Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 4 maggio 2015
Leggi, governo.
Quando un governo antepone, peggiorandola, la legge elettorale a quella contro la corruzione, non possiamo sperare che qualcosa cambi in meglio.
Bologna, collettivi contestano Renzi alla Festa dell’Unità. Cariche della polizia. - David Marceddu
A Bologna un centinaio di manifestanti appartenenti al collettivo studentesco Hobo e al centro sociale Tpo sono stati caricati dalla polizia di fronte allaMontagnola. All’interno del parco il premier Matteo Renzi stava chiudendo con il suo discorso la settantesima Festa de l’Unità. Una kermesse blindata dopo che nei giorni scorsi contestazioni avevano riguardato i ministri Stefania Giannini prima e Giuliano Poletti poi. In occasione della chiusura dell’evento erano infatti annunciati due cortei intorno al parco blindato con centinaia di agenti in tenuta antisommossa. Una manifestazione era quella dei maestri precari e degli studenti contro la riforma della scuola. Un’altra vicina, organizzata dai collettivi: questa, dopo qualche scaramuccia, è stata caricata dalla polizia. Ci sono almeno tre feriti, l’ambulanza ha portato via almeno due persone, tra cui una signora di mezza età ferita a un braccio (che sarebbe però una passante). Tre attivisti sono stati fermati e denunciati durante la carica e rilasciati poco dopo.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/05/03/bologna-collettivi-contestano-renzi-alla-festa-dellunita-cariche-della-polizia/367897/
Tirando le somme: se intervengono i black bloc a sfasciare e bruciare vetrine, macchine ed altro, la polizia non carica e i lestofanti riescono a dileguarsi; se i black bloc non intervengono la polizia carica i fastidiosi-manifestanti ...
Secondo me c'è qualcosa che non quadra....
Ecco la ricca busta paga dei deputati dell’Ars: 15.000 euro al mese spese tra cene, viaggi e….
L’ha diffusa ieri alla stampa Cateno De Luca, deputato regionale, attualmente sotto processo per abuso d’ufficio e falso, candidato alla presidenze dell’Ars. Lui si definisce “una piccola azienda vivente”. Con quei soldi paga un’Audi A4 con autista personale, segreteria sparse in mezza Sicilia, cene e convegni con buffet almeno due volte a settimana. E, ancora, portaborse, addetto stampa e consulenti.
«Come tutte le imprese ogni mese faccio un rendiconto, a differenza di qualche mio collega che si mette i soldi direttamente in tasca», dice Cateno De Luca. Un’impresa, quella del deputato-partito De Luca, che ha come entrata il ricco stipendio garantito da Palazzo dei Normanni: un assegno che tra indennità, diarie varie, rimborsi spese, un bonus di 4 mila euro per i portaborse, arriva a una cifra totale di 14.598 euro.
Senza considerare che, in caso d’incarichi aggiuntivi, come ad esempio presidente di commissione, a questa cifra occorre sommare altri tre mila euro.
«La mia busta paga prevede un’indennità parlamentare di 10.705 euro, alla quale occorre aggiungere 3.500 euro di rimborsi spese e diaria, e altri 1.331 euro per l’indennità di trasporto su gomma, che mi spetta in quanto vivo fuori da Palermo. Infine ci sono 345 euro per spese telefoniche».
L’Ars versa ai gruppi altri 4 mila euro a deputato che vengono poi girati ai singoli onorevoli per le spese di portaborse e segreterie: «Fino all’anno scorso questi soldi nemmeno dovevo rendicontarli, adesso per almeno 2 mila euro devo portare qualche pezza d’appoggio, mostrando regolari contratti. Io ho sempre messo in regola tutti i miei collaboratori, pochi lo fanno in questo Parlamento».
A ogni deputato spettano poi 10 mila euro all’anno, circa 800 euro al mese, per rimborsi di viaggi. Il totale fa 14.598 euro netti al mese, cifra che De Luca raggiunge anche perché non deve versare un euro ad alcun partito, se non il suo. «Anche se io questa cifra non la guadagno, visto che ho acceso un mutuo con il Banco di Sicilia utilizzando una convenzione messa a disposizione dell’Ars». Convenzione che garantisce il prestito praticamente a interessi zero, a fronte di quelli pagati dai comuni mortali alle prese con l’acquisto della prima casa.
