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venerdì 4 giugno 2021

CAPITALISMO E DEMOCRAZIA: TASSARE LE RICCHEZZE PER USCIRE DAL NUOVO FEUDALESIMO. - Nadia Urbinati


 
Ci abbiamo mai fatto caso che il discorso sulla crisi ha in questi anni marciato su due binari paralleli? Crisi della democrazia e crisi del capitalismo. Sulla prima si è accumulato materiale che potrebbe riempire alcuni scaffali. Sulla seconda, la produzione è meno abbondante ma non se si include la trattatistica sulla disuguaglianza.

Realismo critico.

Recentemente Carlo Trigilia ha curato un volume per il Mulino, Capitalismi e democrazie, che offre un’analisi comparativa di come le democrazie elettorali hanno risposto alla crisi economica; il bilancio non è necessariamente negativo: i percorsi dei Paesi europei mostrano come la “macchina complessa” della democrazia possa rispondere alla sfida “durissima” che viene dalle relazioni tra lo stato e il mercato.

Proviamo a fare un esperimento mentale: che cosa succede se invece di tener distinti i due termini – capitalismo e democrazia, mercato e stato – li trattiamo come parti di un sistema integrato? È questo che si propone di fare nel suo ambizioso e, dice Claus Offe, potenzialmente sovversivo, Capitalism on Edge: How Fighting Precarity Can Achieve Radical Change Without Crisis of Utopia (Columbia University Press, 2020).

L’autrice, docente nell’università del Kent, con una biografia di attivista e dissidente negli anni della caduta del regime comunista in Bulgaria, ha studiato alla New School e ad Harvard e ha una formazione francofortese. Il quadro teorico e concettuale nel quale situa la sua ricerca socio-politica è quello del realismo critico, che potremmo sintetizzare con le parole di Paul Valery: «Il modo migliore per far sì che i sogni diventino realtà è svegliarsi».

Realismo critico significa, in questo caso, evitare di guardare il capitalismo da un punto di vista morale o desiderativo. Per questo, parlare di crisi ha poco senso, perché presume che vi sia una condizione stabile o di buona salute (ma buona per chi?) alla quale riportare il capitalismo. Secondo Azmanova non di crisi si dovrebbe parlare ma di cicli di mutamento delle condizioni di generazione del profitto.

Il capitalismo che molti dipingono in agonia o propongono di rendere “buono” sta benissimo come motore di prosperità selettiva. Ed è l’attenzione al problema “sistemico” che consente di vedere i segni delle trasformazioni epocali: nel nostro tempo, il populismo xenofobo o le rivolte dei disperati segnalano una “pena crescente” di molte persone che la retorica del benessere generalizzato e della crescita aveva per qualche decennio alleviato.

Conservatori e progressisti trattano il capitalismo come un fenomeno morale che può essere piegato alle ragioni della giustizia che stanno prima e sopra di esso. Secondo Azmanova questa lettura non aiuta a capire il nostro tempo e neppure la logica di sistema. I discorsi sulla crisi derivano da una teoria della giustizia che si propone di lenire le grandi sofferenze con i mezzi che il capitalismo offre, muovendo cioè le leve o della liberalizzazione o dell’intervento statale.

Dall’uguaglianza all’oligarchia. 

È possibile uscire da questo circolo chiuso? Secondo Azmanova è possibile se si resta marxianamente all’interno del processo immanente del capitalismo, che non è istigato da menti o volontà perverse o esterne ad esso. Si tratta di una pratica di pensiero radicale. Primo passo: trattare le nostre società come ordini istituzionali che combinano la democrazia come sistema politico al capitalismo come sistema sociale.

La democrazia capitalistica comprende due ordini, economico e politico, che si sostengono a vicenda perché azionati dalla stessa logica, come diceva Schumpeter: generazione competitiva del profitto e generazione competitiva della classe politica. Alcuni anni fa, Francesco Galgano tracciò la storia del principio di maggioranza a partire dalla Compagnia delle Indie, della quale John Locke era un azionista.

L’evoluzione delle democrazie come del capitale azionario è, da allora, andata da soluzioni di uguaglianza orizzontale a soluzioni miste di oligarchia e democrazia. O l’elettore è un uguale in senso aritmetico (una testa/un voto) o invece la sua uguaglianza è proporzionale all’interesse o al potere da rappresentare (peso del voto secondo le quote di capitale).

