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sabato 5 ottobre 2024

Il teletrasporto è realtà. Nel mondo dei quanti. - Alessandro Zavatta

 

A spiegare il funzionamento e le possibili future applicazioni pratiche di questo processo, che si verifica nel mondo microscopico degli atomi e delle molecole, è Alessandro Zavatta dell'Istituto nazionale di ottica del Consiglio nazionale delle ricerche.

Con le parole “Beam me up, Scotty” il capitano Kirk, nella celebre serie televisiva Star Trek, ordinava all’ingegnere capo Scott, addetto al teletrasporto, di trasferirlo su qualche pianeta remoto dell’Universo. Insieme ai superpoteri dei personaggi della Marvel, questo è quello che ci viene alla mente non appena si pronuncia la parola teletrasporto, cioè un modo per trasferire cose o persone da un punto a un altro dello spazio con effetto immediato, senza percorrere la distanza che li separa. 

Purtroppo tale modalità di trasferimento è a oggi una possibilità che rimane solo nel mondo delle fiction e dei cartoni animati per i più piccoli. Nonostante ciò, il teletrasporto è una realtà concreta nel mondo microscopico, cioè in quello fatto di particelle fondamentali, atomi e molecole, che è governato dalle leggi della meccanica quantistica. Qui ogni elemento, o sistema, viene decritto da uno stato quantistico ben preciso, che ne racchiude tutta l’informazione e segue leggi che a volte ci appaiono controintuitive e in contrasto con la fisica classica.

Nel teletrasporto quantistico non si trasferisce materia, ma quello che in gergo viene chiamata la “funzione d’onda”, ovvero l’informazione che descrive esattamente in quale stato si trova una particella o, più in generale, un sistema fisico. È proprio questa funzione d’onda a raccogliere tutta l’informazione possibile che viene utilizzata per ricostruire altrove quella particella o quel corpo con le stesse caratteristiche di quello iniziale.

Alla base del fenomeno del teletrasporto si ha l’effetto a distanza che si manifesta fra due particelle quantisticamente correlate o intrecciate, dette “entangled”; questo effetto, evidenziato per la prima volta in un celebre articolo firmato da Einstein, Podolsky e Rosen nel 1935, rappresenta una delle tante peculiarità del mondo quantistico. L’“entanglement”, consiste proprio nell’“intreccio” inestricabile di due o più particelle, le cui proprietà non possono più essere descritte singolarmente: due particelle entagled si comportano come se fossero tutt’uno, anche se si trovano molto distanti l’una dall’altra.

Consideriamo il caso in cui Alice desideri teletrasportare una particella all’amico Bob, che si trova a grande distante da lei. La particella posseduta da Alice viene distrutta per essere “ricreata” da Bob, ottenendo così una particella con le stesse proprietà di quella iniziale. Tutto ciò può avvenire, in maniera non istantanea, grazie alla condivisione di una coppia di particelle intrecciate, a un canale di comunicazione classico, come internet o il telefono, e a patto che Alice non conosca lo stato della particella da teletrasportare.

Ma se le cose stanno così, il teletrasporto quantistico può avere applicazioni pratiche? Certamente sì. Il teletrasporto è un protocollo della teoria dell’informazione quantistica che sta alla base delle tecnologie del futuro. In particolare, è un fenomeno ampiamente utilizzato all’interno del computer quantistico che, in un futuro non molto lontano, sarà in grado di risolvere problemi attualmente impossibili da affrontare da un normale computer. Inoltre, il teletrasporto quantistico è un buon candidato come protocollo di comunicazione per una rete Internet quantistica. Questa nuova rete garantirà la comunicazione fra sensori, simulatori e computer quantistici creando nuove applicazioni, dalla sicurezza delle comunicazioni allo studio di nuovi medicinali o materiali, fino al monitoraggio ambientale su larga scala.

A livello di ricerca, i primi esperimenti pionieristici di teletrasporto quantistico furono condotti a Roma e a Vienna nel 1997, utilizzando fotoni. In entrambi i casi, i ricercatori riuscirono a teletrasportare a distanza le informazioni quantistiche riproducendo esattamente lo stato di un fotone. Più di recente, lo stesso schema è stato realizzato su grandi distanze mediante un satellite messo in orbita con a bordo una sorgente di fotoni entangled. Ulteriori passi avanti hanno permesso di teletrasportare lo stato di un atomo di itterbio a un secondo atomo identico che si trovava a un metro di distanza.