Ma come spende tutti questi soldi un deputato?
«La prima spesa che affronto — dice De Luca — è quella dell’auto. La mia provincia, quella di Messina, è composta da 109 comuni e ogni giorno ho appuntamenti in diversi posti. i miei elettori. Ho quindi un autista, che pago 1.300 euro al mese, e vado in giro con una Audi A4 che ho affittato dall’Audicentrum di Palermo, per un costo di 1.200 euro ».
Poi ci sono le spese di segreteria: «Ho tre segretarie che pago con regolare contratto e che si occupano delle mie sedi elettorali a Santa Teresa Riva, Messina e a Palermo in corso Pisani. Fra contratti ai collaboratori e utenze, cioè luce e telefono, spendo altri 2.500 euro al mese. Ho anche un addetto stampa con contratto part time che mi costa 600 euro al mese, e mi avvalgo sempre di consulenti per la mia attività parlamentare: ho un assistente legale e, in base ai vari argomenti in discussione in aula, alcuni consulenti specifici. Per loro spendo 2 mila euro al mese, ma durante il voto a Sala d’Ercole della Finanziaria sono arrivato a spendere anche 10 mila euro: non a caso poi ho presentato cinquemila emendamenti, tutti molto dettagliati».
«Ogni settimana organizzo in giro per la mia provincia almeno due appuntamenti con gli elettori, di solito il venerdì e il sabato. In genere invito a cena in pizzerie che conosco da tempo una ventina di persone, pagando circa 20 euro a testa per una pizza e una birra. Se invece organizzo un convegno o un seminario, allora pago il buffet con rosticceria e bibite. In genere faccio un appuntamento al mese in ognuno dei collegi provinciali del Messinese. Per questi appuntamenti elettorali spendo 3 mila euro al mese, e penso che un deputato debba sempre farli per tenere davvero i rapporti con il territorio».
http://giacomosalerno.com/2012/09/26/ecco-la-busta-paga-di-un-deputato-della-regione-siciliana/
domenica 3 maggio 2015
sabato 2 maggio 2015
Sicilia, approvati Bilancio e Finanziaria Crocetta si salva per il rotto della cuffia.
(g.m.) Il bilancio è stato approvato e nessuno va a casa. Prevedibile. Ma la scena vissuta nelle ultime giornate al Parlamento siciliano è stata deprimente. La Sicilia sprofonda e nessuno vuole o sa provare a invertire la rotta. Il Governo “della rivoluzione” di Crocetta si è confermato un fallimento senza se e senza ma. Scena triste, quella del presidente che con un dito ha cercato di nascondere il “sole” del suo disastro. Trenta mesi in cui la voragine dei conti si è allargata, la funzionalità della macchina amministrativa è ridotta quasi a zero, la disoccupazione dilaga, le prospettive sono terrificanti. La Sicilia ha fatto l’ennesimo passo indietro e sembra proprio senza speranza. Sperare in un sussulto di dignità ormai non è nemmeno realistico.
Tre deputati di opposizione salvano la manovra finanziaria e lo stesso governo di Rosario Crocetta. Il governatore della Sicilia deve ringraziare la scelta di Vincenzo Vinciullo, del Nuovo centrodestra, di Girolamo Fazio del gruppo misto e di Giovanni Greco del Mpa se in Aula, a Sala d’Ercole, si è trovato il numero legale per far passare la Finanziaria e il Bilancio predisposti dall’assessore mandato da Roma, Alessandro Baccei per provare a mettere ordine negli scassati conti della Regione siciliana.
Dei 90 deputati dell’Ars (dalla prossima legislatura saranno 70) ne erano presenti 77: 13 sono in congedo. Il numero legale di 39 aveva fatto tremare la maggioranza: prima che i tre dell’opposizione decidessero di partecipare al voto
Vinciullo è entrato in aula, anche se il suo gruppo aveva abbandonato la votazione, Greco ha addirittura votato a favore della manovra passata con 39 voti sui 42 deputati presenti alla votazione finale di una maratona durata alcuni giorni.
Ha partecipato al voto soltanto (parte) della maggioranza. Forza Italia aveva abbandonato l’Aula parlando di “semplice, triste spartizione” da parte di un governo “irriguardoso nei confronti delle opposizioni”.
