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domenica 29 settembre 2024

Il lago Baikal, Siberia orientale, Russia.

 

Il lago Baikal, situato nella Siberia orientale, Russia, è una meraviglia naturale e patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
È il più antico lago d'acqua dolce, stimato tra 20-25 milioni di anni, e il più profondo, con una profondità massima di 5.315 piedi (1.620 metri). Questo antico lago contiene circa il 20% dell'acqua dolce terrestre, rendendolo una risorsa cruciale per il pianeta. Le acque cristalline del lago consentono una visibilità fino a 40 metri di profondità, offrendo una vista affascinante del suo mondo sottomarino. Uno dei fenomeni più coinvolgenti del lago Baikal si verifica in inverno, quando il lago si gela. Il ghiaccio forma splendidi frammenti turchesi, creando un paesaggio surreale. Questi frammenti di ghiaccio, modellati da forti venti, possono raggiungere altezze impressionanti. Possono formarsi fino a 32-39 piedi.
Manda un messaggio alla Legazpi.
Credito immagine: Olivier Renck, Alexey Trofimov.

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martedì 6 giugno 2023

Il Lago di Natron. -

 

“ Il Lago di Natron, famoso per il suo colore rosso scuro e per la capacità di pietrificare gli animali che lo toccano.”

Luogo dove la realtà supera la finzione. Una finzione terrificante, perché il lago avvelena ogni animale che lo tocchi, fino a trasformarlo in una statua di calce.
Sopravvivono alcune alghe da cui deriva il colore e i fenicotteri.

Il Natron è l’ingrediente segreto: un sale “portentoso” che già nell’antico Egitto veniva impiegato durante i processi di imbalsamazione, per le sue proprietà di assorbimento dell’acqua. Il Natron infatti impedisce la decomposizione, facendo sì che gli animali che entrano in contatto con le acque del lago sembrino trasformati in statue.

Il lago si trova nel nord della Tanzania, ai piedi del vulcano Ol Doinyo Lengai.

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venerdì 8 ottobre 2021

Marte, c'era un lago nel cratere in cui si cerca la vita. - Elisa Buson

Una delle immagini scattate dal rover Perseverance che hanno permesso di capire
che in passato il cratere Jezero era occupato da un lago (fonte: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS)

 La conferma nelle foto del rover Perseverance della Nasa.

Un fiume che scorre placido verso il lago. Poi il clima che cambia, l'inondazione e la furia dei flutti che scaglia enormi massi a chilometri di distanza. E' successo davvero su Marte circa 3,7 miliardi di anni fa, là dove oggi resta soltanto una landa desolata: il cratere Jezero. Lo si sospettava da tempo, ma ora la conferma arriva dall'analisi scientifica delle prime immagini scattate dal rover Perseverance della Nasa, che proprio in quel cratere è atterrato lo scorso febbraio a caccia di tracce di vita passata.

Non poteva esserci posto migliore, anche per studiare gli sconvolgimenti climatici che hanno stravolto la storia del pianeta. Lo dimostrano i risultati dello studio pubblicato sulla rivista Science da un team internazionale di esperti guidato da Nicolas Mangold dell'Università di Nantes e coordinato dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa.


Ricostruzione grafica dell'antico lago che circa 3 miliardi di anni fa occupava 
il cratere marziano Jezero (fonte: NASA/JPL-Caltech/MSSS/LPG)

Le immagini riprese da Perseverance nei primi tre mesi della missione (quando il rover era ancora fermo all'interno del cratere per il controllo degli strumenti di bordo) mostrano in dettaglio la formazione rocciosa a forma di ventaglio presente nella parte occidentale di Jezero e la collinetta Kodiak poco distante.

L'analisi delle stratificazioni dimostra che la prima struttura era davvero il delta di un piccolo fiume, che 3,7 miliardi di anni fa scorreva placido trasportando sedimenti fini. A un certo punto, però, un drastico cambiamento climatico avrebbe provocato una violenta inondazione e lo spostamento verso il delta di enormi massi, che sono ancora visibili. Alcune di queste rocce hanno un diametro di un metro e sembrano pesare diverse tonnellate: secondo gli esperti facevano parte di un letto roccioso che si trovava sul bordo del cratere o forse a una cinquantina di chilometri più a monte.

Questi massi si sono depositati sopra gli strati di sedimenti più fini, dove sembrano esserci materiali argillosi che potrebbero custodire segni di vita passata. "Ora abbiamo la possibilità di cercare fossili", commenta Tanja Bosak, geobiologa del Massachusetts Institute of Technology (Mit). "Ci vorrà del tempo per raggiungere le rocce che vogliamo analizzare per cercare segni di vita. Per cui sarà una maratona, con un grande potenziale". La cosa più sorprendente che emerge dalle immagini di Perseverance, secondo il planetologo Benjamin Weiss del Mit, "è la possibilità di cogliere il momento in cui il cratere si è trasformato da un ambiente abitabile alla landa desolata che vediamo oggi. Questi strati rocciosi potrebbero aver registrato la transizione, cosa che non abbiamo ancora visto in altri luoghi su Marte".

ANSA