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mercoledì 10 dicembre 2014

SE LA GOLDMAN SACHS SCRIVE I COMUNICATI STAMPA DELLA FED .... - FONTE: ZEROHEDGE.COM

la mano del burattinaio

Riportiamo da ZeroHedge una STORIA AMERICANA di Banche che controllano la politica e di contribuenti ignari che leggono sui giornali certi titoli incomprensibili che raccontano confusamente cose drammatiche. 
Chi legge sa di  non capire certe cose e non approfondisce, ma il governo è colluso e la forma è salva, quindi "i giochi possono cominciare". 
All'uomo della strada, al contribuente, all'elettore non resta altro che aspettare che arrivi il conto... Ma forse questa storia ci suona famigliare.

Nota della redazione di comedonchisciotte.org

MA COSI' ABBIAMO PERSO TUTTO

Da  FT:
 
Mentre imperversava la crisi finanziaria di settembre 2008Goldman Sachs e Morgan Stanley cercavano la protezione dalla Federal Reserve.

Gli ultimi due grandi broker indipendenti furono autorizzati a trasformarsi in Bank-holding Company, in modo da avere accesso alla liquidità del governo per poter restare (sempre) a galla.

Fu la stessa Goldman a decidere la sua nuova denominazionecitando Lloyd Blankfein, Chief Executiveche disse"Crediamo che la Goldman Sachssotto la supervisione della Federal Reserve, potrà diventare una istituzione ancora più sicura"
 
Secondo quello che racconta gente che conosce bene questa materia, poi la Goldman si scrisse da sola una bozza di comunicato e la mandò alla New York Fed. Proprio quella bozza doveva essere usata come testo della dichiarazione rilasciata dalla Central Bank.
E mentre il FT fu  tanto gentile da bersi tutto quel pezzo di informazioni scioccanti e da raccontarle al resto degli "stupidi elettori", la conclusione è semplicela Federal Reserve della Goldman Sachs (sia a New York chaltrove), è una banca che non solo decide gli alti e bassi del mercato e si scrive le regolema scrive anche le parole sul gobbo della Fed (come quello che usa Obama nei suoi discorsi, anche la Goldman si preoccupa della forma).

Fonte: http://www.zerohedge.com
Link: http://www.zerohedge.com/news/2014-12-06/when-goldman-writes-new-york-feds-press-releases-then-all-lost
6.12.2014

Autore della traduzione Bosque Primario.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14334

