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domenica 18 agosto 2024

IPOCRITI! - Giuseppe Salamone

 

Fiumi di inchiostro e indignazione a reti unificate per quanto successo a Stefania Battistini: "giornalista" Rai insignita qualche tempo fa da Zelensky con una medaglia al valore per il suo enorme contributo alla causa ucraina, che è andata a fare un servizio in territorio Russo guidata dall'esercito di Zelensky e adesso rischia un procedimento penale per “attraversamento illegale del confine di Stato”.
Possono scrivere e dire cosa vogliono, ma anche per fare giornalismo ci sono delle regole. Se vuoi andare in un Paese devi chiedere l'accredito come giornalista. Una volta rilasciato entri in quel paese e fai il giornalista. Se ne sei capace. Altro discorso sarebbe se il visto non venisse rilasciato, cosa che con cadenza giornaliera fanno soprattutto i paladini occidentali e difensori della "democrazia" Zelensky e Netanyahu. Ma qui nessuna indignazione, sono "democratici e partigiani" loro.
Sostanzialmente, piaccia o meno, Battistini ha attraversato illegalmente la frontiera e ha girato un servizio di propaganda ucraina spudorata senza che portasse la scritta "Press". Anche questo la dice lunga. Addirittura si è spinta a pronunciare le seguenti parole: "Non c'è nessuna casa distrutta a Sudzha, questa è la differenza fra noi e i russi". Cosa assolutamente falsa, visto che di case distrutte ce ne sono una caterva e sono stati uccisi diversi civili tra cui Nina, ragazza Russa di 24 anni incinta crivellata di colpi davanti al marito e al figlio piccolo. Ma per la Battistini queste cose non sono mai avvenute.
In ogni caso questa vicenda è indicativa per capire il livello di propaganda raggiunto dal servizio pubblico, che ormai è diventato spudoratamente e senza alcuna preoccupazione di nasconderlo il portavoce di Zelensky in Italia. E ho il diritto di oppormi a tutto ciò in quanto annualmente mi vengono estorti dei soldi per fare propaganda di guerra, non giornalismo!
A proposito: quelli che oggi si stracciano le vesti davanti alle conseguenze legali di un atto decisamente avventato, sono gli stessi che non hanno detto mezza parola per la carneficina di Giornalisti che avviene quotidianamente a Gaza per mano del criminale di guerra Netanyahu.
IPOCRITI!

venerdì 1 ottobre 2021

Il leader e il vangelo secondo Luca. - Antonio Padellaro

 

Auguriamo, naturalmente, a Luca Morisi di rialzarsi quanto prima dalla “caduta come uomo” che egli ammette di avere avuto, e ciò al di là dell’indagine per cessione e detenzione di droga che lo riguarda. “Un amico che sbaglia e che può contare su di me”, ha detto Matteo Salvini, parole anche queste che esigono comprensione. Ma quando Morisi saprà riprendere il controllo della sua vita sarebbe importante conoscere una sua riflessione sullo spaventoso e inarrestabile potere di chi usa ossessivamente la Rete per colpire gli avversari, seminare l’odio e rovinare la vita al prossimo. Del resto, difficile saperne più di lui, creatore e gestore della Bestia social, il formidabile sistema di propaganda al servizio della Lega di Salvini, strumento di una strategia comunicativa che ha contribuito alla impetuosa crescita dei consensi a favore del cosiddetto Capitano (ora ex). Con una potenza di fuoco invidiata, temuta e quanto mai ustionante.

Come potrebbe testimoniare Laura Boldrini per anni simbolo dell’odiato “buonismo” di sinistra. Additata al pubblico ludibrio come sponsor dell’“invasione clandestina incontrollata” (anche se non ha mai detto nulla del genere) è stata quotidianamente messa alla gogna dal sito bestiale per aizzarle contro la micidiale armata invisibile degli odiatori. Se per storia personale e ruolo istituzionale Boldrini rappresenta l’esempio più eclatante di questo modo di fare contrasto politico, non si calcolano invece i danni della implacabile pioggia di fango (per non dire peggio) che si è abbattuta su chi individuato come nemico non sapeva difendersi. Lordandone così l’immagine pubblica, e sempre a maggior gloria del Capitano (ex).

