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martedì 18 settembre 2012

E’ ufficiale, Mediaset non corre più per La7 e imbarazza Mediobanca.


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Un comunicato di Cologno conferma il ritiro, ma ricorda che a invitarla a partecipare era stata Piazzetta Cuccia, che nell'operazione gioca su tutti i tavoli. Da azionista di Telecom dirà la sua, da consulente della vendita ha stoppato il Biscione, da analista finanziario ha bocciato l'acquisizione del "terzo polo" da parte dei Berlusconi.

E’ ufficiale, Mediaset si è ritirata dalla gara per l’acquisto di La7. Lo ha deciso il comitato esecutivo del Biscione dopo che al gruppo televisivo guidato da Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi era stato negato l’accesso ai dati sensibili dell’emittente in vendita. A stoppare Cologno, era stata la stessa Mediobanca che  in veste di consulente sta gestendo l’operazione per conto di Telecom Italia (società partecipata da Piazzetta Cuccia).  Quello che emerge dalla nota con cui Mediaset, il cui azionista di controllo è anche socio forte di Mediobanca, è però che era stata la stessa banca d’affari guidata da Alberto Nagel a invitare il gruppo della famiglia Berlusconi a partecipare alla gara.
“Al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni e voci interessate prive di qualsiasi fondamento – si legge infatti in una nota del gruppo televisivo – Mediaset si vede costretta a intervenire sul caso Ti Media comunicando di aver ricevuto il 15 giugno 2012 un formale invito da Mediobanca a manifestare eventuale interesse per ottenere l’information memorandum relativo alla cessione, interesse che è stato confermato da Mediaset il 22 giugno”. Tuttavia, continua la nota, “già a luglio l’esame dei dati in nostro possesso ha ribadito l’orientamento che ha sempre sconsigliato alla nostra società qualsiasi impegno relativo agli asset in vendita del gruppo Telecom, orientamento che non si è mai modificato e che confermiamo a tutt’oggi”.
“Chiarita pubblicamente la nostra estraneità all’operazione fin da prima della pausa estiva, auspichiamo che il processo di cessione prosegua con successo – e con nuove brillanti performance borsistiche – senza più utilizzare il nome della nostra società per creare visibilità e interesse intorno alla dismissione di un’attività in cerca di acquirenti che vanta risultati di bilancio da sempre negativi”, conclude la nota di di Cologno monzese.
Proprio in Piazza Affari oggi è proseguita la corsa del titolo Telecom Italia Media  la società di Telecom Italia  cui fa capo La7: verso fine seduta il guadagno è del 17,11%, ancora in calo, invece, Mediaset che cede il 3,13 per cento. Gia ieri le pressioni e le indiscrezioni del finesettimana sul processo di vendita di La7 avevano fatto buon gioco al titolo del gruppo di telecomunicazioni che, tra una sospensione al rialzo e l’altra, aveva registrato un balzo del 13,51% a 0,18 euro.  A stuzzicare il mercato il fatto che dopo anni di abboccamenti all’italiana risolti in un nulla di fatto, la cessione del cosiddetto terzo polo sembra davvero in dirittura d’arrivo. Con tanto di lista di almeno sette potenziali pretendenti che per ogni pezzo che perde (Mediaset) ne guadagna uno (Sky). E a poco erano valse (ieri come oggi) le osservazioni degli operatori più razionali che invitano ad aspettare almeno fino al 24 settembre, quando i candidati che hanno bussato alla porta di Mediobanca per visionare il dossier dovranno dimostrare se fanno sul serio o meno presentando un’offerta.
Quanto al titolo Mediaset, ieri aveva perso il 2,2% a 1,82 euro, proprio mentre diventava quasi ufficiale l’esclusione dalla gara da parte di Mediobanca. Piazzetta Cuccia, che tra i suoi azionisti conta anche la Fininvest, aveva infatti deciso di non inviare a Cologno Monzese la documentazione necessaria per valutare La7 escludendo di fatto il gruppo televisivo dalla gara. Le fonti che ne hanno parlato all’Adn Kronos dopo le indiscrezioni di ieri Repubblica, hanno motivato la decisione in primo luogo con l’arrivo fuori tempo massimo della manifestazione di interesse di Mediaset, in secondo luogo con il fatto che si tratta di una gara privata non soggetta agli stessi obblighi di una gara pubblica. Questioni, quindi, di opportunità, dal punto di vista degli affari legate ai potenziali problemi di Antitrust se l’offerta di Cologno si fosse concretizzata. 
Sull’andamento del titolo ieri avevano pesato le ipotesi di chi temeva che il boccone La7 potesse risultare indigesto per le finanze del gruppo televisivo della famiglia Berlusconi. “Non ci sorprenderemmo se la società decidesse di dare il via a un aumento di capitale per finanziarie un’eventuale operazione. In alternativa il gruppo potrebbe decidere di non pagare alcun dividendo per i prossimi tre anni”, recitava per esempio uno studio di analisti che però porta la firma della stessa Mediobanca. “In teoria Mediaset sarebbe in grado di supportare il deal – continuava lo studio citando la valutazione base di La7 di 500 milioni di euro debiti inclusi riportata dalla stampa – Il problema è che in questo modo il debito del gruppo potrebbe superare quest’anno i 2,3 miliardi di euro”. E l’operazione metterebbe troppo sotto pressione il livello di debito del gruppo nel breve periodo. 
Quello che Mediobanca non diceva è che a mettere altrettanto sotto pressione il Biscione era il rischio che La7 finisca nell’orbita di un gruppo in grado di farle raddoppiare se non triplicare lo share dall’attuale  (3,5%) trasformando l’emittente di Telecom in un temibile concorrente, come dimostra l’andamento di Borsa di oggi. Non è un caso, notano gli operatori del settore, che la vendita, per quanto nell’aria da anni, sia passata dallo status di affare mormorato all’orecchio a quello di asta ufficiale proprio in un momento in cui Silvio Berlusconi non è al governo.
Ed è anche per questo che la fila per guardare le carte è lunga. Ieri sera, infatti, è emerso che si è aggiunta anche la News Corporation di  Rupert Murdoch  all’elenco che comprendeva  il gruppo americano Liberty Media, con la sua controllata Discovery Channel fino all’arrivo dello “squalo” ritenuto in pole position, ma anche i tedeschi di Rtl; il concessionario di pubblicità di La7, la Cairo Communications del presidente del Torino, Urbano Cairo;  la 3 Italia controllata dal magnate cinese Li Ka Shing e una serie di fondi d’investimento tra cui Clessidra di Claudio Sposito, ex amministratore delegato di Fininvest. E ancora Abertis ed  Ei Towers (gruppo Mediaset) interessati alle frequenze e alle torri di trasmissione del segnale.
L’operazione di vendita però non appare così semplice. Nonostante il gruppo Telecom Italia Media abbia investito negli ultimi mesi per rafforzare La7, registrando nel 2011 un aumento dello share del 24%, il gruppo ha chiuso il primo semestre con un rosso di 35 milioni di euro. Ma soprattutto, con un indebitamento netto salito da 138,7 a 201 milioni di euro. Numeri che fanno riflettere i potenziali compratori sia sul fronte dei costi che di un eventuale piano industriale per rendere per la prima volta profittevole l’emittente.  La partita, in ogni caso, è ancora lunga e non si concluderà con le offerte non vincolanti della settimana prossima. Che potrebbero arrivare anche da chi non ha fatto richiesta di vedere il dossier.