Duro anche Toto Cordaro di Cantiere popolare che ha parlato di “Governo che non ha più una maggioranza, che ha manifestato con spocchia la volontà di portare a casa quello che poteva: una lunga serie di marchette. Un gesto che non potrà non avere conseguenze di natura politica”.
Anche il Movimento 5 Stelle ha abbandonato l’aula. “La sua avventura, presidente – ha detto a Crocetta il capogruppo Salvatore Siragusa nel corso dell’indicazione di voto finale – è alla fine. Lei è stato messo in panchina dalla sua stessa maggioranza, che non le ha fatto toccare palla e che non c’è. Non è in grado di andare avanti.
Il Vaffanculicum di Renzi e la robbbetta di opposizione. - Paolo Flores d'Arcais
Sulla legge elettorale “Italicum” (che la Boschi della vignetta del geniale Mannelli suFatto quotidiano ribattezza “Vaffanculicum”) Matteo Renzi va allo scontro frontale.
Quando stampa e tv non siano totalmente plaudenti, due tamburellanti interrogativi caratterizzano i commenti: perché il Premier cerca questo “scontro finale” su un tema che interessa poco e niente alla stragrande maggioranza degli italiani? E fare dell’Italicum/Vaffanculicum una sorta di piccolo armageddon della politica nostrana è segno di forza o di debolezza?
Sul primo punto la risposta è facilissima: Renzi cerca la battaglia campale su un tema i cui contenuti non interessano, e quindi sfuggono ai più, proprio per questo: che sarà vissuta come una battaglia in cui i contenuti contano pressoché zero, e dunque per i cittadini conteranno solo le “posture” e le “virtù” che in tale battaglia si manifesteranno: la coerenza dei propositi contro la tradizione delle lungaggini, l’energia contro la palude, il nuovo contro il vecchio, la riforma contro la conservazione, il coraggio di rischiare contro la vocazione a rassicuranti compromessi, ecc. Insomma la durlindana rottamatrice contro la melmosità delle nomenklature.
Renzi perciò ne uscirà benissimo, vinca o perda (molto probabilmente vince). Tanto più che i suoi antagonisti nel centro-sinistra sono giganti della tempra di Bersani e Letta, D’Alema e Bindi, e infine Speranza (vi rendete conto?!), robbbetta che nessuno che abbia residui di lucidità può prendere minimamente sul serio, e la cui rottamazione resta una delle “gesta” che hanno fornito a Renzi il suo primigenio patrimonio di credibilità e consensi.
Altra cosa sarebbe stata se nel centro-sinistra l’opposizione si fosse manifestata in modo netto e coerente (al momento di ogni voto) su tutte le questioni cruciali, a cominciare dal problema del problema la giustizia, e con esso quello dei media (e la legge bavaglio che li connette), e insomma fosse stata frontale fin dall’inizio, visto che il disegno di Renzi era evidente e organico. Ma un’opposizione capace di fare questo non sarebbe stata capace, quando era al governo (per quasi otto anni, in epoca berlusconiana) di tutto il miserrimo cabotaggio, e il berlusconismo di risulta, e la mimesi di corruzione, e insomma sarebbe stata una cosa completamente diversa fatta da persone completamente diverse. Mentre la robbbetta questo era in grado di dare, al governo e all’opposizione: in termini di libertà e giustizia, anche in dosi omeopatiche, il nulla.
A questo punto è chiaro che l’armageddon formato twitter che vuole realizzare Renzi è una prova di forza, non di debolezza. Una prova con un margine di rischio, ovviamente, ma una prova di forza. E’ il compimento della rottamazione. Ottenuta in una sola mossa insieme a una trasformazione strutturale che rende l’esecutivo padrone dell’intera vita politica del paese: un regime plebiscitario di minoranza, dove con un terzo dei voti, e se le altre forze sono divise, si controlla il parlamento manu militari, si nominano tutti gli organismi di garanzia, si domina la tv di Stato, insomma si fa il bello e il cattivo tempo senza “lacci e lacciuoli”.
Il berlusconismo realizzato. Grazie a quanti (la famosa robbbetta e anche qualcuno in più) hanno per anni e anni stigmatizzato come estremista chi combatteva senza transigere il regime di Arcore, hanno addirittura considerato “demonizzazione” e fanatismo l’uso del termine regime, e si sono dati voluttuosamente a ogni genere di inciucio, spacciandolo per genialità strategica e convincendo non pochi guru-gonzi del sistema mediatico e di “opinione”.