Ecco, poiché la Bestia non può essere semplicemente liquidata come l’arma di distruzione reputazionale di una stagione (forse tramontata con la Lega di governo a guida Giorgetti), ascoltare le riflessioni di Morisi sulla violenza social, se e quando ne avesse voglia, ci aiuterebbe a difenderci meglio dai fetidi schizzi. Mentre, nelle presenti circostanze, a Luca (e al suo amico Matteo, spesso con il rosario tra le dita) non farebbe male meditare sul precetto evangelico del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te (ma forse non farebbe abbastanza like).

ILFQ

giovedì 3 settembre 2020

Pastrocchio ipocrita contro Conte. - Antonio Padellaro

BLOG : La voce di quasi tutti
Molti guardano il dito che si agita nella maggioranza, convinti che indichi la scuola della ministra Azzolina precarizzata dal Covid. O l’allarme per il possibile strike di Salvini e Meloni, in Toscana e Puglia, alle prossime Regionali. Oppure il massiccio schieramento (editoriale) contro il Sì al taglio dei parlamentari che (si legge nel quotidiano collettivo) “toglierebbe legittimità alla Camere”. Sbagliato, perché come si sa il dito indica la luna, e nel caso in esame la luna ha il profilo del governo Conte che tutte le dita che si agitano nel Pd, nei 5stelle o tra i renziani, rischia di trovarsele nell’occhio.
Se n’è accorto perfino Nicola Zingaretti il quale (Repubblica di martedì) attribuisce, per esempio, “il crescere, soprattutto fuori di noi dello spirito polemico contro il Pd e contro la scelta del Sì, innanzitutto a una insofferenza verso il governo, la maggioranza e il lavoro svolto. Il No così diventa, a prescindere dal merito, la clava per colpire il Pd, la maggioranza e il governo stesso”. Insomma, sbotta il segretario del Pd, “non è più possibile sopportare l’ipocrisia di chi agisce per destabilizzare il quadro politico attuale, mentre c’è chi si carica spesso da solo la responsabilità della tenuta unitaria”. Alla buon’ora verrebbe da dire, anche se Zingaretti, dopo aver preso atto della realtà (e della clava) vi aggiunge due ingenuità. Uno: stanare, o costringere a una qualche resipiscenza i nemici di questo governo e di questo Pd, a fronte dell’“immenso lavoro di lotta quotidiana, di fronteggiamento delle drammatiche condizioni date”, eccetera. Ci perdoni segretario, ma se come credo stiamo pensando agli stessi “ipocriti”, a quelli là, come si dice a Roma, dell’“immenso lavoro” e del “fronteggiamento” non gliene potrebbe fregare di meno. Irrealistico appare pure l’appello a chi “reputa conclusa la fase di collaborazione con il M5S e con Italia Viva”, a indicare “un’altra strada, chiara e praticabile”, comprese “elezioni politiche immediate”. Poiché Zingaretti è tutt’altro che uno sprovveduto sa perfettamente che la politica più è ipocrita e più preferisce agire col favore delle tenebre, magari avvelenando i pozzi. Non caso, il leale Matteo Renzi ha già fatto sapere all’informazione unificata che “il Conte-2 è finito”, qualunque sia il risultato delle Regionali. Fuori dalle scatole senza voto anticipato, s’intende, ma con qualche pastrocchio di palazzo. Solita domanda: per quale motivo lor signori vogliono mandare a casa un premier che gode del 60% di popolarità tra gli italiani? Solita risposta: esattamente per lo stesso motivo.

