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martedì 2 agosto 2022

Nancy Pelosi a Taiwan, cresce la tensione fra Usa e Cina.

 

Pechino avverte, "Non staremo a guardare".

La speaker della Camera dei rappresentanti americana, Nancy Pelosi -che si trova in Malaysia, seconda tappa del suo tour in Asia- dovrebbe raggiungere l'aeroporto di Songshan, a Taiwan alle 22.20 di questa sera, ora locale, secondo quanto riporta il quotidiano dell'isola Liberty Times.

Né il presidente Tsai Ing-Wen né il suo ufficio hanno hanno rilasciato dichiarazioni a conferma o smentita della visita di Pelosi.  Nessuna delle più alte cariche degli Stati Uniti d'America ha messo piede a Taiwan negli ultimi 25 anni e la possibile visita di Pelosi ha provocato una serie di dichiarazioni bellicose da parte di Pechino.

Le Forze armate cinesi "non staranno a guardare", ha avvertito il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, assicurando che il suo paese "prenderà sicuramente contromisure decise e forti a difesa della sovranità e integrità territoriale".

Le contromosse di Pechino sono già in arrivo: nella notte ha sospeso l'import di beni alimentari da oltre 180 imprese di Taiwan, una decisione che secondo i media di Taipei "causerà un duro colpo" all'industria alimentare locale, tra agricoltura e pesca".  Inoltre, dopo segnalazioni simili ieri notte, aerei da guerra cinesi sono stati avvistati questa mattina sulla linea mediana dello Stretto di Taiwan. Secondo la Reuters, inoltre, da ieri navi da guerra sono presenti in prossimità della linea di separazione. Secondo alcune fonti gli aerei cinesi hanno ripetutamente eseguito manovre tattiche "toccando" la linea mediana, azioni queste considerate provocatorie.

A Washington, il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, John Kirby, ha precisato ieri che "Pelosi non ha ancora annunciato una visita a Taiwan e sta a lei decidere". "Niente è cambiato nella politica degli Stati Uniti" verso Taiwan, "non ne sosteniamo l'indipendenza", ha ribadito. "Pelosi ha il diritto di andare a Taiwan", ha aggiunto, sottolineando che la Cina sa che negli Stati Uniti "c'è la separazione dei poteri e la Camera è un ramo indipendente". Pechino, ha insistito il portavoce, "non dovrebbe creare una crisi" su questo. "Ci sono stati speaker e rappresentanti del Congresso che hanno visitato Taiwan nel passato", ha riassunto Kirby, che ha chiesto a Pechino che "non usi una visita come pretesto per alzare il livello della tensione".

La risposta è arrivata dall'l'ambasciatore cinese delle Nazioni Unite, Zhang Jun, che ha sottolineato come  "una visita del genere è molto pericolosa, molto provocatoria". "Se una visita del genere si verifica, minerà anche le relazioni tra la Cina e gli Stati Uniti", secondo il quale la possibile visita di Pelosi non dovrebbe essere paragonata a quella del 1997, fatta dall'allora speaker della Camera Newt Gingrich, perché "un errore iniziale non rende legittimo il quello seguente". "Faremo tutto il possibile per difendere la nostra sovranità e integrità territoriale", ha concluso Zhang.

Il ministero della Difesa di Taipei, nel frattempo, ha detto che le il suo esercito è  "determinato, capace e fiducioso" di poter proteggere l'isola dalle crescenti minacce della Cina per la possibile visita sull'isola di Pelosi.  "Stiamo preparando meticolosamente vari piani e le truppe adeguate saranno inviate per rispondere in linea con i regolamenti di risposta alle situazioni di emergenza e alla minaccia posta dal nemico", ha reso noto il dicastero in un comunicato.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/08/01/nancy-pelosi-attesa-a-taiwan.-usa-cina-non-usi-la-visita-come-un-pretesto-per-unescalation_94c7ef07-b2ed-46ab-83a2-ef09edaf1583.html

Da leggere anche:

https://www.ilsole24ore.com/art/nancy-pelosi-taiwan-giu-borse-pechino-ferma-import-alimentare-taipei-AEmXTiqB

lunedì 11 gennaio 2021

Recovery, Ponte, Mes e Servizi: ogni giorno un penultimatum di Iv. - Giacomo Salvini

 

Telenovela - È dall’8 dicembre che l’ex premier minaccia di far cadere il governo con vari pretesti: dal Cashback al Covid, dal turismo a Barr, alla “visione”.

All’inizio il problema erano la governance e la task force del Recovery Fund. Poi i soldi da spendere su Sanità e Turismo, le chiusure per le feste e perfino il cashback. E ancora, alla vigilia di Natale, il Mes, a Capodanno il ponte sullo Stretto di Messina, la mancanza di “visione” del governo e la legge di Bilancio approvata in quattro e quattr’otto da una sola Camera.

