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mercoledì 31 luglio 2024

I tachioni sfidano la fisica moderna. - Denise Meloni

 

I recenti progressi nella teoria dei tachioni hanno affrontato le incongruenze del passato incorporando sia gli stati passati che quelli futuri nelle condizioni al contorno, portando a una nuova teoria dell’entanglement quantistico e suggerendo un ruolo fondamentale nella formazione della materia.

I tachioni: gli “enfant terrible” della fisica moderna.

I tachioni sono particelle ipotetiche che viaggiano a velocità superiori a quella della luce. Queste particelle superluminali sono gli “enfant terrible” della fisica moderna. Fino a poco tempo fa, erano generalmente considerati entità che non rientravano nella teoria speciale della relatività.

Uni studio appena pubblicato dai fisici dell’Università di Varsavia e dell’Università di Oxford ha dimostrato tuttavia che molti di questi pregiudizi erano infondati. I tachioni non solo non sono esclusi dalla teoria, ma ci permettono di comprenderne meglio la struttura causale.

Lo studio.

Il moto a velocità superiori a quella della luce è uno degli argomenti più controversi della fisica. Fino a poco tempo fa, erano ampiamente considerate creazioni che non rientravano nella teoria speciale della relatività.

Finora erano note almeno tre ragioni per la non esistenza del tachione nella teoria quantistica. La prima: si supponeva che lo stato fondamentale del campo tachionico fosse instabile, il che avrebbe significato che tali particelle superluminali avrebbero formato delle `valanghe’.

La seconda: si supponeva che un cambiamento nell’osservatore inerziale avrebbe portato a un cambiamento nel numero di particelle osservate nel suo sistema di riferimento, ma l’esistenza di, diciamo sette particelle, non può dipendere da chi le sta osservando. La terza ragione: l’energia delle particelle superluminali potrebbe assumere valori negativi.

Nel frattempo, un gruppo di autori: Jerzy Paczos, che sta conseguendo il dottorato di ricerca presso l’Università di Stoccolma, Kacper Dębski, che sta completando il dottorato presso la Facoltà di Fisica, Szymon Cedrowski, studente dell’ultimo anno di Fisica (studi in inglese), e quattro ricercatori più esperti: Szymon Charzyński, Krzysztof TurzyńskiAndrzej Dragan (tutti della Facoltà di Fisica dell’Università di Varsavia) e Artur Ekert dell’Università di Oxford, hanno appena sottolineato che le difficoltà incontrate finora con i tachioni avevano una causa comune.

Si è scoperto che le “condizioni al contorno” che determinano il corso dei processi fisici includono non solo lo stato iniziale ma anche lo stato finale del sistema. I risultati del team internazionale di ricercatori sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista Physical Review D.

Per dirla in parole povere: per calcolare la probabilità di un processo quantistico che coinvolge i tachioni, è necessario conoscere non solo il suo stato iniziale passato, ma anche il suo stato finale futuro. Una volta che questo fatto è stato incorporato nella teoria, tutte le difficoltà menzionate in precedenza sono completamente scomparse e la teoria dei tachioni è diventata matematicamente coerente. “È un po’ come la pubblicità su Internet: un semplice trucco può risolvere i tuoi problemi“, ha affermato Andrzej Dragan, principale ispiratore dell’intera iniziativa di ricerca.

L’idea che il futuro possa influenzare il presente invece che il presente determini il futuro non è nuova in fisica. Tuttavia, fino ad ora, questo tipo di visione è stata al massimo un’interpretazione non ortodossa di certi fenomeni quantistici, e questa volta siamo stati costretti a questa conclusione dalla teoria stessa. Per ‘fare spazio’ ai tachioni abbiamo dovuto espandere lo spazio di stato“, ha aggiunto Dragan.

Conclusioni

Gli autori hanno previsto anche che l’espansione delle condizioni al contorno abbia le sue conseguenze: un nuovo tipo di entanglement quantistico appare nella teoria, mescolando passato e futuro, che non è presente nella teoria convenzionale delle particelle.

Lo studio ha anche sollevato la questione se i tachioni descritti in questo modo siano puramente una “possibilità matematica” o se tali particelle siano probabili da osservare un giorno.

