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sabato 31 luglio 2021

Sorveglianza di massa su mail e messaggi, cosa prevede il nuovo Regolamento Ue contro la pedopornografia online. Scorza (Privacy): “Avvertire gli utenti. Se qualcosa va storto conseguenze drammatiche”. - Francesco Sanna

 

ChatControl il 6 luglio scorso ha già raccolto nel Parlamento Europeo un’ampia maggioranza, 537 voti, e si accinge a superare a breve l’ultimo scoglio legislativo, con la ratifica finale del Consiglio dell’Unione Europea.

La sorveglianza di massa delle comunicazioni digitali diventa legale in Europa allo scopo di contrastare gli abusi sui minori online, il loro adescamento e la diffusione della pedopornografia. Questa la novità storica del nuovo Regolamento Ue ribattezzato “ChatControl” che il 6 luglio scorso ha già raccolto nel Parlamento Europeo un’ampia maggioranza (537 voti, 133 contrati e 24 astenuti) e si accinge a superare a breve l’ultimo scoglio legislativo, con la ratifica finale del Consiglio dell’Unione Europea. A quel punto il Regolamento sarà in vigore e di conseguenza, per tre anni, ogni cittadino europeo perderà il diritto alla riservatezza delle proprie comunicazioni digitali personali, sancito quasi vent’anni fa dalla Direttiva ePrivacy 2002/58/CE. “È un’attività significativa sul versante della protezione dei dati personali perché è molto invasiva, ma si tratta della migliore posizione di equilibrio sin qui identificata e, soprattutto, almeno per il momento, di una deroga“, commenta parlando con ilfattoquotidiano.it Guido Scorza, avvocato e componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Che pure avverte: “Se qualcosa va storto, penso al rischio di falsi positivi, le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche quanto lo è ritrovarsi bollato, in un qualche database pubblico o privato, come pedofilo mentre non lo si è”.

Se fino ad oggi nessuno poteva sorvegliare o intercettare i messaggi e le comunicazioni personali di qualsiasi cittadino europeo senza il suo consenso o un’autorizzazione specifica dell’autorità giudiziaria, con l’entrata in vigore del Regolamento “ChatControl” i gestori dei servizi di comunicazione digitale – da Facebook a Google passando per le applicazioni di instant messaging come Whatsapp o Telegram – potranno accedere in automatico a tutte le nostre comunicazioni online e, se tra queste troveranno dei video, delle immagini o dei testi comparabili ad altri già identificati come pedopornografici o legati a forme di adescamento o abuso di minori, potranno prelevarli, segnalarli alle forze di polizia e cancellarli dalle loro piattaformeAl momento restano comunque escluse dal Regolamento le comunicazioni crittografate, quindi i sistemi di intelligenza artificiale usati dalle app di instant messaging come Whatsapp o Telegram potranno intercettare i contenuti sospetti solo prima del loro invio e della loro ricezione, protette appunto con crittografia. Una condizione di riservatezza, questa che però potrebbe essere superata dal regolamento di follow up di ChatControl che alcuni analisti danno come imminente.

“Nessuno leggerà, o almeno dovrebbe leggere, in chiaro il contenuto delle nostre comunicazioni – chiarisce Scorza – I gestori scandaglieranno le nostre comunicazioni elettroniche in maniera automatica, attraverso filtri intelligenti che si limitano a cercare corrispondenza tra i contenuti multimediali che trasmettiamo e riceviamo e alcuni database che contengono contenuti di natura pedopornografica. È un’attività significativa sul versante della protezione dei dati personali perché è molto invasiva – aggiunge Scorza – ma si tratta della migliore posizione di equilibrio sin qui identificata e, soprattutto, almeno per il momento, di una deroga destinata a durare al massimo tre anni in vista dell’identificazione di una soluzione migliore”.

In Europa il filtraggio automatico e la segnalazione dei contenuti pedopornografici erano già attivi da tempo per i servizi web – ad esempio i social network Facebook o Instagram -, ma restavano esclusi per email e messaggistica, protetti dalla Direttiva e Privacy. Il Regolamento “ChatControl” nasce proprio dal tentativo di superare uno stop a queste pratiche di sorveglianza imposto da una normativa europea che dal 21 dicembre 2020 aveva equiparato posta elettronica e chat ad ogni altra comunicazione elettronica, estendendo quindi la tutela alla riservatezza a tutti questi servizi.

