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lunedì 10 febbraio 2020

Cambiate musica. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 9 Febbraio


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Secondo il sondaggio Pagnoncelli-Corriere, il 57% degli italiani pensano che la prescrizione sia una scappatoia per i colpevoli e il 59% di chi conosce la legge Bonafede e la condivide. Buon segno: nemmeno questi partiti infami e questa “informazione” degna di loro sono riusciti a mettere l’anello al naso alla gente. Ora qualcuno dovrebbe domandarsi come sia possibile che, di una legge che domina giornali, tg e talk da mesi, solo il 5% sappia tutto e un altro 40% qualcosa. Il motivo è semplice: se ne dicono e sentono di tutti i colori, senza che arrivi mai un esperto a zittire tutti e a dire come stanno le cose. Infatti i primi a non sapere nulla sono i media: molti descrivono il “lodo Conte bis” all’incontrario: cioè come una norma che svuota la Bonafede bloccando la prescrizione non più dopo la sentenza di primo grado, ma dopo quella d’appello se c’è doppia condanna. Una cosa inutile, visto che in Cassazione si prescrivono solo 600 dei 130 mila processi morti ogni anno. Per fortuna è una balla.

1. Indagini e primo grado. Non cambia nulla: se la prescrizione scatta prima della sentenza di primo grado, il processo muore lì. Le cose cambiano dopo la sentenza di primo grado.

2. Primo grado, condanna. Se il pm e/o la difesa impugnano, si va in appello. E la prescrizione è abolita fino alla sentenza definitiva, salvo che in appello arrivi l’assoluzione (vedi punto 5).

3. Primo grado, assoluzione. Se il pm impugna, si va in appello. E la prescrizione continua a correre, ma con 2 anni in più di sospensione rispetto ai termini attuali: quanto basta per celebrare gli altri due gradi, anche con i tempi medi odierni. Ma bisogna sbrigarsi, dunque nessun rischio di “processi eterni” per gli assolti in tribunale.

4. Appello, condanna. Se il pm e/o la difesa ricorrono, si va in Cassazione. La prescrizione si blocca sine die fino alla sentenza di terzo grado (conferma della condanna d’appello, annullamento senza rinvio, annullamento con rinvio a nuovo appello).

5. Appello, assoluzione. È la novità del lodo Conte-bis. Se il Pg ricorre (caso rarissimo: riguarda il 2-3% delle assoluzioni), si va in Cassazione. E si recupera la prescrizione “persa” in appello, come se non fosse mai stata bloccata dopo la prima sentenza: termini ordinari, più i 2 anni di sospensione in appello, più 1 altro anno previsto per il giudizio di Cassazione. Anche qui, pochi rischi che il processo si prescriva in vista del traguardo o che duri in eterno.

Ora chi strilla sugli “imputati a vita” cambi musica e dica finalmente la verità: cioè che non voleva processi più brevi, ma più processi morti.

martedì 2 ottobre 2018

Reddito di cittadinanza, come funzionerà? Zero cash, app e premi a chi spende di più.



Le ipotesi allo studio del governo: decurtazione del 4% a chi tenderà a risparmiare e limiti ai prodotti acquistabili.


