani a molte persone», ha dichiarato Hoesung Lee, presidente dell’IPCC. «Ma dipendiamo da loro e ne siamo influenzati direttamente e indirettamente in molti modi: per tempo e clima, cibo e acqua, energia, commercio, trasporti, attività ricreative e turismo, per la salute e il benessere, per la cultura e l’identità».


domenica 17 marzo 2019

Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, smonta la bufala dei cambiamenti climatici.



Carlo Rubbia,Nobel per la fisica, spiega come i cambiamenti climatici sul pianeta ci sono sempre stati. Molti sono gli scienziati che sono d'accordo con lui e molti sono gli scienziati che stanno osteggiando il programma militare degli USA, HAARP, in funzione al Polo Nord già da tanto tempo e che si basa sul riscaldamento della ionosfera attraverso bombardamenti con raggi elettromagnetici. Bisogna stare molto attenti prima di schierarsi dalla parte dei "semplici" che chiedono ai potenti di fermare le emissioni di gas serra mangiando panini McDonald's , questi seguaci di Greta, chiamiamoli "Gretini", sarebbe bene che chiedessero alla NASA di non fare più esperimenti sulla ionosfera del nostro pianeta e all’Università di Harvard di bloccare il progetto geo-ingegneristico che prevede uno spray solare contro il surriscaldamento globale. C'è tanto ma tanto denaro che gira attorno a questi progetti che potrebbero davvero oscurare il nostro sole creando danni irreparabili all'ecosistema. Ormai sappiamo, il dio denaro può tutto e per il dio denaro si fa tutto. (Giuditta Gatto - fb)

mercoledì 26 luglio 2017

Fondazione – Caduta dell’Impero Galattico Americano. (1^ parte) - Jim Quinn



“La caduta dell’impero, signori, per quanto sia una cosa dalla portata enorme, non è contrastabile con facilità. È dettata dalla una burocrazia emergente, dall’iniziativa sfuggente, dalla conservazione di prestigio, dal contenimento del desiderio di conoscenza e da un centinaio di altri fattori. Si protrae, come ho detto, da secoli, ed è un movimento troppo maestoso e imponente per arrestarsi.”– Isaac Asimov, Fondazione
“Qualsiasi sciocco può dire, quando sopraggiunge, che si tratta di una crisi. Il vero e proprio atto utile allo stato delle cose è rilevarla in embrione.”– Isaac Asimov, Fondazione
Ho letto la rinomata e premiata trilogia di fantascienza di Isaac Asimov una quarantina di anni fa, quando ero adolescente. L’ho letta perché mi piacevano i romanzi di fantascienza, non perché stavo cercando di capire la correlazione con la caduta dell’Impero Romano. I libri che sono poi stati intitolati Foundation Trilogy (n.d.T. Trilogia della Fondazione) (Foundation, Foundation and Empire, Second Foundation) non sono stati scritti come romanzi; sono i racconti relativi alla Fondazione, raccolti in volume, che Asimov ha scritto tra il 1941 e il 1950. Ha scritto queste storie durante le fasi finali della crisi della nostra ultima Quarta Svolta e le fasi iniziali del picco successivo. Questo è avvenuto nello stesso arco di tempo in cui Tolkien scriveva la Trilogia de Il Signore degli Anelli e Orwell scriveva 1984. Non è stata una coincidenza.
Il tono di presagio, pericolo, paura, e imminente castigo, che si accompagna alla guerra senza fine, dà propellente a tutti questi romanzi perché sono stati tutti scritti durante la parte più sanguinosa e pericolosa dell’ultima attuale Quarta Svolta. Mentre l’istituzione del pensiero lineare continua a essere accecata dal continuo deterioramento delle condizioni economiche, politiche, sociali e culturali in tutto il mondo, siamo entrati nella fase più insidiosa dell’attuale Quarta Svolta.
Questo stato d’animo infausto che inghiotte il mondo non è una nuova dinamica, ma un evento ciclico che sopraggiunge ogni 80 anni o giù di lì. Otto decenni fa il mondo era sul punto di una guerra mondiale, che avrebbe ucciso 65 milioni di persone. Otto decenni prima del 1937 il Paese era sul punto di una guerra civile che avrebbe ucciso quasi il 5% della popolazione maschile. Otto decenni prima del 1857 la Rivoluzione Americana era appena iniziata e sarebbe durata sei anni sanguinosi in più. Niente di tutto questo è coincidenza. La configurazione generazionale si ripete ogni ottanta anni, guidando il cambiamento di umore che porta a un cambiamento rivoluzionario e alla distruzione dell’ordine sociale esistente.