Democrazia e capitalismo hanno seguito un andamento dall’uguaglianza all’oligarchia, pur restando l’uguaglianza degli individui il principio che giustifica la competizione. Azmanova propone una lettura simile: la democrazia elettorale attuale, dice, è generatrice di oligarchia proprio per le pratiche competitive che la muovono. E offre valvole di sfogo, lasciando aperti spazi di contestazione della disuguaglianza, come con Occupy Wall Street o gli Indignados.

Secondo Azmanova queste sono reazioni innocue, anche perché traducono le afflizioni e le condizioni di assoluta precarietà, in una denuncia fuori tiro, sbagliata – la disuguaglianza – senza mai andare alla radice dell’ordine che la genera. Quindi il capitalismo continua a prosperare a dispetto della insoddisfazione pubblica che genera.

Allenarsi a resistere.

Del resto, nonostante le dichiarazioni di crisi del capitalismo c’è generale consenso sulle strategie di intervento (alternanza di deregolamentazione e liberalizzazione e di cicli di intervento pubblico in momenti di instabilità). Fino a ora, tutti i governi democratici, di destra o di sinistra, hanno perseguito l’obiettivo di salvare il capitale finanziario e il “big business” implementando programmi di austerità, con il risultato di generare più povertà e più precarietà.

E le rivolte, a tratti anche violente, come quella dei gilets jaunes francesi o le reazione populiste, non cambiano questa situazione: sono allenamenti alla resistenza al peggio, cioè resilienza. Incanalare la frustrazione contro i poveri non nostri e contro i super-ricchi del mondo: xenofobia e invidia sociale. Due strade che non portano a nulla se non a restare dove si è.

Ha scritto Harry Frankfurt in Inequality (2015) che siamo fuori tiro quando lamentiamo la disuguaglianza. Dovremmo in effetti preoccuparci della povertà: il povero soffre perché non ha abbastanza di che vivere. Dargli di che vivere è l’obiettivo materiale, anche a costo di togliere a chi ha di più. L’obbligo morale sarebbe quindi non quello di conquistare più uguaglianza, ma di eliminare la povertà.

L’oscena accumulazione della ricchezza è offensiva non rispetto all’uguaglianza (di che cosa? In relazione a che cosa? Tra chi?) ma alla povertà, al fatto empirico ed evidente della miseria che non consente sofismi. Eppure tutti parlano della disuguaglianza, dai presidenti delle banche e degli organismi economici internazionali ai riformatori liberal.

Perché la disuguaglianza, che è una caratteristica delle società di mercato da sempre, all’improvviso è tanto discussa da tutti? Perché siamo disturbati più da chi è ricco che da chi è povero? Se insistessimo sulla povertà saremmo meno inconcludenti e daremmo più spazio ai discorsi materiali; se cessassimo di parlare di crisi del capitalismo vedremmo meglio che questo sistema è basato sulla produzione di povertà, di ingiustizie e di dominio.

Nella Favola delle api (1723) di Bernard de Mandeville, si legge che la ricchezza nasce dalla povertà, la prosperità dal lavoro salariato; il benessere delle nazioni è misurato dalla massa dei poveri laboriosi che faticano senza aspirare ad investire in bellezza e cultura, merci di lusso non a buon mercato.

La religione della sopportazione e il mito della condizione umana sempre uguale a sé stessa sono serviti per secoli a lenire il senso disperante di non aver altro che la propria miseria. Nel nostro tempo che sembra aver eternizzato il capitalismo, quale risposta si può dare a Mandeville per il quale la storia è storia di sfruttamento e di ricchezza che si ripete sempre uguale perché l’antropologia non cambia?

Si può in effetti rispondere che questa storia non si ripete mai sempre uguale perché gli esseri umani, dopo tutto, non sanno rinunciare, diceva Jean-Jacques Rousseau, a perfezionarsi e, così facendo, scompaginano la loro stessa antropologia e il corso delle cose, creano senza premeditazione crepe nel sistema. Cambiare le gerarchie Non c’è nessuna regia della storia, sono gli umani a non poter essere addomesticati.

Pertanto, pur senza un disegno che determina il corso delle cose, vale il detto che il diavolo si annida nei dettagli. E la libertà è il dettaglio sovversivo. Qualche scintilla qui è là, manifestazioni di scontento sempre meno sporadiche valgono a mettere in circolo l’idea che si può interrompere la legge ferrea della povertà e della perversa ideologia della precarietà come condizione che meritiamo.

