domenica 26 maggio 2019

TUTTE LE VIRTÙ DEL TIMO.

Rami di timo in un mortaio (foto: www.cavernacosmica.com)


IL TIMO È UNA PIANTA CONOSCIUTA GIÀ DALL'ANTICHITÀ PER I SUOI EFFETTI ANTISETTICI. I SUOI UTILIZZI SONO DAVVERO TANTI.

TANTE VIRTÙ IN UNA SOLA PIANTA. Il timo comune o Thymus vulgaris appartiene alla famiglia delle Labiateae, è originario del Mediterraneo Occidentale, ed è quindi una pianta molto comune anche in Italia. Le sue proprietà antisettiche sono conosciute sin dall’antichità, tanto che se ne trova traccia anche in un saggio rinascimentale sulle piante medicinali, nel quale si consigliava di cuocerlo nel vino per combattere l’asma e le infezioni della vescica. In questa pianta è, infatti, presente un fenolo chiamato timolo che agisce sia come antisettico che come antispasmodico e vermifugo, il cui principio attivo è così efficace da essere stato presente in gran parte dei disinfettanti fino al primo dopoguerra. Oggi, oltre ad essere usato come pianta aromatica in cucina, il timo viene ancora impiegato per combattere le infezioni alle vie urinarie, ma anche quelle dell’apparato respiratorio come tosseasmabronchite e raffreddore per le sue proprietà balsamiche e fluidificanti.
UN AROMA DAVVERO VIGOROSO. Essendo un ottimo asettico, il timo viene anche impiegato come disinfettante della pelle e, grazie alla stimolazione sanguigna, è considerato un prodotto anti età. Sempre in campo cosmetico viene usato per trattare i capelli particolarmente grassi, utilizzando qualche goccia del suo olio essenziale insieme a uno shampoo (cerchi un olio essenziale al timo? Prova questo!). Per disinfettare il cavo orale sono molto efficaci i decotti e infusi che detergono piccole ferite, mentre una tisana è l’ideale sia per combattere la tosse, sia per favorire la digestione. Una curiosità: la parola timo deriva dal greco Thymòs e significa coraggio. In passato infatti si pensava che il timo, forse per il suo aroma tanto intenso e vigoroso, potesse infondere coraggio, e per questo i soldati avevano l’abitudine di lavarsi con acqua e timo prima di avventurarsi in un combattimento.

Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/erboristeria/timo.html

Strage alla discoteca di Corinaldo, indagato anche il sindaco | "Autorizzò il locale ma era un magazzino agricolo".

Corinaldo, sequestrata la discoteca della tragedia: alla "Lanterna azzurra" morirono in sei

Secondo la procura lʼedificio ha evidenziato "gravi carenze ed era inidoneo allʼuso per spettacoli pubblici".


C'è anche il sindaco di Corinaldo, Matteo Principi, tra gli 8 nuovi indagati dalla procura di Ancona nell'inchiesta sulla strage della discoteca di Corinaldo. Qui, nella notte tra il 7 e l'8 dicembre, morirono sei persone. Principi, in qualità di presidente della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, che rilasciò i permessi, è accusato di concorso in omicidio e disastro colposo e falsità ideologica in atto pubblico.

Indagata tutta la commissione - Oltre che nei confronti di gestori, proprietari e un addetto alla sicurezza, già indagati nel procedimento per la morte di sei persone nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, la Procura procede anche per i componenti della Commissione unificata di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo dei Comuni associati di Corinaldo e Castelleone di Suasa nell'unione Misa e Nevola. Per loro si valutano le ipotesi di concorso in omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falsità ideologica in atto pubblico.