Isaac Asimov certamente non prevedeva che le sue storie sulla Fondazione rappresentassero il declino di un Impero Americano che ancora non esisteva. L’opera che ha ispirato Asimov era la serie a più volumi di Edward Gibbon, The Decline and Fall of the Roman Empire, pubblicata tra il 1776 e il 1789. Gibbon considerava la caduta di Roma non come conseguenza di particolari eventi drammatici, ma come risultato del graduale declino della virtù civica, della svalutazione monetaria e dell’affermarsi del Cristianesimo, che ha reso i Romani meno propensi alle faccende terrene.
Il tomo di Gibbon riflette la stessa teoria generazionale sposata da Strauss e Howe in  The Fourth Turning. La conclusione di Gibbon è che la natura umana non cambia mai, e la propensione del genere umano a dividersi, amplificata dalle differenze ambientali e culturali, è ciò che governa la natura ciclica della storia. Gibbon costruisce una narrazione che attraversa i secoli, mentre gli eventi si svolgono e i successi e i fallimenti degli imperatori si verificano nel contesto del declino inesorabile dell’Impero. Gli eventi e i comportamenti dei singoli imperatori, in particolare, erano irrilevanti in un quadro più ampio e nel modello di declino storico. La storia progredisce inesorabilmente con l’impulso della legge dei grandi numeri.
Asimov ha descritto la sua ispirazione per i romanzi:
“Ho voluto considerare essenzialmente la scienza della psicostoria, una cosa di mia invenzione. È stata, in un certo senso, la lotta tra libero arbitrio e determinismo. Ho voluto creare, d’altra parte, una storia in analogia con l’opera The Decline and Fall of the Roman Empire, ma sulla scala molto più grande della galassia. Per fare ciò, ho assunto l’atmosfera dell’Impero Romano e l’ho tracciata molto più in grande. Il sistema sociale, poi, è molto simile al sistema dell’Impero Romano, ma ciò era solo un abbozzo.
Mi sembrava che, se avessimo veramente un impero galattico, ci sarebbero così tanti esseri umani – a quintilioni -, da poter forse essere in grado di prevedere con grande precisione il comportamento delle società, anche se il comportamento degli individui che compongono queste società non sarebbe prevedibile. Così, sullo sfondo dell’Impero Romano tracciato in grande, ho inventato la scienza della psicostoria. Per tutta l’intera trilogia, poi, ci sono forze opposte del desiderio individuale e della manomorta dell’inevitabilità sociale.”
La storia è predeterminata?
“Non capite? È una cosa che abbraccia tutta la galassia. Si tratta di un culto del passato. Di un aggravamento, di una stagnazione!” – Isaac Asimov, Fondazione
“È stata la mia filosofia di vita che, se affrontate con coraggio, le difficoltà svaniscono.” – Isaac Asimov, Fondazione
La trilogia della Fondazione si apre su Trantor, la capitale dell’Impero Galattico da ormai 12.000 anni. Anche se l’impero appare stabile e potente, sta lentamente decadendo in modi che possono essere messi in parallelo con il declino dell’Impero Romano d’Occidente. Hari Seldon, matematico e psicologo, ha sviluppato la psicostoria, un nuovo campo della scienza che mette alla pari della matematica tutte le possibilità che si presentano nelle grandi società, il che permette la previsione di eventi futuri.
La psicostoria è una miscela di psicologia delle masse e matematica di alto livello. Un abile psicostorico è in grado di prevedere il comportamento globale, a lungo termine, di miliardi di persone per molti anni nel futuro. Tuttavia, funziona solo con i grandi gruppi. La psicostoria è quasi inutile per prevedere il comportamento di un individuo. Inoltre, non va bene se il gruppo oggetto di analisi è consapevole che è sotto analisi – perché se ne è a conoscenza, il gruppo cambia il suo comportamento.
