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giovedì 23 dicembre 2021

Superbonus 110% senza tetto Isee per le villette. Lavori, 30% entro giugno. - Marco Mobili e Marco Rogari

 

Vale anche se l’immobile da riqualificare energeticamente o da mettere in sicurezza antisismica è un vecchio rudere o una villetta al mare, in campagna o in montagna.

I proprietari di unità immobiliari unifamiliari tirano un sospiro di sollievo. Per tutto il 2022 potranno accedere al superbonus del 110% senza dover sottostare ai tanti vincoli inseriti dal governo nel disegno di legge di bilancio. E questo anche se l’immobile da riqualificare energeticamente o da mettere in sicurezza antisismica è un vecchio rudere o una villetta al mare, in campagna o in montagna.

Non tutti i dubbi di operatori e contribuenti vengono però risolti dal nuovo emendamento riformulato dai relatori al disegno di legge di bilancio Daniele Pesco (M5S), Vasco Errani (Leu) ed Erica Rivolta (Lega), approvato dalla Commissione Bilancio del Senato. Dal destino del bonus facciate a quello dei ritocchi al decreto anti frodi i nodi da sciogliere sono ancora molti.

Anche se la versione finale del correttivo si è fatta attendere, e malgrado maggioranza e fonti di governo abbiano comunque continuato a parlare di accordo chiuso, vediamo in sintesi le novità in arrivo e le questioni rimaste aperte.

Salta il tetto Isee la prima casa.

L’accordo raggiunto al Mef tra maggioranza e governo sulle modifiche da apportare per allentare la stretta sul Superbonus prevede non solo l’eliminazione del tetto reddituale e patrimoniale dell’Isee a 25mila euro, ma anche la cancellazione dell’obbligo di dover effettuare i lavori agevolati con il 110% se la villetta è adibita ad abitazione principale.

Lavori al 30% entro giugno.

Tra le altre novità in arrivo per le villette ammesse alla proroga del 110% per tutto il 2022 anche l’eliminazione dell’obbligo della Certificazione di inizio lavori asseverata (Cila) e soprattutto la riduzione dal 60% al 30% dei lavori già realizzati alla data del 30 giugno.

Proroghe sfalsate tra bonus.

La proroga al 2022 dovrebbe riguardare anche l’installazione dei pannelli solari, così come dovrebbero riallinearsi le proroghe tra il 110% e i cosiddetti bonus edilizi trainati dai lavori agevolati con il Superbonus.

Bonus facciate in lista d’attesa.

Molto attese da condomini e imprese anche le possibili modifiche al bonus facciate. Il Governo ne ha previsto la proroga per il 2022 ma ha ridotto dal 90% al 60% la percentuale della detrazione spettante. L’idea della maggioranza era quella di una proroga di 6 mesi fino a giugno con aliquota al 90%, ma l’alto costo del nuovo differimento, salvo ripensamenti notturni, ha bloccato la proposta.

Misure anti frode in dubbio.

In salita anche i possibili correttivi sul decreto anti frodi. La richiesta di escludere dall’asseverazione gli interventi di piccola entità (si era ipotizzato fino a 20mila euro) sarebbe stata bloccata dal Mef per possibili elusioni della norme con un semplice frazionamento degli importi legati agli interventi ammessi alle agevolazioni.

Raddoppia il bonus mobili.

Il bonus mobili raddoppia ma solo nel 2022. Con un altro emendamento riformulato secondo gli accordi tra maggioranza e governo e approvato dalla commissione Bilancio di Palazzo Madama il tetto di spesa in base al quale è calcolata la detrazione del 50% per il bonus sugli arredi sale da 5mila a 10mila euro. Resta invece la soglia di 5.000 euro per il 2023 e il 2024. Il bonus, che per il solo anno 2021 è stato di 16mila euro, riguarda la spesa per gli acquisti di mobili o elettrodomestici destinati all’arredo di immobili sui quali il contribuente ha effettuato lavori di ristrutturazione.

Bonus idrico prorogato al 2023.

