martedì 29 gennaio 2019

Il madamino-Marco Travaglio - 29 Gennaio 2019

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Da mesi ci domandiamo come faccia Salvini a fare tutto quel che fa: a comiziare da un capo all’altro d’Italia, a consumare 7-8 pasti al giorno da postare sui social, a infilare 12-13 dirette Facebook giornaliere senza trascurare gli altri social, a cenare con i pm e Briatore e Malagò e Boschi e Chirico, a cambiarsi continuamente abiti e felpe e t-shirt e uniformi (polizia, carabinieri, pompieri, protezione civile, manca solo la Guardia di Finanza per ovvie ragioni) manco fosse Arturo Brachetti o Renato Zero, a dormire con o senza Isoardi ma sempre col fotografo da copertina sotto il letto, a sgomberare campi rom e Cara e villini Casamonica, a inaugurare case sequestrate e tuffarsi nelle relative piscine, a leggere e commentare live tutti gli atti giudiziari in arrivo dalla Sicilia, a farsi baciare la mano in piazza e a mandare bacioni a questo e quello, a rispondere a chiunque lo chiami o non lo chiami in causa da Baglioni alla Venier a Malgioglio. Fortuna che non deve pure governare, ma si contenta di fingere, sennò scoppierebbe. Ora però s’è svelato l’arcano: esistono due Salvini. Uno è il fascista-razzista-nazista che tiene segregati i migranti scampati al naufragio sulla Sea Watch e che le truppe da sbarco di Forza Pd denunciano penalmente dal gommone per sequestro di persona (un altro) e per la nuova Shoah. L’altro è il sincero democratico che Gentiloni, Chiamparino, Martina &C. implorano di votare in Parlamento la loro mozione pro Tav per una bella alleanza sulle grandi opere inutili.
È chiaro che fra il Salvini-1 e il Salvini-2 non esiste altro rapporto se non l’omonimia, essendo impossibile che chi lo dipinge come la reincarnazione di Hitler arda dal desiderio di averlo accanto nella nuova Union Sacrée del Partito del Pil. Per coerenza, chi pensa che al Viminale sieda un feroce kapò, un disumano torturatore e un sadico aguzzino di migranti non può neppure rivolgergli la parola né stringergli la mano: figurarsi costruirci un’alleanza per un buco nelle Alpi. Dunque sarà bene che i Dem, quando lo adescano per il Tav, chiariscano che stanno parlando del Salvini-2, nulla a che vedere col Salvini-1 che vogliono alla sbarra per crimini contro l’umanità. Altrimenti la gente si confonde, come l’altroieri, quando i lettori di Repubblica, scorrendo le pagine su Sea Watch, fremevano di sdegno contro Salvini e poi, passando a quella sul Tav, si sono scoperti a spasimare per lui contro il M5S, grazie alla prosa flautata del cronista che esaltava “la controanalisi di Salvini” (noto ingegnere esperto di infrastrutture) sulla Torino-Lione. E “l’indagine parallela” a quella degli esperti di Toninelli.
