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venerdì 27 agosto 2021

Isis-K, l’origine e i rapporti con la galassia jihadista degli attentatori di Kabul. - Roberto Buongiorni

 

Forte di circa 1.500 miliziani, è una brigata internazionale del terrore che ha attratto i talebani più vicini ad al Qaeda ed ex foreign fighters siriani.

I terroristi islamici amano farsi pubblicità. Desiderano che le loro carneficine siano riprese e raggiungano la più ampia platea possibile. Poche altre volte come in questi giorni, i riflettori dei media mondiali sono tutti, o quasi, puntati su Kabul. La capitale afghana rappresentava dunque una vetrina forse irripetibile. Un attentato in grande stile avrebbe, per esempio, rispolverato l’immagine del feroce movimento dello Stato Islamico del Khorasan, altrimenti conosciuto come Isis K, messo in ombra dai sorprendenti successi militari dei talebani, i nuovi padroni dell’Afghanistan.

Ex costola di al Qaeda.

Dietro l’attacco kamikaze all’aeroporto di Kabul c’è questa organizzazione guidata da un anno e mezzo dall’ex qaedista Shahab al-Mujari. Ma che cosa è esattamente lo Stato Islamico del Khorasan? Era il 2015, quando iniziarono a comparire le prime rivendicazione da parte di un sedicente gruppo terrorista che si definiva «Provincia del Khorasan dello Stato Islamico» (il grande Khorasan è termine storico che indica i territori degli odierni Afghanistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Pakistan). Apparentemente fu fondato dai talebani pakistani, ovvero i gruppi qaedisti presenti nella regione del Waziristan, una terra di nessuno dove spesso non arriva la mano del governo pakistano, e dove i qaedisti agivano indisturbati (in queste montagne si era nascosto per anni Osama Bin Laden). Da allora gli attentati più crudeli, alcuni rivolti direttamente contro civili inermi, soprattutto a Kabul e nell’Afghanistan centro orientale, sono opera loro. La rottura della fragile alleanza tra gruppi qaedisti e Isis in Siria, e la conseguente guerra civile jihadista per il controllo del territorio, si ripetè anche in Afghanistan. Dove Isis e talebani arrivarono presto allo scontro armato.

Avversari dei talebani.

Dal 2015 al 2018, il movimento era stato particolarmente attivo. Ma il progressivo declino del Califfato siro-iracheno, fino alla sua sconfitta, si sono riflessi anche sul morale, e soprattutto sulle finanze dell’Isis-K. L’Isis afghano cominciò a subire un’involuzione che lo portò a ritirarsi in piccole aree dove sopravviveva grazie al controllo di alcune miniere, tra cui quelle di talco nella provincia di Nangahar ai confini con il Pakistan. Nel 2019 tuttavia, complici anche la decisione di entrare nel business del narco traffico, l’Isis-K ha rialzato la testa. Grazie a maggiori entrate è riuscito a riprendere possesso di diversi territori e oggi la sua presenza si è estesa in diverse province (in Nangarhar, Kunar, Nuristan, Badakhshan).

Una brigata internazionale del terrore.

Difficile conoscere il numero dei suoi combattenti. Si parla di 1.500 miliziani. Una sorta di brigata internazionale del terrore che, se da un lato ha attratto i talebani più vicini ad al Qaeda e contrari a qualsivoglia accordo di pace con Kabul (tra cui Tehrik-e Taliban Pakistan e quel che resta dell’Islamic Movement of Uzbekistan), dall’altro ha funzionato come un magnete per i gruppi estremisti in fuga dalla Siria (soprattutto di jihadisti centro asiatici). Il tentativo della nuova leadership taleban di mostrare un nuovo volto, meno estremo e più colllaborativo con l’Occidente (i fatti devono però ancora seguire alle parole), sta tutt’ora provocando una nuova ondata di defezioni tra i gruppi talebani più vicini ad al Qaeda. La priorità dell’Isis-K non è mai stata un segreto: distruggere l’influenza dei talebani nell’Afghanistan orientale e da lì costruire una nuova grande base del jihadismo globale, quindi anti-occidentale.

L’ideologia del Califfato.