Anche se fuori dai bonus edilizi va evidenziata l’estensione al 31 dicembre 2023 dell’agevolazione per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio dell’acqua. Il credito d’imposta del 50%, previsto dalla legge di bilancio 2021, è finalizzato a razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica.

https://24plus.ilsole24ore.com/art/superbonus-110percento-senza-tetto-isee-le-villette-lavori-30percento-entro-giugno-AE3bCp3?s=hpf

giovedì 1 ottobre 2020

Coronavirus, Conte: 'Proporremo proroga dello stato d'emergenza'.

 















La proposta riguarda uno slittamento dei termini fino al 31 gennaio.

Il Governo starebbe valutando l'ipotesi di una proroga dello stato d'emergenza per il Covid-19 fino al 31 gennaio.
La proroga al momento scade il 15 ottobre, ma il perdurare dell'emergenza ha suggerito agli esperti del Cts di allungare i tempi dello stato d'emergenza.

E il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha confermato quella che era fino a questa mattina solo un'ipotesi. "Andremo in Parlamento a chiedere la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio" ha detto il premier ai giornalisti a margine della visita alla scuola media 'Francesco Gesuè' a San Felice a Cancello (Caserta).

Il premier nella stessa occasione ha ribadito che per il Governo "Quota 100 scadrà nel 2021" e ha annunciato "altre formule per gestire un problema che è oggettivo". Rispondendo alla domanda di un giornalista, Conte ha detto: "Non è che ho rinunciato a quota 100, è che ho sempre annunciato che si tratta di una misura triennale, in scadenza nel 2021. Troveremo poi altre formule - ha proseguito - per gestire questo problema. Con il ministro Catalfo, siamo al lavoro sull" APE sociale e su altri provvedimenti". E sulla sua pagina Facebook, il presidente del Consiglio ha fatto sapere che "oggi entrerà in vigore la "Fiscalità di vantaggio" per tutte le aziende del Sud. Tutte le imprese che operano nelle regioni del Mezzogiorno potranno contare su un taglio del 30% del costo lavoro per tutti i loro dipendenti. I lavoratori non subiranno nessuna riduzione delle proprie retribuzioni". "E' una misura che abbiamo introdotto anche grazie all'impegno del Ministro Peppe Provenzano. Vogliamo rendere questa boccata di ossigeno stabile e duratura in modo da favorire la ripartenza e il rilancio produttivo del Sud. Un Sud più solido e competitivo renderà più forte l'Italia intera", aggiunge.

"Da quanto ho capito, si protrarrà". Così Roberto Fico, presidente della Camera, risponde in merito a una proroga dello stato di emergenza, legato alla pandemia da coronavirus. "È una cosa - ha affermato - di cui si occuperà il Governo. 

"Sulla proroga dello stato di emergenza discuteremo in Parlamento molto presto come è giusto che sia e io sarò in Aula all'inizio della settimana. Io sono sempre per la linea della massima prudenza e ho sempre mantenuto questa impostazione ma credo che sia corretto che ne discuta il Parlamento e che se ne discuta nel governo perchè in una grande democrazia si fa così". Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in visita allo stabilimento Sanofi di Anagni, dove partirà la produzione del vaccino anti-Covid a cui stanno lavorando in collaborazione le multinazionali Sanofi e Gsk.

Il ministro della Sanità Roberto Speranza terrà nell'Aula del Senato comunicazioni sul nuovo DPCM sull'emergenza coronavirus nel pomeriggio del prossimo 6 ottobre. Sulle comunicazioni saranno votate risoluzioni dall'Assemblea. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.

(Nella foto ANSA Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in visita alla scuola Francesco Gesue' di San Felice a Cancello)

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/10/01/ipotesi-di-proroga-dello-stato-demergenza-al-31-gennaio_5b4c2437-a8f2-4be7-b827-299e74275cc8.html

giovedì 6 agosto 2020

Stop licenziamenti: il governo diviso vara la “mezza proroga”. - Marco Palombi

Stop licenziamenti: il governo diviso vara la “mezza proroga”