E “l’accertamento ulteriore”. E “la misura prudenziale commissionata dai leghisti a un gruppo di esperti”. E “l’analisi parallela” che “sembra aver dato i suoi frutti”. E “l’offensiva leghista che promette di proseguire”. È l’ultima, disperata mossa della Banda del Buco, che sta collezionando più fiaschi di una cantina sociale: ora s’è ridotta a tifare Salvini perché le è venuto a mancare l’ultimo travestimento, quello delle madamine torinesi. Con gran dispendio di energie, denari e titoloni, lorsignori si erano inventati l’“Onda Arancione” al seguito di sette incolpevoli suffragette del comitato “Sì Torino va avanti”, mandate allo sbaraglio a recitare la parte della “società civile”, della “nuova borghesia”, del “partito del Pil”, della “rivolta del Nord”, della “riscossa delle donne”, dell’“Italia che dice Sì” e financo degli “eredi di Cavour” (tanto è morto), per nascondere la retrostante ammucchiata Pd-FI-Lega. La carnevalata, ovviamente “apolitica e apartitica”, ha prodotto due défilé in piazza con 25 mila persone (spacciate ancor prima di vederle per altrettante “marce dei 40 mila”) e alcune imbarazzanti comparsate tv, in cui le madamine tentavano invano di spiegare il Tav (che infatti chiamano “la Tav”, cioè la treno, confondendo merci e passeggeri).
La più sveglia, Patrizia Ghiazza, di professione “cacciatrice di teste” nella speranza di trovarne una, disse testualmente a Otto e mezzo: “Né io né le altre organizzatrici siamo competenti per poter entrare nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell’opera”. Non male, per la leader di un movimento apolitico, apartitico e rigorosamente tecnico. Altre vaneggiavano di “completare la Tav”, ignorando che in 15 anni di cantieri esplorativi e tunnel geognostici non è stato costruito un solo millimetro di ferrovia. E sognavano di salire un giorno a bordo del mirabolante supertreno, forse travestite da merci, per vedere finalmente l’agognata Lione, già peraltro comodamente raggiungibile da decenni grazie al Tgv. Provvidero poi i No Tav a ridimensionare l’ondina arancione, portando in piazza 70-80 mila persone senza un solo partito o giornalone alle spalle. Ora, all’improvviso, la maschera è caduta. Madamin Ghiazza ha depositato il marchio arancione per una lista dell’Onda, che alle Regionali porterà due voti a Chiamparino, mentre il vero regista delle madamine, il berlusconiano Mino Giachino, ne regalerà altrettanti a FI. Spiace per la vicepresidente di Sì Torino va avanti, madamin Giovanna Giordano, che non seguirà madamin Patrizia in Regione, ma ormai ha comprato “un sacco di camicie e giacche arancioni” e intende fermamente “continuare a indossarle”: a Carnevale sarà perfetta. Sic transit il movimento civico trasversale, apartitico, apolitico e femminile. Sic transeunt i plotoni di sociologi, politologi, entomologi dei giornaloni che tromboneggiavano da tre mesi sull’alba radiosa di una nuova classe sociale. Era solo l’ultima maschera dell’eterno Partito degli Affari, quello sì trasversalissimo, che ora molla le madamine arancioni usa e getta e si tuffa a pesce su Salvini. Il madamino verde.