Secondo gli autori, tali particelle non sono solo una possibilità, ma sono, di fatto, una componente indispensabile del processo di rottura spontanea responsabile della formazione della materia. Questa ipotesi significherebbe che le eccitazioni del campo di Higgs, prima che la simmetria venisse spontaneamente rotta, potrebbero viaggiare a velocità superluminali nel vuoto.

https://reccom.org/i-tachioni-sfidano-la-fisica-moderna/

martedì 7 maggio 2024

Manipolata la metrica quantistica: nuove frontiere per l’elettronica. - Arianna Guastella

 

I ricercatori dell'Università di Tohoku hanno sviluppato esperimenti e teorie fondamentali per manipolare la metrica quantistica dell'"universo degli elettroni"

I ricercatori dell’Università di Tohoku e dell’Agenzia giapponese per l’energia atomica hanno sviluppato esperimenti e teorie fondamentali per manipolare la metrica quantistica dell'”universo degli elettroni”, che descrive la struttura degli stati quantistici elettronici in modo matematicamente simile all’universo reale, all’interno di un materiale magnetico sotto condizioni ambientali.


Cos’è la metrica quantistica?

La metrica quantistica è un concetto matematico che descrive la geometria dello spazio degli stati quantistici di un sistema, in particolare degli elettroni all’interno di un materiale. Essa è analoga alla metrica dello spaziotempo della relatività generale, che descrive la curvatura dello spaziotempo causata dalla massa e dall’energia.

Nel contesto dell’elettronica, la metrica quantistica determina la mobilità degli elettroni e il modo in cui essi interagiscono con il campo elettromagnetico. Essa influenza quindi la conduzione elettrica del materiale e le sue proprietà elettroniche.

La metrica quantistica è definita da un tensore metrico, che rappresenta le relazioni geometriche tra i diversi punti dello spazio degli stati quantistici. Questo tensore determina le lunghezze delle distanze, gli angoli e le curvature nello spazio quantistico.

In generale, la metrica quantistica è un oggetto complesso che può variare a seconda del sistema in esame e delle condizioni esterne. Tuttavia, in alcuni casi può essere semplificata e descritta da parametri più semplici.

La proprietà geometrica indagata – cioè la metrica quantistica – è stata rilevata come un segnale elettrico distinto dalla normale conduzione elettrica. Questa svolta rivela la scienza quantistica fondamentale degli elettroni e apre la strada alla progettazione di dispositivi spintronici innovativi che utilizzano la conduzione non convenzionale che emerge dalla metrica quantistica.

A sinistra: movimento della luce in un forte campo gravitazionale nell'universo. Al centro: conduzione non ohmica derivante da una struttura quantistica non banale dell '"universo elettronico", che è sintonizzabile tramite la trama magnetica di Mn3Sn e porta a un effetto Hall del secondo ordine. A destra: conduzione ohmica convenzionale accompagnata da una banale struttura quanto-metrica. Crediti: Jiahao Han, Yasufumi Araki e Shunsuke Fukami
A sinistra: movimento della luce in un forte campo gravitazionale nell’universo. Al centro: conduzione non ohmica derivante da una struttura quantistica non banale dell ‘”universo elettronico”, che è sintonizzabile tramite la trama magnetica di Mn3Sn e porta a un effetto Hall del secondo ordine. A destra: conduzione ohmica convenzionale accompagnata da una banale struttura quanto-metrica. Crediti: Jiahao Han, Yasufumi Araki e Shunsuke Fukami

Metrica quantistica: nuova chiave per la conduzione non ohmica.

La conduzione elettrica, fondamentale per molti dispositivi, segue la legge di Ohm: una corrente risponde proporzionalmente alla tensione applicata. Ma per realizzare nuovi dispositivi gli scienziati hanno dovuto trovare il modo di andare oltre questa legge. È qui che è entrata in gioco la meccanica quantistica. Una geometria quantistica unica conosciuta come metrica quantistica può generare una conduzione non ohmica. Questa metrica quantistica è una proprietà inerente al materiale stesso, suggerendo che sia una caratteristica fondamentale della struttura quantistica del materiale.

Il termine “metrica quantistica” trae ispirazione dal concetto di “metrica” ​​della relatività generale, che spiega come la geometria dell’universo si distorce sotto l’influenza di intense forze gravitazionali, come quelle attorno ai buchi neri. Allo stesso modo, nel tentativo di progettare la conduzione non ohmica all’interno dei materiali, comprendere e sfruttare la metrica quantistica diventa fondamentale. Questa metrica delinea la geometria dell'”universo degli elettroni”, analogo all’universo fisico. Nello specifico, la sfida sta nel manipolare la struttura quantistica all’interno di un singolo dispositivo e nel discernere il suo impatto sulla conduzione elettrica a temperatura ambiente.

Il gruppo di ricerca ha riportato una manipolazione riuscita della struttura quantistica a temperatura ambiente in un’eterostruttura a film sottile comprendente un magnete esotico, Mn3Sn, e un metallo pesante, Pt. Mn3Sn mostra una struttura magnetica essenziale quando adiacente a Pt, che viene drasticamente modulata da un campo magnetico applicato.