Il Cnr è particolarmente attivo in questo campo di ricerca grazie alle attività dell’Istituto nazionale di ottica, che negli anni è diventato un’eccellenza nazionale, con innumerevoli contributi apparsi sulle più importanti riviste scientifiche internazionali riguardanti l’ottica quantistica e le comunicazioni quantistiche.

Fonte: Alessandro Zavatta, Istituto nazionale di ottica, e-mail: alessandro.zavatta@ino.cnr.it

https://almanacco.cnr.it/articolo/5419/il-teletrasporto-e-realta-nel-mondo-dei-quanti

venerdì 16 settembre 2022

Marte, il rover Perseverance trova rocce con molecole organiche.

Particolare del suolo del cratere Jezero, con l'ombra del rover Perseverance (fonte:NASA/JPL-Caltech)

Contengono carbonioidrogeno ossigeno, le rocce marziane ricche di molecole organiche trovate dal rover Perseverance.

Sono quattro e fanno parte delle 12 raccolte dal rover della Nasa nell'ultimo anno e destinate a essere portate a Terra dal futuro programma Mars Sample Return (Msr), di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa). "Adesso sappiamo che il rover si trova nel posto giusto", ha detto l'amministratore per la Scienza della Nasa Thomas Zurbuchen, nella conferenza stampa organizzata dall'agenzia spaziale americana e trasmessa online in diretta.

Il sospetto forte è che possano essere le spie di forme di vita esistite in passato su Marte, ma al momento non ci sono elementi per poter affermare questo perché molecole del genere possono essere anche il risultato di processi chimici che non implicano la vita. Non si tratta comunque delle prime molecole organiche scoperte sul pianeta rosso: già nel 2012 e poi nel 2018 e nel 2021 un altro rover della Nasa, Curiosity, aveva scoperto sul suono marziano molecole che contenevano elementi "comunemente associati alla vita", "ma che possono essere associate anche a processi non biologici", come dissero allora i responsabili della missione.

Di sicuro le ultime quattro rocce collezionate da Perseverance a partire dallo scorso 7 luglio sono sedimentarie, diverse da quelle ignee che da circa un anno fa ha cominciato a raccogliere in un altro punto del cratere Jezero. Questo è uno dei luoghi di Marte più suggestivi per la ricerca della vita passata perché circa tre miliardi e mezzo di anni fa ospitava un grande lago nel quale confluiva un fiume. Qui Perseverance era arrivato nel febbraio 2021. La prima roccia a essere stata raccolta dal rover si chiama, Rochette, e come le altre sette raccolte in seguito è di tipo igneo, ossia è stata prodotta in seguito alla cristallizzazione del magma.

Le ultime quattro, raccolte nella zona del delta dell'antico fiume, fanno invece parte della seconda parte della campagna di raccolta dei campioni e contengono molecole organiche. Non si tratta di molecole biologiche, hanno precisato gli esperti del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, responsabili dell'attività del rover. Le rocce comprendono soprattutto carbonio, idrogeno e ossigeno, ma anche azoto, fosforo e zolfo: molecole del genere possono essere prodotte da processi chimici che non implicano la presenza di vita.

Ad analizzarle è stato lo strumento Sherloc, equipaggiato con la telecamera Watson e del gruppo di ricerca incaricato di studiare i dati ci sono italiani che lavorano per l'Osservatorio di Arcetri dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Quasi sicuramente la risposta sulla natura di queste molecole si potrà avere solo quando le rocce arriveranno a Terra grazie alla staffetta di missioni Msr, che secondo Lori Glaze, direttore della divisione di Scienze planetarie della Nasa, potrebbe partire fra il 2027 e il 2028, mentre i primi campioni potrebbero arrivare sul nostro pianeta nel 2033. Nel frattempo, ha detto Glaze, bisognerà risolvere non pochi problemi, compreso quello di trovare un sito sicuro in cui far atterrare i veicoli del programma Msr.

