sabato 15 ottobre 2016

Non c'è il Pci alle origine di questa revisione del bicameralismo. - Nadia Urbinati

PARTITO COMUNISTA ITALIANO

Discutiamo nel merito - parliamo della proposta Renzi-Boschi e cerchiamo, per fare opera esplicativa e non propagandistica, di spiegare quel che i sostenitori del sì non dicono o dicono male.
La più sonora manipolazione riguarda il Senato, ovvero la sua presunta abolizione e poi la ricerca delle radici di questa proposta nel PCI e in particolare nei suoi massimi dirigenti, Enrico Berlinguer e Pietro Ingrao.
Dicono i difensori del sì che il Senato verrà eliminato e finalmente si istituirà il monocameralismo, come voleva la sinistra. Ma ciò è falso o non vero.
Prima di tutto: il Senato non verrà eliminato ma cambiato nella composizione, nella legittimazione e nella funzione -sarà formato da Senatori nominati con elezione indiretta e tra le sue funzioni avrà anche quella di intervenire sulle norme costituzionali. Senza legittimità democratica diretta (senza essere eletto dai cittadini) potrà intervenire direttamente sulla Norma più importante, mentre potrà intervenire solo indirettamente sulle leggi ordinarie. Avrà molto potere su decisioni costituzionali pur non avendo investitura diretta; e avrà poco o meno potere su decisioni ordinarie -a dimostrazione del fatto che il valore prioritario non è la Costituzione ma il governo.
E veniamo alla "storia". Dicono i sostenitori del sì che la Renzi-Boschi realizza il sogno dei comunisti e di altri Padri costituenti: un Parlamento monocamerale. Questa affermazione necessita un'attenta spiegazione, storica e teorico-politica.
Sul piano teorico: è vero che i democratici, dal tempo della Rivoluzione francese, furono tradizionalmente contrari al bicameralismo, che era identificato con il modello inglese della Camera del Lord e quindi con un residuo di medioevo e società cetuale. Tuttavia (i Girondini) soprattutto avevano ben chiari i rischi di tirannia della maggioranza che il monocameralismo senz'altra specificazione poteva comportare (e la tirannia dell'Assemblea venne di lì a poco esperimentata con il Terrore) e quindi cercarono di "pluralizzare" internamente l'Assemblea nazionale.
Questo fece già Condorcet nel cui Progetto di Costituzione repubblicana (il primo progetto di democrazia rappresentativa, scritto tra il 1792 e 1793) prevedeva che il Parlamento eletto per suffragio universale fosse internamente composto di tanti gruppi e commissioni al fine di non rischiare mai la situazione per cui un proposta veniva discussa e messa ai voti immediatamente. Per evitare la "democrazia immediata" (porta spalancata ai demagoghi e alla tirannia della maggioranza) Condorcet ideò un percorso complesso delle proposte di legge, che dovevano passare attraverso vari comitati composti dai parlamentari stessi ed analizzate secondo vari punti di vista (in questo modo creò una sorta di costituzionalizzazione del processo legislativo) prima di sottoporle ai voti dell'assemblea plenaria.
Veniamo ora alla "storia" italiana. Vista l'origine rivoluzionaria della democrazia europea, non deve stupire che i nostri Padri costituenti, e i comunisti in particolare, avessero desiderato un Parlamento monocamerale. Ma essi si premunirono di specificare che la Camera unica doveva essere pluralizzata per impedire lo strapotere della maggioranza - per pluralizzarla si affidarono tassativamente al sistema elettorale proporzionale. Si sarebbero opposti con tutte le loro forze a un Parlamento monocamerale con un sistema elettorale che dava un premio alla maggioranza, rendendo l'opposizione un mero oggetto di tappezzeria.