Utilizzando la psicostoria, Seldon ha scoperto la natura del declino dell’Impero, facendone arrabbiare i governanti aristocratici. I governanti, considerando il punto di vista e le dichiarazioni di Seldon come quelli di un sovversivo, lo arrestano. Seldon, messo alla prova dallo Stato, difende le sue convinzioni, spiegando la sua teoria che l’impero crollerà in 300 anni e che si entrerà in un’età buia della durata di 30.000 anni.
Egli informa i governanti che un’alternativa a questo futuro è ottenibile, e spiega a loro che generando un’antologia di tutta la conoscenza umana, l’Enciclopedia Galattica, non eviterebbe la caduta ineluttabile dell’Impero, ma ridurrebbe l’età buia a “soli” 1.000 anni.
I burocrati, nel loro stato di paura, gli offrono esilio in un mondo remoto, Terminus, con altri intellettuali accademici che potrebbero aiutarlo a creare l’Enciclopedia. Egli accetta la loro offerta, e mette in moto il suo piano di istituire due Fondazioni, una a ogni estremità della galassia, per preservare la conoscenza accumulata dell’umanità e quindi accorciare l’Età buia, una volta avvenuto il crollo dell’Impero. Seldon ha creato la Fondazione, sapendo che sarebbe poi stata considerata una minaccia per i governanti dell’Impero, provocando l’attacco finale. È per questo che ha creato una Seconda Fondazione, sconosciuta alla classe dominante.
Il concetto di psicostoria di Asimov, sulla base della prevedibilità delle azioni umane secondo la teoria dei grandi numeri, ha delle somiglianze con la teoria generazionale di Strauss &Howe. La sua teoria non ha la pretesa di prevedere le azioni degli individui, ma ha formulato leggi precise, sviluppate con l’analisi matematica per prevedere l’azione di massa dei gruppi umani. Il suo romanzo esplora il dibattito secolare se la storia umana procede in modo prevedibile, con persone incapaci di cambiarne il suo corso, o se gli individui possono alterarne la progressione.
La natura ciclica della storia, guidata da coorti generazionali che assommano a decine di milioni di individui, è stata documentata nel corso dei secoli da parte di Strauss &Howe nella opera del 1997, The Fourth Turning. Gli esseri umani, in gran numero, reagiscono in modo prevedibile come una mandria. So che è una delusione per tutti gli individualisti del pensiero lineare che credono erroneamente che una persona possa cambiare il mondo e il corso della storia.
Le crisi cicliche che si verificano ogni ottant’anni corrispondono a quanto verte ogni racconto della Fondazione, ciò che viene chiamato “crisi Seldon”, la congiunzione di apparentemente insolubili difficoltà esterne e interne. Le crisi sono state tutte predette da Seldon, che appare verso la fine di ogni storia come ologramma per confermare che la Fondazione ha attraversato la precedente in modo corretto.
Le “crisi Seldon” assumono due forme. O gli eventi si svolgono in modo che vi sia un solo percorso chiaro da intraprendere, o le forze della storia cospirano per determinarne il risultato. Ma caratteristica comune è che il libero arbitrio non ha importanza. Gli eroi e gli avversari credono che le loro scelte possano fare la differenza quando, in realtà, il futuro è già scritto. Questo è un punto di vista controverso, che fa arrabbiare molte persone, perché percepiscono di essere privati della loro individualità.
La maggior parte delle persone non vuole essere ammassata in un accorpamento di altri esseri umani, perché credono che, ammettendo ciò, li denuderebbe del loro senso di libero arbitrio. Le loro sensibilità delicate sono ferite dal fatto inequivocabile che le loro azioni individuali sono praticamente prive di significato per la direzione della storia. Ma la follia delle masse può influire in modo sensazionale sui costumi del passato.
“Leggendo The History of Nations si riscontra che, come individui, le persone hanno i loro ghiribizzi e le loro peculiarità, i loro periodi di eccitazione e sregolatezza, quando non si preoccupano di ciò che fanno. Riscontriamo che intere comunità improvvisamente fissano la loro mente su un oggetto e impazziscono nel suo perseguimento; che milioni di persone sono contemporaneamente colpite da un’illusione, e la rincorrono, fino a quando la loro attenzione è catturata da qualche nuova assurdità più accattivante della prima.”– Charles Mackay, Extraordinary Popular Delusions and the Madness of Crowds.
