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sabato 17 settembre 2022

Gli archeologi scoprono resti di una civiltà perduta in India. - Deslok

 

Reperti antichi che ricordano un’antica civiltà avanzata sono stati scoperti, questa volta per puro caso, probabilmente a causa del clima molto caldo, che ha ridotto il livello di un fiume locale in India, lasciando dietro di sé una rivelazione spettacolare.

Il fiume si trova nel Karnataka, in India ed è la prima volta che il suo livello si è abbassato così tanto nella storia. Il caldo, il consumo eccessivo di acqua, e l’aumento della popolazione dell’India, sono le cause.
Tuttavia, il margine del fiume ormai asciutto ha permesso di scoprire reperti perduti della cultura indù che aveva perso da tempo tempo. Molti di questi reperti sono incorporati nella pietra.













Il fiume, che fino ad allora non si era mai essiccato, ha conservato questi incredibili reperti in condizioni relativamente buone, nonostante le sue correnti rapide.

E ‘curioso come il materiale sia resistito per tanto tempo, e come le persone in passato in India sono riusciti a fabbricare oggetti del genere così precisamente nei tempi antichi, quando non avevano a disposizione strumenti precisi e raffinati, tecnologicamente parlando.
Molti dei reperti sono stati trovati nello stesso posto, insieme ad altri oggetti. Gli archeologi ritengono di aver scoperto un antico tempio dedicato a Shiva e altri dei dell’antichità.


L’architettura misteriosa indica che l’antico popolo che abitava questo posto aveva una conoscenza molto avanzata quando si trattava di creazioni o astronomia. Alcuni credono che sia possibile che tutta questa conoscenza sia venuta come un dono degli dei …..

Come potevano gli antichi abitanti della zona essere in grado di costruire tali santuari impenetrabili che nemmeno un fiume potesse spostare o rompere per molti secoli?


Alcune teorie suggeriscono che queste reliquie rappresentano Vimana (antichi oggetti volanti), altri dicono che sono progetti di una antica nave aliena che li avrebbero portati agli antichi dei del cielo che erano venuti sulla Terra.

lunedì 25 luglio 2022

Galles: trovate prove preistoriche nella grotta sotto il castello di Pembroke, resti di mammut e civiltà di oltre 10.000 anni. - Luigia Bruccoleri

 

La grotta sotto il castello di Pembroke in Galles contiene prove risalenti a 10.000 anni fa. Gli archeologi hanno già trovato ossa di renne e mammut lanosi nella grotta calcarea.

Qualche giorno fa in Inghilterra sotto il bellissimo castello di Pembroke, nell’omonima contea del Galles meridionale, gli archeologi hanno fatto un’importante scoperta: dei resti di mammut lanoso. Nella grotta sottostante il castello che ha dato i natali al famoso Enrico VII nel 1457, un sito chiamato Wogan Cavern, sono stati portati alla luce importanti reperti e fossili del periodo Mesolitico.

A guidare gli scavi, per scoprire parti della grotta nascoste da oltre 10.000 anni ci sono il dottor Rob Dinnis dell’Università di Aberdeen e il dottor Jenni French dell’Università di Liverpool, finanziati dal Natural History Museum e dalla British Cave Research Association.

Il primo ha dichiarato, come leggiamo su alcuni media inglesi: “Siamo incredibilmente entusiasti degli scavi di quest’anno. Prima del nostro lavoro non si sapeva quasi nulla dell’archeologia di Wogan Cavern. Si è pensato a lungo che la grotta fosse stata scavata durante il periodo medievale, quando faceva parte del castello, o durante gli scavi di antiquariato vittoriani molto scarsamente registrati. Il nostro lavoro dimostra che non è così. Invece ora è chiaro che la grotta ha un reale potenziale come sito preistorico.