Il movimento del Sessantotto fu un assaggio della possibilità sempre aperta di scompaginare l’ordine della gerarchia. Oggi l’insoddisfazione per la massiccia ed espansa precarietà può aprire una nuova possibilità. Segni ne sono anche le reazioni xenofobe e protezionistiche, risposte alla precarietà e alla povertà inadeguate e capaci di mettere la democrazia a rischio.

Tassare le ricchezze è invece il punto da cui partire, scrive Azmanova, non per invidia di chi ha molto o per rendere tutti ugualmente ricchi, ma perché esse sono disfunzionali in quanto rappresentano un feudalesimo di ritorno e un’oligarchia auto-protetta, condizioni che stridono con le premesse competitive del sistema capitalismo e della democrazia.

Libertàgiustizia

martedì 25 maggio 2021

C’è un’aria. - Marco Travaglio

 

In quest’arietta da regimetto, non nuova, peraltro, nel Paese con l’intellighenzia più serva del mondo, sta passando l’idea che i partiti debbano stare a cuccia e lasciar fare tutto a Draghi, il nostro Ronaldo (che peraltro ha appena trascinato la Juve al minimo storico del decennio). Ogni proposta è bollata come un fastidioso disturbo al Manovratore, ogni protesta come un sabotaggio delle magnifiche sorti e progressive dei Migliori e dai giornaloni si levano moniti contro i partiti che “piantano bandierine”. Prima che la sindrome di Stoccolma renda le forze politiche ancor più paralizzate e afasiche di quanto già non siano, è il caso di ricordare a lorsignori alcuni fondamentali della democrazia parlamentare: Draghi e i suoi tre o quattro “tecnici” non hanno mai preso un voto, diversamente dai partiti. E alle prossime elezioni, verosimilmente, Draghi siederà sul Colle o su qualche altra poltrona oppure a casa, mentre a chiedere i voti agli elettori saranno i partiti. Il governo esiste in quanto e finché il Parlamento gli dà la fiducia. Ciascun partito è liberissimo di votarla o di negarla in base a quello che il governo fa. E non c’è “Europa”, o suo improvvisato portavoce, che possa dire ai rappresentanti del popolo cosa devono fare.

Semmai è Draghi che dovrebbe pensarci mille volte prima di mettere le mani sulla Rai e sulle altre partecipate di Stato senza consultarli. Quanto ai miliardi del Recovery, peraltro procacciati dal governo precedente, arriveranno in base al Piano presentato alla Ue (per il 95% copiato da quello di Conte e per il 5% modificato in peggio) e alle riforme promesse su giustizia, lavoro, ambiente, burocrazia. Ma non le decide l’Europa e nemmeno il governo: le decide il Parlamento, libero di votarle o bocciarle o modificarle in base ai programmi e alle aspettative degli elettori dei vari partiti. Se i 5Stelle vogliono il salario minimo e il sorteggio dei togati del Csm e non vogliono la prescrizione, la separazione delle carriere, l’azione penale discrezionale, l’abolizione del codice degli appalti e altre deregulation foriere di stragi tipo Morandi e Mottarone, nessuno può obbligarli a votare l’opposto in nome di presunte urgenze europee o esigenze di unità nazionale. Lo stesso vale per Pd e Lega&FI sulla tassa di successione. I partiti non solo possono, ma devono “piantare bandierine”, cioè combattere le battaglie promesse agli elettori, anche a costo di disturbare i manovratori senza elettori. Se troveranno buoni compromessi per le famose “riforme”, bene. Sennò si saluteranno, manderanno Draghi al Quirinale o dove vuole lui, e torneremo a votare per chi pare a noi. Non alla fantomatica “Europa”, che fra l’altro non ha fra i suoi compiti quello di insegnarci a votare.

IlFQ

venerdì 14 maggio 2021

Grazie a tutti. - Luciano Scanzi

 

Sono abili, confondono le idee, ci spacciano la merda per finissima cioccolata. E noi abbiamo i neuroni rattrappiti da un devastante e perenne lockdown mentale, che rende quello dovuto alla pandemia una piccola pausa di riflessione.