Per i prossimi tre anni quindi, in attesa di una nuova Direttiva quadro sul tema, tutti i servizi di comunicazione elettronica usati dagli europei sospenderanno una parte importante dei diritti alla privacy e alla protezione dei dati personali dei propri utenti per consentire una lotta più efficace al fenomeno degli abusi sui minori perpetuati online, fenomeno che solo in Italia, durante l’emergenza Covid-19, ha visto crescere i reati a danno dei minori del 70% l’anno e aumentare del 213% in cinque anni i denunciati, come segnalato recentemente dal vertice della Polizia PostaleNunzia Ciardi. Tra questi, proprio ragazzi sempre più giovani, accusati di reati sempre più gravi come il far circolare scatti sessuali di ex-partner, file pornografici e immagini di abusi sessuali su minorenni.

I partiti europei contrari al provvedimento, Partito Pirata e Verdi, hanno puntato il dito sul presunto carattere “totalitario” del regolamento e sulla possibilità di errore dei sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per questa sorveglianza di massa. “Nonostante tassi di errore fino all’86% secondo le statistiche della polizia, i fornitori possono segnalare automaticamente “materiale noto” alla polizia senza verifica umana – ha segnalato il portavoce del Partito Pirata Patrick Breyer -. Innumerevoli cittadini innocenti verranno sospettati di aver commesso un crimine, i minorenni vedranno nudi autogenerati (sexting) cadere in mani sbagliate, le vittime di abusi perderanno canali sicuri per la consulenza”. Proprio quest’ultimo punto, la possibilità che “ChatControl” finisca per intercettare e segnalare erroneamente le comunicazioni tra pazienti minorenni, loro genitori e i terapeuti o legali che li assistono nel percorso successivo all’abuso subito, è al momento tra i più controversi.

“L’Europa è la culla del Gdpr, la disciplina europea sulla protezione dei dati personali, diventata un modello di riferimento globale – sottolinea Scorza a ilfattoquotidiano.it -. C’è a Bruxelles un Supervisor europeo per la protezione dei dati personali e a Bruxelles si riunisce il board dei rappresentanti delle nostre Autorità nazionali di protezione dei dati personali. Non credo che lasceranno sacrificare la privacy sull’altare di flebili speranze non scientificamente provate di rendere più sicuro l’ecosistema digitale. Si troverà una ragionevole soluzione di equilibrio“.

Al momento la sfida più complessa del Regolamento ChatControl sembra comunque essere la corretta informazione a tutti gli utenti europei dei servizi digitali circa le novità introdotte. “È una delle grandi scommesse che ci attendono – continua Scorza -. Le nuove regole impongono a tutti i fornitori di servizi di comunicazione elettronica che decidano di avvalersi della deroga in questione di informare i loro utenti preventivamente in modo chiaro, accessibile e facilmente comprensibile e, soprattutto, di riconoscere loro il diritto di chiedere la revisione di ogni decisione algoritmica che li riguardi. Sappiamo tutti, d’altra parte – conclude il componente del collegio del Garante per la protezione dei dati personali – che nella dimensione digitale difficilmente ci si ferma a leggere per davvero policy privacy, condizioni di contratto e avvertenze legali. Dovremo impegnarci tutti quanti per fare in modo che si sviluppi una reale consapevolezza dell’esistenza di questi sistemi di monitoraggio perché è fuor di dubbio che se qualcosa va storto, penso al rischio di falsi positivi, le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche quanto lo è ritrovarsi bollato, in un qualche database pubblico o privato, come pedofilo mentre non lo si è”.

ILFQ

mercoledì 16 dicembre 2020

Maxioperazione anti-pedopornografia, arresti in tutta Italia.

 

Due italiani promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l'attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.

Una maxioperazione anti-pedopornografia è in corso in tutta Italia, con l'impiego di oltre 300 uomini della polizia Postale che stanno eseguendo perquisizioni e arresti, in flagranza, in 53 province e 18 regioni. Gli agenti, che hanno lavorato per diversi mesi sotto copertura su Telegram e WhatsApp, hanno smantellato 16 associazioni criminali ed identificato oltre 140 gruppi pedopornografici.

Sono 432 le persone coinvolte in tutto il mondo: 81 sono italiani.