La discoteca era in realtà un magazzino agricolo - E' "tuttora classificato come "magazzino agricolo" l'immobile sequestrato che ospita la discoteca Lanterna Azzurra, poiché il suo "cambio di destinazione d'uso non è mai stato formalmente rilasciato" e conseguentemente "non è mai stato rilasciato un certificato di agibilità urbanistica". Lo scrive la Procura a proposito delle indagini svolte con l'ausilio delle consulenze tecniche.

sabato 25 maggio 2019

Imane Fadil «è morta avvelenata da sostanze radioattive non reperibili in commercio». - Giuseppe Guastella

Imane Fadil «è morta avvelenata da sostanze radioattive non reperibili in commercio»

Sulla morte della modella, testimone nei processi sul caso Ruby, indaga la Procura di Milano: l’ipotesi di reato è di omicidio volontario


MILANO — C’era qualcosa di tremendamente radioattivo nel corpo di Imane Fadil, un mix di sostanze velenose che per un mese ha consumato la modella marocchina fino a farla diventare uno scheletro e ad ucciderla a 34 anni. «Mi hanno avvelenata», ha urlato prima di morire al suo avvocato e ai suoi familiari. Come abbia assunto le sostanze, se qualcuno gliele ha fatte prendere o se si tratti di una disgrazia non si sa ancora, ma la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per omicidio sulla morte della modella marocchina testimone dell’accusa nei processi Ruby sulle cene eleganti e i dopocena nella residenza di Silvio Berlusconi.

Dopo quello dell’ex avvocato di Ruby, Egidio Verzini, che ha raccontato di 5 milioni di euro versati a Karima El Mahroug dal leader di Forza Italia e si poi è suicidato in Svizzera, un nuovo giallo aleggia sul caso Ruby ter, quello sulle presunte corruzioni di testimoni che l’ex premier avrebbe pagato affinché dicessero il falso nel primo processo Ruby, dove era imputato per prostituzione minorile e induzione indebita e dove è stato assolto in via definitiva. 

Imane Fadil non era una delle ragazze che danzavano nei dopocena e si era costituita contro Berlusconi e gli altri imputati perché si riteneva danneggiata dal clamore mediatico negativo dovuto all’accostamento a quell’ambiente che aveva frequentato alcune volte sperando, lei che era esperta conoscitrice del calcio, di diventare una giornalista sportiva in tv. 

Non aveva ritirato la costituzione di parte civile neppure dopo che la difesa dell’ex senatrice Maria Rosaria Rossi le aveva offerto 250 mila euro di risarcimento fino a poco prima che la stessa richiesta fosse rigettata dai giudici del processo Ruby ter il 14 gennaio scorso. Costituzione che restava in quello Ruby bis all’ex direttore del Tg4 Emilio Fede e all’ex consigliera regionale lombarda del Pdl Nicole Minetti che pende in appello. 

Un paio di settimane dopo quell’udienza, dalla quale è uscita furente ed amareggiata, Imane Fadil si è sentita male tanto che il 29 gennaio è stato necessario ricoverarla nell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano. Tra le ipotesi iniziali dei medici anche un’infezione, la leptospirosi; poi il trasferimento in reparto. Le sue condizioni si sono via via aggravate. 


Dimagrita in modo impressionante è stata trasferita nell’unità di rianimazione dove è morta la mattina del primo marzo scorso. «È rimasta lucida fino alla fine», racconta il suo legale, l’avvocato Paolo Sevesi che con i familiari le è stato a fianco fino all’ultimo. «Le cause della morte non sono chiare e nella cartella clinica non è stata indicata alcuna malattia alla quale sia possibile ricondurre la morte», dichiara il procuratore Francesco Greco. A seguire l’inchiesta sono il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio, gli stessi pm del processo Ruby ter che ieri fino a tarda sera hanno interrogato alcuni testimoni. 