Ci fregano facile. Ci fregano sempre. Ne compriamo a barattoli.
Certo, la mia è una visione di parte, essendo io ignorante, grillino, populista, qualunquista, massimalista, giustizialista e ovviamente comunista di merda, perciò vale quello che vale. Ma voi andate oltre, fate finta che da qui in avanti a scrivere sia uno intelligente, democratico e obiettivo come per esempio… sì insomma tipo… che somigli a… va be’, fate finta e basta.
Pd e 5s hanno contribuito a formare il governo del federisarcatuttinabarca, voluto da un Presidente troppo di parte, sostenuto da confindustria, appoggiato dalle banche e presieduto da una sorta di epica divinità evocata come un messia da quasi tutti i media.
Questo dopo che il precedente era stato eliminato da un killer, e per ogni killer c’è un mandante, come previsto dal piano segreto noto con il nome in codice “togliersi di culo Conte e i 5S”.
Ora, non potendo chiamare questo nuovo esecutivo “God and the New Providence” perché pareva troppo anche a loro, l’hanno chiamato “Governo dei migliori”, così, per complimentarsi un po’, però con sobrietà.
Costoro hanno proseguito il percorso già tracciato da quelli di prima, e questa è stata la sola cosa giusta, ma l’hanno fatto peggio e hanno farcito il tutto impreziosendolo con piccole gemme lucenti, tipo il ripristino dei vitalizi per il celeste, a ribadire la vocazione mistica, nuovi condoni, abolizione del salario minimo, braccino corto sulla Sanità, i viaggi della Serbelloni Mazzanti, di nuovo ‘sto cazzo di Ponte sullo Stretto, i silenzi complici su durigon e renzi, e soprattutto quello che ancora non sappiamo, o dovrà succedere quando si aprirà il barattolo della marmellata.
Però fanno tutto questo per noi, per renderci meno traumatico il passaggio quando al governo andrà la destra più becera e pericolosa, che nel frattempo sta acquattata nell’ombra e aumenta il proprio consenso fingendo un’opposizione che non fa.
Un po' come quando il mio urologo, per curarmi le ragadi, mi segnò una serie di supposte graduate, da piccola a enorme, che dovevo mettermi via via aumentando la misura, e io mi tenni le ragadi.
In attesa che succeda e che mi ritrovi la meloni presidentessa del consiglio, con le altre due grazie a corredo, vorrei ringraziare tutti per questo grandissimo risultato.
Grazie a letta e al suo pd, fonti imperiture di vuoto cosmico, eredi di una tradizione di delusioni inenarrabili che si tramanda ormai da decenni, ideologi dell’assenza più dannosa e colpevole rispetto ai bisogni delle persone che dovrebbero rappresentare; e grazie ai 5S, che, con audacia e sprezzo del periglio, si stanno consegnando al martirio e quindi alla leggenda in nome di non si sa cosa, o forse si sa fin troppo bene.
Entrambi, in questo governo contano meno di Ringo Starr nelle canzoni dei Beatles e di quell’altro negli 883.
Grazie ai media, agli opinionisti, ai salottieri mentani, agli intell… va be’, davvero un bel risultato quello del partito unico, dalle prospettive entusiasmanti.
E grazie a quei miei connazionali che appena si è parlato di riaperture hanno festeggiato inondando i social di selfie dove inneggiavano alla libertà brandendo uno spritz.
Grazie a tutti.
Io però ho un’altra idea di libertà.

Orso Grigio, blog

mercoledì 3 febbraio 2021

Democrazia? Oligarchia!

 

Benvenuti in Oligarchia, altro che Democrazia!
I politici italiani ci hanno fatto capire che il nostro voto, la nostra volontà, valgono nulla e che a comandare e godere di privilegi sono loro, Infatti, anche i meno influenti tra loro possono decidere sulle nostre sorti.
Siamo sudditi obbligatari nei loro confronti e costretti a mantenerli anche se vorremmo mandarli a pascolare...
Sono pecore al soldo di chi ha il potere economico, sono cagnolini in cerca di ossa da spolpare, non hanno la più pallida idea di che cosa significhi amministrare un paese.
La prova l'ha data il bulletto purulento con il suo 2%.
In Italia non c'è solo qualcosa che non va, in Italia non c'è più nulla che vada nel verso giusto.
E' tutto da rifare!

cetta

lunedì 29 agosto 2016

LE RAGIONI PER CUI COMBATTIAMO IL NUOVO ORDINE MONDIALE. - Brandon Smith

DoD: 2035 is the year America is destroyed by the New World Order


“Innumerevoli persone… odieranno il nuovo ordine mondiale… e moriranno protestando contro di esso.”
H.G. Wells, The New World Order (1940)

