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venerdì 25 aprile 2014
Arum italicum, comunemente conosciuto come aro, gichero, gigero, gicaro o anche pan di serpe e calla selvatica.
Il nome scientifico del genere (Arum) deriva dal greco Aron (ma anche, secondo altre etimologie, dall'ebraico “ar”); in entrambi i casi questi due termini significano “calore” e si riferisce al fatto che queste piante quando sono in piena fioritura emettono calore (caratteristica particolare del genere)[1]. Il nome specifico (italicum) si riferisce alle località dei primi ritrovamenti.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Arum italicum) è stato proposto dal botanico scozzese Philip Miller (1691 – 1771) nella pubblicazione ”The Gardeners dictionary – Ottava edizione” del 1768[2].
Tutta la pianta è velenosa; solo il contatto con la pelle provoca dermatiti. Si sono verificati casi di avvelenamento mortale in bambini attratti dalle sue bacche rosse, anche se difficilmente vengono ingerite in grande quantità, poiché la loro masticazione crea immediato dolore alla bocca. Il componente velenoso è l'acido ossalico (in particolare i cristalli diossalato di calcio) che però scompare con la cottura; infatti in tempi di carestia le popolazioni contadine mangiano i tuberi dopo averli cotti[22].
La parte ipogea (il rizoma) di questa pianta contiene amido e alcuni principi tossici (in parte eliminabili con l'essiccazione o la cottura). Altre sostanze contenute: grassi e saponine. La pianta ha in genere un sapore acre di pepe. Nella medicina popolare un preparato, polverizzando i tuberi, veniva usato come antielmintico (elimina svariati tipi di vermi o elminti parassiti) e antireumatico (attenua i dolori dovuti all'infiammazione delle articolazioni)[1].
Tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Arum_italicum
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