martedì 12 maggio 2020

L’agguato a Bonafede. - Tommaso Merlo

Violenza donne: Bonafede, aumenteremo indennizzi per vittime

La lotta alla mafia non c’entra nulla, l’obiettivo è Bonafede e quindi il Movimento. Siamo alle solite. Vogliono far fuori l’unica forza politica che ha osato dire di no al partito di Berlusconi e Dell’Utri. Tutti gli altri ci sguazzano da sempre. A destra come a sinistra ai tempi degli inciuci. Il parlamento italiano è sempre stato zeppo di mafiosi e di loro referenti anche ad altissimo livello. Mentre i magistrati morivano in nome della legge, la vecchia politica ha fatto sempre il doppio gioco. A Roma come nei comuni di provincia dove i vecchi partiti non hanno mai schifato soldi e i pacchetti di voti sporchi di mafia. Un rapporto consolidato e basato sul mutuo interesse. Dal profondo sud fino al profondo nord. Il virus della mafia ha infettato ogni angolo dello stivale. Per combatterlo serve un rigoroso distanziamento sociale soprattutto da parte della politica. Ma l’unica forza che ha avuto il coraggio di farlo davvero è stato il Movimento 5 Stelle. Selezionando accuratamente i suoi portavoce, cacciando i collusi e rifiutando ogni opacità. Un essere antimafia a fatti, non a chiacchiere. Tutti i giorni. Una linea legalitaria e di assoluta trasparenza portata avanti al governo dal ministro Bonafede, questo mentre Salvini e Meloni sono alleati con Berlusconi che ha pagato la mafia per anni e il cui braccio destro Dell’Utri è stato condannato per associazione mafiosa. Roba che in una democrazia sana Berlusconi e il suo seguito non dovrebbero più mettere nemmeno piede nelle istituzioni. Ed invece sono ancora tutti lì, come nulla fosse. Il suo partito, il suo impero mediatico e i suoi alleati politici Salvini e Meloni che hanno anche il coraggio di spacciarsi come “nuovi” e paladini della legalità. Ogni tanto pizzicano per mafia qualche loro esponente ma ormai la notizia dura qualche oretta. Dal profondo sud come al profondo nord. Mele marce. Normalità. L’antimafia a chiacchiere in attesa che tutto torni presto come prima. A causa della pandemia è scoppiato un caos scarcerazioni a cui Bonafede sta cercando di porvi rimedio. Senza nemmeno leggere le carte, le destre si sono scatenate. Ormai si attaccano a tutto per far cagnara, figurarsi se si facevano sfuggire questa ghiotta occasione. E così siamo al paradosso farsesco, Berlusconi e i suoi alleati che sfiduciano Bonafede con l’appoggio dei giornalai delle lobby. Ovviamente il merito della questione non c’entra nulla, vogliono riprendersi le poltrone e ogni scusa è buona. Quanto alla lotta alla mafia c’entra ancora meno, l’obiettivo è colpire il ministro e quindi il Movimento. L’obiettivo è boicottare il cambiamento e tornare ai bei tempi dell’antimafia a chiacchiere. Davvero un paradosso. Invece di prendere l’esempio e distanziare socialmente la mafia, la vecchia politica vuole far fuori il Movimento. L’unica forza politica che ha osato dire di no al partito di Berlusconi e Dell’Utri.