Nel corso della nostra vita e in tutta la nostra cultura siamo condizionati a seguire concetti di false divisioni. Siamo indotti a credere che democratici e repubblicani siano parti distinte e opposte, mentre in realtà sono due rami dello stesso meccanismo politico di controllo. Siamo indotti a credere che due nazioni come gli Stati Uniti e la Russia sono nemici geopolitici, quando, in realtà, si tratta di due governi fantoccio sotto il dominio degli stessi finanzieri internazionali. Infine, ci viene detto che i banchieri internazionali sono in qualche modo separati da confini e filosofie, quando la realtà è che tutte le banche centrali rispondono ad una singola autorità centrale: la Bank Of International Settlements  o BIS (1) (la Banca dei Regolamenti Internazionali, ndt).

Noi veniamo piacevolmente intrattenuti con storie di costante conflitto e divisione. Ma la verità è che c’è solo una battaglia che conta, una sola battaglia davvero importante: la battaglia tra coloro che cercano di tenere sotto controllo gli altri e quelle persone che desiderano semplicemente essere lasciate libere.

Il “Nuovo Ordine Mondiale” è un concetto creato non nella mente dei “teorici della cospirazione”, ma nelle menti di coloro che cercano di controllare gli altri. Costoro si sono autoproclamati un élite che immagina di essere in grado di determinare il destino di ogni uomo, donna e bambino a scapito della libertà e dell’autodeterminazione individuale. Tali élite sono spesso molto aperte circa le loro ambizioni e intenzioni globaliste, proprio come lo scrittore HG Wells, membro dell’organizzazione socialista Fabian Society e legato alla concezione globalista che ha descritto il ​​suo progetto per la governance mondiale nel libro sopra citato. In questo articolo, vorrei esaminare la natura della nostra battaglia contro l’élite e perché le loro teorie di ingegneria sociale sono illogiche, inadeguate e, in molti casi, dannose e distruttive.

Il “comune bene superiore”
Ho sempre trovato affascinante che mentre elitisti e propagandisti del NWO proclamano costantemente che la moralità è relativa e che la coscienza non è inerente, essi sono coloro che in qualche modo possiedono la corretta definizione di un “bene superiore”. Se “buono” è in tutti i casi relativo, allora non sarebbe del tutto relativo anche quale sia il “bene superiore”? Questa incongruenza nel loro ragionamento non sembra impedire loro di indurre le masse attraverso la propaganda o la violenza ad accettare la loro versione di un miglior giudizio.
Come molti psicologi e antropologi (tra cui Carl Gustav Jung e Steven Pinker) hanno dimostrato in decenni di studi, la bussola morale e la coscienza non sono semplici prodotti dell’ ambiente; sono ideali innati al di fuori del regno delle influenze ambientali. Quale sia il bene più grande è intrinsecamente e intuitivamente sentito dalla maggioranza delle persone. Questa è la voce della coscienza che è presente in ogni singolo individuo.

Non è un caso che le élite del NWO finiscano per contraddirsi affermando che la morale è priva di significato, e al contempo dichiarando pura la loro moralità personale. Al fine di ottenere potere sugli altri, devono prima convincere gli individui di essere dei contenitori vuoti mancanti di senso e direzione. Devono convincere le masse che esse ignorano la loro voce interiore della coscienza. Solo successivamente le masse sacrificheranno le loro libertà al fine di acquisire quelle risposte, di cui non hanno in realtà bisogno, da quelle élite che in realtà non le possiedono.

Il collettivismo
Non pretendo di sapere quale sia l’ideologia necessaria per una società perfetta, e certamente non conosco le soluzioni esatte necessarie per giungerci. Quello che so, però, è che anche nessun’altro è in grado di saperlo. Ogni volta che qualcuno va su un palco per annunciare che solo lui ha le risposte ai problemi del mondo, non posso fare a meno di essere sospettoso sulle sue motivazioni. Raramente, se non mai, sento queste persone suggerire che maggiore libertà e individualità creeranno un futuro migliore. Invece, la loro soluzione comporta sempre meno libertà, più controlli e maggiore violenza per giungere a una società plasmata secondo la loro vi-sione.
L'utopia offerta dalla élite al potere esige sempre una mentalità collettivista per cui l'individuo deve rinunciare alla sua autodeterminazione e indipendenza in modo che il gruppo possa sopravvivere e prosperare. Il problema è che nessuna società, cultura o collettività può esistere senza gli sforzi e i contributi degli individui. È per questo che la libertà e la prosperità del singolo è di gran lunga più importante della sicurezza o addirittura dell'esistenza del gruppo. Le élite lo sanno bene, e questo è il motivo per cui riservano una qualche manifestazione di individualismo (nella loro piccola cerchia). Non importa la forma che ci viene presentata - che si tratti di socialismo, comunismo, fascismo o una qualche fusione di questi - l'obiettivo è sempre lo stesso: il collettivismo e la schiavitù per le masse e una sfrenata ingordigia per gli oligarchi.


