Sbianchettata mezza sua biografia dalle asprezze liberiste, privatizzazioni, Goldman Sachs e Grecia, ora Draghi è un “keynesiano pragmatico” (Giampaolo Galli). “Un socialista liberale” (Valdo Spini), “come Craxi” (Martelli). “È contro la patrimoniale e per il taglio delle tasse” un po’ “come Ferruccio Parri” (Salvini). “Un grillino, uno di noi” (Grillo). “Riaccende l’amor patrio” (QN). “Antisovranista come noi” (Zingaretti), un brutto “colpo al sovranismo” (Franco, Corriere).
“Segue il modello Johnson” (Verità). È “la scelta più sovranista che potessimo fare” (Claudio Borghi). “Il mio capolavoro” (Renzi). “Un grande italiano come me” (B.) sebbene incensurato, infatti “combatterà la corruzione e le mafie” (Rep). Tutto e il suo contrario, ma Lui lascia dire: finché gli altri se la bevono. Mario Transformer, e pure trasformista. Ma se Conte cercava 4 o 5 responsabili per neutralizzare i voltagabbana renziani, era “mercato delle vacche”; se Lui inventa un’ammucchiata di interi partiti cambiacasacca che giuravano di non appoggiarlo mai e di non governare mai insieme, si chiama “trasformismo buono” (Foglio), anzi “dimensione repubblicana” e “spirito repubblicano” (Rep-Espresso: mica come quel monarchico di Conte), e non ricorda Mastella, Ciampolillo, Razzi o Scilipoti, ma “De Gasperi, Berlinguer e Monti: quando gli ‘incompatibili’ riescono a fare squadra” (Ceccarelli, Rep).
I giornaloni si sbracciano fra “svolta”, “novità”, “agenda Draghi”, “effetto Draghi”, “modello Draghi”, “metodo Draghi”, “stile Draghi”, “rivoluzione Draghi”. L’Espresso esulta per la Resurrezione dell’Italia dal “mucchio di macerie lasciato dai governi Conte”, “la crisi di sistema”, “il fallimento degli uomini nuovi”. Veneziani tripudia per “la fine della farsa giallorosa e il ritorno alla normalità”. Francesco Merlo orienta la lingua sul nuovo destinatario che “ridicolizza la comunicazione truccata e sbracata di Conte&Casalino” e “la Cretinocrazia” che “sbaglia i congiuntivi e geografia (Di Maio)”: poi si ritrova Di Maio agli Esteri. Aldo Grasso, altro scalatore di discese, non sta più nella pelle: “È come se in questi ultimi anni avessimo vissuto un incubo… se ci stessimo risvegliando dall’invenzione di una situazione intollerabile. Com’è potuto succedere? Perché così tanti incompetenti a guidarci?” Poi si sveglia e Draghi “congela i licenziamenti di massa” (Domani), come Conte. “Coinvolge nei vaccini i medici di base” (Sole 24 Ore), come Conte. “Tiene per sé la delega ai Servizi” (Stampa), come quel dittatore di Conte. E sull’Ilva “va avanti con Invitalia” (Stampa e Corriere), cioè con quella ciofeca di Arcuri. Vuole “più pagamenti digitali” (Rep), come Conte. C’è, è vero, qualche bella svolta rivoluzionaria. Tipo questa: “Con Draghi l’Italia ha scelto l’Europa” (Sassoli), mica come Conte che aveva scelto l’Oceania. Senza contare che Draghi vuole “l’alleggerimento dei divieti” (Libero) e “basta Dpcm” (Giornale): infatti proroga tutti i divieti di Conte, ne aggiunge qualcuno e lo fa con un decreto e un Dpcm, come Conte. Però c’è modo e modo, anzi moda. Repubblica: “Il Dpcm alla moda di Draghi”. Il primo Dpcm in minigonna della storia.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/23/mario-transformer/6110352/