Molte persone sostengono che i progressi dinamici della tecnologia e della scienza hanno cambiato il mondo in modo tale da alterare la natura umana in modo positivo, da ciò derivano esseri umani che agiscono in modo più razionale. Questa alterazione si tradurrebbe in un livello di progresso umano non sperimentato in precedenza. La falsità di questa teoria della tecnologia è avvalorata dalla persistenza della guerra, dalla corruzione del governo, dall’avidità, dalla fede in falsi ragionamenti economici, dal decadimento civile, dal degrado culturale, e dal disordine globale che si diffonde tutto il mondo. L’umanità è incapace di cambiamento. Le stesse debolezze e tratti auto-distruttivi che l’hanno afflitta nel corso della storia sono oggi di gran lunga più diffusi, rispetto al passato.
La soluzione di Asimov al fallimento dell’umanità ad attuare il cambiamento era la creazione di una benevola classe dirigente accademica che avrebbe potuto salvare la razza umana dalla sua distruzione. Egli sembra aver precorso i tempi per quanto riguarda la creazione di Governi Ombra e funzionari dello Stato Profondo. Sembra che fosse d’accordo con il suo contemporaneo Edward Bernays. Non ci si poteva fidare delle masse per prendere buone decisioni, quindi avevano bisogno di uomini intellettualmente più progrediti per guidare le loro azioni.
“La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse è un elemento importante della società democratica. Coloro che manipolano questo occulto meccanismo della società costituiscono un governo invisibile, vero potere dominante del nostro Paese. …Siamo governati, le nostre menti modellate, i nostri gusti costruiti, le nostre idee suggerite, in gran parte da uomini dei quali non abbiamo mai sentito parlare. Si tratta di una logica conseguenza del modo in cui è organizzata la nostra società democratica.
Un gran numero di esseri umani, in questo modo, deve cooperare se si deve vivere insieme come una società che funziona senza problemi. … In quasi ogni azione della nostra vita quotidiana, sia nella sfera della politica o dell’attività economica, nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero etico, siamo dominati da un numero relativamente esiguo di persone … che sono a conoscenza dei processi mentali e di modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano i fili e controllano la mente del pubblico.” – Edward Bernays – Propaganda
Nella seconda parte di questo articolo comparerò e contrapporrò l’ascesa al potere di Donald Trump all’affermarsi del Mulo del capolavoro di Asimov. Individui dotati in modo insolito appaiono una volta nella vita a disturbare i piani dell’ordine sociale esistente.

Fondazione – Caduta dell’Impero Galattico Americano. (2^ parte) - Jim Quinn

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Nella Prima Parte di quest’articolo ho esaminato le somiglianze che vi sono tra la Trilogy of the Foundation di Asimov e The FourthTurning di Strauss &Howe, cercando di valutare il modo in cui l’ascesa al potere di Donald Trump si adatti alle teorie proposte da questi autori. Ora comparerò Trump al personaggio che suscita più interesse nel classico di Asimov – Il Mulo.
Il Mulo
“Un cavallo, che aveva il lupo come nemico poderoso e pericoloso, viveva di continuo nella paura per la propria vita. Spinto alla disperazione, gli è venuto in mente di cercare un forte alleato. E allora si è avvicinato a un uomo e gli ha offerto alleanza, facendo notare che il lupo era altrettanto nemico dell’uomo. L’uomo, accettando prontamente la collaborazione, si è offerto di uccidere il lupo nell’immediato, se solo il nuovo partner cooperasse, mettendo la sua più forte velocità a disposizione dell’uomo. Il cavallo era disponibile a permettere all’uomo di mettergli la briglia e la sella.
Montato a cavallo, data la caccia al lupo, l’uomo lo ha ucciso. “Il cavallo, con gioia e conforto, ringraziato l’uomo, ha affermato: “Ora che il nostro nemico comune è morto, togli la briglia e la sella e ridammi la libertà.” E allora l’uomo è scoppiato in una risata fragorosa rispondendo “Mai!”, dando di speroni di buona lena.” – Isaac Asimov, Fondazione
Non avevo pensato alla Trilogia della Fondazione per decenni, finché qualcuno ne ha fatto menzione in un commento sul mio sito web. Si valutava se l’arrivo di Trump sulla scena rappresentasse l’avvento del Mulo, durante il declino dell’Impero Galattico. I numerosi nemici di Trump gradirebbero dipingerlo come anomalo maligno mutante signore della guerra, che si piega a utilizzare i poteri di persuasione per fuorviare la popolazione a fare quanto comanda. Non considero necessariamente Trump come Il Mulo, ma come un fattore di turbolenza che perturba i migliori piani previsti dell’establishment e che dà una mano a rivelare le agende occulte dello Stato Profondo.