Il team ha rilevato e controllato magneticamente una conduzione non ohmica chiamata effetto Hall del secondo ordine, in cui la tensione risponde ortogonalmente e quadraticamente alla corrente elettrica applicata. Attraverso la modellizzazione teorica, hanno confermato che le osservazioni possono essere descritte esclusivamente dalla metrica quantistica. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Physics.

In un dispositivo con barra di Hall di Mn3Sn/Pt sotto un campo magnetico H (a sinistra), l'effetto Hall del secondo ordine si ottiene dall'esperimento e dalla modellazione teorica basata sulla metrica quantistica (a destra). Crediti: Jiahao Han, Yasufumi Araki e Shunsuke Fukami
In un dispositivo con barra di Hall di Mn3Sn/Pt sotto un campo magnetico H (a sinistra), l’effetto Hall del secondo ordine si ottiene dall’esperimento e dalla modellazione teorica basata sulla metrica quantistica (a destra). Crediti: Jiahao Han, Yasufumi Araki e Shunsuke Fukami

Conclusioni.

Jiahao Han, autore principale di questo studio ha spiegato: “Il nostro effetto Hall del secondo ordine deriva dalla struttura quantistica che si accoppia con la struttura magnetica specifica all’interfaccia Mn3Sn/Pt. Quindi, possiamo manipolare in modo flessibile la metrica quantistica modificando la struttura magnetica del materiale attraverso approcci spintronici e verificare tale manipolazione nel controllo magnetico dell’effetto Hall del secondo ordine”.

Il principale contributore all’analisi teorica, Yasufumi Araki, ha aggiunto: “Le previsioni teoriche postulano la metrica quantistica come un concetto fondamentale che collega le proprietà dei materiali misurate negli esperimenti alle strutture geometriche studiate nella fisica matematica. Tuttavia, confermarne le prove negli esperimenti è stato impegnativo. Spero che il nostro approccio sperimentale all’accesso alla metrica quantistica farà avanzare tali studi teorici”.

Il ricercatore principale Shunsuke Fukami ha inoltre aggiunto: “Fino ad ora, si credeva che la metrica quantistica fosse intrinseca e incontrollabile, proprio come l’universo, ma ora dobbiamo cambiare questa percezione. Le nostre scoperte, in particolare il controllo flessibile a temperatura ambiente, potrebbero offrire nuove opportunità per sviluppare in futuro dispositivi funzionali come raddrizzatori e rilevatori”.

In sintesi, la metrica quantistica è un concetto fondamentale per la comprensione e il controllo del comportamento degli elettroni nei materiali. La sua manipolazione apre nuove e interessanti possibilità per lo sviluppo di dispositivi elettronici di nuova generazione con caratteristiche innovative e prestazioni superiori.

https://reccom.org/manipolata-la-metrica-quantistica/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR1iCuM_k0cixfVSxGOWoBY1_FTGrRmjza1VVq-upvw0KMkPyzl-HmWBQ14_aem_AbFn4ASD8sJA7in_kR6mhqiZ7Mm0jhZhUgMaL6xpFupWbU6XtAnBUYsShhPemoX0GJyiw3jPGMSLIWd0bt5kSNV6

mercoledì 8 novembre 2023

Federico Faggin: perché la teoria quantistica spiega (anche) come la coscienza ci rende spirituali. - Fiamma C. Invernizzi, B.Liver

 

Fuori piove. Piove in un lento incedere di acqua che conosce la sua strada da milioni di anni: da su a giù quando è pesante, da giù a su quando torna leggera. Il ticchettio si mescola a rumori di case che si chiudono per dormire, lontane dal fastidio umido di impermeabili invernali.

In salotto siamo rimasti in tre: Antoine Roquentin*, ricurvo nella poltrona, Federico Faggin, comodamente seduto sul divano, e io che, le gambe incrociate, li osservo, naso all’insù, direttamente dal tappeto.

Antoine ha la sua solita espressione di nausea e ha smesso di parlare da poco, dopo aver affermato quel suo «Sono io, credo, che son cambiato: è la soluzione più semplice. Ed anche la più spiacevole, ma infine debbo riconoscere che sono soggetto a queste trasformazioni
improvvise. Gli è che io penso assai di rado; perciò si accumula in me una piccola folla di metamorfosi senza ch’io ci badi, poi un bel giorno avviene una vera rivoluzione»
.

A seguito di quell’affermazione lo abbiamo guardato entrambi, restando in silenzio.