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2022/09/15/marte-il-rover-perseverance-trova-rocce-con-molecole-organiche-_416bc9ba-17b0-48c9-aa72-8968abe7e1bc.html

mercoledì 29 aprile 2020

Coronavirus, scoperte 35 molecole per combatterlo.

Struttura della molecole meflochina (fonte: Sibylla Biotech) © Ansa
Struttura della molecole meflochina (fonte: Sibylla Biotech)

Una appartiene alla stessa famiglia chimica dell'idrossiclorochina.

Scoperte 35 molecole per combattere il virus SarsCoV2, grazie a una potenza di calcolo analoga a quella che l'Italia ha utilizzato per scoprire il bosone di Higgs; una appartiene alla famiglia dell'isrossiclorochina. Descritte sul sito ArXiv, ora potranno affrontare i test per capire se potranno diventare farmaci anti-Covid-19. Sono state selezionate fra le 9.000 analizzate dal progetto guidato dall'azienda Sibylla Biotech e dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

sabato 14 luglio 2018

Molecole organiche su Marte, la Nasa distrusse le prove per errore. - Elisa Buson

Rappresentazione artistica della missione Viking sul suolo di Marte (fonte: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona) © Ansa
Rappresentazione artistica della missione Viking sul suolo di Marte (fonte: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona)

Storico flop delle sonde Viking ricostruito grazie a Curiosity.


Anche i grandi sbagliano e la Nasa non fa eccezione: potrebbe essere stato proprio un suo errore a mandare in fumo le prove della presenza di molecole organiche su Marte raccolte nel 1976 dalle sonde Viking. Un fallimento che mandò in mille pezzi i sogni dei 'cacciatori' di vita aliena, stoppando per quasi vent'anni le ricerche nello spazio. A svelare le ragioni di quello storico flop sono le analisi condotte quasi 40 anni dopo da Curiosity, lo stesso rover della Nasa, che in giugno è  riuscito a dimostrare la presenza di molecole organiche sul Pianeta Rosso.
La 'pistola fumante' è stata trovata nei suoi dati dal gruppo internazionale coordinato dal laboratorio Latmos, dell'Istituto Pierre Simon Laplace di Parigi, cui ha preso parte anche il noto astrobiologo della Nasa Christopher McKay, con i colleghi Richard Quinn e Alfonso Davila. I risultati, pubblicati su Journal of Geophysical Research: Planets, suggeriscono che le molecole organiche raccolte dalle sonde Viking si sarebbero degradate quando i campioni di suolo marziano vennero scaldati per essere sottoposti ad analisi nel gascromatografo di bordo. Il calore avrebbe infiammato il perclorato, un composto tossico del terreno a quel tempo ancora ignoto, che avrebbe distrutto ogni molecola organica nei campioni.
La prova sarebbe nel clorobenzene individuato dalle Viking: inizialmente interpretato come frutto di contaminazione dei solventi organici usati per la gascromatografia, potrebbe essere in realtà il prodotto della reazione tra il perclorato e i composti organici presenti nel suolo marziano, come hanno suggerito le analisi condotte da Curiosity usando temperature più elevate rispetto a Viking.
"Il fallimento della missione Viking - ricorda l'astrobiologa Daniela Billi, dell'Università di Roma Tor Vergata - portò ad una battuta d'arresto nella ricerca di vita nello spazio, provocando un disinteresse che svanì solo vent'anni più tardi, con la scoperta del primo pianeta extrasolare, dell'oceano nascosto del satellite di Giove Europa e il ritrovamento del meteorite marziano con quello che sembrava essere un fossile di batterio".
Di certo la lezione di Viking è servita ad affinare gli strumenti per la caccia a E.t. "Abbandonata la tecnica della gascromatografia, il prossimo rover Curiosity 2020 userà uno strumento a tecnologia laser per vaporizzare le molecole senza surriscaldarle", spiega Billi. "Anche la missione europea ExoMars userà la spettrometria Raman: stiamo già analizzando gli spettri prodotti da molecole organiche di origine biologica terrestre, alterate da raggi ionizzanti, per capire cosa potremo trovare su Marte".