La scienza di Seldon della psicostoria si distingueva nel prevedere il comportamento di una vasta quantità di popolazione, ma era inefficace nel tentativo di prevedere ciò che un individuo potrebbe fare. L’emergere del Mulo, un mutante che sa manipolare le emozioni degli esseri umani, potrebbe non essere stato previsto dal Piano Seldon, focalizzato com’è sulle tendenze statistiche di grandi numeri di persone e di popolazioni in tutta la galassia.
Il Mulo era la variabile imprevedibile nelle equazioni della storia e la più grande minaccia nel Piano di Seldon. Scombussola l’inevitabilità del proseguimento dell’evoluzione della Prima Fondazione e la potenziale fine precoce dell’Età buia. Il Mulo, tramite manipolazione telepatica, sconfigge e prende il potere sul crescente impero della Fondazione, sempre più orientato al controllo e non più in contatto con i pianeti esterni, espandendo rapidamente il proprio regno d’influenza.
Ci sono certamente parallelismi tra l’arrivo di Trump sulla scena e la turbolenza della psicostoria del Mulo che sfida il Piano Seldon. Il Mulo è stato descritto come anomalia e oggetto di derisione. Ciò ha dato l’impulso alla sua ambizione di assumere il controllo della galassia. Credo che Trump abbia deciso di voler essere Presidente il 30 aprile 2011, durante la Cena dei Corrispondenti alla Casa Bianca, quando Obama lo ha sfottuto e lo ha deriso in modo insistente, davanti al potere corrotto dell’establishment di New York. La pubblica ridicolizzazione da parte di un Presidente organizzatore di una comunità di vuotezza in giacca e cravatta, che mai ha lavorato un giorno vero e proprio nella vita, ha fatto andare su tutte le furie Trump nel profondo e gli ha fornito propellente per cercare di vincere la presidenza.
Il Mulo entra in scena travestito da clown di nome Magnifico Giganticus. Nel corso degli eventi fa uso delle sue abilità psico-manipolative per far spostare le masse a suo favore e, alla fine, prende il potere sulla galassia. Quando Trump ha comunicato la candidatura, ciò è stato considerato una trovata per le Public Relations, per promuovere la sua carriera vacillante da reality televisivo. Ha un ego gigantissimo. La sua immagine pubblica era quella di un miliardario irascibile che si è fatto da solo, con un ego enorme e fame di celebrità. Era preso a bersaglio in molte barzellette sui capelli e sulla pelle di color arancione.
Per la maggior parte del tempo è stato allo scherzo, dato che ogni personalità pubblica si dimostra tale se si vende come marchio. Ha dato il suo nome a edifici, a capi di abbigliamento prodotti in Cina, a università fraudolente e a qualsiasi cosa che avrebbe prodotto ritorno in denaro. Ha ottenuto più fama per il programma televisivo The Apprentice e la sua battuta “You’refired” (n.d.T. “Sei licenziato”), rispetto all’impero immobiliare miliardario che aveva costruito.
Come Il Mulo, Trump ha fatto uso del disdegno dell’establishment GOP (n.d.T. establishment repubblicano) e della sottovalutazione delle sue abilità persuasive per prendere il controllo del partito, sottraendolo agli ignari elitisti dilettanti di partito. All’inizio della sua candidatura ero tra gli scettici di pensiero libertario che non lo prendevano sul serio. Lo consideravo un intrattenitore, ma non pensavo avesse la serietà di essere Presidente. Mi è piaciuta la sua retorica di non interferire in conflitti all’estero, di proteggere i nostri confini, di mettere in pratica la norma di legge, di abolire la disastrosa legge Obamacare, e il suo inflessibile considerare spazzatura i media mainstream di sinistra e l’establishment di Washington.