Poi mi sono rivolta a Federico Faggin e gli ho domandato come fosse avvenuta per lui, la rivoluzione.

Dai microprocessori alla coscienza: il percorso di Federico Faggin.

Lui che, nato nel 1941 a Vicenza si era poi laureato in fisica nel 1965, con 110 e lode a Padova. Lui che, dal 1968 si era trasferito negli States diventando capo progetto e designer dell’Intel 4004, il primo microprocessore al mondo. Lui che, raggiunti i quarant’anni e una carriera di successo, aveva avuto il coraggio di scoprirsi infelice, di ascoltare la sofferenza e di intraprendere un nuovo percorso.

«È importante dire che non ho completamente abbandonato la strada su cui avevo camminato fino a quel momento», afferma con serenità, «ho solo aggiunto qualcosa al precedente percorso. Non mi sono ritirato in cima a una montagna, anzi: di fatto per vent’anni ho continuato ad essere CEO della mia azienda – la Synaptics, in cui sono stati sviluppati i primi Touchpad e Touchscreen – e nello stesso tempo ho esplorato la natura della coscienza. Nello specifico della mia coscienza, visto che noi possiamo solo conoscere noi stessi. Ed è stato da questa riflessione – durata un ventennio – che ho tratto una fondamentale conclusione: la coscienza non può emergere dal cervello, come la scienza ci aveva raccontato».

Lo guardo stupita, incuriosita dalle parole di un uomo di scienza capace di mettersi in discussione in direzione di una visione più ampia dell’esistenza umana.

La coscienza cambia la descrizione di come funziona la realtà.

«Se consideriamo fondamentale la coscienza», prosegue, «cambia tutta la descrizione di come funziona la realtà. Ci si avvicina di più alla rappresentazione degli insegnamenti di chi ha esplorato l’aspetto spirituale – cioè l’aspetto di unione con il Tutto – e nello stesso tempo si mantiene il fatto che ciò che sappiamo della scienza è ben verificato e quindi, in qualche modo anch’esso deve far parte dell’insieme. Invece di ripudiarla, vuol dire unire la scienza stessa alla spiritualità. E ciò cambia completamente il punto di partenza, l’idea di chi siamo: se noi pensiamo di essere macchine – che è quello che ci dicono gli scienziati – finiremo in un vicolo cieco in cui ci convinceremo che in futuro le stesse macchine ci supereranno.

Ma è qui il punto nevralgico: ci dimentichiamo che queste ultime – tutte – le abbiamo create noi, e che per questo saranno sempre un passo indietro. Non abbiamo ancora potuto dare loro la creatività, infatti, il libero arbitrio o la capacità di immaginare, di uscire dai binari o dagli schemi, è ciò che ci distingue come esseri umani».

Nel silenzio ripenso all’antico aforisma greco scritto a caratteri cubitali sul frontone del tempio di Apollo a Delphi: conosci te stesso (ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ). Un percorso lungo, tortuoso, intenso e profondamente vero.

La consapevolezza di essere artefici della nostra esperienza.

«Dobbiamo essere onesti verso noi stessi. Soltanto questa integrità ci rende responsabili di ciò che siamo – di chi siamo – dandoci la vera possibilità di non essere automi. Le macchine non sono responsabili, sono macchine. Diversamente, invece di dare la colpa a qualcun altro, dobbiamo avere la consapevolezza di essere artefici della nostra stessa esperienza: solo così acquisiamo la capacità di fare quel salto che ci condurrà naturalmente a scoprire chi siamo. Questo perché abbiamo accettato il fatto che non sappiamo chi siamo e che abbiamo la responsabilità di saperlo».

Mi annodo, per un attimo, al limite tra la conoscenza filosofica, quella letteraria e scientifica, tra le parole che ben conosco dai Quaderni del Carcere di Antonio Gramsci: «Crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere», e di Carl Gustav Jung «La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore: chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro, si sveglia».

Mi sento in ottima compagnia, in questo salotto che si sta pian piano affollando di idee, visioni, nomi, compagni di viaggio e maestri.

«Ci sono voluti quasi 10 anni dal momento in cui ho preso coscienza che non ero stato responsabile di ciò che stava avvenendo nella mia vita», afferma Federico Faggin, «per giungere a capire che sono un essere spirituale. È stata un’esperienza spontanea. La coscienza non è una cosa; è una proprietà di un ente cosciente, che ha libero arbitrio e che anche ha un’identità. Cioè sa che l’esperienza che sta vivendo è la sua esperienza. Perché un sistema potrebbe anche essere cosciente ma non auto-cosciente e quindi non può gestire la sua esperienza, perché nemmeno sa che è la sua, tale esperienza! Il fatto di sapere che qualcosa è MIO, quello mi dà identità. È un feedback dell’ente su
sé stesso, in cui riconosce che può conoscere se stesso».

