Quando Confindustria ordinò lo sblocco dei licenziamenti e Draghi obbedì, le aziende iniziarono a licenziare a manetta, anche via email o sms. E Letta furente definì la cosa “inaccettabile”, chiedendo (al suo ministro Orlando!) di richiudere la stalla quando i buoi erano fuggiti. Naturalmente la norma restò. E tutti i licenziati si domandarono: ma di che si meravigliano questi tartufi se, sbloccati i licenziamenti, i padroni ci licenziano? È la stessa ipocrisia di quando viene scarcerato anzitempo qualcuno che non sia ricco e famoso: tipo il maggiordomo filippino che ammazzò la contessa Filo della Torre, condannato a 16 anni e uscito dopo 10. Che un assassino se la cavi con 16 anni virtuali e 10 reali è uno scandalo, ma questo possiamo dirlo noi che denunciamo da sempre il Paese dell’indulgenza e dell’impunità: non chi dipinge l’Italia come il regno della forca e da trent’anni invoca meno carcere, pene più basse, più attenuanti, amnistie, indulti, condoni, depenalizzazioni, sanzioni alternative per lorsignori e poi s’indigna se se ne approfittano pure i poveracci.
Ora la fiera del tartufo s’è trasferita in zona Green pass: un mese fa, quando Draghi si smentì sull’obbligo vaccinale e impose la tessera verde per lavorare dal 15 ottobre, Landini ripeteva ciò che tutti sapevano: oltre 5 milioni di lavoratori non vaccinati rischiavano il posto. Noi aggiungemmo che privare milioni di italiani del diritto su cui si fonda la Repubblica – il lavoro – per aver esercitato un altro diritto riconosciuto dallo Stato – non vaccinarsi – suonava vagamente ingiusto (infatti nessun Paese europeo, ma neppure extraeuropeo a parte l’Arabia Saudita, si sogna di farlo). E che una misura tanto drastica e discriminatoria contraddiceva la propaganda draghiana sulla miglior campagna vaccinale dell’universo. Ci fu risposto che eravamo dei biechi No Vax (con doppia dose) e che l’“effetto Green pass” con la sola imposizione delle mani di Draghi&Figliuolo avrebbe indotto ipso facto i renitenti al vaccino a farsi inoculare in massa. Poi c’erano quelli che ancora credono a Figliuolo, che il 25 maggio aveva giurato: “Entro settembre saremo tutti vaccinati”. Ora, a cinque giorni dall’entrata in vigore del decreto, se ne sono accorti pure Zaia e Fedriga, leghisti draghiani e quindi buoni, rimpiangendo di non aver dato retta a Landini (e pure a Salvini) per leccare i tacchi a Bonomi: aiuto – piagnucolano – venerdì 5 milioni di lavoratori resteranno a casa! E La Stampa, dopo una dozzina di titoli sul mitico “effetto Green pass”, scopre che i “5 milioni senza vaccino”, ergo “il sistema non è pronto”. Ma va? Manca ancora che ripetano con noi che questo non è il governo dei migliori, ma prima o poi ce la possono fare.
ILFQ