C’è poco da salvare nel Natale di questo terribile 2020. Come previsto, passa la linea dura: l’Italia chiude, nello sforzo di mantenere al minimo i contatti sociali (e familiari) e contenere un nuovo aumento dei contagi. Il premier Giuseppe Conte lo annuncia in tarda serata, dopo il consiglio dei ministri: “La curva può subire un’impennata nel periodo natalizio, il Cts ci ha fatto pervenire un verbale in cui ha espresso forte preoccupazione. Dobbiamo intervenire, vi assicuro che è una decisione sofferta, non facile”.
Dal 24 dicembre al 6 gennaio su tutto il territorio nazionale varrà il regime applicato finora nelle regioni rosse. Tranne nei quattro giorni feriali (28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio), quando si applicheranno le norme delle zone arancioni.
Significa, di fatto, che l’Italia vivrà il Natale 2020 in lockdown. Nei giorni “rossi” non si potrà uscire di casa (se non per lavoro o per emergenze). Con un’unica deroga, per evitare che in tanti rimanessero completamente soli a Natale e Capodanno: “Nei giorni festivi e prefestivi – si legge nel testo – lo spostamento verso le abitazioni private è consentito una sola volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 05,00 e le ore 22,00, verso una sola abitazione ubicata nella medesima regione e nei limiti di due persone, ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale e alle persone disabili”. Traduciamo dal legnoso lessico del diritto: si possono raggiungere i parenti stretti, ma ci si può spostare al massimo in due (esclusi i figli con meno di 14 anni o non autosufficienti). E se si vuole invitare qualcuno in casa propria, il vincolo è lo stesso: solo parenti stretti e non più di due, bambini esclusi.
Mobilità “arancione”. Nei giorni feriali sarà consentito muoversi all’interno del proprio comune senza limitazioni (ma con il coprifuoco dalle 22 alle 5). Inoltre saranno permessi gli spostamenti dai piccoli comuni (meno di 5mila abitanti) ma per una distanza massima di 30 chilometri (e sarà vietato raggiungere i capoluoghi di provincia).
Moblità “rossa”. Nei giorni festivi ci si potrà muovere una sola volta al giorno, all’interno della Regione di residenza e – come detto – al massimo in due. È sempre consentito, con entrambi i regimi, il rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza.
Negozi. Per gli esercizi commerciali restano immutate le norme già stabilite per le zone rosse e arancioni nel Dpcm del 3 dicembre. Negozi di alimentari, edicole, tabaccai, farmacie, parafarmacie, ferramenta e librerie possono restare sempre aperti in questi giorni, mentre i negozi di abbigliamento potranno tenere le serrande alzate solo nei giorni feriali. Centri commerciali e gallerie restano chiusi sempre e comunque, dal 24 dicembre al 6 gennaio.
Ristoranti. Chiusi i bar, i ristoranti restano aperti solo per asporto e consegne a domicilio, con lo stesso regime in giorni feriali, prefestivi e festivi: il cibo d’asporto si può ritirare fino alle 22.00 (prima del coprifuoco), le consegne sono possibili senza limitazioni orarie. Conte ha promesso “un immediato ristoro di 645 milioni per ristoranti e bar” e ha ringraziato l’opposizione per la collaborazione.
Parrucchieri. Barbieri e coiffeur possono restare aperti, come pure tintorie e lavanderie. Nei giorni festivi e prefestivi restano chiusi invece i centri estetici. Jogging. La corsa è sempre consentita, nei giorni “rossi” invece le passeggiate sono permesse soltanto “in prossimità della propria abitazione”.
Multe. Si annunciano controlli rigidi (ma chiaramente non nelle abitazioni private), le sanzioni sono sempre le stesse: multe tra i 400 e i 1.000 euro.