Il Consiglio dei ministri era ufficiosamente convocato per stasera, ma non è detto che si tenga: le trattative nella maggioranza attorno al cosiddetto “decreto Agosto” non sono affatto terminate. La questione che divide di più (tra loro e al loro interno) i partiti che sostengono il governo Conte è la proroga del blocco dei licenziamenti da affiancare al prolungamento per altre 18 settimane della Cassa integrazione “Covid-19”: la ratio del provvedimento è tenere bloccata la situazione fin quando l’economia non sarà ripartita del tutto, presumibilmente all’inizio dell’anno prossimo. Venendo alle squadre in campo: M5S, LeU e un pezzo del Pd sono a favore della proroga, il resto dei dem (maggioranza in Parlamento e al governo) e i renziani sono contrari. Mentre andiamo in stampa, è in corso l’ennesimo vertice giallorosa sul decreto.
Il problema è che ormai sull’impossibilità di cacciare i lavoratori dalla sera alla mattina s’è scatenata una campagna a metà tra l’ideologico e l’interessato che vede, ovviamente, in prima fila Confindustria. Citeremo, a titolo di esempio, solo il parere dell’economista Tito Boeri, che ieri su Repubblica ha sostenuto – nominando en passant la “Nord Corea” – che il blocco dei licenziamenti blocca in realtà le nuove assunzioni perché gli imprenditori non sanno se potranno licenziare e quando: può essere che sia così, anche se la gelata piovuta sull’economia non induce all’ottimismo su futuribili aumenti degli organici, oppure che in molti finiscano per licenziare i costosi e rigidi vecchi contratti per assumere, con calma, dipendenti più giovani, meno pagati e sacrificabili a prezzi modici (vedi la modifica all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del Jobs Act). In sostanza, tante ristrutturazioni aziendali pagate dai redditi da lavoro e dalla fiscalità generale via sussidi.
Come che sia, questa spaccatura politica e sociale si riflette anche nel governo producendo bizzarri cortocircuiti. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo (M5S) martedì sera ha garantito ai sindacati la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 dicembre, negli stessi minuti veniva prodotta una bozza del decreto in cui, col guizzo dell’artista, la proroga rimaneva, ma a metà: una sorta di compromesso che, tecnicamente, allunga il blocco al 15 ottobre e poi fino al 31 dicembre, come da proposta delle imprese, ma solo per chi usufruisce della Cassa “Covid-19”.
D’altronde è ora – ha scritto ieri il viceministro dell’Economia dem, Antonio Misiani, – di iniziare “il percorso di fuoriuscita dall’emergenza”, di “nuova normalità” anche quanto alla tutela dei lavoratori. E la mezza proroga, dicono, è farina del sacco del Tesoro, benedetta da Roberto Gualtieri. L’ex sindacalista Guglielmo Epifani, deputato di LeU, non pare però convinto dal ragionamento: “Preoccupano le notizie che vorrebbero limitare il blocco dei licenziamenti solo fino alla metà di ottobre, altre erano state le dichiarazioni delle settimane scorse: il blocco va allungato fino alla fine dell’anno”.
Silenziosi i partiti, è toccato alle parti sociali impugnare la clava. Cgil, Cisl e Uil – dopo le rassicurazioni di Catalfo – non hanno preso bene la novità: “Se il governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino a fine 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale” fino all’ipotesi che l’iniziativa unitaria già convocata per il 18 settembre si trasformi “in uno sciopero generale”.
Confindustria, in serata, vaticinava catastrofi: “Se l’esecutivo intende ancora protrarre il divieto dei licenziamenti, il costo per lo Stato sarà pesante” visto che “il divieto per legge assunto in Italia – unico tra i grandi paesi avanzati – non ha più ragione di essere ora che bisogna progettare la ripresa”. Quel divieto “impedisce ristrutturazioni d’impresa (corsivo nostro, ndr), investimenti e di conseguenza nuova occupazione. Pietrifica l’intera economia allo stato del lockdown”. Guai, nel caso, a pensare di mettere paletti sulla cassa integrazione ai “furbetti”, cioè a chi ne ha usufruito pur non avendo avuto cali di fatturato: “Sarebbero inaccettabili”.
Tra i litiganti sta, fino a notte silenzioso, il governo: la trattativa continua. “Nodo politico”, c’è scritto nella bozza.