In Italia, l'attacco al bicameralismo fu portato avanti prima di tutto dalle forze di destra già durante i lavori dell'Assemblea costituente: volevano il monocameralismo con maggioranze blindate i monarchici e gli ex-fascisti.
Alla fine degli anni '70, quando prese corpo l'idea "craxiana" della "Grande Riforma" crebbe l'assalto al bicameralismo perfetto e al sistema elettorale proporzionale, accusati di favorire il consociativismo (ovvero il coinvolgimento indiretto del PCI nell'attività legislativa). Questo aiuta a comprendere la pervicace ostilità del PCI, dagli anni Cinquanta alla fine della leadership "berlingueriana", tanto verso un sistema elettorale maggioritario quanto, più in generale, verso una riforma radicale del sistema parlamentare. I dirigenti comunisti insisteranno sempre sul bicameralismo funzionale. Il PCI, che fino alla morte di Enrico Berlinguer non partecipò attivamente al "movimento" di riforma della Costituzione, in occasione della prima Commissione per la riforma Bozzi (1983-85) abbandona ufficialmente il monocameralismo di tradizione giacobina (cui si era ispirato in fase costituente e poi ancora negli anni Sessanta) e auspica una differenziazione delle due Camere, con un Senato direttamente eletto dal popolo ma con funzione di controllo e con un ruolo istituzionale riconosciuto alle rappresentanze regionali. Invero, un'apripista importante in questa direzione è Nilde Iotti, la quale su "l'Unità" del 16 settembre 1979 si esprime a favore di un "bicameralismo differenziato".
Tra i rappresentanti di centro e centro-destra - da Randolfo Pacciardi a Giorgio Pisanò a Giorgio Almirante - si mostra invece il persistente attacco sia al bicameralismo (anche funzionale) che al proporzionalismo. Le radici della proposta Renzi-Boschi si trovano nel mito del governo monocolore, che si rafforza alla fine degli anni '50, quando finisce il monocolore democristiano che coincide con l'inizio in Francia dell'esperienza gollista, la quale per molti democristiani diventò un mito (a cominciare da Gianni Baget-Bozzo che parlò in quegli anni di gollismo della "Provvidenza" con il compito di purificare la democrazia italiana dal "virus" liberale per riportarla nell'alveo plebiscitario con l'abbandonarsi del popolo" nelle "mani del Capo").
In questo svolse un ruolo importante Pacciardi: la sua attività rappresenta uno snodo delle visioni più radicali di riforma che, ispirate dal gollismo, attraversarono tanto le componenti laiche quanto quelle cattoliche. Dopo l'espulsione dal Partito Repubblicano nel gennaio 1964, Pacciardi fonda l'Unione Democratica per la Nuova Repubblica", il cui "appello" proclama la necessità di una revisione della Costituzione in senso presidenziale. Egli motiva la proposta con un ragionamento che merita di essere riassunto se non altro perché i suoi echi si avvertono ancora oggi: la Repubblica italiana è nata parlamentare perché concepita in funzione anti-fascista; il Parlamento, tuttavia, è fatalmente esposto alla degenerazione assemblearista e deve essere piegato alla funzione di sostegno del governo. È questo il primo forte argomento a favore del monocameralismo e un sistema elettorale che consenta una maggioranza monocolore, condizioni per l'istituzione di un potere apicale di controllo e veto sul legislativo, che interrompa il parlamentarismo, parola che designa il disprezzo per la democrazia elettorale.
