I timori di chi difende il centro trapianti che opera in collaborazione con l’università di Pittsburgh è che le cesoie del governo regionale non risparmino neanche questa struttura sanitaria, che costa 94 milioni all’anno, ed è considerata un’eccellenza. Il sottosegretario renziano: ”No alla normalizzazione di un centro tra i più avanzati”. Ma Crocetta lo zittisce: ”E’ viceministro all’istruzione, è logico che non sappia cosa fa il ministro alla Salute”.
E' polemica sull’Ismett, il centro trapianti che opera a Palermo in collaborazione con l’università di Pittsburgh. La vicenda si trascina da qualche mese e, nei prossimi giorni, quando l’Ars inizierà a discutere le riforme – che in buona parte saranno tagli in tutti i settori dell’Amministrazione regionale – dovrebbe entrare nel vivo. Su questo tema, da qualche giorno, va in scena un batti e ribatti tra il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il sottosegretario alla Pubblica istruzione Davide Faraone, molto vicino a Renzi.
I timori di chi, da sempre, difende l’Ismett - e tra questi c’è Faraone – è che i tagli non risparmino neanche questa struttura sanitaria, considerata un’eccellenza. I numeri sono noti. Per l’Ismett la Regione siciliana, ogni anno, stanzia 94 milioni di euro. Di questi, meno di 40 milioni di euro vengono impiegati come Drg (acronimo che sta per Diagnosis related groups, ovvero Raggruppamenti omogenei di diagnosi), che è il sistema di retribuzione che le pubbliche amministrazioni pagano nel nostro Paese ai soggetti privati che operano nella sanità in base alle prestazioni effettuate. Mentre con il resto dei fondi – regionali – si occupa di sperimentazione gestionale.
“L’Ismett non è una Asp – ha detto Faraone – Sono preoccupato da come si sta gestendo la vicenda Ismett in Sicilia. Avverto sintomi di ‘normalizzazione’ di un’istituzione di rilevanza nazionale che in quindici anni ha ottenuto risultati straordinari grazie all’innovativo partenariato pubblico-privato con UPMC, una delle organizzazioni sanitarie più avanzate nel mondo” (Upmc è l’acronimo di University of Pittsburgh Medical Center, cioè l’università di Pittsburgh).
Pronta la replica di Crocetta: “Probabilmente il sottosegretario Faraone non conosce la vicenda Ismett di Palermo, d’altro canto è sottosegretario all’Istruzione e capisco che non sa cosa faccia il ministro della Salute”. La convenzione tra Regione e Università di Pittsburgh è scaduta lo scorso 31 dicembre. “Quella convenzione – dice Crocetta all’Adnkronos – trovava ragione sulla base della sperimentazione. La condizione affinché l’Ismett potesse essere riconosciuto come centro di cura per la ricerca scientifica era che venisse incardinata nel sistema sanitario. E il percorso è stato concordato con il Ministero della Salute e dell’Economia”. Non è in discussione il rapporto con gli Usa, aggiunge il presidente della Regione. Ma l’Ismett non dovrà più trasferire tutti gli utili, “come ha fatto con la vecchia convenzione, a Pittsburgh. Da questo momento – conclude Crocetta – comincia un altro percorso. L’università di Pittsburgh non può essere padrona dell’Ismett che è pagato dalla Regione”.
Faraone, da parte sua, ricorda i due commi contenuti nella legge di Stabilità nazionale. Sono i commi 607 e 608, voluti, tra gli altri, dal senatore siciliano del Nuovo centrodestra del ministro di Angelino Alfano, Marcello Gualdani, con i quali “al fine di agevolare la prosecuzione dell’investimento straniero nell’Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione di Palermo… la Regione siciliana è autorizzata fino al 31 dicembre 2017 ad incrementare la valorizzazione tariffaria dell’attività sanitaria del predetto Istituto” (sembra del 7 per cento).
Si profila una diversità di vedute, se non uno scontro, tra il governo nazionale – appoggiato dal centrodestra – che vorrebbe addirittura aumentare i fondi pubblici all’Ismett (a spese della Regione siciliana), addirittura “con riferimento agli anni 2013 e 2014” (quindi pure con gli arretrati!) e la Regione che invece sembra avere altre idee. Quali? Qualche tempo fa le ha sintetizzate il presidente della commissione Sanità dell’Ars, Pippo Di Giacomo, esponente del Pd. Che non ha mai parlato di tagli all’Ismett, ma ha soltanto detto che se l’Istituto per i trapiani vorrà continuare a percepire dalla Regione 94 milioni di euro all’anno, dovrà assicurare 94 milioni di prestazioni sanitarie ogni anno.
Insomma, non è possibile che l’Ismett continui a introitare oltre 50 milioni di euro di fondi regionali per sperimentazione gestionale. Dice Renato Costa, segretario regionale della Cgil medici: “La storia è sempre la stessa: l’Ismett è o non è un servizio sanitario regionale? Se è un servizio sanitario regionale deve rispettare le regole che rispettano tutti gli altri. Non ci possono essere tariffe diverse. Questa storia della sperimentazione gestionale sarebbe dovuta durare sei anni. Poi è stata prorogata per altri tre anni. Ora siamo arrivati a quindici anni. Non è possibile continuare così”.
Nei giorni scorsi in difesa dell’Ismett è intervenuto il professore Luigi Pagliaro, tra i sostenitori, nella seconda metà degli anni ’90, di questa ‘Piattaforma trapiantologica”.
Oggi, però, molte strutture sanitarie pubbliche della Sicilia sono in affanno. E’ giusto continuare a mantenere la “sperimentazione gestionale” dell’Ismett con i Pronto Soccorsi dell’Isola al collasso a causa dei tagli dei posti letto voluti per risanare il settore?