La lotta alla corruzione - Il Guardasigilli Bonafade ha introdotto il trojan con la Spazzacorrotti - Ansa
Giorni fa, un deputato di un partito che non dico a cui chiedevo novità sulla durata del governo, mostrandosi scarsamente interessato all’argomento mi ha interrotto citando un articolo sull’uso investigativo del trojan pubblicato sul Fatto (penso si riferisse all’intervista di Vincenzo Iurillo all’esperto informatico Gioacchino Genchi). Voleva conferme che il virus che trasforma i telefonini in microspie ambientali surriscalda l’apparecchio e scarica rapidamente la batteria. “È vero che esiste un congegno che misura la temperatura dei cellulari?”, ha chiesto con voce speranzosa.
Ho risposto che non lo sapevo ma ho capito che mentre noi giornalisti ci affanniamo a vaticinare su elezioni anticipate a settembre, o nella primavera prossima o chissà quando, non teniamo conto delle conseguenze imprevedibili che il subdolo bacillo elettronico potrebbe scatenare nel mondo politico, e in quello del potere diffuso, dopo aver devastato la magistratura con il caso Palamara-Csm. Sarà l’estate del trojan? Neanche a farlo apposta proprio ieri, il ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha pronunciato tre frasi davvero poco tranquillizzanti per il nostro deputato, e per tutti coloro interessati al riscaldamento indotto dei loro cellulari.
La prima: “La legge Spazzacorrotti ha introdotto il trojan e da cinque mesi stiamo scoprendo tantissimi casi che non avremmo scoperto”.
La seconda: “Noi non possiamo riportare le lancette indietro nel tempo, a quando la politica pensava che fosse giusto che il popolo italiano non doveva sapere cosa accadeva in certi contesti. La lotta alla corruzione non deve arretrare di un millimetro”.
La terza: “Sulla pubblicazione delle intercettazioni il governo seguirà il principio della Cassazione: si possono diffondere i dialoghi che hanno ‘preminente interesse pubblico’”.
Alla luce della dottrina Bonafede, non è difficile immaginare i pensieri che frulleranno nella testa di coloro che agiscono “in certi contesti”. Per esempio: cinque mesi sono un’eternità e se sono nel mirino di qualche pm vai a sapere cosa ha registrato nel frattempo quel cz di telefonino che tengo sempre in tasca. Oppure: non mi ricordo se quella volta che… lo avevo spento o era rimasto acceso? Il problema però potrebbe allargarsi a dismisura poiché, come dimostra l’inchiesta Csm, grazie all’implacabile trojan le intercettazioni ambientali sono come la pesca a strascico: chi piglia piglia, e soltanto dopo si vede se ci sono o no reati. Come ha sperimentato a sue spese il consigliere Corrado Cartoni che, malgrado si fosse assopito sul divano durante una riunione notturna sulle nomine, è stato lo stesso individuato da una innocente frase di Cosimo Ferri: “Si è svegliato Corrado”.
E patatrac. Naturalmente, diamo per scontato che la stragrande maggioranza, anzi la totalità di coloro che ricoprono incarichi pubblici siano persone perbene che nulla hanno da temere dal trojan. E che, dunque il futuro del governo sarà influenzato dalle consuete dinamiche di maggioranza, giammai dalla lotta alla corruzione, “che non arretrerà di un millimetro”.
Un deputato mi ha interrotto citando un articolo sull’uso investigativo del telefonino
Senza contare che il ministro Bonafede ha precisato che si agirà sulla “fuga di notizie che riguardano terzi citati nelle intercettazioni da parte di indagati, o fatti della vita privata che vanno tutelati”. Subito ho cercato di rassicurare la mia fonte: vedi, se non hai fatto nulla di male non hai nulla da temere, e poi sicuramente Bonafede vigilerà.
Mi sono informato, ha replicato lui pimpante: il trojan smette di funzionare se stacchi la batteria o se ficchi il telefonino nel frigorifero.