Un'altra idea di gollismo, è quella della "Seconda Repubblica" del missino Pisanò, che acquista espressioni anti-sistema ed eversive. In questo caso, l'attacco alla Repubblica democratica è prevedibilmente vecchio quanto la sua Costituzione. È proprio su un "progetto di riforma costituzionale" che Giorgio Almirante verrà costruendo la legittimità istituzionale del Movimento Sociale Italiano. La critica da destra al sistema parlamentare bicamerale si radicalizza nella denuncia della cosiddetta "partitocrazia" -un'invettiva che, analogamente all'ipotesi presidenzialista, è destinata a non rimanere prerogativa della destra. Del resto, è la storia stessa di questa espressione a rivelarne la profonda natura ideologica, nonché le ispirazioni anti-democratiche di quanti per primi la adoperarono - pensatori e politici della generazione liberale pre-fascista, alcuni dei quali sono poi tra i redattori della Carta repubblicana. Coniata dal liberale monarchico e membro della Costituente Roberto Lucifero, che la pronuncia per la prima volta in un intervento alla Consulta il 15 febbraio 1946, essa viene così definita da Benedetto Croce: "la partitocrazia e l'origine delle assemblee dalla proporzionale [...] continuano a dare i loro frutti insidiando e corrompendo la libera vita parlamentare".
Benché possa apparire paradossale, in Italia l'assalto al bicameralismo è partito da destra (anche quella di matrice liberale cioè anti-democratica, come per decenni fu il liberalismo, non solo in Italia), e ha coinciso con l'assalto alla democrazia elettorale e al "governo dell'assemblea" contro il quale le destre proposero insistentemente il governo apicale, la centralità dell'esecutivo. L'idea di una coincidenza del capo dell'esecutivo con il leader del partito di maggioranza relativa diventa, assieme al semi-presidenzialismo di matrice gollista (e poi all'idea di un premierato forte), il modello più accreditato per correggere o superare il nostro bicameralismo perfetto.
Contro questa proposta il Pci oppose, soprattutto con Enrico Berlinguer e Pietro Ingrao (ma anche come abbiamo visto sopra, Nilde Iotti) un bicameralismo funzionale che era differenziato nelle funzioni ma non nella rappresentanza (ovvero che non prevedeva un Senato nominato con suffragio indiretto) e che si avvaleva rigorosamente di un sistema elettorale proporzionale.
Sarà il Comitato Speroni (istituito dal Governo Berlusconi nel 1994) a proporre ufficialmente un Senato nominato con voto indiretto. Il Comitato (che prende il nome dal leghista che lo dirige) propose un modello di bicameralismo differenziato non solo nelle funzioni ma anche nella rappresentanza: mentre la Camera dei deputati continuava ad essere eletta a suffragio diretto, il Senato veniva a esprimere, nella sua composizione, solo le autonomie territoriali. A quest'ultimo livello, furono due le proposte formulate: "nella prima il Senato è composto per metà dei suoi membri dai rappresentanti delle Regioni e per l'altra metà da rappresentanti dei comuni e delle province eletti in modo indiretto [...]; nella seconda ipotesi, il Senato della Repubblica è composto da membri dei governi regionali che li nominano e li revocano: ciascuna regione nomina un numero variabile di senatori in relazione alla rispettiva popolazione".
Proprio per le proposte avanzate circa la struttura del bicameralismo e la rappresentanza regionale del Senato per mezzo di suffragio indiretto, il progetto del Comitato Speroni può considerarsi un antesignano del disegno Renzi-Boschi. È quindi a destra che si trova la genesi di questo Senato nominato e del bicameralismo differenziato tanto nelle funzioni che nella rappresentanza e con un sistema elettorale che assegna un premio alla maggioranza, che vanno cercate le radici di questa proposta di revisione della Costituzione.