Nessuno scambio di contanti tra acquirente e venditore, pagamenti attraverso una tessera bancomat o via app, un premio a chi spende di più e una penalità a chi spende di meno, ma anche un limite ai prodotti da acquistare. Così si dovrebbe articolare il reddito di cittadinanza, secondo le prime ipotesi allo studio del Governo.
780 euro per tre anni: ecco i requisiti.
In base alle prime stime l'assegno dovrebbe essere garantito a 5 milioni di persone. Un single dovrebbe percepire 780 euro al mese per tre anni, ma la misura è prorogabile. Quattro i requisiti richiesti: ricerca attiva del lavoro, completamento dei percorsi di formazione, involontarietà della disoccupazione, e reddito familiare. Il diritto a percepire la somma si perde quando, nel corso dei tre anni, si rifiutano tre offerte di lavoro "congrue".
Premi a chi spende di più e divieto di acquisto di alcuni beni.
L'obiettivo dell'esecutivo, stando alle prime analisi, è quello di incentivare il consumo. E chi spende di più sarà premiato: si sta valutando, infatti, un aumento dell'assegno del 4% a chi utilizza, per acquisti tracciabili, il 75-80% della cifra erogata. Chi, al contrario, tenderà a risparmiare sarà penalizzato, con una decurtazione del 4%. L'idea è poi quella di limitare l'uso del reddito di cittadinanza solo ad alcune tipologie di acquisti: non si potrà, ad esempio, utilizzare la somma per beni non necessari o per fare scommesse. Ma in che modo si potranno controllare gli acquisti dei circa 6,5 milioni di persone che beneficeranno dell'assegno? Laura Castelli, viceministro dell'Economia, intervistata da Il Fatto Quotidiano ha spiegato che, stando al disegno del governo, basterà prevedere l'esclusione di alcuni circuiti dal processo di pagamento.
Divieto di utilizzo del contante: si pagherà attraverso il bancomat o con i bonifici.
Il meccanismo dovrebbe essere il seguente: si va dal salumiere, in farmacia o al supermercato, si prende ciò che si ritiene necessario e, al momento del pagamento, si dà il bancomat, sul quale questi 780 euro saranno caricati, al commerciante. Quest'ultimo dovrebbe avere a disposizione un apposito software con il quale scalare dalla carta la cifra spesa. Qualcosa di simile alla social card? Dal governo assicurano di no perché, spiegano, nessuno si sentirà ghettizzato dal momento che non utilizzerà una carta ad hoc ma il bancomat che già possiede. E chi non ha un bancomat come dovrà procedere? Per il momento a questa domanda non sembrano esserci risposte. Per i pagamenti tramite bonifico, invece, si ricorrerà a una app. L'idea, insomma, è quella di escludere del tutto i contanti da questo processo.
I dubbi sull'adeguamento dei Centri per l'Impiego e sullo stato della tecnologia.
Un nodo da sciogliere è quello della tecnologia: per aggiornare i sistemi di pagamento potrebbe essere necessario del tempo. Non la pensa così Laura Castelli che, sul punto, ha assicurato: "Le tecnologie per i pagamenti sono già tutte disponibili. Mentre ci vorranno alcune settimane per incrociare le banche dati di Inps, centri per l'impiego, Comuni e centri di formazione". Adeguare i centri per l'impiego alla nuova normativa, spiega il Corriere della Sera, potrebbe essere un'operazione complessa, oltre che dispendiosa:
Una rete di 554 sedi con 8mila che dovrà affiancare le persone in cerca di lavoro e i disoccupati in percorsi di formazione. Per potenziare i Cip in una piattaforma che guidi questo percorso occorrono però soldi, almeno 800 milioni di euro, nuovo personale più qualifico, e investimenti in tecnologia.
Il ministro Di Maio ha chiesto di occuparsi della rivoluzione dei centri dell'impiego a Domenico Parisi, docente italiano che vive da anni negli Stati Uniti. Ha lavorato scrive La Verità - alla trasformazione dei Job Center del Mississippi. Il suo sì alla proposta del ministro del Lavoro non è ancora ufficiale, ma del reddito di cittadinanza, intanto, dice:
"Non so se l'idea sia giusta ma sono filosoficamente d'accordo: nessuno dovrebbe vivere in povertà. Tutto, però, va fatto a termine, senza assistenzialismo. La giusta risposta politica, anche qui negli Usa, è dare un sussidio ai poveri e ai disoccupati e intanto formarli e trovare loro un lavoro".
Quanto alla digitalizzazione dei processi, il Corriere spiega che sarà affidata all'ex numero due di Amazon, Diego Piacentini, nominato da Renzi commissario straordinario per l'agenda digitale. A lui Di Maio ha chiesto di lavorare alla prima fase dell'iter per l'attuazione del reddito di cittadinanza: quello dell'individuazione dei beneficiari.