Il team di circa 20 archeologi esaminerà in che modo la grotta è stata utilizzata dagli umani dell’età della pietra e dagli animali preistorici, e il tutto rende ancora più interessante questo luogo pieno di storia; Jon Williams, direttore generale del castello di Pembroke, ha infatti dichiarato: “In un mondo ideale, renderebbe l’intero sito un po’ più interessante in termini di storia. Non sarebbe solo medievale. Se le persone potessero venire a Pembroke e tornare anche all’età della pietra, sarebbe davvero molto interessante e potrebbe portare più turisti a Pembroke.”

https://www.scienzenotizie.it/2022/07/21/galles-trovate-prove-preistoriche-nella-grotta-sotto-il-castello-di-pembroke-resti-di-mammut-e-civilta-di-oltre-10-000-anni-0457893?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

sabato 22 febbraio 2020

A Nahal Hemar 9000 anni fa usavano la colla. - Luke Scintu



Nahal Hemar è un sito archeologico in Israele nonché una cava datata dal carbonio 14  8310 a.C. Situato su una scogliera vicino al Mar Morto a nord-ovest del Monte. La grotta è stata scavata nel 1983 da Ofer Bar-Yosef e David Alon, dell'Università di Harvard e  della Israel Antiquities Authority. Quello che rende speciale questo luogo sono i reperti ritrovati, e utensili incollati con della vera colla di 9000 anni fa.

Nella grotta sono stata rivenuti oggetti di uso quotidiano come:  cestini corda, tessuti ricamati,  punte di freccia in legno, e ossa e utensili di selce e oggetti rituali, tra cui maschere in pietra vecchie di 9000 anni prima di Cristo, ora in mostra  a Gerusalemme e teschi umani decorati. Tutto questo è sufficiente per capire la grandiosità di questo luogo.

Risultato immagini per Nahal Hemar

Risultato immagini per Nahal Hemar

Risultato immagini per Nahal Hemar

In aggiunta al materiale artefatto-associato, sono stati trovati piccoli pezzi di collagene. Lo studio ha  suggerito che il collagene è un derivato da pelli di animali. La grotta doveva essere una vera dimora e rifugio per alcune famiglie. La gente era solita disegnare sui teschi umani, grazie al  collagene che rivestiva la superficie e il clima secco della regione di Nahal Hemar ha conservato perfettamente tutti questi reperti storici.

Un adesivo a base di collagene fu usato anche dagli Egizi circa 4000 anni fa come legante nella pittura e colla nella costruzione di mobili in legno. Ancora gli storici non si spiegano come possibile che all'interno di Nahal Hemar abbiano vissuto un agglomerato di persone  di 9000 anni fa in grado di conoscere tecnologie di 4000 anni più tardi.  Il collagene del sito israeliano fu integrato con il tessuto vegetale per dargli quella consistenza desiderata

Ancora non ci sono fonti certe di come possibile le persone del neolitico concepirono la scoperta della colla. Quel che è certo che 10000 a.C c'è un buco profondo per quel che riguarda la storia dell'uomo.

lunedì 23 ottobre 2017

Grosseto, sequestrati 200 tesori dell'epoca romana.


Grosseto, sequestrati 200 tesori dell'epoca romana
Erma bifronte di Giano in marmo di epoca Imperiale (Foto Gdf)


La Guardia di Finanza di Grosseto, con l'operazione 'Juppiter', ha sequestrato oltre 200 reperti archeologici risalenti all'epoca romana di inestimabile valore.
Nell'ambito di un'attività di controllo economico-finanziario del territorio da parte dei finanzieri della tenenza di Orbetello è emersa la posizione di alcuni soggetti tra cui uno con una posizione fiscale dichiarata incongrua rispetto alle effettive disponibilità economico-patrimoniali accumulate nel tempo ed impiegate anche in beni archeologici. Dopo alcuni sopralluoghi che hanno confermato l'esistenza di reperti archeologici in bella vista nel giardino di una villa, è scattata l'operazione avviata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Grosseto.
Così 50 finanzieri hanno perquisito 22 unità immobiliari nella disponibilità di 11 collezionisti indagati, in tre diverse regioni (Toscana, Sicilia e Lazio) sequestrando oltre 200 reperti archeologici di assoluto pregio ed ingentissimo valore economico, trafugati da una prestigiosa residenza romana. Gli 11 collezionisti sono indagati per illecita detenzione ed impossessamento di beni appartenenti allo Stato ed in taluni casi anche per ricettazione.
I reperti archeologici di età imperiale, ascrivibili al VII secolo a.C, non dichiarati alla competente Soprintendenza, sono stati sequestrati in base ai decreti di perquisizione e sequestro emessi dalla Procura della Repubblica di Roma (pm titolare Tiziana Cugini) e dalla Procura della Repubblica di Grosseto (pm titolare Maria Navarro), che hanno diretto l’intera operazione.
Alle operazioni ha partecipato anche il funzionario responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, che ha accertato l’autenticità dei beni rinvenuti.