Annuisco, ripercorrendo un paio di volte le sue parole nella mia mente. Lui si allarga in un sorriso.

«Immagina un film di cui si può essere semplici spettatori, semplici osservatori. Ecco. La differenza sta nel diventare attori coscienti che lo stesso film che si sta osservando è la propria esperienza. Diventare responsabili. Come nella fisica quantistica: non esistono osservatori, ma solo attori».

La morte, dove la mettiamo?

Lo interrompo perché sento una domanda nascere spontanea, tra spiritualità e scienza, coscienza e materia: «La morte, dove la mettiamo?».

Sospira e riflette: «La morte, la voglio chiamare rinascita. Come diceva Pablo Neruda, “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno”. Con la morte perdiamo il corpo, che torna ad essere materia, mentre la coscienza rimane in una realtà più vasta. Immagina che, dal deserto del Nevada, guidi un drone dall’altra parte del mondo, in Afghanistan. Ecco, il drone fornisce informazioni utili sul suo stato, la sua localizzazione, su ciò che vede e ciò che lo circonda. Se il drone viene abbattuto lui cade ma io non vado da nessuna parte, resto ciò che sono. È come la fine di una seduta in un simulatore, no? Solo quando quello si spegne posso davvero accorgermi che ero concentrato, catturato da quelle poche informazioni specifiche, senza sapere che tutt’intorno c’era una realtà molto più vasta. Quella nuova realtà è resa visibile dalla coscienza, perché è proprio dalla coscienza che comincia la realtà».

Resto immobile, affascinata. Incantata da questa capacità di avvicinare discipline, teorie e mondi così lontani.

Antoine Roquentin si anima sulla poltrona, nell’angolo opposto di questo salotto ormai gremito di antichi e rinnovati pensieri. Lo vedo riportare alla mente una musica lontana, il suo disco preferito, con la «negra che canta», che, cantando, si salva. Sento che sta per dirlo, in quel suo finale che ha il sapore speranzoso di uno spiraglio di luce.

«Sento qualcosa che mi sfiora timidamente e non oso nemmeno muovermi per paura che scompaia. Qualcosa che non conoscevo più: una specie di gioia. La negra canta. Allora è possibile giustificare la propria esistenza? Un pochino? Mi sento straordinariamente intimidito. […] Ma sono come uno completamente gelato dopo un viaggio nella neve, che entri di colpo in una camera tiepida. Penso che resterebbe
immobile vicino alla porta, ancora freddo, e che lenti brividi percorrerebbero il suo corpo»
. Anche lui ha cambiato idea, all’ultima pagina, artefice di una rivoluzione.

Guardo fuori. La pioggia si è ormai tramutata in neve, in un silenzio placido di serenità, in un fluttuare senza peso, nel godimento di quella sua dimensione senza tempo. Tutto è ormai silenzioso.

*Protagonista del romanzo La nausea di Jean-Paul Sartre

https://www.ilbullone.org/2023/01/04/federico-faggin-teoria-quantistica-e-coscienza/

giovedì 12 ottobre 2023

VISIONE MECCANICISTICA E IDEALISTICA DEL MONDO. - Viviana Vivareli

 

Giordano Bruno e la fisica quantistica.

DOPO 4 SECOLI LA FISICA QUANTISTICA CONCORDA CON GIORDANO BRUNO.

