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martedì 9 novembre 2021

Matteo Renzi: soldi dall’Arabia, banche e Benetton per le conferenze. - Valeria Pacelli

 

TUTTI I CONTI DEL LEADER IV - In due anni il senatore ha incassato 2,6 milioni: a retribuire gli “speech”, dal “principale giornale coreano” al ministero delle Finanze saudita.

C’è una società di consulenza del Regno Unito e anche un quotidiano coreano. E ancora: due società italiane di cui una fondata da Alessandro Benetton e persino il ministero delle Finanze dell’Arabia Saudita. Ecco chi paga gli speech di Matteo Renzi. In totale, dal 2018 al 2020, il senatore oggi leader di Italia Viva, ha guadagnato (non solo con gli speech) oltre 2,6 milioni di euro in totale. Il dettaglio degli incassi (legittimi) dell’ex premier, sia per le conferenze ma anche per altro, ad esempio per i libri, sono finiti agli atti dell’indagine della Procura di Firenze. Qui Renzi è accusato di concorso in finanziamento illecito assieme agli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Al centro dell’indagine ci sono i contributi volontari finiti nelle casse della Open, che i magistrati ritengono essere stata un’articolazione politico-organizzativa della corrente renziana del Pd. Sono migliaia gli atti depositati dai pm. Tra questi c’è anche un’informativa del 10 giugno 2020 della Guardia di Finanza che contiene anche gli estratti del conto corrente intestato a Renzi. Gli incassi dell’ex premier non sono oggetto di indagine: non è per questo che Renzi è finito sotto inchiesta. Leggendo l’informativa della Finanza però si scoprono i dettagli (alcuni finora inediti) dell’attività di speaker del senatore. “Svolgo attività previste dalla legge ricevendo un compenso sul quale pago le tasse in Italia – ha ribadito più volte in passato il leader di Italia Viva –. La mia dichiarazione dei redditi è pubblica. Tutto è perfettamente legale e legittimo”.

Nell’informativa della Finanza dunque è scritto: “Tra gli allegati alla segnalazione per operazioni sospette, risulta accluso l’estratto, dal 14 giugno 2018 al 13 marzo 2020, del conto corrente (…) Bnl – filiale Senato Roma, intestato a Matteo Renzi”. La lista dei bonifici in entrata è lunga: “Dalla disamina dell’estratto conto – scrivono le Fiamme Gialle –, si rilevano: in avere per complessivi 2.644.142,48 euro”. E poi aggiungono: “In dare, uscite per 2.543.735,66 euro, di cui 1.221.009 sono bonificati verso altro rapporto intestato allo stesso Renzi”. Vediamo dunque i dettagli degli incassi del premier dal 2018 al 2020.

Presta&Serra 653mila euro dalla Arcobaleno tre stl.

Oltre 653mila euro arrivano in totale in questi due anni dalla Arcobaleno Tre srl, società di cui è amministratore unico Niccolò Presta, figlio di Lucio, l’agente dei più noti volti della televisione. Tra Renzi e la Arcobaleno Tre, come già raccontato dal Fatto, ci sono sei scritture private: quattro per il documentario Firenze secondo me, una per conferire alla Arcobaleno Tre “mandato esclusivo” a rappresentarlo e una per la realizzazione di “opere dell’ingegno”. I rapporti tra la società e l’ex premier non sono oggetto dell’indagine fiorentina, bensì di un’altra Procura, quella di Roma dove Renzi è indagato per finanziamento illecito perché i pm capitolini ritengono che quelli con la Arcobaleno Tre siano stati “rapporti contrattuali fittizi” dietro i quali si celerebbe un presunto finanziamento alla politica. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo a Firenze. Nell’elenco dei soldi finiti sul conto corrente di Renzi ci sono 507mila euro circa dalla Celebrity Speakers Ltd, “società global speaker del Regno Unito”. La somma di oltre mezzo milione sarebbe il totale di più pagamenti: comprende più speech svolti dall’ex premier per l’agenzia internazionale che promuove relatori famosi per le conferenze. “Questa è la società con la quale Renzi lavora di più – spiegano fonti vicine all’ex premier –. I suoi speech vanno da un minimo di 20 a un massimo di circa 50mila euro”.

147.300 euro invece arrivano da Algebris, “società di gestione del risparmio – la descrivono gli investigatori ma in un’altra informativa, quella del 17 febbraio 2021 – con sede a Londra (…) riconducibile a Davide Serra”, in passato finanziatore della Open (mai indagato). “La cifra pagata è la somma totale di almeno cinque o sei speech”, aggiungono le nostre fonti. Con Serra, Renzi figura tra i consiglieri dell’Algebris Policy & Research Forum.

Stanford e Usa L’ateneo e l’istituto di credito.

E non è finita. Dal 2018 al 2020 sul conto dell’ex premier sono arrivati in totale 83.679 euro dalla This is spoken Ltd, “società consulenza amm-gest. Regno Unito”. Altri 64mila euro arrivano dalla “Banca Usa” “Interaudi bank”.