Due italiani coinvolti dell'operazione promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l'attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo. Quella della Postale di oggi è la più imponente operazione di Polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online.    "Sono coinvolti affermati professionisti, operai, studenti, consulenti universitari, pensionati, impiegati privati e pubblici, tra cui un vigile urbano". E' in questo variegato elenco la portata dell'operazione contro la pedopornografia online coordinata dalla procura di Milano e condotta dalla Polizia Postale di Milano e del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma. "La più grande degli degli ultimi anni", sottolineano gli investigatori, che si sono avvalsi anche di agenti sotto copertura infiltrati per due anni nelle chat dei pedofili. Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della Postale, gli investigatori, diretti dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Letizia Mannella, hanno individuato 432 utenti attivi su gruppi e canali Telegram e WhatsApp "finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori, a volte anche neonati". Sedici erano "delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti". In ogni "stanza" c'erano regole ben precise per limitare dal massimo l'esposizione e il possibile tracciamento da parte delle forze dell'ordine. Appena c'era il sentore di un pericolo, l'utente veniva espulso dal gruppo. Il 35% degli 81 italiani indagati dalla Postale milanese si concentra tra Lombardia e Campania. Tra questi ci sono un 71enne napoletano di professione ottico e con collaborazioni universitarie, e un 20enne veneziano disoccupato. I due sono ritenuti i promotori e gestori dei gruppi, attraverso i quali reclutavano altri complici da ogni parte del mondo. Questo carattere di transnazionalità accomuna tutti i gruppi scoperti dagli agenti infiltrati. Sono infatti 351 gli utenti stranieri coinvolti nell'indagine, ognuno pedinato online fino all'individuazione. 

Sono 15 le persone arrestate in flagranza dalla polizia postale nell'ambito dell'operazione 'Luna Park' contro vere associazioni criminali composte da centinaia di persone che si scambiavano foto e video pedopornografici attraverso le chat istantanee come Telegram e WhatsApp. Dopo due anni di indagini condotte "sotto copertura" su internet, la Postale di Milano e del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma, coordinati dai procuratori aggiunti Fusco e Mannella insieme con i sostituti Barilli e Tarzia della Procura distrettuale di Milano, hanno identificato 432 utenti che utilizzavano canali e chat per scambiarsi il materiale che ritraeva vere e proprie violenze sessuali su minori. Gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati. Dei 159 gruppi individuati, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Tra i principali gestori e amministratori compaiono anche due italiani, un ottico 71enne napoletano con collaborazioni universitarie e un disoccupato 20enne veneziano. Coinvolti anche 351 stranieri, con arresti avvenuti anche in Europa e in tutto il mondo.

Oltre allo scambio di video e immagini di violenze su bambini, in alcuni casi i presunti pedofili individuati nel maxi blitz anti-pedopornografia, che ha fatto emergere una rete criminale in tutto il mondo, avrebbero offerto anche la possibilità di arrivare ad avere "contatti diretti" con minori vittime di abusi. Emerge dalle indagini della polizia postale, coordinate dagli aggiunti Letizia Mannella e Eugenio Fusco e dai pm Barilli e Tarzia. Durante il lockdown e la pandemia, ha spiegato Mannella, i bambini "sono molto più indifesi e più facilmente vittime di adescamenti" e c'è stato un "aumento dei reati di pedopornografia". Dalle indagini è venuto a galla che in alcuni occasioni, nel corso degli scambi delle immagini sugli abusi, sulle chat individuate si parlava pure della possibilità di avere contatti diretti con i minori vittime delle violenze sessuali. Inquirenti e investigatori, nell'inchiesta con al centro il reato di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico che ha portato a 15 arresti in flagranza a seguito dell'esecuzione di decreti di sequestri e perquisizioni, stanno approfondendo proprio i filoni relativi agli abusi filmati e poi fatti girare sui gruppi della rete criminale. E sono in contatto con le autorità di diversi Paesi, anche perché l'indagine sarebbe partita da una segnalazione arrivata dagli Usa. Il procuratore aggiunto Mannella ha voluto sottolineare come in questo periodo di emergenza sanitaria legata al Covid e in particolare durante i lockdown i bambini si ritrovano davanti ai pc "e sono molto più indifesi e più facilmente vittime di adescamenti".

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/12/16/maxioperazione-anti-pedopornografia-arresti-in-tutta-italia_ee078a96-b341-472d-b7c6-6c1ca9b23b89.html

martedì 14 luglio 2020

Decapitazioni, suicidi e stupri di bambini. La chat dell’orrore dei venti minorenni. - Giacomo Salvini