venerdì 14 settembre 2012

USA ed Europa, banche centrali a confronto. - PierGiorgio Gawronski


Ieri la Federal Reserve ha annunciato un nuovo programma di rilancio dell’economia. L’obiettivo è ridurre la disoccupazione, che è all’8% ed è “una grave preoccupazione”. Non solo perché il livello è “abnorme”, ma anche perché “da sei mesi ha smesso di scendere”. Dice  Bernanke: “L’alto livello della disoccupazione dovrebbe preoccupare ogni cittadino americano. Non solo crea enormi sofferenze e difficoltà, ma causa anche un enorme spreco di capacità e talenti”, e una “progressiva distruzione di queste capacità, a danno non solo dei disoccupati e delle loro famiglie, ma anche del benessere di tutta la nazione”.
Per raggiungere il suo scopo la Fed cerca di accelerare la crescita stimolando la domanda (= la spesa totale nell’economia). Tramite due target intermedi. In primo luogo, (oltre a tenere i tassi di policy a zero) cerca di comprimere una serie di tassi d’interesse a lungo termine (mutui, ecc.) in diversi settori, già molto bassi. A tal fine lo strumento utilizzato è l’aumento della liquidità. In secondo luogo, la FED indirizza le aspettative sulla crescita futura. Lo strumento che utilizza – “il più potente” – è la ‘comunicazione’. Bernanke ha annunciato che la ‘spinta’ della FED continuerà “almeno fino a metà del 2015”, e comunque “per molto tempo dopo che l’economia avrà ricominciato ad accelerare”. Così le imprese possono avere fiducia: sanno che se investono oggi troveranno nuovi clienti domani.
Bernanke ha spiegato che gli acquisti di titoli pubblici non sono affatto una monetizzazione del debito: “Noi non finanziamo spesa pubblica: acquistiamo attività finanziarie che rivenderemo al momento giusto… La nostra azione non aumenterà, bensì ridurrà il deficit pubblico”, grazie ai profitti della Fed e alla ripresa economica. Quanto all’inflazione, un giornalista tedesco ha chiesto se non ci sono rischi. Ma Bernanke ha spiegato che quando (a) c’è disoccupazione e (b) le aspettative di inflazione sono basse, i rischi non ci sono.
La BCE deve fronteggiare una situazione assai più grave. La disoccupazione in Europa è all’11%, e continua a salire. Al punto che la stabilità della stessa moneta è in dubbio. Eppure la BCE si disinteressa totalmente della disoccupazione, della crescita, della domanda. Tiene alti i tassi di policy. Ha varato un tardivo piano anti-spread, ma sterilizzerà eventuali aumenti della liquidità. Con la ‘comunicazione’ mira anch’essa ad aumentare la fiducia sul futuro, ma solo relativamente all’inflazione: perciò le imprese Europee sanno che se oggi investono, domani i prezzi dei loro prodotti saranno bassi, ammesso che trovino clienti.
Il 6 Settembre scorso la BCE ha fatto un passo avanti importante, accettando (tardivamente) il ruolo di prestatore di ultima istanza (negli USA è talmente ovvio che nemmeno si discute). Ma è rimasta in mezzo al guado: cura la finanza, ma non l’economia; e la finanza, senza l’economia, ignora la forza della gravità: a nostro rischio e pericolo!
La depressione della domanda rende inutilizzata tanta capacità produttiva: impossibile per i governi rispettare gli obiettivi di deficit. Perciò l’idea che ‘se un paese non rispetta gli accordi, la BCE rinuncerà a difenderlo sui mercati’ diventa pericolosa per la stessa stabilità finanziaria. Ma la BCE si muove in linea con il suo Statuto, sulla modifica del quale Draghi dice: “è già impegnativo stabilizzare i prezzi … non aggiungerei un secondo obiettivo”. Invece la Fed ha due obiettivi: stabilità dei prezzi e occupazione. E ieri Bernanke ha detto: “Abbiamo strumenti che riteniamo possano influenzare il livello dell’occupazione: pensiamo sia nostro dovere utilizzarli”.
All’origine di tutto c’è una ideologia. In Germania sono diventati tutti esperti di politica monetaria. Reagiscono istericamente alle manovre minimaliste della BCE, influenzando i politici e i rappresentanti tedeschi alla BCE: che non sono bravi economisti bensì funzionari del partito della Merkel. Molti lettori hanno difficoltà a capire cosa sia il liberismo in macroeconomia, e perché è importante. Hanno la sensazione di trovarsi di fronte a un linguaggio ideologico. Invece, sto parlando dell’origine dei nostri mali, e dei blocchi sulla via d’uscita. Il laissez faire nei confronti della disoccupazione (della domanda) è l’idea centrale del liberismo in macroeconomia. È l’idea di Monti, e della BCE. È un’idea sbagliata secondo Bernanke. Che non è particolarmente keynesiano o di sinistra: tanto è vero che è stato nominato da George W. Bush.
Ecco perché quel che succede da noi ha poco a che vedere con la democrazia: non occorre fare dietrologia. La gente non vuole disoccupazione. La FED ‘risponde’ ai bisogni della gente. La BCE, no; perché non è un problema dell’élite europea. E Monti può tranquillamente dirci: i miei provvedimenti? Certo che hanno aggravato la disoccupazione. Solo uno stolto poteva credere il contrario!