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domenica 2 luglio 2023

Ma che ti aspetti da Sgarbi? - Massimo Erbetti

 

“Conta delle donne” e volgarità: Sgarbi-show con Morgan sul palco del Maxxi e i dipendenti del museo protestano con il direttore Giuli
(F. Q. 1 luglio 2023)

Sgarbi al Maxxi fra volgarità e parolacce, dipendenti in rivolta
(ANSA 1 luglio 2023)

Eh no! Adesso basta, perché se Sgarbi e come lui, tanti altri, si possono permettere di dire e fare quello che vogliono…anzi se è proprio quello che dicono e fanno a dargli tanto potere e successo…è anche perché noi li tolleriamo per quello che sono.

"e vabbè, ma che ti aspetti da Sgarbi?"... "il solito Sgarbi"..."ma chi Sgarbi?"...eh no cari miei, la colpa è nostra…ci abituiamo, ci adattiamo, tolleriamo, sopportiamo in silenzio, subiamo, ingoiamo…siamo ormai rassegnati, permettiamo, accettiamo… consentiamo che tutto ciò accada, e alla fine perdoniamo…lasciamo correre…siamo addirittura indulgenti…ma si dai…cosa ti aspetti da uno così…

E intanto "uno così" può permettersi di tutto e ogni volta si permette di più…e alza il tiro…e stuzzica…e alza la voce…e insulta…e sproloquia…e noi? "e vabbè ma è Sgarbi"...e allora? E chissenefrega se è il solito Sgarbi…indignamoci, alziamo la voce…quando lo vediamo cambiamo canale…

E invece no, non lo facciamo…siamo presi dal voyerismo…ci piace guardarlo…come se tutto ciò ci provocasse un certo eccitamento…lo guardiamo per vedere "cosa farà stavolta"...e lui ci accontenta…ogni volta si spinge oltre…ogni volta stupisce…e noi ogni volta diciamo la stessa identica cosa "e vabbè ma è Sgarbi".

Sembra quasi che non voglia deluderci…e se proviamo a criticarlo, lui gira la frittata…attacca chi lo attacca…cone se fosse in diritto di farlo…e forse diciamocelo francamente lo è proprio perché noi da lui ce lo aspettiamo…anche perché se non lo facesse, non sarebbe Sgarbi, no?

Il problema è culturale…da una parte ci scandalizzano e dall'altra ci piace poter criticare, ma senza far nulla di concreto affinché tutto questo finisca…beh ma cosa ci aspettiamo da una società in cui tutto è concesso? Anzi dove più si va oltre e più si è "qualcuno"?

I modelli da seguire sono sempre peggiori…urla, insulti, provocazioni…senza di loro sei il nulla cosmico…per aver ragione devi aggridire il tuo interlocutore…se non gli urli in faccia hai perso…se non provochi nessuno parlerà di te…e se non parlano di te, non sei niente.

"oh c'è quel folle che dice che la terra è piatta…andiamo a sentire che dice"...e il folle diventa famoso…mentre chi veramente dovrebbe esserlo, non lo diventerà mai.

Non consideriamo più il merito…non serve…basta sconvolgere…non serve più informarsi, conoscere…perché poi alla fine fama e ricchezza arrivano da altro.

Ma che ti aspetti da Sgarbi?...Beh da lui non mi aspetto niente…mi aspetterei molto da noi…ma noi siamo quelli che hanno creato il fenomeno Sgarbi…e il problema è proprio questo.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10223789098981075&set=a.2888902147289

domenica 8 novembre 2020

Cosa resta dell’America dopo la caduta di Trump. - Furio Colombo

 

Donald Trump, un uomo ricco e senza reputazione, nelle elezioni presidenziali del 2016 si è messo alla testa dei repubblicani, con un linguaggio folle e un comportamento talmente volgare da attrarre di colpo una forte attenzione. Da allora quei repubblicani si sono rapidamente trasformati, come in una strana fiaba, da conservatori rigorosi, preoccupati della protezione della ricchezza e dunque duri con i nemici ma aperti ai buoni accordi col mondo, in un vasto corteo di gente in cerca di decisioni assolute, qui, adesso, in America, senza perdere tempo a cercare amici, portando in dono ossessioni e false credenze.