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domenica 27 gennaio 2019

Scandalo: secondo un giornale tedesco, l'Africa paga 400 miliardi di euro all'anno in Francia.

François Hollande tra i leader africani in un forum economico a Parigi. Immagine d'archivio.

Di Ivoirebusiness - Scandal / Françafrique. Un quotidiano economico tedesco accusa la Francia di saccheggiare 440 miliardi di euro all'anno dagli africani attraverso il franco CFA.

Questa schiavitù economica è importante per lo sviluppo dell'economia francese. Ogni volta che questo traffico rischia di fallire, la Francia è pronta a fare qualsiasi cosa per riconquistarla. Se un leader della zona CFA non soddisfa più i requisiti della Francia, Parigi blocca le sue riserve valutarie e altro ancora, la Francia chiude le banche in questo paese ritenute "ribelli". Questo è stato il caso della Costa d'Avorio con Laurent Gbagbo.
Franco della CFA quando i tedeschi vengono coinvolti: un quotidiano economico tedesco accusa la Francia di saccheggiare 440 miliardi di euro ogni anno dagli africani attraverso il franco CFA.
"Il governo francese raccoglie dalle sue ex colonie ogni anno 440 miliardi di euro di tasse. La Francia fa affidamento sulle entrate provenienti dall'Africa, per non sprofondare nell'insignificanza economica, avverte l'ex presidente Jacques Chirac.
Negli anni '50 e '60, la Francia decise che le colonie francesi dell'Africa diventassero indipendenti. Sebbene il governo di Parigi accettasse dichiarazioni formali di indipendenza, invitò i paesi africani a firmare un cosiddetto "patto per la continuazione della colonizzazione". Concordarono di introdurre la moneta coloniale francese FCFA ( "Franco per le colonie francesi in Africa"), mantiene scuole e sistemi militari francesi e stabilisce il francese come lingua ufficiale.
Il franco CFA è la denominazione della moneta comune di 14 paesi africani membri della zona del franco. Questa moneta, che costituisce un freno all'emergere di questi paesi, fu creata nel 1945, quando la Francia ratificò gli accordi di Bretton Woods e procedette all'attuazione della sua prima dichiarazione di parità al Fondo monetario internazionale (FMI). . Fu chiamato all'epoca "Franco delle colonie francesi d'Africa".
Secondo questa legge, 14 paesi africani sono ancora obbligati a conservare circa l'85% delle loro riserve valutarie presso la Banque de France a Parigi. Sono sotto il controllo diretto del Tesoro francese. I paesi interessati non hanno accesso a questa parte delle loro riserve. Il 15 per cento delle riserve non è sufficiente per le loro esigenze, devono prendere in prestito fondi aggiuntivi dal Tesoro francese a prezzo di mercato. Dal 1961, Parigi controlla tutte le riserve in valuta estera in Benin, Burkina Faso, Guinea Bissau, Costa d'Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo, Guinea equatoriale e Gabon.
Inoltre, questi paesi devono ogni anno trasferire il loro "debito coloniale" per le infrastrutture costruite in Francia a Parigi, come Silicon Africa 3 ha riferito in dettaglio. La Francia prende circa 440 miliardi di euro all'anno di tasse. Il governo di Parigi ha anche il diritto di primo rifiuto su tutte le risorse naturali appena scoperte nei paesi africani. Infine, le aziende francesi devono avere la priorità nell'assegnazione dei contratti nelle ex colonie. Di conseguenza, ci sono la maggior parte delle attività nelle aree di approvvigionamento, finanza, trasporti, energia e agricoltura nelle mani delle aziende francesi.
L'élite dominante in ogni paese africano deve soddisfare queste richieste obbligatorie senza altra scelta. I leader africani che rifiutano sono minacciati di assassinio o rovesciamento del loro governo. Negli ultimi 50 anni, ci sono stati 67 colpi di stato in 26 paesi africani. 16 di questi 26 paesi erano ex colonie francesi.
Un esempio è il primo presidente del Togo West Africa, Sylvanus Olympio, rovesciato da un colpo di stato. Si era rifiutato di firmare il "Patto per la continuazione della colonizzazione". Ma la Francia ha insistito affinché il Togo pagasse un risarcimento per le infrastrutture che erano state costruite dai francesi durante il periodo coloniale. circa il 40% delle famiglie del Togo nel 1963, costringendo il paese appena indipendente a raggiungere rapidamente i propri limiti economici.
Inoltre, il nuovo presidente del Togo ha deciso di cancellare e stampare la propria valuta nazionale, la moneta coloniale francese FCFA. Tre giorni dopo questa decisione, il nuovo governo fu rovesciato da un gruppo di ex legionari stranieri e il presidente ucciso. Il capo dei Legionari, Gnassingbe Eyadema, ha ricevuto 550 euro dall'ambasciata francese per l'attacco, secondo il British Telegraph. Quattro anni dopo, Eyadema è stato promosso con il sostegno di Parigi, il nuovo presidente del Togo. Stabilì una dittatura tirannica in questo paese dell'Africa occidentale e rimase al potere fino alla sua morte nel 2005.
Negli anni seguenti, il governo di Parigi mantenne il legame con gli antichi legionari per rovesciare governi impopolari nelle sue ex colonie. Questo è stato il caso del primo Presidente della Repubblica Centrafricana, David Dacko spodestato da ex membri della Legione straniera nel 1966. 
Lo stesso è accaduto al Presidente del Burkina Faso, Mauritius Yaméogo, e con il presidente del Benin, Kerekou , autore di un putsch. Questo è stato anche il caso del primo presidente della Repubblica di Mali Modiba Keita, anch'egli vittima di un colpo di stato da ex legionari nel 1968. 
La ragione, pochi anni prima, aveva semplicemente deciso separarsi dalla moneta coloniale francese ".
Pubblicato il 7 novembre 2016.

Tradotto con Google

sabato 26 gennaio 2019

New Horizons, Ultima Thule porta il collare. - Eleonora Ferroni


Ultima Thule, il corpo celeste più lontano mai visitato da una sonda spaziale. Crediti: Nasa/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute.