Giordano Bruno dice: "Non è la materia che crea il pensiero ma il pensiero che crea la materia". Cosa vuol dire?
Prendiamo la domanda: "Cos’è il mondo?" La riposta cambia secondo come ognuno lo concepisce secondo la sua opinione. Questa cambia nel tempo, secondo i popoli e culture e cambia da persona a persona.
Al tempo di Giordano Bruno la Chiesa era la massima autorità non solo religiosa e filosofica ma anche scientifica. Lo abbiamo visto con Galileli che dovette abiurare le sue teorie sul sistema solare perché erano in disaccordo con quelle degli astronomi della Chiesa. Lo stesso strapotere fu esercitato contro le teorie filosofiche di Giordano Bruno al punto che la Chiesa lo condannò al rogo. Giordano Bruno era un filosofo e un visionario. Oggi possiamo affermare che molte delle sue intuizioni si accordano alle ipotesi dei più moderni fisici quantistici.
In linea di massima, nella storia della filosofia occidentale si sono alternate due posizioni base.
“Cos’è un albero?”.
La 1a posizione dice: Un albero è un oggetto a sé stante che mi viene descritto dai miei sensi e può essere definito dalla mia ragione (posizione realistica o meccanicistica: Aristotele. Il mondo è come un meccanismo formato da parti).
La 2a posizione dice: L’albero come fenomeno, cioè come mi appare, esiste solo in quanto è percepito in un certo modo dai miei sensi e filtrato dalla mia ragione ma io non so cosa sia l'albero "in sé" (posizione idealistica: Platone). Posso solo intuirlo, elevandomi a un livello superiore ai sensi e alla ragione.
Giordano Bruno è un idealista e sta dalla parte di Platone. Non so cosa sia il mondo nella sua realtà, so solo che idea me ne faccio attraverso sensi e ragione ma dell'albero "in sé" non so nulla.
Giordano Bruno vive alla fine del 1500, tardo Rinascimento, tempo di grandi mutamenti. Martin Lutero. Lotta tra cattolici e protestanti. Controriforma. Galilei che fa trionfare le leggi copernicane: la Terra gira attorno al Sole e non viceversa...
Per lungo tempo domina il pensiero meccanicistico.
Oggi è tramontato il pensiero meccanicistico di Galileo, Newton, Cartesio e Einstein e sta tornando l’idealismo con i Niels Bohr, Werner Heisenberg e David Bohm e stiamo rivalutando Giordano Bruno: non possiamo considerare il mondo come un orologio formato da tanti pezzi, esso è un intero in cui tutte le parti sono interconnesse. Tutto è uno. Nell’assoluto tutto esiste insieme, tutte le cose sono una cosa sola.
Se guardiamo solo ai fenomeni, ci sembrano tanti. Ma se cerchiamo l’Essere in sé, esso è UNO.
Giordano Bruno aveva detto: “La materia è in parte corporea e in parte incorporea”.
Ovviamente questa Materia assoluta o astratta non coincide con la parola materia come la indichiamo noi.. È la sostanza prima del mondo e in sé non ha forma anche se può prendere tutte le forme. Sostituisci alla parola Materia la parola Energia e hai la fisica attuale. La famosa formula di Einstein: E = mc2, dimostra che la materia (massa) e l’energia (E) sono solo due modalità (informazioni) della stessa sostanza fondamentale. Ma l’universo come noi lo vediamo è intrinsecamente un prodotto mentale.
Dice Bruno: “Tutto è uno rispetto alla sostanza”.
Dice ancora: “Nella Natura possiamo riconoscere due ordini di Essenza, conoscendo la Forma e la Materia”. Che è come dire l’Energia e l’Informazione sono tutto ciò che esiste. L’energia è informazione.
L'informazione struttura l’energia, le dà forma, cioè la modella in tutte le dimensioni dell’essere, a partire da sé stessa. L’informazione modella l’energia creando il mondo minerale, vegetale ecc.
Cosa unisce l’Energia con l’Informazione? La coscienza.
Esiste solo la Coscienza. A seconda dell’Informazione, esistono diverse entità di coscienza, che tuttavia sono composte dalla stessa sostanza, dai minerali, alle piante, agli animali e agli esseri umani fino alle forme di vita superiori. La forma si presenta attraverso l’auto-organizzazione, con l’aiuto dell’informazione.
David Bohm (meccanica quantistica) si chiede: “Una pietra ha coscienza?” Secondo la fisica quantistica, tutto è pieno di Coscienza da un sasso a una stella perché tutto è Vita, non esiste la “non vita”.
Spazio, tempo e causalità si applicano nel mondo reale, ma possono non esistere in mondi paralleli.
Bruno: “Nell’assoluto tutto esiste insieme, cioè nell’assoluto sia la possibilità che la realtà sono una cosa sola”.
Nell’assoluto non c’è tempo. Il tempo è un’illusione.
La fisica moderna lo chiama Paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen.
Einstein formulò, insieme agli altri, un paradosso che per 20 anni fu oggetto di una disputa tra Einstein e il teorico della meccanica quantistica Nils Bohr.
Einstein diceva: “Se i postulati della fisica quantistica sono validi, dobbiamo accettare che, se dividiamo in due sulla Terra una particella, spostiamo la particella A verso la stella Sirio, che dista 4 milioni di anni luce dalla Terra, e la particella B della stessa distanza, ma in direzione opposta. Se la particella A su Sirio dovesse divergere, anche la particella B, che attualmente si trova a 8 milioni di anni luce da Sirio, dovrebbe divergere simultaneamente in direzione opposta.”
Ma com'era possibile che la stessa informazione si fosse trasmessa istantaneamente e quale era la causa della divergenza di B. Einstein diceva che il fatto era impossibile.
Ma nel 1982 Alain Aspeck riuscì a dimostrare per la prima volta e in modo sperimentale, cioè in laboratorio, che le idee di Bohr erano corrette e che Einstein sbagliava (sincronicità= due fatti possono accadere nello stesso istante come fossero collegati senza causa apparente). Jung prende la sincronicità come principio base: un uomo muore, il suo orologio si ferma. Io sono arrabbiata, mi si rompe la macchina. Due fatti uno dentro dime e uno fuori di me avvengono nello stesso istante come se uno rispecchiasse in modo simbolico l'altro.
