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martedì 22 agosto 2023

Avviso agli studenti di diritto costituzionale . - Prof. Guido Saraceni

Chiunque tra di voi avesse pubblicato un post in cui afferma che il generale Vannacci ha il diritto di scrivere ciò che vuole, in ragione dell’art. 21 della Costituzione, è pregato di sostituire il vino con l’acqua, il mojito con il the e gli studi di Giurisprudenza con il corso di laurea triennale in Scienze teoriche dei giochi da spiaggia per persone intellettualmente poco dotate.

La libertà di espressione del pensiero non è un diritto assoluto, deve essere contemperata con altri e altrettanto importanti diritti di pari rango costituzionale - come, ad esempio, la dignità altrui.
Peraltro, la costituzione (ex art. 54) pretende espressamente “disciplina ed onore” da chi svolge una funzione pubblica.
Sperando di essere stato chiaro, vi auguro una buona estate. E buona fortuna con l’esame di “karaoke e balli di gruppo uno” - fondamentale obbligatorio del primo anno, 9 CFU.
20.8.2023

mercoledì 10 ottobre 2018

Senza dignità.



Invece di chiedere scusa per aver provocato un debito allucinante senza aver apportato un benché minimo miglioramento all'economia nazionale, i precedenti governanti gridano allo scandalo e definiscono la manovra del governo disastrosa....

Senza alcuna dignità!


Cetta. 

martedì 6 giugno 2017

Cassazione: Toto' Riina e' malato e ha diritto a una morte dignitosa'. - Roberti: "Riina è ancora capo di Cosa Nostra"



'Abbiamo le prove per dirlo. Deve restare al 41 bis'.

"Totò Riina deve continuare a stare in carcere e soprattutto rimanere in regime di 41 bis". A dirlo è il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, che in un'intervista al Corriere della Sera spiega che ci sono le prove per dire che il vecchio boss sia ancora il capo di Cosa Nostra. Roberti è sicuro che il tribunale di sorveglianza di Bologna, in sede di rinvio da parte della Cassazione, gli darà ragione, nuovamente: "Si tratta - osserva - di un annullamento con rinvio, il Tribunale dovrà integrare la motivazione sui punti indicati dalla Cassazione e sono certo che a quel punto reggerà l'intero impianto. Questa decisione non mi preoccupa". 

La Cassazione dice che non è motivata a sufficienza l'attualità del pericolo, ma "siamo perfettamente in grado di dimostrare il contrario - afferma -. Abbiamo elementi per smentire questa tesi. E per ribadire che Totò Riina è il capo di Cosa nostra", "le indagini sono in corso e non ho nulla da dire, né potrei farlo. Ma vorrei ricordare che il pubblico ministero Nino Di Matteo vive blindato proprio a causa delle minacce che Totò Riina ha lanciato dal carcere. Se non è un pericolo attuale questo, mi chiedo che altro dovrebbe esserci". Secondo Roberti, le condizioni di salute di Riina non sono incompatibili con il regime carcerario del 41 bis: se davvero il carcere di Parma non fosse attrezzato a sufficienza, "nulla impedirebbe il trasferimento in un'altra struttura di massima sicurezza. Ma dico per Riina quello che avevamo già sostenuto nel caso di Bernardo Provenzano, che era in condizioni addirittura più gravi: deve rimanere in carcere al 41 bis".
 Il "diritto a morire dignitosamente" va assicurato ad ogni detenuto. Tanto più che fermo restando lo "spessore criminale" va verificato se Totò Riina possa ancora considerarsi pericoloso vista l'età avanzata e le gravi condizioni di salute. La Cassazione apre così al differimento della pena per il capo di Cosa Nostra, ormai ottantaseienne e con diverse gravi patologie. Sulla base di queste indicazioni, il tribunale di sorveglianza di Bologna dovrà decidere sulla richiesta del difensore del boss, finora sempre respinta.
La prima sezione penale della Cassazione per la prima volta ha accolto il ricorso del difensore di Totò Riina, che chiede il differimento della pena o, in subordine, la detenzione domiciliare. La richiesta (si legge nella sentenza 27.766, relativa all'udienza del 22 marzo scorso) era stata respinta lo scorso anno dal tribunale di sorveglianza di Bologna, che però, secondo la Cassazione, nel motivare il diniego aveva omesso "di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico". Il tribunale non aveva ritenuto che vi fosse incompatibilità tra l'infermità fisica di Riina e la detenzione in carcere, visto che le sue patologie venivano monitorate e quando necessario si era ricorso al ricovero in ospedale a Parma. Ma la Cassazione sottolinea, a tale proposito, che il giudice deve verificare e motivare "se lo stato di detenzione carceraria comporti una sofferenza ed un'afflizione di tale intensità" da andare oltre la "legittima esecuzione di una pena".
Il collegio ritiene che non emerga dalla decisione del giudice in che modo si è giunti a ritenere compatibile con il senso di umanità della pena "il mantenimento il carcere, in luogo della detenzione domiciliare, di un soggetto ultraottantenne affetto da duplice neoplasia renale, con una situazione neurologica altamente compromessa", che non riesce a stare seduto ed è esposto "in ragione di una grave cardiopatia ad eventi cardiovascolari infausti e non prevedibili". La Cassazione ritiene di dover dissentire con l'ordinanza del tribunale, "dovendosi al contrario affermare l'esistenza di un diritto di morire dignitosamente" che deve essere assicurato al detenuto. Inoltre, ferma restano "l'altissima pericolosità" e l'indiscusso spessore criminale" il tribunale non ha chiarito "come tale pericolosità "possa e debba considerarsi attuale in considerazione della sopravvenuta precarietà delle condizioni di salute e del più generale stato di decadimento fisico".
Nutro profondo disgusto nei confronti di quelle istituzioni che riconoscono diritti a chi non rispetta i diritti degli altri, compreso quello di vivere.
Questa '#bestiaferoce meriterebbe di saltare in aria come ha fatto con persone degne di vivere a lungo con onore e merito.E come ha minacciato di fare con Di Matteo. Io non sono ipocrita, non mi intenerisco, io sono dalla parte di Falcone e Borsellino.

