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venerdì 12 settembre 2014

Crisi, Confcommercio: ''Redditi tornati a 30 anni fa''.



Nel 2014 il reddito è stato pari a 17.400 euro (come il 2013), mentre nel 1986 era pari a 17.200 euro.

ROMA - Il reddito disponibile delle famiglie italiane è tornato ai livelli di 30 anni fa. Lo ha calcolato la Confcommercio nella nota di aggiornamento del rapporto sui consumi. Nel 2014 il reddito è stato pari a 17.400 euro (come il 2013), mentre nel 1986 era pari a 17.200 euro. Nel 2013, in particolare, la spesa delle famiglie ha registrato una flessione del 2,5%, con una contrazione del 7,6% in otto anni, durante i quali il reddito disponibile reale pro capite è sceso del 13,1%, pari a un ammontare di 2.590 euro a testa. Confcommercio sottolinea poi come sia in atto una vera e propria 'terziarizzazione' dei consumi, vale a dire come le famiglie siano costrette sempre di più a privilegiare i servizi rispetto ai beni. I primi, infatti, coprono ormai il 53% della spesa totale (dal 41,8% del 1992), mentre i secondi sono precipitati dal 58,2 al 47%. Non solo: i consumi cosiddetti 'obbligati' (dalla casa alla benzina, dall'assicurazione alla sanità) coprono ormai il 41% del totale, quindi la cifra che ogni famiglia ha a disposizione per tutto il resto, e su cui ha pertanto libertà di scelta, si è ridotta a 10.900 euro, dai 14.300 del 1992. Per la casa, per esempio, si è passati dal 17,1% al 23,9% del totale. Questo vuol dire, in sostanza, che la spesa ha subito importanti modifiche: nel 2013 si è speso meno per i pasti in casa e fuori casa (-4,1%) e in particolare per l'alimentazione domestica (-4,6%), i viaggi e le vacanze (-3,8%) e la cura del sé e la salute (-3,5%), al cui interno si è registrata la netta flessione della spesa per l'abbigliamento e le calzature (-6,3%).
Nel 2013 la spesa delle famiglie ha registrato una flessione del 2,5%, con una contrazione del 7,6% in otto anni. Lo ha calcolato Confcommercio nel Rapporto sui consumi. Sempre in otto anni il reddito disponibile reale pro capite è sceso del 13,1%, pari a un ammontare di 2.590 euro a testa. A pesare è in particolare la contrazione dei consumi per i beni, che sono fermi da oltre un ventennio. Le spese obbligate, vale a dire quelle che le famiglie devono sostenere per forza come casa, trasporti e sanità, hanno raggiunto il livello record del 41% del totale, contro il 32,3% del 1992. Lo calcola la Confcommercio nel Rapporto sui consumi. Il reddito disponibile per beni e servizi commercializzabili, una volta escluse queste spese, è sceso così a 10.900 euro, da 14.300 del 1992.   

lunedì 3 febbraio 2014

Diminuisce il reddito delle famiglie Il calo maggiore Centro e al Nord.



La fotografia Istat: nel Mezzogiorno la flessione più contenuta (-1,9%).
Valle d’Aosta e Liguria la regione che hanno risentito di più della crisi


«Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti diminuisce, rispetto all’anno precedente, in tutte le regioni italiane. Nel confronto con la media nazionale (-1,9%), il Mezzogiorno segna la flessione più contenuta (-1,6%), seguito dal Nord-est (-1,8%), Nord-ovest e Centro (-2%). Le regioni con le riduzioni più marcate sono Valle d’Aosta e Liguria (-2,8% in entrambe)». È quanto rileva l’Istat. «Il reddito monetario disponibile per abitante è pari a circa 20.300 euro sia nel Nord-est sia nel Nord-ovest, a 18.700 euro al Centro e a 13.200 euro nel Mezzogiorno -continua l’Istat. La graduatoria regionale del reddito disponibile per abitante (17.600 euro il valore medio nazionale) vede al primo posto Bolzano, vicina ai 22.400 euro, e all’ultimo la Campania, con poco meno di 12.300 euro», continua l’Istat.  

«Nel 2012 a livello nazionale il reddito disponibile delle famiglie, in valori correnti, aumenta dell’1% rispetto al 2009, anno di inizio della crisi economica. In particolare il Nord registra un incremento maggiore (+1,6% nel Nord-ovest e +1,7% nel Nord-est) mentre, sempre rispetto al 2009, il Centro e Mezzogiorno segnano un aumento molto più contenuto (rispettivamente +0,4% e +0,2%)», aggiunge l’Istat. «La Liguria è la regione che ha risentito maggiormente degli effetti della crisi economica: tra il 2009 e il 2012 le famiglie hanno subito una diminuzione dell’1,9% del reddito disponibile. L’Umbria e la provincia di Bolzano sono state le meno toccate dagli effetti della crisi economica con aumenti, nel periodo considerato, rispettivamente del 3,6% e del 2,7%», conclude la nota.