La camera a bordo della sonda della Nasa ha catturato dettagli topografici inediti, come il misterioso “collare” luminoso che avvolge la strozzatura tra i due lobi.


Dettagli incredibili in questa nuova immagine di Ultima Thule, o 2014 Mu69, scattata dalla sonda della Nasa New Horizons lo scorso Capodanno durante un flyby passato alla storia. Si tratta del corpo celeste più lontano mai visitato da un oggetto costruito dall’uomo (la sonda si trova a 6,64 miliardi di chilometri dalla Terra).
L’immagine è stata ottenuta dallo strumento Multicolor Visible Imaging Camera a una distanza di 6700 chilometri dall’oggetto primordiale della Fascia di Kuiper. Con una risoluzione di 135 metri per pixel, lo scatto originale è stato inviato sulla Terra e poi editato dai tecnici della Nasa prima di essere pubblicato online. Normalmente le immagini arrivano in un formato grezzo, che va poi modificato per essere apprezzato anche dai non addetti ai lavori. Nello specifico, il processo si chiama “deconvoluzione” e serve per migliorare la risoluzione, dare più contrasto a piccoli dettagli e ad amplificare la grana dell’immagine.
La camera di New Horizons ha catturato dettagli topografici inediti, compresa la linea giorno-notte (tecnicamente “terminatore“). Depressioni profonde e picchi non molto alti appaiono chiaramente in questo scatto. Una caratteristica interessante ma ancora misteriosa è il “collare” luminoso che avvolge la strozzatura tra i due lobi.
Gli scatti del prossimo mese saranno utili per spiegare questo e altri dettagli geologici.

Deportazione. Ieri, oggi.

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Ieri.

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Oggi.

E l'occidente che sfrutta gli africani a casa loro diciamo le cose come stanno realmente.

I Bambini di Llullaillaco vennero a lungo Drogati prima del loro Sacrificio Rituale. - Annalisa Lo Monaco


Il Vulcano Llullaillaco


Nel 1999, tra le fredde e ventose vette della Cordigliera delle Ande che segnano il confine tra Cile e Argentina, in cima al Vulcano Llullaillaco, furono trovati i resti mummificati di tre bambini, morti circa 500 anni fa, in ottimo stato di conservazione.
La spedizione, guidata dal Professor Johan Reinhard, era partita proprio alla ricerca dei luoghi dove gli Inca sacrificavano i bambini durante cerimonie rituali. L’impresa non era certo agevole: il team fu costretto a trascorrere circa un mese a bassa quota sulla montagna, per acclimatarsi, salendo verso la cima a tappe, e affrontando condizioni climatiche estreme, con temperature anche di 40 gradi sotto zero, e venti impetuosi. Arrivati a 6.600 metri di altezza, dopo una tempesta durata quattro giorni, Reinhard e la sua squadra avevano quasi deciso di rinunciare, quando trovarono un sentiero dove c’erano tracce di un passaggio umano, il percorso verso il luogo di sepoltura dei tre bambini:
La doncella, la niña del rayo ed el niño
La “doncella”aveva 13/15 anni quando andò incontrò alla morte, mentre i suoi compagni “el niño”, e la “niña del rayo” (la bambina del fulmine) avevano tra i 4 e i 5 anni di età.
Analisi radiologiche e del DNA, effettuate nel 2012, hanno rivelato alcuni dettagli sorprendenti: i bambini erano stati drogati e avevano consumato alcool durante l’anno precedente al sacrificio, nel corso delle fasi rituali che lo precedevano.