martedì 6 agosto 2013

Se il palco è abusivo. - Rita Pani




A questo punto dovremmo appendere delle lenzuola bianche ai nostri balconi, in segno di resa. Esigere  una tregua, giacché non siamo riusciti a pretendere la decenza del silenzio. Inutile dire che dovremmo contarci per organizzarci perché lo sappiamo che a parole saremo milioni, ma pronti a fare una decina.

A questo punto dovremmo chiedere ai giornali di avere pietà di noi: “Per favore basta! Scriveteci del meraviglioso miracolo del pancione della diva, della cellulite che non risparmia le famose chiappe della modella, dell’amore nato e morto tra questa e quello. Ma basta. Smettete di insultare le poche intelligenze, risparmiate chi ormai è vicino a perdere l’ultimo neurone.”

Abbiate pietà di voi, giornalisti. Ricordatevi cos’è la vostra professione, ricordate i sacrifici che avete fatto per sedere a quella scrivania, fosse anche quello di aver dovuto aprire le gambe, rovesciate su un divano, per un adiposo pieno di bava, che magari puzzava e sudava. Riprendetevi la dignità.

Perché davvero non può essere accettabile, che oggi per tutti voi spruzzatori di inchiostro a caso, il problema sia che il palco di Roma fosse illegale. Non può essere il problema, che i cartelli stradali siano stati divelti per far spazio alla folla oceanica che si attendeva. Il problema non è quel che è restato dopo il passaggio dello tsunami berlusconoide, con le carte dei panini, e le bottigliette delle bibite o le bucce di banana, così come ormai crede la maggioranza dei rivoluzionari italiani del clic, mi piace, condividi.

Il problema è quel che da quel palco è stato detto, l’immagine deteriorata dell’Italia che fa ridere tutto il mondo, e vergognare i milioni di italiani che da questo PAESE DI MERDA son dovuti scappare, per sopravvivere dignitosamente, per ritrovare l’orgoglio di sentirsi attivi, vivi e partecipi alla vita.

Non può essere l’abusività di un palco il problema del giorno dopo, ma l’evidenza di una nazione in ostaggio di un manipolo di criminali dall’indiscussa mafiosità. Il problema reale del paese è che non riesce a dire basta alla malavita organizzata, succube, schiavo, complice.

Arrendiamoci, perché hanno vinto e vincono ogni giorno, svuotando le nostre povere vite – ogni giorno di più. È inutile pensare che un giorno ci riprenderemo, che un giorno saremo nuovamente capaci di organizzarci, di ripensare al nostro domani, di riavere una progettualità che non riusciamo più nemmeno a sognare.
Vien male scrivere persino che l’Italia non è un paese normale, perché sembra idiota scrivere una siffatta banalità. 

Eppure normale non lo è per nulla, se ancora oggi tutte le istituzioni sono impegnate a trovare il mondo per garantire la libertà di un delinquente, se a quel delinquente è ancora dato parlare del futuro di tutti noi, o se addirittura già si preannuncia la probabile abdicazione del trono in favore della figlia … il trono di un impero mafioso e finanziario che nulla ha a che fare con una Repubblica libera e democratica, o che almeno nulla avrebbe a che fare.

Vuole andare in galera, dice. E lo fa come se fosse una minaccia. 
Riprendete a scrivere minchiate il giorno che se lo dimenticheranno a Badu ‘e carros, o il giorno che farà la fine del povero Stefano Cucchi. 
Io quel giorno, dopo la festa, riprenderò a leggere i giornali.