https://repubblicaeuropea.com/2020/05/09/lagguato-a-bonafede/

sabato 29 giugno 2019

Lo schiavismo dei buoni. 11.04.2016



Voluntas enim naturaliter tendit in bonum sicut in suum obiectum: quod autem aliquando in malum tendat, hoc non contigit nisi quia malum sibi sub specie boni proponitur. (Tommaso D’Aquino)
L’immigrazione di massa integra chiaramente un caso di guerra tra poveri. Non solo perché lo è nei fatti, con milioni di persone a contendersi alloggi insufficienti, lavori sottopagati o di bassa manovalanza criminale, periferie anguste e i palliativi di un welfare centellinato dai tagli. Ma anche perché così si vuole che sia – o quantomeno ce la si mette tutta affinché lo diventi.
Nei giorni in cui il Comune di Milano decideva di trasferire 400 euro al mese a chi accogliesse un profugo nella propria abitazione, nella stessa città moriva di stenti Giovanni Ceriani, un disabile di cittadinanza italiana che si manteneva con un assegno di 186 euro al mese e un bonus comunale di 1.000 euro all’anno. Mentre scrivo, a La Spezia l’invalido Roberto Bolleri è in sciopero della fame per rientrare in possesso del suo alloggio popolare occupato abusivamente da una famiglia di marocchini che, fanno sapere, usciranno solo quando il Comune avrà assegnato loro una sistemazione adeguata in deroga alle graduatorie. In Germania l’infermiera Bettina Halbey e la sua vicina di casa stanno per essere sfrattate dal Comune di Nieheim: dovranno lasciare i loro appartamenti ai richiedenti asilo, mentre nel resto del paese si espropriano immobili privati e si evacuano scuole pubbliche, per lo stesso motivo.
Non c’è bisogno di essere leghisti per capire che finirà male, malissimo.
In un sistema di finanza pubblica dove la scarsità di investimenti è postulata come un dogma, è inevitabile che i poveri e gli impoveriti si contendano le briciole e temano l’arrivo di nuove bocche da sfamare. Tanto più se quello stesso sistema predica anche la scarsità dei salari e delle tutele come una virtù e la scarsità di lavoro come una colpa, non lasciando ai deboli altra scelta che un cannibalismo di sopravvivenza in cui l’odio etnico e razziale è solo il pretesto di una guerra per bande.
C’è del dolo o comunque una sterminata irresponsabilità in chi sostiene queste politiche di scarsità e al tempo stesso auspica corridoi umanitari per prelevare gli stranieri alla fonte, chiede la rimozione dei blocchi alle frontiere e sogna di accogliere 300-400 mila persone ogni anno se non 30 milioni in 15 anni. Salvo poi, al delinearsi di una catastrofe umanitaria che colpirebbe tutti – in primis gli immigrati di cui si fanno paladini – sfoderare il ferro vecchio della rivoluzione culturale e rimproverare ai sudditi il vizio della xenofobia lanciando vibranti campagne contro l’odio. Quasi fossero, la xenofobia e l’odio, patologie dalle origini oscure da debellare con la profilassi (nei giovani) e gli antibiotici (nei vecchi) e non un’etologica conseguenza delle politiche da loro stessi create.
C’è del dolo e dell’irresponsabilità in questa filantropia a spese degli altri, ma c’è anche e soprattutto il suo contrario, cioè del razzismo. Che non è il razzismo di cui si lamentano i progressisti: l’islamofobia e il disprezzo di civiltà diverse che, deplorabile e insensato a parere di chi scrive, è già condannato a reti unite e sarà presto oggetto di un’apposita commissione per la schedatura dei reprobi. E neanche l’autorazzismo di cui si parla quando i bisogni degli stranieri sono anteposti a quelli degli autoctoni. Il razzismo dei buoni colpisce invece proprio loro: gli immigrati, che protegge a parole e trasforma nei fatti in strumenti di un piccolo e penoso esercizio di autocertificazione etica e di un più grande disegno socio-economico di sfruttamento degli ultimi.