http://www.huffingtonpost.it/nadia-urbinati/partito-comunista-italiano-senato-della-repubblica-riforma-costituzionale_b_10114062.html

Fu il governo Berlusconi nel 1994 a proporre per la prima volta un Senato eletto a suffragio indiretto.
Che stiano portando a termine un progetto massonico?
Qui il link:

http://www.camera.it/parlam/bicam/rifcost/dossier/prec08.htm

venerdì 14 ottobre 2016

Dario Fo.

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Dario Fo è stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo e attivista italiano. Wikipedia
Data di nascita24 marzo 1926, Sangiano

mercoledì 12 ottobre 2016

Nino Di Matteo, allarme sulla sicurezza del pm della Trattativa. Csm valuta trasferimento.

Nino Di Matteo, allarme sulla sicurezza del pm della Trattativa. Csm valuta trasferimento

Il pubblico ministero non si sarebbe pronunciato sulla possibilità di accettare il trasferimento né avrebbe espresso preferenze su eventuali sedi. La Commissione deciderà, dopo aver nuovamente sentito il magistrato nelle prossime settimane.

Le minacce di Matteo Messina Denaro in una lettera, quelle di Totò Riina intercettato in carcere. Sembrava che l’allarme sicurezza per il lavoro e la vita di Nino Di Matteo, pm anche nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, fosse scemato. Invece ci sarebbero nuove intercettazioni che hanno innescato l’esigenza di valutare anche un trasferimento per motivi di sicurezza. Il magistrato, dopo una nota inviata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi al Csm, è stato convocato a Palazzo dei marescialli. Di Matteo – per cui era stato deciso l’utilizzo di un bomb jammer – ha avuto un lungo colloquio con il vice presidente Giovanni Legnini e poi è stato ascoltato dalla Terza Commissione. Durante l’audizione si è discusso dei fatti che comporterebbero un aggravamento dei rischi relativi alla sua sicurezza, che sarebbero emersi appunti da recenti intercettazioni.
L’ipotesi a cui starebbe lavorando il Csm è un trasferimento per ragioni di sicurezza, forse alla Procura nazionale antimafia. Di Matteo non si sarebbe pronunciato sulla possibilità di accettare il trasferimento né avrebbe espresso preferenze su eventuali sedi. La Commissione deciderà, dopo aver nuovamente sentito il magistrato nelle prossime settimane.
Anche l’anno scorso il Csm aveva offerto a Di Matteo un trasferimento per ragioni di sicurezza, ma lui aveva rifiutato l’offerta di Palazzo dei marescialli, nella speranza di risultare intanto vincitore di un concorso per la Procura nazionale antimafiaAlla fine la sua candidatura venne bocciata e il pm impugnò, senza successo, la decisione davanti al Tar, accusando il Csm di avergli inflitto una “ingiusta mortificazione”, sottovalutando il suo “ineccepibile e solidissimo” curriculum.
In quella occasione i componenti della Terza Commissione avevano però escluso (anche se non si arrivò a una delibera) di poter destinare Di Matteo alla procura guidata da Franco Roberti per ragioni di sicurezza e dunque al di fuori di un regolare concorso: perché l’istituto consentirebbe il passaggio solo tra posti omologhi, cioè di pari grado, e non a uffici superiori, come la Dna. Un’obiezione che stavolta si tenderebbe a superare. Ancora la scorsa estate Di Matteo si era visto escludere dal concorso per l’assegnazione di due posti di aggiunto alla Procura nazionale antimafia. A tradirlo un passo falso: il mancato rispetto delle formalità richieste perché la sua domanda potesse essere presa in considerazione dal Csm. La sua domanda era stata giudicata inammissibile dal Consiglio giudiziario di competenza con sorprendenti le motivazioni: non ha allegato alla domanda “l’attestazione dell’avvenuta richiesta del parere attitudinale”. Mentre “avrebbe redatto l’autorelazione senza avvalersi del modulo prescritto dal nuovo Testo Unico sulla dirigenza”. Ma c’è una via ancora aperta: non sono ancora scaduti i termini per la partecipazione a un concorso ordinario per cinque posti da sostituto.

lunedì 10 ottobre 2016

Montecarlo, il raduno dei vescovi nell'hotel da 200 euro a notte. - Giuliano Zulin


«Vorrei una chiesa povera per i poveri». 
Questa è una delle frasi manifesto di papa Francesco. 
Tutti i suoi comportamenti sono infatti coerenti con questo motto. 
Evita mondanità, dorme in un appartamento umile, non perde occasione di stare dalla parte degli ultimi. 
È un chiodo fisso, per Bergoglio, la povertà. Durante il Conclave «avevo accanto a me il cardinale arcivescovo di San Paolo Hummes.
Quando le cose diventavano “pericolose” lui mi confortava e quando i voti sono arrivati a due terzi - ha raccontato l’attuale pontefice - lui mi ha abbracciato dicendomi: “Non dimenticare i poveri”. E subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi… Francesco, uomo della povertà, uomo che ama e custodisce il Creato». 