Dunque c'è una dimensione dell'Essere in cui il tempo non esiste ma nemmeno lo spazio (la distanza) e non esiste il rapporto causa- effetto, ma tutte le cose sono collegate tra loro, perché tutto è Uno.
Finora si era ipotizzato un universo a tre dimensioni spaziali (altezza, larghezza e profondità), Einstein ci aggiunse una quarta: il tempo, ma non bastarono. I fisici si trovarono davanti dei problemi per risolvere i quali dovettero ipotizzare universi con più dimensioni. Hawking, per es., parla di 24 dimensioni.
Può essere che il mondo nella sua interezza sia multidimensionale.
Dunque noi viviamo in due mondi: da un lato il mondo fisico come ci appare ai sensi e alla ragione, da un altro lato un mondo metafisico che sfugge alla nostra percezione sensoriale e alla nostra logica. Ma questo mondo metafisico è esattamente quello di cui parlano da millenni tutte le religioni e tutti i filosofi idealisti come Platone che ci sono arrivati non con i sensi o la ragione ma con l'intuizione.
Giordano Bruno: “Nell’assoluto tutto esiste insieme, in un momento, cioè nell’aldilà non c’è tempo”.
Se il realismo non è corretto, allora deve essere vero l’idealismo, cioè devono esistere delle dimensioni metafisiche, che ancora non conosciamo e che non percepiamo con i sensi, le quali oltrepassano la fisica. Ne consegue che noi viviamo contemporaneamente in due mondi, quello della realtà biologica e quello della coscienza metafisica.
La realtà è una illusione, così come dicono da sempre le filosofie indiane.
Bruno: “Il pluralismo dell’Essere è solo apparente e casuale, In realtà l'Essere è uno. "
Come si manifesta allora la Realtà fenomenica, cioè quella che ci appare? La fisica quantistica risponde col “paradosso del gatto di Schrödinger”.
Schrödinger mise un gatto in una scatola, dove c'era un meccanismo in cui un atomo radioattivo poteva decadere o no, casualmente, liberando un gas velenoso che uccideva il gatto.
La vita del gatto era intrecciata (entanglement)) a un elettrone.
Ora, di fronte alla scatola chiusa, ci chiediamo: "Il gatto è vivo o morto?" In teoria sono possibili entrambi i casi. Finché non si apre la scatola, non abbiamo una certezza ma una probabilità. Possiamo avere nello stesso istante e insieme un 50% di gatto vivo e un 50% di gatto morto. Ma questo è un paradosso.
C'è un film "Sliding door" (porte scorrevoli), in cui una ragazza può prendere il metro o no. A seconda di quello che sceglie, la sua vita cambierà.
La realtà si presenta quindi come una “funzione di probabilità”, cioè ogni scelta che fai ti aprirà un mondo diverso.
Quando si studiano le particelle subatomiche, per es, gli elettroni, che sono funzioni d'onda e nella camera a bolle appaiono come un rapidissimo movimento, possiamo valutare la loro velocità o la loro posizione ma non entrambe le cose. Perché?
Abbiamo solo due risposte:
1) Non si sa, succede solo perché è così. È una legge di natura.
2) Il collasso della funzione F è il risultato dello scambio di informazioni tra una coscienza e l’altra.
La prima riposta non è soddisfacente.
Resta solo la seconda. In teoria può esserci un universo in cui il gatto è vivo e uno in cui il gatto è morto. Ma questa riafferma l’Idealismo. Se il mondo è il risultato di uno scambio di informazioni tra una coscienza e un'altra, il mondo è il frutto delle nostre coscienze. Il mondo emana dalle nostre idee, dalla nostra intuizione.
Il mondo inteso come una molteplicità di fenomeni è illusorio.
Bruno dice: “Perciò dovete accettare che tutto esiste in tutto, ma non in ogni cosa in modo universale e non in tutti i modi possibili. Perciò non sbaglia chi parla dell’Uno come Essere ed Essenza allo stesso tempo, chi dice che l’Uno è allo stesso tempo umano e illimitato, sia nella sostanza che nella durata”.
Così si vede che tutte le cose sono nell’Universo e che l’Universo è in tutte le cose. Noi in esso ed esso in noi e così tutte le cose finiscono in una perfetta unità. Questa unità è unica e duratura e rimane sempre. Questo Uno è eterno. Affermare il contrario sarebbe assurdo e arrogante, non avrebbe alcun significato accettabile. Cioè, questo mondo, questo Essere, il vero, l’universale, l’infinito, l’incommensurabile, contiene in ciascuna delle sue parti il tutto e con esso l’Onnipresenza stessa”.
Dunque può esserci una dimensione in cui non esiste il tempo, non esiste il luogo, non esiste la causa.
Di conseguenza, non esiste nemmeno la morte.
L'essere non nasce e non muore. Esiste per sempre.
La concezione globale del mondo di Giordano Bruno coincide quindi pienamente con la fisica quantistica, così come con le filosofie di Platone, Plotino, Fichte, Schelling, Hegel, i buddisti, gli induisti…
La conoscenza che può essere estratta dalla scienza è variabile. Dai Greci ai giorni nostri, le raffigurazioni che la scienza ha cercato di costruire del mondo sono in continua evoluzione. La conoscenza scientifica non è stabile. Ma c’è una filosofia eterna e assoluta che può essere solo intuita o sperimentata ed è la Metafisica.
La fisica quantistica di oggi si sta ricollegando alla Metafisica.
Il fisico quantistico di cui si parla tanto oggi, Tonelli, trae la sua fisica da esperienze extrasensoriali, a carattere metafisico.
Forse quell'unione tra scienza e fede che Steiner tanto desiderava si sta compiendo.
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lunedì 27 luglio 2020

