La crisi di governo l'ho seguita, pressoché tutta, dall'ospedale. E caso ha voluto che proprio ieri l'altro, mentre Conte incassava la seconda fiducia in Senato, venissi dimessa. Un covid messo all'angolo e un Conte ancora saldo al governo, tutto in un giorno: che vuoi di più dalla vita?
Tanto è stato già detto delle 48 ore che hanno segnato questa incomprensibile crisi al cardiopalma, forse già tutto, forse anche troppo. Per questo voglio soffermarmi su un episodio che, pur avvenuto in quelle ore, guarda oltre la crisi di governo. A mio avviso non è stato pienamente colto nella sua gravità né stigmatizzato quanto avrebbe meritato. Per dirla come la grande Liliana Segre, me ne sono sentita profondamente indignata.
Mi riferisco alle parole pronunciate durante il suo intervento alla Camera dall'italomorto Ettore Rosato.
Castronerie se ne sono ascoltate tante ( basta pensare all'abbietto intervento del leghista Borghi), ma la frase che ho sentito pronunciare da questo individuo ha toccato la vetta dell'ignominia e farebbe ridere, se non fosse tragico, constatare che le ha proferire pensando di tributare chissà quale elogio ai 5 Stelle. Rosato ha detto in aula, testuale :
"... Io conosco i colleghi del M5s ormai da 8 anni, tra loro ci sono molte persone che stimo, hanno la capacità di DISCERNERE le cose… LE CAPISCONO COME LE CAPIAMO NOI, non c’è differenza da questo punto di vista”.
Uno svarione da andarsi a sotterrare dalla vergogna se solo avesse avuto quel minimo quoziente intellettivo da fargliene percepire tutta la portata offensiva. Ma troppo tardi: il "minus" Rosato si è accorto che qualche cosa non girava solo grazie alla fragorosa risata con cui i pentastellati hanno accolto le sue parole.
Potremmo archiviare l'incidente come uno dei tanti teatrini a cui ci ha abituato certa politica di bassa cucina non fosse che, suo malgrado, le parole di Ettore Rosato hanno scoperchiato il comune sentire di buona parte dei personaggi del partitone unico che da decenni "okkupano" le nostre Istituzioni.
Lui le ha pronunciate come fosse lo scemo del villaggio ma è ciò che nell'intimo pensano, ma si guardano dal dirlo pubblicamente, i suoi colleghi parlamentari di lungo corso.
Gente che il Parlamento lo ritiene cosa propria, gente ben lontana da quello spirito di servizio verso la collettività che dovrebbe guidarla.
Questa genia, a distanza di quasi 10 anni, vive ancora come un oltraggio, è evidente, l'invasione pentastellata: comuni cittadini, dei parvenu', degli "scappati di casa", che nel 2018, per una strana congiunzione astrale, hanno osato sedere nei banchi del Governo con idee rivoluzionarie: servire la collettività e NON, servirsi della collettività.
Mi tocca rispolverare il termine "casta" per esprimere ciò che percepisco dietro le parole di Rosato (vi ricordo: porta il suo nome la legge elettorale con cui il Parlamento tutto, nell'ottobre 2017, cercò di sbarrare la strada al Movimento). Quello che ha detto questo misero figuro, non a caso succube inconsapevole delle smanie di grandeur che pervadono il suo sfigatissimo capo bastone, tradisce l'intimo pensiero di questi mestieranti del far politica: gente collusa, scafata, ricattabile, che si nutre delle rendite di posizione acquisite negli anni col mestiere, con la furbizia, quasi mai con intelligenza.
Di compromesso in compromesso gran parte di loro sono stati nominati, non eletti e si sentono depositari di un diritto acquisito che fa carne di porco di quel ruolo nobile di rappresentanza popolare che dovrebbero incarnare. Genia che si sente unica depositaria di cultura (e pensare che sono del MoVimento il maggior numero di laureati oggi in Parlamento!).
Una "intellighenzia" autoreferenziale, spocchiosa, portatrice di malcelato disprezzo verso chiunque non riconosca del suo mondo.
Non mi aspetto che un Ettore Rosato qualsiasi comprenda la portata, la gravità delle parole pronunciate ma, da irriducibile ottimista quale sono, mi aspetto che le donne e gli uomini di buona volontà di questo Paese sappiano cogliere il senso di quelle parole per rendersi conto che l'entrata del MoVimento 5 Stelle nelle Istituzioni, fra i tanti meriti, ne ha avuto uno non banale: ha scoperchiato la vergogna di un Parlamento che di legislatura in legislatura, aveva smarrito se stesso.
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