“Conte sappia che il mio cellulare è sempre acceso”, ha risposto Matteo Salvini nello speciale elezioni del Tg1 a una domanda che non gli avevamo fatto. Un messaggio che il premier forse attendeva visto che meno di un mese fa, alla festa del Fatto Quotidiano, intervistato sui rapporti con la destra, aveva detto che mentre con Giorgia Meloni c’era una qualche interlocuzione, il leader della Lega non rispondeva al telefono. Ripristinati, si spera, i collegamenti in remoto, vedremo se accantonate le battaglie elettorali, governo e opposizione troveranno il modo di parlarsi, e magari di concordare qualcosa di utile per gli italiani. Sarebbe cosa buona, giusta e opportuna per almeno tre motivi.
1. Nelle elezioni ai tempi del Covid, i cittadini hanno confermato, e accresciuto la fiducia in quei presidenti di Regione che si sono dimostrati particolarmente attivi ed efficaci nel contrastare il virus nella fase più drammatica della pandemia. Come dimostrano le sonanti affermazioni di Luca Zaia nel Veneto, di Vincenzo De Luca in Campania, di Michele Emiliano in Puglia. Poiché purtroppo il virus non è affatto debellato, e l’emergenza economica incombe come una nube plumbea sulle nostre teste, gli elettori hanno decisamente preferito la stabilità alla propaganda. Risultato di cui ha tratto vantaggio anche il governo giallorosa che adesso, senza più temere spallate o ribaltoni, potrà affrontare con energia, e senza più alibi, la madre (e il padre) di tutte le battaglie: la salute e il portafoglio (copyright, Alessandra Ghisleri).
2. La sconfitta politica di Salvini è figlia della sua arroganza, di quei pieni poteri che non avrà, del tramonto della stagione sovranista (rispetto alle Europee dello scorso anno, domenica il Carroccio ha perso quasi un milione di voti). Purtuttavia, lui e la Meloni non hanno torto quando fanno valere il peso delle 15 Regioni governate dal centrodestra, mentre il centrosinistra ne ha soltanto cinque. Un’opposizione di destra che rischia di essere maggioranza nel Paese e conquista un così vasto potere locale (egemone nel Nord industriale), non può essere considerata un incidente della storia. Bisogna parlarci e farci i conti.
3. Conte ha l’occasione ideale per mettere alla prova le reali intenzioni di dialogo della controparte. O per dimostrare il bluff. Salvini ha elencato ieri sul Corriere della Sera tre possibili terreni di confronto col governo: “Un piano di sostegno alle aziende vero, un piano di riapertura delle scuole vero, un piano della sicurezza vero”. Crediamo che su quest’ultimo punto sarà difficile trovare un accordo, nel momento in cui il Pd di Zingaretti sollecita nuove leggi sulla sicurezza (e gli sbarchi) in sostituzione dei decreti salviniani. In ogni caso: il presidente del Consiglio ha intenzione o no di comporre il numero di Salvini? (sempre che qualcuno risponda).
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