L’ideologia della forza
Se la vostra idea di una società migliore è quella buona e razionale, non dovrebbe essere necessario usare la forza al fine di convincere la gente ad accettarla. Solo le idee intrinsecamente distruttive richiedono l’uso della forza per spaventare la gente e renderla sottomessa. Quella del NWO è un’idea che si basa interamente sulla forza. La globalizzazione ci è stata costantemente venduta come parte della naturale evoluzione del genere umano, ma questa “evoluzione naturale” è sempre avanzata tramite l’uso della menzogna, della manipolazione, della paura e della violenza. Il concetto del NWO è quello di un completo accentramento, un accentramento che non può essere realizzato senza l’uso del terrore, difatti chi sosterrebbe la creazione di una nociva autorità di potere globale tranne che non sia stato terrorizzato con questi metodi?
Il solo uso moralmente accettabile della forza è quello per difendersi contro un’aggressione. Non appena il NWO porta inesorabilmente avanti il ​​suo attacco alle nostre libertà, noi, i difensori, veniamo etichettati come “violenti estremisti“ se ci rifiutiamo obbedire quietamente. La dipendenza della forza da parte del NWO al fine di promuovere i suoi valori rende la sua metodologia intrinsecamente viziata in quanto deriva dall’ignoranza e dalla psicopatia, piuttosto che dalla saggezza e dalla verità.

Disonestà Come Politica
Come con l’uso della violenza, l’uso della menzogna per raggiungere il successo automaticamente avvelena qualunque bene che si possa aver ottenuto con i propri sforzi. Le élite si scrollano comunemente di dosso questa logica convincendo gli altri che esista una cosa come una “nobile menzogna” (sia Saul Alinsky che Leo Strauss, i guardiani del falso paradigma di destra/sinistra, hanno promosso l’uso delle “nobili menzogne”) e che le masse debbano essere ingannate in modo da indurle a fare ciò che è meglio per loro stesse e per il mondo. Questo è, ovviamente, un gioco sociopatico di auto-esaltazione.
Le menzogne sono raramente, se non mai, sfruttate da persone che vogliono rendere migliore la vita degli altri; spesso sono utilizzate da coloro che vogliono rendere migliore la propria vita a discapito di quella altrui. A questo si aggiunge l’affermazione egocentrica che le élite agiscono per “il nostro bene”, mentre in realtà ciò che vogliono è solo maggiore potere, e ciò che se ne ottiene è uno stereotipato rapporto di abusi su scala globale.
Le metodologie che offrono benefici legittimi all’umanità cercano deliberatamente la verità e non hanno bisogno di nascondersi dietro un velo di disinformazione e depistaggi. Se certi metodi richiedono la segretezza, l’occultamento e l’inganno al fine di diventare di uso comune nella società, allora in quella società  è più probabile un’influenza negativa, e non certo positiva.


Il controllo dei pochi  
Per quale motivo l’umanità avrebbe bisogno di una élite selezionata? A quali scopi servirebbe realmente questa oligarchia? Un potere centralizzato sarebbe davvero efficiente e pratico così come ci vien dipinto? O è in realtà un ostacolo sia per l’umanità che per la nostra ricerca di miglioramento di noi stessi? I sostenitori di un NWO ritengono che la governance globale sia inevitabile e che la sovranità in qualsiasi sua forma è la causa di tutti i nostri mali. Tuttavia, penso che se guardo indietro ai momenti più difficili della storia (quelli che non ti spiegano nei testi universitari), la vera causa della maggior parte dei mali del mondo è ovviamente l’esistenza di gruppi d’élite.
La “efficienza” di una centralizzazione può essere utile solo a coloro che si trovano sulla cima della piramide, in quanto generalmente sono al vertice di un vasto labirinto di complessa burocrazia. Nessuna struttura di questa autorità iper-condensata potrebbe sopravvivere se la cittadinanza non fosse totalmente dipendente da essa. La centralizzazione rende la vita più difficile a tutti in quanto elimina la capacità individuale di fornire propri elementi essenziali e fare le proprie scelte. Vale a dire, la centralizzazione rimuove tutte le opzioni alternative dal sistema, fino a quando l’unica via possibile diventa quella di prostrarsi alla struttura.
Non ho mai visto un solido esempio di centralizzazione del potere che porti a una società migliore, o a persone più felici. Non ho nemmeno mai incontrato un gruppo selezionato di leader sufficientemente intelligenti e compassionevoli in grado di sorvegliare e micro-gestire le intricate complessità del mondo intero. Non vi è alcuna utilità di un élite, e perciò dobbiamo chiederci per qual motivo averla.