Decapitazioni, suicidi e  stupri di bambini. La chat dell’orrore dei venti minorenni
A scoprire che il figlio, un 15enne di Lucca, era l’amministratore della “chat dell’orrore”, è stata la madre. Una volta scoperti quei video pedopornografici con protagoniste delle minorenni, si è insospettita e ha denunciato tutto alla polizia postale. Solo che in quella conversazione non c’erano solo immagini di abusi su bambini molto piccoli (tra i 2 e i 4 anni), ma anche – ed è questa la novità su cui si concentrano gli investigatori – uno scambio frequente di immagini gore, video amatoriali di persone e animali uccisi in maniera truculenta, provenienti dal deep web. Così è partita l’indagine “Dangerous Images” della polizia postale della Toscana, coordinata dalla Procura dei minori di Firenze guidata da Antonio Sangermano, che dopo cinque mesi ha portato alla denuncia di 20 adolescenti tra i 13 e i 17 anni in tutta Italia. Al momento la Procura indaga per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere, ma non è escluso che l’inchiesta possa estendersi ad altre persone maggiorenni: in quel caso a intervenire sarebbe la magistratura ordinaria.
La madre, prima si è fatta raccontare da dove provenissero quei video e poi ha consegnato lo smartphone alla polizia postale. Grazie all’analisi delle chat di Whatsapp e Telegram, gli investigatori sono riusciti a ricostruire gli iscritti al gruppo, che non si conoscevano tra loro, e chi si scambiava il materiale. Da qui ieri mattina sono scattate le perquisizioni della polizia postale, coordinate dal Centro nazionale contrasto alla pedopornografia online (Cncpo), nei confronti di 20 minorenni in tutta Italia, da Milano, Pavia, Varese, passando per Pisa, Lucca, Roma, Lecce e Napoli. Sette sono tredicenni quindi non imputabili. Nei telefoni dei ragazzini sono stati ritrovati “elementi di riscontro inconfutabili”: da una parte lo scambio frequente di materiale pedopornografico con scene di abusi su bambini piccoli anche tramite stickerse, dall’altra decapitazioni di uomini e animali, suicidi, mutilazioni e stupri di bambini. Tutti file provenienti dal deep web estrapolati anche dallo stesso 15enne e condivisi su Telegram. Nella chat valeva la “legge del prestigio”: chi era in grado di condividere con maggior frequenza i video più rari e truculenti assumeva più rispettabilità nei confronti degli altri membri della chat. Una volta condiviso un video di uno sgozzamento o di una mutilazione partiva una sorta di competizione per trovare immagini ancora più violente generando una spirale senza fine.

sabato 11 luglio 2020

Pedopornografia, scoperta chat “degli orrori” con 20 minori che si scambiavano immagini hard e foto di suicidi e mutilazioni.


Pedopornografia, scoperta chat “degli orrori” con 20 minori che si scambiavano immagini hard e foto di suicidi e mutilazioni

La polizia postale di Lucca ha ritrovato negli smartphone dei ragazzi filmati hard con giovani vittime, suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazioni di persone, in qualche caso di animali . Il più grande all'interno della chat ha 17 anni, sette sono 13enni. L'inchiesta nata dalla denuncia di una madre.
Venti minori si scambiavano immagini “di orribili violenze e con contenuti di alta crudeltà” in una chat, scoperta dalla polizia postale. I ragazzi che partecipavano al gruppo Whatsapp, che gli investigatori definiscono “degli orrori”, erano tutti di età compresa tra i 13 e i 17 anni. L’inchiesta, coordinata dalla procura dei minori di Firenze guidata da Antonio Sangermano, è nata dalla denuncia a Lucca di una madre che aveva scoperto sul cellulare del figlio 15enne filmati hard con anche bimbi. Sul telefono trovati poi file provenienti anche dal dark web con video di suicidi e di mutilazioni e decapitazioni di persone e animali.
Le ipotesi di reato per le quali si procede, in concorso, sono detenzionedivulgazione e cessione di materiale pedopornografico, detenzione di materiale e istigazione a delinquere aggravata. Come spiegano gli investigatori in una nota, dall’analisi del telefonino del quindicenne, la cui madre aveva chiesto aiuto alla polizia postale lucchese, “è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane, rivelatosi l’organizzatore e promotore dell’attività criminosa insieme ad altri minori”, attraverso WhatsappTelegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network. Sul telefono del ragazzo, aggiunge la polizia postale, erano inoltre presenti “numerosi file ‘gore’, la nuova frontiera della divulgazione illegale, video e immagini provenienti dal dark web raffiguranti suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazioni di persone, in qualche caso di animali”.
Dopo oltre cinque mesi d’indagine i poliziotti hanno identificato le persone che a vario titolo avrebbero detenuto o o scambiato immagini e video pedopornografici: tutti minori, tra cui 7 tredicenni. Sono poi scattate le perquisizioni, eseguite dalla polizia postale – e coordinate dal Centro nazionale contrasto alla pedopornografia online – nei confronti di minori residenti a Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza. Dai telefonini e computer sequestrati sarebbero emersi “elementi di riscontro inconfutabili”. Le indagini proseguono anche per verificare il coinvolgimento di eventuali altre persone.