Prima foto in assoluto dell’entanglement quantistico.


Prima foto in assoluto di entanglement quantistico (credito: Università di Glasgow).

È la “prima foto in assoluto dell’entanglement quantistico”, quella che appare oggi in un nuovo articolo su Science Alert che riprende uno studio condotto da un team di fisici dell’Università di Glasgow, Scozia.
Si tratta di un’immagine molto sfocata che rappresenta un’interazione tra particelle, un’interazione che tra l’altro è alla base dei cosiddetti “computer quantistici”.
L’entanglement quantistico è un fenomeno stranissimo e non ben compreso: vede due particelle legarsi in maniera indissolubile, a qualunque distanza si trovino. Definita da Einstein come una “azione spettrale a distanza”, questo fenomeno vede una sorta di “botta e risposta” tra una particella e l’altra una volta che sono state legate insieme.
Anche poste ad una distanza di miliardi di anni luce, se qualcosa accade ad una particella, quel qualcosa influirà direttamente ed in maniera immediata sull’altra, tanto che si potrà sapere cosa è successo alla prima particella anche se è impossibile, data la distanza, entrare in contatto con essa.
Di solito l’entanglement viene osservato su due fotoni, ossia sulle particelle elementari alla base della luce.
Per catturare in foto questo fenomeno Paul-Antoine Moreau, primo autore dello studio, ha creato, insieme ai colleghi, un sistema per far esplodere dei flussi di fotoni entangled in “oggetti non convenzionali”.
Alla fine hanno raccolto quattro immagini che rappresentano i fotoni in quattro diverse transizioni di fase, transizioni causate da un raggio fatto passare attraverso un materiale a cristalli liquidi.
La fotocamera era in grado di catturare le immagini di fotoni che si muovevano allo stesso modo nonostante fossero divisi, perché in stato di entanglement.
I ricercatori in pratica hanno dimostrato la violazione della cosiddetta “disuguaglianza di Bell”, un test ideato dal fisico John Stewart Bell onde definire meglio l’entanglement quantistico, precedentemente reso famoso dallo stesso Einstein: se si interrompe sperimentalmente la disuguaglianza di Bell, si può in un certo senso confermare l’esistenza del vero entanglement quantistico.
L’esperimento condotto dai ricercatori fa proprio questo.
“Questo risultato apre entrambi la strada a nuovi schemi di imaging quantistico e suggerisce la promessa di schemi di informazione quantistica basati su variabili spaziali”, spiegano i ricercatori.
Lo studio è disponibile su Science Advances.
Schema che rappresenta la configurazione dell’esperimento (credito: Moreau et al., Science Advances, 2019)

https://notiziescientifiche.it/prima-foto-in-assoluto-dellentanglement-quantistico/?fbclid=IwAR3tKt7AZTMZrTesslTFfChizXmYOB2sZCnOD5jfcJgqsQiKeX9Qf7ah634