Una visione contraria
Discutere su cosa dovrebbe essere fatto riguardo al mondo è uno sforzo inutile fino a quando non si consideri ciò che bisognerebbe fare della propria vita. Fin quando le persone saranno colpite da pregiudizi, desideri egoistici e mancanza di consapevolezza, non saranno mai in grado di determinare ciò che è meglio per gli altri. La filosofia che si oppone al NWO, la filosofia del Movimento per la Libertà, sostiene che nessuno abbia il diritto di imporre la sua particolare versione di una società perfetta su chiunque altro. Non appena qualcuno lo fa, commette un pesante attacco contro la libertà individuale – un attacco che deve terminare.
La nostra risposta è semplicemente che le persone che vogliono controllare gli altri siano rimosse dalle posizioni di controllo e che le persone che vogliono essere lasciate sole possano farlo. L’associazione e la partecipazione devono essere sempre volontarie; in caso contrario, la società perde valore. Non si tratta di anarchia, nel senso che ogni conseguenza deve venire rimossa. Piuttosto, i diritti della persona diventano di primaria importanza e le libertà dell’individuo devono avere la precedenza sulle richieste sempre fumose di qualche gruppo astratto. La risposta più comune a questo principio del valorizzare l'individuo contro i timori collettivi è che "qualcuno" debba applicare e far rispettare una struttura del diritto e di responsabilità, in caso contrario, la società "cadrebbe a pezzi" in un vortice di follia e il caos. E forse questo è vero, anche se nella storia umana non è mai stato permesso a un vero autogoverno di esistere senza l’immediata interferenze da parte di gruppi d’élite, per cui nessuno sa per certo cosa sarebbe accaduto.

Eliminare i controlli da parte di un governo palese, tuttavia, non significa che dobbiamo farla finita con la “legge”. La legge naturale, come la coscienza, esiste nel nostro essere in modo biologico e spirituale, e non richiede un’autorità centrale che la definisca. La legge naturale sostituisce le leggi degli uomini. Infatti, le uniche leggi fatte dall’uomo da seguire derivano ​​dalla legge naturale. Il principio fondamentale del diritto naturale è che nessuno ha il diritto di impedire o erodere i diritti innati di altri, purché rispettino anche le leggi naturali. Il secondo è che qualsiasi persona che viola i diritti innati di un altro, commette una violazione contro la legge naturale. Le sue trasgressioni contro l'autorità di governo sono secondarie, se non prive di significato . Quando si comprende l'esistenza inattaccabile e la preminenza del diritto naturale, si scopre velocemente come i governi siano realmente inutili.
L'unica ragione di esistenza per qualsiasi governo è quello di salvaguardare la libertà individuale. Punto. L'intento originale dei padri fondatori dell'America è stato quello di stabilire una nazione che favorisca questo ideale. Quando un governo o una oligarchia oltrepassi i limiti di questo mandato, allora non fornisce il servizio per cui è stato originariamente progettato, e deve essere disfatto. Purtroppo, c’è una regola universale per cui la tirannia senza compromessi si deve spesso scontrare con una rivoluzione senza compromessi .
Quando sorge un nuovo sistema che si ciba del vecchio, esso schiavizza il nostro futuro, utilizza l'aggressione contro di noi e mutila i nostri principi fondamentali in nome di un arbitrario progresso, nel qual caso il nuovo sistema deve essere sfidato e infine distrutto.
L'ideologia NWO rappresenta uno dei crimini più eclatanti contro l'umanità di tutti i tempi, facendo diventare la resistenza la nostra più grande speranza. Esso si basa, fondamentalmente, su tutto ciò che rende la vita terribile per l'uomo comune e tutto ciò che la nostra intima coscienza deve fieramente combatte.
Sarebbe molto meglio per la nostra specie umana se voltassimo le spalle al NWO per muoverci rapidamente nella opposta direzione.
Immaginate come sarebbe un domani se non ci fossero controllori, senza statisti, despoti e nessun re filosofo. Immaginate un domani in cui la gente rispetti i diritti naturali insiti negli altri. Immaginate un domani in cui alle irrazionali paure della gente non è consentito inibire la libertà di altre persone. Immaginate un domani in cui le interazioni tra cittadini e governo sono rari o inesistenti. Immaginate se potessimo vivere i nostri giorni in pace, costruire in modo indipendente il nostro destino, in cui i successi e fallimenti sono solo nostri, piuttosto che una proprietà collettiva . Potrebbe non essere un mondo perfetto , o utopico , ma sospetto che sarebbe un posto molto migliore di quello in cui viviamo oggi.

