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domenica 22 aprile 2018

L’Amaca di Michele Serra (20 aprile 2018). E considerazioni mie.




Tocca dire una cosa sgradevole, a proposito degli episodi di intimidazione di alunni contro professori. Sgradevole ma necessaria. Non è nei licei classici o scientifici, è negli istituti tecnici e nelle scuole professionali che la situazione è peggiore, e lo è per una ragione antica, per uno scandalo ancora intatto: il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza. Cosa che da un lato ci inchioda alla struttura fortemente classista e conservatrice della nostra società (vanno al liceo i figli di quelli che avevano fatto il liceo), dall'altro lato ci costringe a prendere atto della menzogna demagogica insita nel concetto stesso di "populismo".

Il populismo è prima di tutto un'operazione consolatoria, perché evita di prendere coscienza della subalternità sociale e della debolezza culturale dei ceti popolari. Il popolo è più debole della borghesia, e quando è violento è perché cerca di mascherare la propria debolezza, come i ragazzini tracotanti e imbarazzanti che fanno la voce grossa con i professori per imitazione di padri e madri ignoranti, aggressivi, impreparati alla vita. Che di questa ignoranza, di questa aggressività, di questa mala educación, di questo disprezzo per le regole si sia fatto un titolo di vanto è un danno atroce inferto ai poveri: che oggi come ieri continuano a riempire le carceri e i riformatori.


https://rep.repubblica.it/pwa/rubrica/2018/04/19/news/l_amaca_di_michele_serra-194340068/

L'articolo mi lascia dubbiosa.
Troppo facile ed anche opinabile attribuire la pessima educazione, dimostrata da alcuni adolescenti, alla cultura più o meno classica.
Io partirei da un'angolazione più recondita, quella della psiche e dell'ambiente in cui si vive o si bazzica, e non alla cultura ricevuta.
A questi ragazzi è mancata "la cura amorevole" che un attento e "responsabile genitore" avrebbe dovuto dedicare loro; questi ragazzi sono stati cresciuti davanti al televisore a guardare "moderni" cartoni animati, che nulla hanno di moralmente formativo, o a videogiochi che istigano, molto spesso, alla violenza come mezzo di auto difesa.
E a questo concetto, quello dell'autodifesa, dedicherei un altro capitolo, dopo ciò che si è letto e si continua a leggere sugli abusi perpetrati dagli insegnanti ai piccoli affidati agli asili nido e scuole materne, perchè il comportamento anomalo potrebbe anche essere la risposta agli abusi subiti in tenera età.
L'ambiente in cui si vive o ci si aggira è anch'esso un deterrente per la formazione di un essere che sta crescendo e sta formando il proprio carattere e, pertanto, anche il modo di porgersi verso l'esterno ed attingere da esso.
E non sempre questi luoghi corrispondono a quello in cui si vive, i ragazzi amano spaziare, conoscere, avventurarsi in mondi diversi a loro sconosciuti.
La vera ed unica causa è l'assenza di regole, l'irresponsabilità di tutti coloro i quali sono chiamati, in quanto educatori, ad assolvere il proprio compito.
Ai miei tempi esistevano le tanto deprecate punizioni corporali, odiosissime, vero, ma ora c'è il vuoto assoluto.
Educare, traslato dal latino "educere", significa "tirare fuori".
Noi genitori abbiamo questo compito: seguire con la responsabilità dovuta i figli che mettiamo al mondo; insegnare loro il rispetto verso gli altri esseri e verso il mondo che ci circonda, comprendere e sublimare le loro inclinazioni, accompagnarli durante il tragitto della loro formazione, correggere i loro errori spiegandone i motivi, e dare loro tanto amore ed abnegazione.
La scuola, infine, deve svolgere il suo compito che è quello di educare, nel senso di educere, ed istruire gli allievi sotto la guida di figure professionali della conoscenza.

Cetta.

domenica 17 gennaio 2016

Finti agenti a casa del figlio di Gratteri, il giovane messo sotto tutela.



Rafforzata anche la protezione del procuratore.
Reggio Calabria, 16 gennaio 2016 - Maggiori tutele e protezioni per il figlio e lo stesso procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, dopo il misterioso e inquietante episodio avvenuto qualche giorno fa. Due persone hanno, infatti, suonato il campanello dell'appartamento di Messina dove uno dei figli del procuratore vive affermando di essere poliziotti. Dopo un po', quando il giovane non vedendo arrivare nessuno si è affacciato sul pianerottolo, ha notato due figure incappucciate scendere le scale dal piano di sopra al suo. Il giovane ha subito avvertito la polizia e il padre che in quei giorni si trovava all'estero. 
Sull'episodio intimidatorio stanno indagando carabinieri di Messina con il coordinamento della Procura siciliana. Ma intanto, il giovane è stato messo sotto tutela. La decisione è stata presa in sede di Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Gli investigatori alle prese con il caso starebbero cercando di verificare se dalle telecamere di videosorveglianza della zona sia possibile risalire a immagini utili per le indagini. L'idea di fondo è che si sia trattato di un modo subdolo della 'ndrangheta per lanciare un messaggio a Gratteri. A una prima lettura dell'episodio, infatti, pare strano che i due abbiano suonato casualmente al campanello del figlio di Gratteri e che si sono presentati come agenti di polizia, visto che è il corpo che si occupa della scorta del magistrato. Inoltre, i due uomini, una volta al piano del figlio di Gratteri sarebbero poi fuggiti, forse perché si sono resi conto che davanti la porta d'ingresso dell'appartamento c'è un cancello metallico che era chiuso. Il fatto poi che i finti agenti non abbiano detto niente, a giudizio degli investigatori, non renderebbe meno credibile l'ipotesi di un "avvertimento", visto che - viene evidenziato in ambienti vicino alle indagini - la 'ndrangheta opera spesso con "gesti".
Rafforzato anche il dispositivo di tutela del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri. Gratteri è sotto scorta da anni per le tante minacce ricevute nel corso della sua attività di magistrato impegnato nella lotta alla 'ndrangheta, ai traffici internazionali di droga, e ai rapporti con i cosiddetti colletti bianchi. Gratteri è infatti uno dei magistrati più impegnati su questo fronte: ha coordinato decine di inchieste, alcune delle quali hanno portato all'arresto di narcotrafficanti e al sequestro di ingenti quantità di cocaina provenienti dal centro America. Negli ultimi mesi è stato impegnato anche nella presidenza della commissione incaricata dal premier Matteo Renzi di apportare modifiche al codice penale.
Il figlio di Gratteri abita a Messina in un palazzo vicino all'università che frequenta. Secondo quanto si è appreso, nonostante l'episodio, il giovane continuerà a frequentare l'università.