L’idea che abbiamo bisogno (?) dello sperma di milioni di disperati per ripopolare un continente in stasi demografica, o delle loro braccia per svolgere i lavori che gli italiani non vogliono più fare (cioè quelli sottopagati) non differisce in principio dalle deportazioni degli schiavi africani negli Stati Uniti del sud o dei forzati nelle colonie inglesi da ripopolare. Allora li si prelevava con la violenza, oggi li si costringe con la violenza del debito, della guerra e dello sfruttamento – che i deportazionisti buoni chiamano rispettivamente aiuti (sic) internazionali, missioni di peacekeeping e investimenti diretti esteri, e li sostengono pulendosi la coscienza con un’agile mossa lessicale. Ritenere normale che alcuni paesi del mondo, i più poveri, siano serbatoi di carne umana da ricollocare alla bisogna dei meno poveri soddisfa i requisiti non solo del razzismo, ma anche dello schiavismo tout court, e tradisce un disprezzo ignaro ma totale del diritto di queste popolazioni a vivere in pace e prosperità nelle proprie terre di origine.
In quanto al ritornello de i-lavori-che-gli-italiani-non-vogliono-più-fare, gira da almeno 20 anni ed è un classico esempio di come si peggiora un problema vero (l’abbassamento dei salari) con una soluzione falsa (l’immigrazione). Se molti mestieri non garantiscono redditi sufficienti per condurre una vita dignitosa nonostante siano richiesti dal mercato e in molti casi indispensabili, c’è evidentemente un problema di allocazione dei frutti del lavoro, che dalla base produttiva si spostano verso l’alto, ai dirigenti e ai grandi imprenditori fino a raggiungere lo stretto vertice degli investitori finanziari e dei loro vassalli. E se il lavoro vale sempre di meno, in ciò non aiuta la velleità di competere a frontiere aperte e a cambio fisso con i paesi che ci hanno preceduto nello sfruttamento in larga scala, condannandoci a una guerra globale tra poveri dove vince chi compra il lavoro, non chi lo svolge.
Per chi si dice di sinistra questi concetti dovrebbero essere pane quotidiano, se non fosse che l’oppio del moralismo gli ha fatto credere che gli italiani sono pigri e viziati e “non vogliono sporcarsi le mani”, mentre invece i migranti sarebbero baciati da una voglia di fare e di migliorarsi attraverso il lavoro duro, umile e senza pretese. Nel raccontarsi questa fiaba si inanellano almeno tre obbrobri: 
1) il disprezzo per i propri connazionali che lottano per preservare i diritti e il benessere conquistati con il sangue degli avi, oggi derubricati a “privilegi”
2) la celebrazione della propria eccezione etica (per la nota Equazione di Scanavacca) e, 
3) in quanto agli stranieri, la certificazione del loro status di morti di fame disposti a tutto per un pugno di riso, di selvaggi che tutto sommato possono fare a meno del set completo di tutele e benefici formalmente garantiti a chi è nato nell’emisfero dei ricchi.
Se i primi due punti meritano compassione, trattandosi in ultima analisi di autolesionismo, il terzo suscita rabbia e stupore per i modi in cui i concetti antichi di colonialismo, paternalismo e sfruttamento sono riusciti a riciclarsi nei panni dei buoni sentimenti. L’unica, amarissima, consolazione è che chi ammette la deportazione del povero a beneficio del ricco – sia pure con la bonomia della dama coloniale che getta caramelle ai negretti – deve prepararsi a seguirne la sorte mettendosi al servizio di chi è ancora più ricco, come sta accadendo.
Forse un giorno ci si accorgerà che combattere la povertà importando poveri, lo schiavismo importando schiavi e la disoccupazione importando disoccupati non è una buona idea – da qualsiasi parte politica la si guardi. Quel giorno, italiani e stranieri, ovunque ci troveremo, sapremo chi ringraziare. 
Fonte: http://ilpedante.org
Link: http://ilpedante.org/post/lo-schiavismo-dei-buoni