Frammenti di foglie di coca fra i denti della “Doncella”

Le tre vittime avevano masticato foglie di coca e bevuto birra di mais, secondo le analisi di campioni dei loro capelli. I ricercatori hanno anche scoperto che i bambini provenivano probabilmente da famiglie contadine, perché risulta che abbiano consumato soprattutto verdure comuni fino a quando non furono scelti per il sacrificio. In seguito, e fino alla morte, seguirono una dieta solitamente riservata alle classi privilegiate, nella quale erano presenti mais e carne di lama. Questa pratica è confermata anche dai resoconti storici, secondo i quali i bambini erano accuratamente selezionati in tutto il vasto territorio dell’impero, anche in base alla loro perfezione fisica, e poi seguiti attraverso un percorso di purificazione durante il quale partecipavano a una serie di cerimonie sacre, prima di essere sacrificati.
Le analisi hanno rivelato che i bambini furono trattati in maniera diversa: la “doncella” aveva seguito una dieta elitaria e consumato coca e alcool nei 21 mesi precedenti la sua morte, mentre i bambini più piccoli avevano cambiato abitudini alimentari soltanto nove mesi prima del loro sacrificio.
La coca era usata comunemente per tollerare gli effetti dell’altitudine dalle persone che frequentavano queste vette
La ragazza più grande si distingue anche per il modo in cui era vestita e pettinata: aveva un copricapo di piume e i capelli elaboratamente intrecciati, oltre che numerosi manufatti di seta posti su un drappo appoggiato sulle sue ginocchia.

El niño

I risultati dello studio suggeriscono che il bambino di Llullaillaco non ebbe una morte pacifica: sui suoi vestiti fu trovato sangue e vomito, segno che forse morì soffocato, mentre era strettamente avvolto in un panno, cioè legato, l’unica vittima a ricevere un trattamento apparentemente violento.
La niña del rayo, chiamata così perché fu probabilmente colpita da un fulmine, dopo la sepoltura, aveva la testa e una parte del corpo avvolti in una coperta di lana spessa, cui era sovrapposta un’altra coperta colorata.
Andrew Wilson, archeologo dell’Università di Bradford nel Regno Unito, spiega perché la doncella fu trattata in modo diverso rispetto ai suoi compagni più giovani: “La doncella era forse una donna scelta per vivere in modo totalmente diverso dalla sua vita precedente, tra l’élite e sotto la cura delle sacerdotesse”.
Sotto, la replica della giovane ragazza al “Museo Nacional de Historia Natural” di Santiago in Cile:
Questo tipo di pratica sacrificale era probabilmente usata come una forma di controllo sociale: essere scelti per i riti sacrificali doveva essere visto come un grande onore, ma probabilmente era anche fonte di paura, con i genitori che non dovevano mostrare timore o rabbia se i loro figli venivano scelti. Forse ulteriori studi delle tre mummie congelate di Llullaillaco forniranno una maggiore comprensione del sacrificio rituale.
Dal 2007 le tre mummie sono esposte al Museo de Arqueología de Alta Montaña, a Salta, in Argentina, in un territorio che faceva parte dell’impero Inca, fino a che non crollò sotto la conquista degli spagnoli, nel 1530. I discendenti del fiero popolo degli Inca vedono nella riesumazione e nell’esposizione delle mummie un affronto alle loro tradizioni religiose e culturali: il vulcano Llullaillaco è ancora una montagna sacra per loro, che non andrebbe profanata.