Non ero grande fan del suo sproloquio, in merito a questioni incoerenti. Con il passare del tempo ho iniziato a rendermi conto che probabilmente egli era il Grey Champion di questa Quarta Svolta, e la rigenerazione verso la fase successiva sarebbe stata la sua elezione inaspettata all’incarico più alto nella nazione. Era l’unica persona in grado di distruggere la pustola fetida conosciuta come Stato Profondo.
La tormentata infanzia di alienazione del Mulo, in combinazione con la sua abilità mentale di alterare le emozioni umane, lo hanno condotto al desiderio di potere, in modo tale da prendersi la sua rivalsa sulla razza umana, causa per lui di così tanto dolore. L’infanzia di Trump non è stata una passeggiata di salute, ma non si è giunti alla tortura. Suo padre lo aveva mandato alla scuola militare all’età di 13 anni per instillargli la disciplina. Sembra che la sua pulsione verso il primeggiare fosse incitata da un desiderio di mettersi alla prova agli occhi di suo padre e avere più successo del suo vecchio. Al contrario del Mulo, non vi è stato motivo di rivalsa, a meno che non si consideri la rivalsa su Obama per l’offesa che ha sopportato durante quella cena.
Il Mulo aveva le capacità mentali di trasformare gli antagonisti in seguaci, mutando i sentimenti di animosità in solida lealtà. Era anche in grado di stimolare sensazioni di timore e panico dilagante tra i suoi nemici. Usava la sottile influenza del subconscio per coscrivere gli individui e portarli dalla sua parte. Il Mulo usava poteri mentali per scombussolare il Piano di Seldon, invalidando l’affermazione che nessun singolo individuo potesse avere un impatto quantificabile sulle tendenze della storia, come previsto con la sua teoria della psicostoria. Il Mulo è un personaggio che si presenta come il Grey Champion, che assume il potere in un periodo cruciale della storia come fattore destabilizzante dei migliori piani degli elitisti, fin troppo fiduciosi. Il Mulo usa le sue straordinarie capacità cerebrali per conquistare la Fondazione, impreparata e fin troppo fiduciosa.
Trump è stato sottovalutato in ogni passo che ha fatto negli ultimi due anni. Ha gettato sabbia negli ingranaggi dell’establishment politico creato da entrambi i partiti e sotto il controllo degli attori dello Stato Profondo, che erano soliti a persuadere affinché si facesse ciò che volevano. Trump è stato abile nell’utilizzo dei suoi poteri persuasivi per prevalere sulla propaganda dei media di sinistra e motivare una grande fascia di Americani delusi, in modo che si avvicinassero a lui. Il fuoco di fila senza fine della disinformazione e delle fake news, diffuse dai media controllati dallo Stato Profondo, ignora il fatto che egli ha ottenuto il 53% del voto delle donne bianche, assieme a un grande numero di lavoratori del sindacato degli Stati a prevalenza operaia come Michigan, Ohio, Wisconsin, Pennsylvania e Indiana.
Come documentato durante la campagna da Scott Adams, il fenomenale potere di persuasione di Trump ha prevalso su tutti gli ostacoli, gettati sulla strada da parte degli attori dell’establishment corrotto. Non aveva sostegno alcuno da parte degli attori del potere GOP, è stato disprezzato e ridicolizzato dalla macchina corrotta in maniera orripilante dell’establishment Democratico, disdegnato e sfottuto dai corporate media delle fake news, e indebolito dall’apparato di sorveglianza per ordine del rancido reprobo indispettito, che occupava lo studio ovale. Il loro puro e genuino odio per l’uomo ha fatto in modo che essi fossero colti alla sprovvista e frastornati dalla sua tattica, dalla sua strategia, la capacità come quella di Svengali di attirare enormi masse di Americani comuni per un sorvolo della nazione.
Trump ha scombussolato la crescente presa di possesso da parte dello Stato Profondo del nostro sistema politico, economico, finanziario, sociale e culturale, come una figura che appare una volta nella vita, destinata a governare durante un periodo di disordine nazionale, di tumulto globale, di caos civile e, da ultimo, di guerra su grande scala. La campagna di saccheggio e rovina della classe dominante, travestita da capitalismo del mercato libero e da democrazia, è stata messa a rischio da un outsider imprevedibile e incontrollabile, che non agisce secondo il loro Piano.