Chissà però cos’hanno custodito i vescovi europei durante questo fine settimana. Si sono riuniti per eleggere il loro nuovo presidente. Ha vinto un italiano: Angelo Bagnasco, attuale numero uno della Cei. Ma la cosa che più colpisce è il luogo del summit: Montecarlo. Non la bellissima Montecarlo vicino a Lucca. Montecarlo, principato di Monaco, quella dove i vip se la godono dalla mattina alla sera, dove le tasse sono più che favorevoli, dove si incontrano i banchieri d’affari, dove i profughi non esistono né tanto meno i poveri.
Ogni luogo della Terra è benedetto dal Signore, ma un conto è Assisi, un altro è il Novotel al 16 di Boulevard Princesse Charlotte, a pochi isolati dal Casinò, ma soprattutto accanto (è il civico 14) alla casa che segnò la fine politica di Gianfranco Fini, quella ceduta a prezzi di favore dalla fondazione An al cognato Giancarlo Tulliani.
Nel paese umbro, patria di San Francesco, si può mangiare e bere bene, rilassarsi e purificarsi dalle scorie di questa società caotica. Il contrario di Montecarlo, dove le tentazioni sono ovunque. Perché il famoso centro è proprio bello e mitico per questo: è il sogno proibito di ogni essere umano. Un paradiso in terra, il contrario del paradiso di cattolica tradizione.
Perché i vescovi europei hanno deciso di incontrarsi nel principato monegasco e non, ad esempio, a Calais? Banalmente perché sono stati invitati da sua eminenza Monsignor Bernard Barsi, arcivescovo del Principato. Quindi immaginiamo che abbia pagato lui il soggiorno di quattro giorni, iniziato giovedì alle 15.30 fino alla celebrazione eucaristica di stamattina alle 10.30. I prezzi del Novotel non sono proprio accessibili a tutti: nel sito si legge che le tariffe partono da 200 euro a notte. E la descrizione che si legge nella pagina web dell’albergo non è proprio in linea con l’idea di “chiesa povera”: «Situato nel cuore di Monaco, a Monte Carlo, questo hotel in stile avanguardista offre camere moderne, spaziose e climatizzate, alcune con vista mare o sulla rocca, sulla spiaggia o sul porto con yacht. Rilassatevi nel centro fitness, con una sauna o bagno turco, oppure nella piscina all’aperto».
Le prime parole di Bagnasco, fresco vincitore del Gran Premio di Montecarlo, sono state rivolte all’Europa: non abbia timore della Chiesa cattolica e delle Chiese cristiane e sia accogliente… Secondo me l’Europa deve offrire a tutti i suoi cittadini, vecchi e nuovi, compresi anche i tanti immigrati, non soltanto una organizzazione materiale, sociale, politica, economica, ma innanzitutto un patrimonio di valori spirituali alti che sono i suoi ma che non escludono nessuno».

Valori alti, come quelli del Novotel di Montecarlo.





Una così, in Italia, ha riscritto la Costituzione. - Andrea Scanzi

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E niente: non ci arriva. Non ce la fa. Gliel’ha detto anche l’enigmatico guru Jim Messina che, quando parla, fa più danni della grandine. Ma lei niente. Madama Boschi, Nostra Signora delle Gengive Disattese, ci delizia ormai ogni giorno. Ieri, pur di farci votare sì, è arrivata a dire che “con la nuova Carta l’Italia sarà più sicura e combatteremo il terrorismo”. Delirio continuo. Il massimo, però, è accaduto due giorni fa. La professoressa Urbinati, fiera sostenitrice del no, l’ha affossata così: “Ministro Boschi, mi spieghi la sua riforma senza leggere. Mi racconti l’articolo 70: con parole sue, però”. Ovviamente la simpatica Boschi non ha risposto. Per forza: è sempre lei, la compagna di classe che tutti purtroppo abbiamo avuto.
Quella che non faceva mai sciopero, che non ti passava mai i compiti, che ascoltava Eros Ramazzotti perché “è romantico” e che andava sempre volontaria alle interrogazioni. Si piazzava alla lavagna e ripeteva a pappagallo pagine intere del libro di testo. Qualsiasi libro di testo. Senza averci capito una beata mazza. E a quel punto bastava una domanda qualsiasi (fuori protocollo) del professore per cortocircuitarla tragicamente. 

Ecco: una così, in Italia, ha riscritto la Costituzione. Agile, in scioltezza. Daje.
Da facebook.com/Andrea-Scanzi

Bonus 500 euro ai 18enni, ‘impossibile ottenere credenziali necessarie per usarlo’.