Brandon Smith - brandon@alt-market.com
Fonte: http://alt-market.com
Link: http://alt-market.com/articles/2231-the-reasons-we-fight-the-new-world-order
16.06.2016
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da OLDHUNTER 
note:
(1).http://www.edwardjayepstein.com/archived/moneyclub.htm

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16825

sabato 2 maggio 2015

LA NOTTE DELLA DEMOCRAZIA. - Mariapia Caporuscio



Avere un uomo solo al comando in un paese come l’Italia, dove la degenerazione politica e la malavita organizzata la fanno da padrone, equivale a lasciare le chiavi di casa ad un ladro!
A questo punto si impone l’intervento del garante della Costituzione, per fermare questo vergognoso sfregio della Democrazia, ritenuta un ostacolo verso quella forma totalitaria che si intende raggiungere, lo stesso regime che a suo tempo fu abbattuto con una terrificante guerra mondiale.
Lo abbiamo già dimenticato quanto sia costato in vite umane, l’aver lasciato nelle mani di un solo uomo, il potere di decidere ogni cosa che riguarda la vita della nazione? Per davvero siamo disposti a ripetere l’esperienza? Non ne abbiamo abbastanza di violenze e abusi di potere, da riproporlo ancora una volta?
Sperare che ad opporsi a questo delitto, siano i parlamentari è pia illusione. Nessuno di questi buffoni detti “onorevoli” ha interesse nel fare qualcosa che non sia finalizzato al proprio personale tornaconto e pur di continuare a tenere il proprio fondo schiena sulle poltrone e vivere a sbafo e alla grande sulle spalle della classe lavoratrice, non sarà mai disposto a far cadere questa sconcia accozzaglia. Dunque questi poveri cittadini sono destinati nuovamente a perdere la libertà, a subire violenze, sottomissione e terrore, oltre che veder trascinare al disastro economico, morale e civile quella che è la più bella nazione del mondo?
Purtroppo ci si dimentica che oltre a questa ridicola banda di arroganti, di incompetenti arruffoni, esiste un partito (che in realtà risulta essere il primo votato dagli italiani) ma che tutti a cominciare proprio dalle massime cariche dello Stato, gli stessi politicanti, dal potere finanziario (che è il vero padrone) e dalla stampa (serva del governo di turno) è come se fosse del tutto inesistente. Inascoltati, denigrati, sbeffeggiati e classificati come antipolitici, quando i veri antipolitici sono proprio coloro che nascondendo quel che realmente vale questo Movimento, si rendono complici del degrado e della degenerazione politica di questo paese. Certo il Movimento Cinque Stelle con la sua fisiologica onestà, è per questa gente come l’acqua santa per il diavolo. L’onestà fa paura a chi ignora persino cosa sia. Se con l’arrivo del Movimento questa gente non può più depredare la nazione e sottomettere i cittadini, diventa per essi di vitale importanza disintegrarlo con qualsiasi mezzo. Sono inaccettabili le parole onestà, moralità, rispetto per chi intende continuare ad arricchirsi, calpestando i diritti della classe più debole.
Dobbiamo dunque rassegnarci a vivere in una non-democrazia, come si prefigge questo regime plebiscitario di minoranza, dove con un terzo dei voti si controlla il parlamento manu militari, si nominano tutti gli organismi di garanzia, si domina la tv di Stato, insomma si fa come ducetto comanda? Purtroppo da lor signori questa forma di abuso viene definita “moderna genialità strategica”.
Quando si deciderà questa popolazione ridotta a larve umane a reagire con un azione “politica” di massa?


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