La reazione violenta inscenata da anarchici fasulli che ricevono fondi da un miliardario, la propaganda della cospirazione russa delle fake news, e la campagna dell’NSA/CIA/FBI per gettare discredito e/o destituire la presidenza Trump, è il genere di reazione che ci attenderebbe da un animale pericoloso minacciato con le spalle al muro. L’establishment non rinuncerà al controllo senza una prolissa sanguinosa lotta per determinarne la fine.
Dato che sappiamo che Asimov ha costruito la trilogia su The Decline and Fall of the Roman Empire, ci sono state molte congetture per determinare chi rappresentasse Il Mulo. Ha parallelismi storici con Attila l’Unno, Tamerlano, Carlo Magno e l’Imperatore romano Augusto. Basato sulla cornice storico-temporale nella quale egli stava scrivendo (1941-1950), penso che sia adeguato affermare che ha modellato alcuni tratti del Mulo, ispirandosi ad Adolf Hitler. La sua infanzia turbata, il trauma durante la Prima Guerra Mondiale, l’abilità ipnotica nel manipolare le emozioni del popolo tedesco, la sfrontatezza nell’attaccare i suoi nemici presunti e il tentativo di conquista del mondo, sono parallelismi con il racconto del Mulo.
Quando cerco di trovare parallelismi tra la nostra situazione attuale e il ruolo che sta interpretando Trump, considero la Trilogia della Fondazione sotto una luce diversa. Isaac Asimov era un intellettuale. Aveva un PhD in biochimica e per tutta la vita è stato membro del Mensa(1). È stato professore universitario per la maggior parte della sua vita. Gli accademici credono alle teorie e al gergo incomprensibile accademico, come si può vedere in decenni di direzione di accademici della Federal Reserve, i quali hanno distrutto la nostra valuta e hanno costretto milioni di persone alla schiavitù economica.
Hari Seldon è un intellettuale che crea la Fondazione, realizzata con altri intellettuali accademici. Poi mette in piedi una Seconda Fondazione di intellettuali ancor più talentuosi come piano di riserva, in caso di fallimento della Fondazione. Le vere autorità al potere su questo pianeta hanno sempre un piano di riserva. Non si sa mai se i leader o le organizzazioni alle quali si dà sostegno sono parte di un piano più grande che non è stato preso in considerazione. Mantenere la popolazione in bilico, confusa, e in cerca di nemici invisibili è solo parte del piano.
Il declino inevitabile dell’Impero Galattico è stato interamente previsione di Seldon, in quanto ogni impero della storia a livello mondiale è, infine, crollato. Se l’Impero romano è stato governato da un despota, da un saggio o da un idiota, ciò ha fatto proseguire il suo declino lungo secoli, dalla gloria alla distruzione. Gli imperi sono creati da uomini fallibili, le cui mancanze, debolezze e desideri non cambiano mai. John Adams ha predetto il futuro di un Impero Americano due secoli prima che diventasse impero. L’Impero Americano sta per suicidarsi e un singolo individuo, non importa quanto audace e risoluto, non sarà in grado di salvarlo dalla sua distruzione inevitabile.
“Non dico che la democrazia è stata in generale più rovinosa, e alla lunga, di quanto possano essere la monarchia o l’aristocrazia. La democrazia non è stata mai e mai sarà così durevole come l’aristocrazia o la monarchia, ma durante il suo corso è in ogni caso più sanguinosa… Ricordate, la democrazia non dura mai a lungo. Si dissipa presto, si esaurisce, si annienta. Non c’è ancora stata una democrazia che non si sia suicidata. È inutile dire che la democrazia è meno vana, meno orgogliosa, meno egoista, meno ambiziosa o meno avida rispetto all’aristocrazia o alla monarchia.