La “società global speaker Regno Unito” Vbq Limited, ha pagato l’ex premier poco più di 44mila euro, sempre per alcuni speech. E poi c’è l’Arabia Saudita, la “culla del nuovo Rinascimento” secondo Matteo Renzi, come disse davanti a Mohammad bin Salman, il principe ereditario indicato in un rapporto della Cia come il mandante del rapimento o dell’omicidio di Jamal Khashoggi, il reporter ucciso nel consolato di Ryad in Turchia nel 2018.

Era già nota la partecipazione (pagata 80mila dollari l’anno lordi) di Renzi nel board del Future Initiative Investment, la fondazione saudita creata nel 2020 per decreto dal Re Salman. Ora si scopre che dal 2018 al 2020 sul conto di Renzi sono arrivati pagamenti direttamente dal “Ministry of Finance Arabia Saudita” per un totale di 43.807 euro, mentre altri 39.930 euro provengono dal “Saudi commission For Tourism Arabia Saudita”: “Anche questi sono i pagamenti degli speech”, spiegano sempre fonti vicine all’ex premier.

E la partecipazione a una conferenza sarebbe anche quella pagata da Chosun Ilbo, “il principale quotidiano coreano”, che versa 29mila euro circa.

E ancora. Nel periodo 2018-2020 arrivano sul conto corrente di Renzi in totale 26mila euro dal “Luxembourg Forum”. La “banca svizzera” Julius Baer International invece versa per gli speech 25.385 euro. Altri 25mila euro vengono sborsati da “Stanford University in Italy”. Dell’Università di Stanford Renzi parlava in una sua enews del 1º ottobre 2018: “Oggi riprendo l’attività di professore a contratto presso la sede fiorentina dell’Università di Stanford”.

I committenti Italiani E la causa contro Piero Pelù.

Nei conti di Renzi ci sono anche i 33.140 da parte della “Carlo Torino&associati srl”. Proprio per il pagamento di una sua partecipazione a una conferenza ad Abu Dhabi, Renzi è finito indagato sempre a Firenze ma nell’ambito di un’altra inchiesta – diversa da quella Open – che vede Renzi accusato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, in concorso con Carlo Torino, titolare della società di Portici che avrebbe fatto da tramite per la ricezione del compenso dell’ex premier.

La società – spiegavano in passato al Fatto fonti vicine all’ex premier – avrebbe fatto partecipare il leader di Italia Viva anche ad altre conferenze, oltre a quella di Abu Dhabi del dicembre 2019.

Tornando al conto di Renzi si trovano dunque altri 25.552 euro dalla Invest Industrial “private equity di Andrea Bonomi”, finanziere nato a New York. Anche in questo il pagamento, secondo quanto ricostruito dal Fatto, è per gli speech. Come pure lo sarebbero i 19mila euro dalla 21 Investimenti Sgr, società fondata da Alessandro Benetton.

Nei conti in entrata ci sono poi anche i soldi che non riguardano il suo ruolo di conferenziere. Come i 20 mila euro per un contenzioso civile pagati da Piero Pelù. Scrive la Finanza in un’informativa del 17 febbraio 2021: “È plausibile ritenere che il pagamento sia stato disposto quale composizione di una lite, dopo una querela per diffamazione presentata dal Senatore nei confronti del cantante”.

Il volo per Johannesburg Stavolta rimborsa il Pd.

Sul conto di Renzi arrivano anche 8.363 euro dal “Gruppo parlamentare Pd” per il “viaggio Johannesburg 15-17 luglio 2018”. Quella volta Renzi volò in Sudafrica per partecipare alle celebrazioni del centenario della nascita di Nelson Mandela. Era presente anche Barack Obama.

Per questa partecipazione Renzi non fu pagato, ma il biglietto del viaggio finì in capo al gruppo parlamentare del Partito democratico, quando l’attuale senatore ancora ne faceva parte.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/06/matteo-renzi-soldi-dallarabia-banche-e-benetton-per-le-conferenze/6381864/

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martedì 3 dicembre 2019

Renzi, per lui 40mila euro a conferenza. E’ top secret la lista delle destinazioni. - Luigi Franco e Thomas Mackinson