La sua ideologia è la stessa del Califfato. Esportare il jihad nel mondo e fare terra bruciata di apostati ed infedeli, ovvero di tutti coloro che (musulmani o non) siano per qualsivoglia motivo diversi da loro. Ecco perchè gli attacchi più efferati dell’Isis-K sono stati rivolti contro l’etnia Hazara, gli afghani dai tratti mongoli, in larga parte sciiti, che vivono nella regione centrale dell’Hazarajat. Contro di loro, e altre minoranze religiose, hanno raggiunto una brutalità impensabile. Dall’attacco kamikaze in marzo contro un tempio Sikh (25 pellegrini uccisi), a quelli in maggio nell corsie del reparto maternità di un ospedale di Kabul (16 morti tra cui dei bambini) dove operava Medici senza frontiere, all’attentato contro un funerale, fino alla raccapricciante strage delle giovani studentesse, soprattutto hazara, Le vittime furono 55 vittime, quasi tutte avevano tra gli 11 e i 15 anni. Il timore è che non sarà l’ultimo. Nel nuovo afghanistan l’Isis-K ha trovato un terreno fertile.

IlSole24Ore

domenica 15 agosto 2021

Afghanistan, i talebani entrano a Kabul. Occidentali in fuga.

 

Nelle ultime ore paesi tra cui Stati Uniti, Italia, Germania e Francia hanno rotto gli indugi e hanno iniziato le operazioni di evacuazione del personale diplomatico.

Ultime ore per Kabul, capitale dell’Afghanistan, meta ultima della marcia di avvicinamento dei talebani che nelle ultime settimane hanno gradualmente messo sotto controllo il resto del Paese: i militanti sarebbero infatti entrati in città dove, secondo quanto riferiscono alcuni abitanti ai media stranieri, si sentono spari e sono in corso combattimenti. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti i talebani hanno preso il controllo dell’università di Kabul, nella parte occidentale città, e hanno anche issato le loro bandiere in uno dei distretti. Ma l’ufficio stampa del palazzo presidenziale dell’Afghanistan ha negato l’attacco talebano, affermando che in alcune parti di Kabul si sono verificati solo sporadici colpi di pistola. Nessun attacco ha avuto luogo a Kabul, le forze di sicurezza e di difesa del paese e i partner internazionali stanno fornendo sicurezza alla città, ha spiegato sui social media un funzionario governativo.

Talebani: ordine è di non entrare a Kabul.

In una nota, i talebani affermano però di non avere intenzione di prendere Kabul “con la forza”. Tre funzionari afgani hanno riferito all’Associated Press che i combattenti si trovavano già nei distretti della capitale di Kalakan, Qarabagh e Paghman. “La vita, la proprietà e la dignità di nessuno saranno danneggiate e la vita dei cittadini di Kabul non sarà a rischio”, hanno affermato i talebani. “L’Emirato islamico ordina a tutte le sue forze di attendere alle porte di Kabul, di non tentare di entrare in città”. Lo scrive su Twitter Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani, come riporta Afp. Una fonte residente in un quartiere della capitale afghana ha comunque detto a Af che “vi sono combattenti talebani armati nella zona, ma non vi sono combattimenti”.

Jalabad caduta senza combattere.

Questa mattina, a conferma del controllo pressoché totale del Pese da parte dei talebani, è caduta la città chiave di Jalalabad, nell’est del Paese. La capitale della provincia di Nangarhar è stata catturata senza combattere, come hanno spiegato all’agenzia tedesca Dpa due consiglieri provinciali e un residente. I talebani sono entrati a Jalalabad alle 6 di questa mattina, hanno spiegato alla Dpa.

La cattura della città di Jalalabad con una popolazione stimata di oltre 280mila abitanti e di altre aree della provincia dà agli insorti il ​​controllo del valico di frontiera di Torkham, la più grande rotta commerciale e di transito tra l’Afghanistan e il Pakistan. I talebani ora controllano almeno 25 capoluoghi di provincia delle 34 province dell’Afghanistan. Tutte queste città sono state catturate nel giro di appena 10 giorni.

Diplomatici occidentali abbandonano il Paese.

Nelle ultime ore paesi tra cui Stati Uniti, Italia, Germania e Francia hanno rotto gli indugi e hanno iniziato le operazioni di evacuazione del personale diplomatico. Il presidente Usa Joe Biden ha autorizzato il dispiegamento in Afghanistan di ulteriori 1.000 truppe statunitensi, portando a circa 5mila il numero di militari statunitensi schierati per garantire quello che Biden chiama un “ritiro ordinato e sicuro” del personale americano e alleato dall'Afghanistan.

Le truppe statunitensi aiuteranno anche nell'evacuazione degli afgani che hanno lavorato con i militari durante la guerra di quasi due decenni. A conferma del timore che i talebani possano presto catturare Kabul, il personale dell'ambasciata degli Stati Uniti ha iniziato a distruggere urgentemente documenti sensibili.

IlSole24Ore