Il 2021 ha portato il sereno? Macché, giù di nuovo missili: la campagna vaccinale in ritardo, gli insegnanti da vaccinare in una settimana, la delega ai servizi segreti da cedere e poi di nuovo il Mes. Queste, a prima vista, sembrerebbero le critiche di un partito di opposizione al governo Conte. Invece no: sono i tantissimi fronti aperti, nell’ultimo mese, da Matteo Renzi e dal suo partito Italia Viva che ha deciso di aprire (quasi) la crisi di governo. Dall’8 dicembre a oggi il partito renziano ogni giorno ha incalzato il premier Conte con un nuovo motivo di dissenso, sempre condito dalle minacce di ritirare le due ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e aprire formalmente la crisi. “La nostra è una battaglia di idee e non di contenuti” continua a ripetere Renzi, ma nel frattempo proseguono le trattative sotterranee per ottenere qualche ministero e, se possibile, far uscire Conte da Palazzo Chigi.

Per questo, e per i continui rilanci dell’ex premier su argomenti diversi, in molti ormai ritengono le critiche di IV solo strumentali. Obiettivo: voler aprire una crisi a tutti i costi. Tutto era iniziato l’8 dicembre quando, in un’intervista a Repubblica, l’ex premier aveva anticipato qualche dettaglio del suo discorso in Senato durante il dibattito sul Mes: “Serve un governo che funzioni, non 300 consulenti” diceva riferendosi alla task force, chiesta dall’Ue, per supervisionare la gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund. Il giorno dopo, lo show a Palazzo Madama in cui Renzi aveva aggiunto critiche sul piano: “Nove miliardi per la Sanità sono troppo pochi, ce ne vuole il quadruplo. Vi sembra normale che ci siano 3 miliardi sul turismo?”. Poi era arrivato il primo penultimatum sulle dimissioni delle ministre: “Noi non vogliamo qualche poltrona, se vuole ce ne sono tre a sua disposizione in più”. E giù applausi dal centrodestra.

Il 15 dicembre nella sua e-news Renzi attaccava la maggioranza per la presunta contraddizione tra il cashback (invogliando agli acquisti natalizi) e le chiusure sotto le feste parlando di “indecisione costante” del governo: “Bisogna avere una posizione e mantenerla, non cambiarla ogni tre giorni” scriveva il senatore di Scandicci. Poi, prima il 21 dicembre con un video su Facebook e il 23 a L’Aria che Tira, Renzi rilanciava sul Mes, sapendo di spaccare la maggioranza perché il M5S è da sempre contrario: “Bisogna prendere il Mes, sono 36 miliardi per i nostri ospedali – diceva l’ex premier – Il M5S dice no perché sono populisti antieuropei”. Peccato che un anno fa, durante la ratifica del trattato Mes, Renzi disertò il vertice di maggioranza perché “se la vedessero loro” (Pd e M5S). Non solo, Renzi all’epoca criticava quel trattato: “Aiuta le banche tedesche”. Oggi invece vuole farvi ricorso a tutti i costi.

A ridosso di Capodanno poi, durante la conferenza stampa per presentare il suo piano Ciao, l’ex premier ritirava fuori dal cilindro il ponte sullo Stretto di Messina (“va fatto”) anche se non si può finanziare coi soldi del Recovery – rilanciato venerdì sera da Davide Faraone – ma anche la mancanza di “anima” del piano del governo. Nel discorso di due giorni dopo in Senato Renzi denunciava lo “svuotamento del Parlamento” perché la legge di bilancio approvata dalla Camera era arrivata in Senato già bloccata. Lui che nel 2016 voleva abolire il bicameralismo perfetto.

Il 2021 non ha portato un rasserenamento degli animi tra i giallorosa, anzi. Il 2 gennaio sul Corriere l’ex premier attaccava sul ritardo del governo sulla campagna vaccinale (“Bisogna correre”), poi giovedì scorso, il giorno dopo i fatti di Capitol Hill, coglieva l’occasione per chiedere al premier di cedere la delega sui servizi segreti: “È una questione di sicurezza nazionale” prima di ripescare il “caso Barr”, in cui non c’è alcuna prova del coinvolgimento del governo italiano nel Russiagate. Nelle ultime ore il muro alzato dall’ex premier è il Mes: “Senza di quello non c’è accordo”. Sono finiti gli argomenti possibili, si ricomincia da capo. La chiusura la lasciamo alle parole dello stesso Renzi ieri alla Stampa: “Ora basta con questa telenovela”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/11/recovery-ponte-mes-e-servizi-ogni-giorno-un-penultimatum-di-iv/6061417/