Bonus 500 euro ai 18enni, ‘impossibile ottenere credenziali necessarie per usarlo’

A neanche un mese dal debutto di www.18app.it, il marketplace virtuale su cui in teoria si possono acquistare libri, cd, biglietti per cinema e teatro, ingressi a musei e monumenti eccetera, alcuni ragazzi segnalano di non essere riusciti a ottenere lo Spid dai provider di identità digitali accreditati: "Aspettano maggiori disposizioni dal governo". Intanto le scuole sono alle prese con la rendicontazione del bonus per i docenti.

Come da copione, il meccanismo per ottenere il bonus di 500 euro per i consumi culturali introdotto dal governo Renzi per i 574mila ragazzi che compiono 18 anni nel 2016 sta mostrando le corde. A nemmeno un mese dal gran debutto di www.18app.it, il marketplace virtuale su cui in teoria si possono acquistare libricd,biglietti per cinema e teatro, ingressi a musei e monumentieccetera. Il nodo è quello che, leggendo la procedura da seguire per poter spendere il bonus, era facile prevedere: per prima cosa bisogna ottenere da uno dei quattro provider di identità digitali accreditati (PosteTimInfocert e Sielte) le credenziali Spid, quel “sistema pubblico di identità digitale” che nei piani del governo dovrà diventare l’unica modalità di accesso ai servizi online della pubblica amministrazione.

Peccato che, come raccontato da Il Mattino, diversi neo maggiorenni si siano sentiti rispondere dai provider che “aspettano dal governo maggiori disposizioni” e per ora non sono in grado di fornire le credenziali. Così, dopo i ritardi nell’avvio – si pensi che il bonus è stato varato con la legge di Stabilità di fine 2015 ma il sito ad hoc è online solo da metà settembre, in fase beta, e per i primi quindici giorni ha funzionato solo come collettore di adesioni degli esercenti – ora i ragazzi si scontrano con un ulteriore ostacolo. Insormontabile, visto che senza Spid non si può ottenere né spendere il bonus. Nessuna spiegazione, per ora, dall’esecutivo.

Osservata la nascita di una quasiparticella.

Rappresentazione artistica di una quasiparticella (fonte: IQOQI/Harald Ritsch)Rappresentazione artistica di una quasiparticella (fonte: IQOQI/Harald Ritsch)


Fenomeno ultraveloce, tipico della materia in condizioni estreme


Per la prima volta e' stata osservata in diretta la nascita di una quasiparticella, un fenomeno che è caratteristico della materia quando si trova in condizioni estreme, per esempio a temperature molto basse. Ci e' riuscito il gruppo dell'Accademia austriaca delle scienze guidato da Rudolph Grimm e il risultato e' pubblicato sulla rivista Science.

Le quasiparticelle sono fenomeni che si manifestano solo in particolari condizioni, ad esempio quando la materia si trova a temperature estremamente basse oppure nei materiali semiconduttori. In situazioni come queste accade che la materia si comporti come se contenesse particelle che interagiscono fra loro molto debolmente. Ad esempio il movimento di un elettrone in un materiale semiconduttore è disturbato dall'interazione con gli altri elettroni, anche se si comporta approssimativamente come un elettrone che attraversa uno spazio libero senza essere perturbato.

Per rendere l'idea Grimm paragona la quasiparticella a uno sciatore che affronta una discesa avvolto da una nube di cristalli di neve: insieme formano un sistema che ha proprieta' diverse da quelle di uno sciatore che affronta una discesa liberamente e da solo. Rispetto alle particelle tradizionali, inoltre, le quasiparticelle hanno una velocità eccezionale, tanto che la loro esistenza può durare appena qualche millesimo di miliardesimo di secondo (attosecondo).

Per riuscire a catturarne una 'in diretta', i ricercatori hanno costruito una sorta di trappola fatta di particelle infinitamente piccole (quanti) di gas ultrafreddi, ricreando in questo modo l'ambiente ideale per studiare i fenomeni fisici che avvengono quando la materia si trova in condizioni estreme.


http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/fisica/2016/10/09/osservata-la-nascita-di-una-quasiparticella_95ff7ccb-c99e-42dc-a0d8-9d594f9bf308.html?idPhoto=1