La Casta fa autocritica e si autoassolve. - Marcello Veneziani

Da diversi giorni su la Repubblica va in scena il teatrino dell’assurdo: la Casta spiega al popolo perché ha perso e perché hanno vinto i loro nemici. Fanno autocritica perché non accettano critiche, gli unici abilitati a criticarli sono sempre loro stessi. Hanno la presunzione di sapere solo loro come sono andate effettivamente le cose, perfino la loro sconfitta la capiscono solo loro che l’hanno pur causata, almeno in buona parte. La loro autocritica esclude il presupposto di ogni serio bagno di umiltà: ascoltare. Ascoltare gli altri, ascoltare chi ha vinto e chi ha decretato la vittoria dei populisti e dei sovranisti, ascoltare la gente, ascoltare chi già prima del collasso spiegava le ragioni del cambiamento in corso. Macché. Gli altri non esistono, non hanno diritto di parola, sono plebe, o fascisti, reazionari, sovranisti o loro complici. La stessa cosa ha fatto il Pd.
Ma tutta questa presunzione – che il loro Papa laico definisce in modo altrettanto presuntuoso come “albagia” (Eugenio Scalfari dixit di Sé stesso, col Sé maiuscolo) per non confonderla con la volgare arroganza – spiega il crollo delle élite molto più di quanto si possa immaginare.
Infatti cosa si può rimproverare alle élite, il fatto di esistere e dunque per ciò stesso di tradire la democrazia, cioè l’autogoverno del popolo? Ma no, questo è lo schema puerile, simil-rousseauviano, di chi crede alla favola della democrazia diretta. C’è sempre stato un governo d’élite, non si conoscono paesi e sistemi politici in cui i governati coincidano coi governanti, nemmeno a rotazione, e tutto si decide a colpi di referendum e di plebiscito, persino le manovre economiche si fanno al balcone e poi si firmano in piazza tra bandiere, abbracci e tric-trac.
Il problema vero, la malattia del sistema, è che non si sono viste in campo  le élite, al plurale, in competizione tra loro, come si addice a una vera democrazia, ma una sola oligarchia, un blocco di potere compatto e uniforme benché ramificato.
I teorici delle élite, da Mosca a Pareto, parlavano di circolazione delle elite, per loro la storia è un cimitero di aristocrazie; sono le minoranze che governano, ma sono minoranze in competizione, che si rinnovano.
Da noi invece è avvenuta la stipsi delle élite. O se preferite una metafora meno cacofonica, l’arteriosclerosi delle élite, l’indurimento delle arterie che non consentivano la loro fluida circolazione. Si formano i trombi nel sangue e i tromboni nella società. E fermano il flusso. È lì che la classe dirigente si è chiusa a riccio, diventando solo classe dominante, e casta sovrastante.
Non c’è stata circolazione, non c’è stata competizione tra élite divergenti, e non c’è stato filtro selettivo per consentire il ricambio tramite la meritocrazia. Si è bloccato l’ascensore sociale, si è chiuso l’accesso dei capaci e dei meritevoli. Si accedeva alle élite solo per cooptazione, per affiliazione alla cupola elitaria, per conformità di idee, metodi, linguaggi e idolatrie.
Ma per avere circolazione, selezione, competizione, devi ammettere che non esista solo un Modello, una via di sviluppo, un solo codice politico, culturale e ideale. Devi accettare le differenze e il vero antagonismo.
E invece chi non era conforme a quella precettistica, era messo fuori legge, fuori sistema, si poneva di volta in volta fuori dalla modernità, dalla democrazia, dall’Europa e in certi casi perfino fuori dall’umanità. Poi non si spiegano perché l’odio sia diventato un fatto sociale diffuso. Dopo aver insegnato Odiologia verso chi dissentiva dal loro canone, non potete poi meravigliarvi se la gente ha ricambiato, magari con la rozzezza dovuta a chi è carente di cultura e buone maniere. D’altra parte la buona educazione, dal ’68 in poi, fu cancellata e se non sbaglio da quella storia provenite pure voi. Una società volgare, sboccata, primitiva, nasce proprio da quella “liberazione”, dal mancato nesso tra diritti e doveri, che dal ’68 in poi è diventato il discorso dominante (“il diritto di avere diritti”). Ora, non dico che quel che è accaduto sia solo colpa della casta: anche dalla parte opposta si è fatto poco per far crescere e formare élite adeguate, qualificate e competitive. Però negando ogni cittadinanza alle idee diverse, ai modelli politici e culturali diversi, riducendo tutto a fascismo e paraggi, e soprattutto negando perfino l’esistenza di chi la pensava diversamente perché chi divergeva non poteva avere pensiero, hanno di fatto avallato il loro essere un Blocco Unico e Chiuso, che si autoriproduce.
A differenza loro, io per esempio leggo Ezio Mauro e Alessandro Baricco, Michele Serra e Ilvo Diamanti, Eugenio Scalfari e altre loro firme culturali, e ne apprezzo in generale la qualità intellettuale. Li critico, polemizzo. Per loro invece, chi non la pensa come loro o è una bestia o non esiste. Poi non si sanno spiegare perché alla fine parlano solo tra loro e a Sé stessi, col sé maiuscolo, dimenticando il mondo. Che alla fine fa volentieri a meno di loro, o si rivolta contro di loro.
MV, La Verità 15 gennaio 2019