domenica 17 marzo 2019

Andrea Scanzi: “Se l’ipocrisia portasse benessere, il Pianeta Terra spezzerebbe le reni alle galassie”. - Andrea Scanzi

Ah, come ci piace sentirci buoni senza impegno. Tipo: “la giornata mondiale per il clima”. Bella. Ci sono pure gli scioperi. Bello: scioperare per migliorare il clima. Figo. Mi piace. Ma quindi? Come funziona, esattamente? Non vado a scuola e l’inquinamento viene bocciato? Trump vede i ragazzi che manifestano per strada e di colpo diventa intelligente? Faccio un tweet ambientalista e il buco nell’ozono si suicida? Spiegatemelo, son curioso. Anche perché, come noto, (a noi adulti) i temi ambientali stanno da sempre molto a cuore. Moltissimo. È cosa nota. Noi che, di fronte al traffico a targhe alterne, scleriamo come se ci avessero asportato un rene. Noi che, anche solo quando facciamo la differenziata, ci girano i coglioni a mulinello. Noi che, tutto sommato, la plastica ci piace così tanto che la mangiamo anche quando la troviamo dentro il pesce. Noi che, anche se sappiamo benissimo come funzionano quei campi di concentramento efferati chiamati “allevamenti intensivi”, in buona sostanza ce ne sbattiamo allegramente il glande.
Bella, questa giornata contro il clima brutto sporco e cattivo. Bellissima. Le manifestazioni (pacifiche) son sempre positive. ”Sensibilizzare e porre l’attenzione è sempre positivo”: si dice così, no? C’erano ragazzi che ci credevano davvero e chi semplicemente non aveva voglia di andare a scuola e neanche sapeva perché si scioperava: è sempre stato così, su. E alla fine, le strade in cui si era manifestato per salvare il clima, erano più sporche di prima. In ogni caso: bravi, se ci credevate e credete sul serio. Bravi: provateci, almeno alla vostra età, a non rincoglionirvi così in anticipo. Ve lo insegnavano già i Pink Floyd nel 1980, che non dovete accettare il “dark sarcasm” degli adulti. Provateci. E in bocca al lupo (“viva il lupo”, dovete rispondere. Che siate ambientalisti o meno). Non ce l’ho certo con voi. Anzi: tifo per voi. E men che meno ce l’ho con quelli, più o meno giovani, più o meno adulti, che a queste battaglie meritorie sono sempre stati sensibili. Alcuni di loro, a una battaglia così, hanno pure dedicato la vita. Persone straordinarie. Tifo per voi.
E allora? E allora ce l’ho con questa aria posticcia e finta, interessata e furbastra, che vedo e respiro in giro. Ce l’ho con questa tendenza lavarsi la coscienza con un #jesuischarlie alla moda, quasi che fosse un’aspirina per sentirsi in pace con se stessi. Quanta voglia di sentirsi buoni senza sforzo, in tutta questa amena presa di coscienza a favore di social. Quanto desiderio di retorica un tanto al chilo. E quanta immensa faccia da culo in quei politici di “destra” e “sinistra” che cementerebbero pure stocazzo, ma che adesso tra un “Sì tav” e un crucifige sgomitano per farsi un selfie accanto alla ragazza candidata al Nobel. Così, giusto per sentirsi buoni e giusti, loro che fino ad oggi hanno avuto per il clima la stessa attenzione che ho io per la Ves di Nardella.
Se l’ipocrisia portasse benessere, il Pianeta Terra spezzerebbe le reni alle galassie. E l’Italia sarebbe un paese sano come nessuno.
P.S. Tranquilli. Da domani, a parte i soliti panda eroici, di “clima da salvare” non parlerà più nessuno.

domenica 21 maggio 2017

VACCINATECI DAL COMPRENDONIO. - Sabina Guzzanti



Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Davanti ai mezzibusti che spiegano il decreto vaccini, quanti si sono straniti come me per questa improvvisa efficienza, multe salate, controlli serrati? Quanti hanno pensato: che strana questa risposta pronta dello stato, questo pugno di ferro che non si è mai visto, contro l’evasione fiscale, contro la mafia, gli abusi edilizi, la corruzione, l’inefficienza generale? 
Fra due giorni è l’anniversario della strage di Capaci. Un decimo del decisionismo impiegato per rendere obbligatori i vaccini e sapremmo chi è stato.