Primi sono arrivati i portatori di ossessioni che sembrano religiose (aborto, gay, gender). Ma è gente che, se necessario, uccide. Molti medici sono stati uccisi perché ginecologi laici. Arrivano subito i fondamentalisti di diversi cristianesimi che vogliono scuole senza Storia e senza Scienza, fondate su una loro interpretazione della Bibbia. Si arruolano frammenti di un oscuro e sommerso pensiero americano, come i QAnon, dediti alla invenzione di complotti, i Wolverine Watchmen, che secondo l’Fbi stavano preparando il rapimento della governatrice del Michigan, i ProudBoys, che Trump stesso ha citato, raccomandando loro di “tenersi pronti e restare in attesa” durante il primo dibattito con Biden. Intanto erano già entrate nel corteo di Trump due grandi forze delle rivolte popolari apparentemente improvvisate: il negazionismo – che è un rigetto violento della cultura e dell’informazione e adesso ha come nemico la pandemia che “non esiste” – e il vasto schieramento del razzismo.

Il ginocchio del poliziotto sul collo del cittadino George Floyd, condannato a morte perché nero su un marciapiede di Minneapolis, resterà il simbolo delle elezioni americane del 2020. Mossa atroce e ben calcolata. I neri infatti si sono ribellati (Black Lives Matter) e la televisione poteva filmare afroamericani armati nelle strade d’America. Ci sono certo state persone prudenti che hanno deciso di non votare contro Trump, che, in circostanze difficili, è uno forte e sa intervenire. Nonostante ciò i democratici forse hanno vinto, contro la violenza aggressiva e la misteriosa malattia del presidente, curato solo da medici militari e salvato da una guarigione istantanea, come se il Walter Reed Hospital di Washington fosse Lourdes. Certo, nel progressivo affermarsi del partito democratico nel corso dello spoglio elettorale, la folla di Trump ha cominciato a sentire un odore per lei disgustoso di normalità: le frontiere con il Messico non erano più per gli Usa un pericolo così grave da rendere necessario l’invio di truppe e la crudeltà di strappare i bambini alle madri che tentavano di passare il confine. Certo, fuori della bottega di Trump piena di atomiche, c’era il resto del mondo, e la possibilità di tentare di ristabilire rispettosi legami.

Pensate come cambiano i rapporti se nel grande Paese che ha sconfitto il fascismo – il Paese di Roosevelt, di Kennedy, di Martin Luther King, di Barack Obama – viene rimossa la targa “Make America great again”, che identifica un Paese avaro, isolato, circondato di dazi, amico di Putin, con il debito nelle mani dei cinesi e neppure un sospetto che esistano l’Africa e l’America Latina. O anche solo l’Unione europea.

L’invenzione di Trump è stata quella di scatenare e tenere vivo un continuo scontro con il buon senso e la normalità psichica (“Ma lei non è lo zio matto, lei è il presidente degli Stati Uniti”, gli ha gridato una intervistatrice coraggiosa), mantenendo vivo il divertimento della sua folla. L’errore dei democratici è stato di comportarsi come se Trump fosse davvero il presidente degli Stati Uniti e non una persona fuori equilibrio, chiedendo troppo tardi una verifica dello stato mentale dell’uomo che stava recando danni irreversibili all’America. Nonostante la guarigione miracolosa, il Coronavirus è stato la buccia di banana su cui è scivolato il mago asserragliato nella Casa Bianca. Ha fallito nel negare l’epidemia, i suoi malati, le sue terapie intensive, i suoi morti. Ha fallito nel tentare di passare oltre. Lo ha scosso e spaventato la perdita del controllo divertito e assoluto di cui ha goduto. I democratici hanno vinto bene (senza perdere dignità) e hanno vinto male (non erano a fianco dei neri colpiti e non hanno fatto nulla per impedire le squadre armate e ricordare l’insegnamento di Luther King: “La nonviolenza è la strada”). E per questo ci saranno ben pochi neri proprio nel Parlamento per cui hanno rischiato. Biden, quando avrà vinto, governerà un Paese di macerie morali e istituzionali. Ma lascerà un segno per i futuri bambini delle scuole americane: da uomo inerme, con un partito malconcio, con le sue brevi corse al microfono dei “rallies” ha dato lo spintone a Trump.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/08/cosa-resta-dellamerica-dopo-la-caduta-di-trump/5995956/