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ESCLUSIVO, L'ANTICIPAZIONE DI FQ MILLENNIUM IN EDICOLA DAL 14 DICEMBRE - Leader politico e oratore a pagamento: il tariffario delle sue agenzie. I nostri cronisti hanno finto di organizzare una conferenza, richiedendo l'intervento del leader di Italia Viva.
Per avere Matteo Renzi? “Forty thousand euros. Quarenta, qu-a-tro siii-ro”, scandiscono al telefono dalla Pro Motivate, una delle agenzie che propongono online l’ex premier come speaker. “Dovete contare anche un viaggio in business per una e a volte due persone”. Tanto costa ingaggiare il fondatore di Italia Viva a una conferenza che – facciamo credere all’interlocutore – sarà in programma l’anno prossimo a Barcellona, titolo “Populismo e dinamiche economiche”. Tema su cui Renzi – ci viene garantito – saprà dire la sua.
Del resto “politica globale, “affari correnti”, “finanza e tendenze future” sono solo alcuni degli argomenti elencati online di quello che è stato “il più giovane primo ministro in Italia e il più giovane leader del G7”. Analogo curriculum sponsorizza l’agenzia Chartwell Speakers, ma per “appena” 25mila euro. C’è un però: a sentire l’agente che risponde da Dublino, Renzi non è la scelta più azzeccata. Di conferenzieri che possano parlare di populismo ce ne sono altri, pure meno esosi: con 16mila euro, per esempio, ti porti a casa Anne Applebaum, un premio Pulitzer che “in quanto giornalista, e non politico, può affrontare il tema in modo più indipendente di Renzi”.
Dalla Chartwell quasi ci convincono, spendere tutti quei soldi per Renzi non conviene. È diventato troppo caro, più dei 20mila euro di cui parlava solo un anno fa Marina Leo, responsabile per l’Italia di un’altra agenzia che vende i suoi discorsi, Celebrity Speakers. “Sembrano tanti, ma la metà se ne va in tasse e lo speaker deve pagare le persone che mettiamo a disposizione, in quei soldi c’è pure il compenso dell’agenzia”, diceva alla stampa allora. Oggi che con i giornali non parla più, le si strappa solo: “È un’attività privata, non ha niente a che vedere con la sua attività di leader politico perché quando era primo ministro non poteva fare queste cose”.
Non c’entrerà la sua attività politica, ma è proprio questa ad averlo lanciato nel nuovo business. Il suo reddito dai 29mila euro dichiarati per il 2017 è salito a 830.000 euro nel 2018 e supererà il milione nel 2019. Dato per spacciato, non ha mai guadagnato tanto in vita sua. Dopo aver rottamato il Pd, Renzi è diventato una vera macchina da soldi. Altro che i 4.300 euro netti al mese percepiti come sindaco, i 6.700 che prendeva da Presidente del consiglio, ma anche i 14.634 che percepisce ora da senatore semplice.
Di quante conferenze parliamo? “Una cinquantina in due anni”, risponde il leader di Italia Viva. In media, un ingaggio ogni due settimane in giro per il mondo. Con viaggi e preparazione dei discorsi, sembra ormai un lavoro a tempo pieno, che però non lascia tracce. Non è infatti dato sapere dove sia stato di preciso, davanti a che pubblico abbia parlato, di cosa e chi l’abbia poi pagato. “La dichiarazione dei redditi è pubblica, la lista delle conferenze no”, taglia corto in uno dei messaggi che ci scambiamo nei giorni in cui la Finanza sta ricostruendo le vicende della sua fondazione Open. Dei suoi speech non c’è traccia nemmeno in rete o negli archivi dei giornali, al di là di qualche puntata a Pechino, Riad e poco altro.
A esplicita richiesta del calendario degli incontri, rivendica il diritto a non far sapere. “Capisco la vostra amarezza ma devo rispettare le regole di ingaggio”. Cioè? “Per molte conferenze vigono le regole Chatham house” dice, citando un impegno che dal 1927 vincola chi prende parte a certe riunioni a porte chiuse a non divulgare l’identità dei partecipanti. Gli incontri del gruppo Bilderberg ne sono un esempio.
Insistiamo, e non per curiosità morbosa. Fin dall’esordio nel 2018, la sua attività da oratore è fonte di polemiche. Come nel caso della visita a Riad di fine ottobre, dove al Future Investment Iniziative ha glorificato l’Arabia Saudita come “superpotenza, non solo nell’economia, ma anche nella cultura, nel turismo, nell’innovazione e nella sostenibilità”, sorvolando su bombardamenti allo Yemen e omicidio Khashoggi. Questione di opportunità, ma anche rischio di potenziale conflitto di interessi. Se va a Timbuctù o Washington pagato da industriali, fondi di investimento o lobby, lo fa privatamente o per conto del partito? “I compensi sono redditi personali, nulla va al partito”, dice Renzi. “Non c’è alcun conflitto di interessi tra l’attività di conferenziere e il ruolo di parlamentare. Né problemi di opportunità che invece ci sarebbero in caso di ruolo istituzionale come ministro in carica”. Tuttavia, a parlare non è un ex leader ma il capo di un partito che esprime due ministri e un sottosegretario, nonché 41 tra deputati e senatori.
Da qui, il legittimo sospetto. L’indomani di una “conference” in cui il loro leader è stato ospite (a pagamento) di un privato, saranno del tutto liberi e imparziali o subiranno qualche condizionamento? Anche la gestione dei soldi solleva punti di domanda. A maggio Renzi ha fondato la società Digistart, a settembre si è fatto sostituire temporaneamente nel ruolo di amministratore unico dall’amico di sempre Marco Carrai, oggi indagato nell’inchiesta sulla fondazione Open.
Come mai quel fugace passaggio a cavallo del debutto di Italia Viva? “La società è stata aperta e poi chiusa per le polemiche mediatiche – rivela -. Carrai avrebbe dovuto gestire la società ma alla luce delle polemiche e dell’annuncio della chiusura ha subito lasciato la carica”. La Digistart, sottolinea, non ha fatturato nulla. Renzi, invece, continua a farlo. E con gran profitto.