Sentire i politici e le loro emanazioni televisive nei Tg che sostengono di difendere “la scienza” suona male. Non ci crede nessuno che sappiano qualcosa di scienza, che siano anche vagamente aggiornati sulle scoperte sconvolgenti degli ultimi 20 anni. Che abbiano sentito nominare Ilya Prigogine, che si siano interessati alla fisica quantistica, che si siano interessati a capire meglio la teoria della relatività, le nuove teorie sull’evoluzione della specie e dell’universo, della materia oscura.
Se avessero mai provato una qualche curiosità non parlerebbero così, non sarebbero così arroganti e irrispettosi di tutto.
Ma lasciamo perdere “la scienza”. Pensiamo alla salute che è meglio.
Non pensate anche voi che se avessero a cuore la salute dei bambini farebbero qualcosa per la terra dei fuochi, per l’ambiente, per tutti i veleni contenuti nel cibo?
Non so nulla delle ragioni di chi si oppone ai vaccini e nulla mai saprò mai perché non si può approfondire tutto. Posso solo testimoniare che quelli della mia generazione il morbillo per esempio se lo sono preso e siamo ancora qui. E indubbiamente se si può evitare il morbillo siamo tutti contenti, c’è però qualcosa di indiscutibilmente violento nel modo in cui se ne parla. Di indiscutibilmente ipocrita.
Nel ghetto dei social, l’unico luogo in cui possiamo esprimerci e ancora per poco, serpeggia la rabbia per questa imposizione. Ma si sa qui siamo webeti, non come il ministro della salute che non ha nemmeno la laurea o quella dell’istruzione col diploma per insegnare all’asilo. O come i tanti che sono intelligenti solo perché occupano molto spazio in tv.
Per fortuna venerdì torna il @TgPorco, che vi piaccia o no, la satira continua…


Il governo, quando si tratta di avvantaggiare il potere economico, non perde tempo.

giovedì 15 gennaio 2015

Siamo tutti ipocriti.



Io la definisco ipocrisia.
Tanto parlare di Charlie Hedbo, poco o niente sulla strage delle vittime di serie "b" o dei "figli di un dio minore" in Nigeria.
Ma poi, della "Libertà di opinione", ne vogliamo parlare?
Più che di libertà di opinione io parlerei di volgarità.
Non riesco a comprendere, infatti, perchè, quando si trasmette un video, si censura la parola "caxo" e, contemporaneamente, si inneggia alla libertà di opinione e di satira contro l'altrui pensiero.

Dopotutto il "caxo" è il normalissimo organo sessuale e riproduttivo dell'uomo, tanto sponsorizzato e utilizzato dagli stessi e agognato da molte donne. Lo usano anche i preti per espletare le loro funzioni organiche e fare anche altro ....e mi fermo qui per non infierire.
Ma non si può pronunziare, è tabù. 
Si può fare, però, satira piccante e volgare sugli altrui pensieri anche intimamente religiosi; 
E Francesco, il santo e buono Francesco, si è pronunziato sull'accaduto?
A me non risulta, o non ci ho fatto caso. Ma se non lo ha fatto è stato onesto, altrimenti avrebbe dovuto spiegare le tante stragi compiute in nome delle guerre sante o durante la santa inquisizione....e spiegare perchè bastava pagare le "indulgenze" per comprare un posto in paradiso...

E questo è un altro discorso, i soldi hanno sempre fatto gola a tutti, anche alla Santa romana Chiesa, non dimentichiamo che a creare le banche sono stati i Templari, "poveri compagni d'armi di Cristo e del tempio di Salomone", e che la Santa romana Chiesa gestisce una banca, lo IOR, che specula in borsa come tutte le altre banche e che custodisce anche capitali nascosti, fa riciclaggio di danaro sporco....etc....
Diciamocela tutta: chi non ha peccato scagli la prima pietra!
Siamo tutti ipocriti!

Cetta.