Non è vero in realtà, e non appare da nessuna parte nella storia. Quelle passioni sono le stesse in tutti gli uomini, sotto tutte le forme di semplice governo e, se non controllate, producono gli stessi effetti della frode, della violenza e della crudeltà. Se si dischiudono chiare prospettive di fronte alla vanità, all’orgoglio, all’avidità o all’ambizione per la loro facile gratificazione, è difficile per i filosofi più solleciti e i moralisti più coscienziosi resistere alla tentazione. Gli individui hanno conquistato sé stessi. Le nazioni e grandi gruppi di uomini, mai.” – John Adams, The Letters of John and Abigail Adams
Non considero Trump come il personaggio del Mulo in chiave malvagia in questa tragedia di Shakespeare, mentre avanza verso l’infausto epilogo. Non considero anche Seldon e la sua congrega di intellettuali elitisti come i saggi dell’universo. Considero La Fondazione come l’élite di Washington e Wall Street, parte più visibile dell’establishment – Pelosi, Schumer, Ryan, McConnell, Yellen, Dimon, Blankfein, Immelt, Gates, Buffet(t), ecc. La Seconda Fondazione è stata occultata in bella vista, operante nell’ombra, sconosciuta alle masse e controllore della galassia da dietro le quinte. Erano lo Stato Profondo Galattico.
Il Piano Seldon puzza di Piano Soros dei giorni nostri. Ricchi, altamente istruiti, egoisti, superbi, serpenti maligni che credono di essere gli uomini più intelligenti al mondo che operano dietro le quinte come governo invisibile, manipolando i meccanismi della società e tirando i fili che controllano la mente del pubblico. Soros, assieme ad altri miliardari rispettabili che stanno nell’ombra, non sono fan del populismo.
Credono di essere autorizzati a dirigere il mondo, secondo la loro scelta, senza suggerimento alcuno o resistenza proveniente dalle masse ignoranti. Con il lotto di sciagurati che si sono affermati e hanno eletto Trump, gli attori dello Stato Profondo stanno ora respingendo apertamente e rivelando il loro processo di pensiero perverso. Il miliardario elitista Ray Dalio ha di recente rivelato i suoi timori di populismo e quelli dei suoi compagni miliardari. Non si considera un uomo comune.
Il populismo è un fenomeno politico e sociale che sorge dall’uomo comune, di solito non ben istruito, che è stufo:
 1) dei divari di ricchezza e di opportunità,
 2) delle presunte minacce alla cultura da parte di coloro che hanno valori diversi all’interno      e all’esterno della nazione,
 3) delle “élites dell’establishment” in posizione di potere, 
 4) di un governo che non lavora in modo efficace per loro. 
Questi sentimenti conducono quell’elettorato a porre leader forti al potere. I leader populisti di solito tendono allo scontro piuttosto che porsi come collaborativi, ed esclusivi piuttosto che inclusivi. Di conseguenza i conflitti avvengono di solito tra fazioni opposte (solitamente la sinistra economica e sociale contro la destra), sia all’interno della nazione, sia tra gli Stati. Questi conflitti divengono di solito più impetuosi secondo dinamiche che si avvalorano di per sé stesse.
In altre parole il populismo è la ribellione dell’uomo comune contro le élite, e in certa misura, contro il sistema. La ribellione e il conflitto che si accompagna a ciò accadono secondo vari gradi. A volte il sistema si piega e talvolta si infrange. Se si piega o si infrange in reazione a questa ribellione e conflitto, ciò dipende da quanto flessibile e ben radicato è il sistema. Sembra dipendere da quanta sensatezza e tolleranza del sistema dimostrano di avere i populisti che ottengono il potere. Le classiche politiche economiche populiste includono protezionismo, nazionalismo, incremento nella costruzione di infrastrutture, incremento nella spesa per il comparto militare, maggiori deficit di budget e, abbastanza spesso, controlli di capitale.
Dalio, Soros e i loro compari miliardari considerano il populismo una minaccia alla loro ricchezza, al potere e al controllo del mondo. Ma è molto rumore per nulla. È come intrallazzare per il posto migliore sul Titanic mentre affonda nelle fredde profondità oceaniche dell’Atlantico. L’Impero Americano è nel caos e nessuno, a questo punto, può invertire la rotta. Farò riferimento a questa situazione disastrosa nella Terza Parte di quest’articolo.
Nota del traduttore
  • Il Mensa è un’associazione internazionale senza scopo di lucro di cui possono essere membri le persone che abbiano raggiunto o superato il 98° percentile del QI (quoziente d’intelligenza).
Bisogna quindi rientrare nel 2% della popolazione mondiale con il più alto Quoziente Intellettivo. Per l’accesso all’associazione vengono usati test psicometrici.