Oggi siamo una non-democrazia senza opposizione, e quelle che passano per tale sono talvolta mero fascismo e/o razzismo rimpannucciato (Salvini, Meloni, ecc.), o pezzi di nomenklatura di finta sinistra non certo migliore della robbbetta (Vendola & Co). Resta il M5S, con le stranote contraddizioni, volatilità, dogmatismi, irrazionalità esoteriche, ma anche passione civile della base.
Motivi di speranza pochi, dunque. Pochissimi. A incrementarli può esserci solo l’inventiva e le iniziative concrete che ciascuno di noi saprà costruire, per quanto in apparenza isolate e impotenti, senza aspettare che “arrivi” da chissà dove un nuovo strumento di azione politica di massa.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-vaffanculicum-di-renzi-e-la-robbbetta-di-opposizione/
LA NOTTE DELLA DEMOCRAZIA. - Mariapia Caporuscio
Avere un uomo solo al comando in un paese come l’Italia, dove la degenerazione politica e la malavita organizzata la fanno da padrone, equivale a lasciare le chiavi di casa ad un ladro!
A questo punto si impone l’intervento del garante della Costituzione, per fermare questo vergognoso sfregio della Democrazia, ritenuta un ostacolo verso quella forma totalitaria che si intende raggiungere, lo stesso regime che a suo tempo fu abbattuto con una terrificante guerra mondiale.
Lo abbiamo già dimenticato quanto sia costato in vite umane, l’aver lasciato nelle mani di un solo uomo, il potere di decidere ogni cosa che riguarda la vita della nazione? Per davvero siamo disposti a ripetere l’esperienza? Non ne abbiamo abbastanza di violenze e abusi di potere, da riproporlo ancora una volta?
Sperare che ad opporsi a questo delitto, siano i parlamentari è pia illusione. Nessuno di questi buffoni detti “onorevoli” ha interesse nel fare qualcosa che non sia finalizzato al proprio personale tornaconto e pur di continuare a tenere il proprio fondo schiena sulle poltrone e vivere a sbafo e alla grande sulle spalle della classe lavoratrice, non sarà mai disposto a far cadere questa sconcia accozzaglia. Dunque questi poveri cittadini sono destinati nuovamente a perdere la libertà, a subire violenze, sottomissione e terrore, oltre che veder trascinare al disastro economico, morale e civile quella che è la più bella nazione del mondo?
Purtroppo ci si dimentica che oltre a questa ridicola banda di arroganti, di incompetenti arruffoni, esiste un partito (che in realtà risulta essere il primo votato dagli italiani) ma che tutti a cominciare proprio dalle massime cariche dello Stato, gli stessi politicanti, dal potere finanziario (che è il vero padrone) e dalla stampa (serva del governo di turno) è come se fosse del tutto inesistente. Inascoltati, denigrati, sbeffeggiati e classificati come antipolitici, quando i veri antipolitici sono proprio coloro che nascondendo quel che realmente vale questo Movimento, si rendono complici del degrado e della degenerazione politica di questo paese. Certo il Movimento Cinque Stelle con la sua fisiologica onestà, è per questa gente come l’acqua santa per il diavolo. L’onestà fa paura a chi ignora persino cosa sia. Se con l’arrivo del Movimento questa gente non può più depredare la nazione e sottomettere i cittadini, diventa per essi di vitale importanza disintegrarlo con qualsiasi mezzo. Sono inaccettabili le parole onestà, moralità, rispetto per chi intende continuare ad arricchirsi, calpestando i diritti della classe più debole.
Dobbiamo dunque rassegnarci a vivere in una non-democrazia, come si prefigge questo regime plebiscitario di minoranza, dove con un terzo dei voti si controlla il parlamento manu militari, si nominano tutti gli organismi di garanzia, si domina la tv di Stato, insomma si fa come ducetto comanda? Purtroppo da lor signori questa forma di abuso viene definita “moderna genialità strategica”.
Quando si deciderà questa popolazione ridotta a larve umane a reagire con un azione “politica” di massa?
https://mariapiacaporuscio.wordpress.com/2015/05/02/4424/
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