Dallo stretto riserbo delle indagini emerge solo la conferma del sospetto fattore radioattivo, ma sarà necessaria l’autopsia e nuovi esami specifici per stabilire di cosa si tratti. 


https://milano.corriere.it/19_marzo_15/imane-fadil-morta-avvelenata-sostanze-radioattive-non-reperibili-commercio-63cc91aa-4766-11e9-93fb-6bb49234797c.shtml?fbclid=IwAR3RZK7jIbv4rhO67DTCikGvS3Ei27Fupp5mp04s1AicAuqyZkssUuEeRD8&refresh_ce-cp

venerdì 24 maggio 2019

Colonscopia addio a Ravenna. Ora l’intestino si vede con una pillola. - Tiziana Piscopello

IN REPARTO Lo staff di gastroenterologia

Grande quanto un antibiotico, contiene due telecamere che inviano le immagini dell’intestino a un computer.

Ravenna, 5 novembre 2018 – Sembra un film di fantascienza invece è realtà. Si chiama ‘videocapsula endoscopica’. È grande quanto un antibiotico ma è un concentrato di tecnologia. Basta inghiottirla e porta due telecamere micronizzate nel corpo del paziente registrando per ore ciò che ‘vede’ e inviandolo a un registratore in digitale. I dati raccolti verranno poi trasferiti a un computer e analizzati.

La videocapsula è un esame indolore e semplice da eseguire e serve per studiare l’intestino tenue e il colon. Per chi deve sottoporsi allo screening del tumore del colon-retto, la colonscopia con videocapsula può essere una soluzione non invasiva a confronto delle tecniche tradizionali. E Ravenna è il centro di riferimento aziendale per questo tipo di esame all’avanguardia. Lo scorso anno ne sono stati fatti circa 100.

Nel reparto di gastroenterologia lo scorso anno sono state inoltre eseguite circa 9.500 endoscopie, di cui circa 2.200 di screening; circa 7mila gastroscopie e circa 1000 endoscopie operative avanzate. I ricoveri sono stati 1.095 in particolare per emorragie digestive, malattie delle vie biliari, pancreatiti acute, cirrosi epatiche, patologie infiammatorie croniche intestinali e tumori dell’apparato gastrico.

Visite ambulatoriali: oltre 7.000 di cui 1.200 da parte dell’ambulatorio specialistico Mici e 500 per cirrosi epatica. Per quanto riguarda la dietetica sono state oltre 3.000 visite a Cup più circa 6.000 per pazienti seguiti; 1.200 i pazienti seguiti con nutrizione artificiale a domicilio o presso strutture.

Il reparto è inoltre centro regionale per l’ecografia addominale con mezzo di contrasto, e ha 14 posti letto tutti in stanze singole o massimo a 2 letti. I medici sono 17 compreso il primario. Gli infermieri: 19 in endoscopia, compresa una coordinatrice (caposala), più 18 in reparto degenza compresa una coordinatrice.


A Ravenna la Gastroenterologia collabora con il Sert, in un ambulatorio congiunto, per seguire i pazienti con cirrosi epatiche e per accompagnarli, ove si renda necessario, al trapianto. Questa collaborazione è un ‘unicum’ in Italia.

https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/colonscopia-1.4279274?fbclid=IwAR0kSuex1hvbFlzy_Uu0Yg4i3O6yOclb5cSQuit_mDxwryQleHYpDPMuU-g

Leggi anche:
https://www.quotidiano.net/benessere/videocapsula-intestinale-1.3738452

Stop nomine sanità a Regioni, passa norma M5S. Lega si astiene.

Stop nomine sanità a Regioni, passa norma M5S. Lega si astiene

È passato in Commissioni Affari sociali alla Camera l'emendamento M5S a firma Dalila Nesci, inserito nel decreto Calabria, che punta a togliere la sanità dalle mani dei partiti.

La Lega si è astenuta. 
Con l’emendamento in questione si trasforma in graduatoria di merito la rosa di candidati dalla quale il presidente di Regione sceglie il direttore generale delle Asl. 
S’introduce una disposizione transitoria nelle more di riordinare in maniera complessiva il sistema di nomine dirigenziali della sanità. 
La norma in questione mira a sottrarre la scelta del direttore generale da parte del presidente di Regione, poiché l'indicazione non sarà più discrezionale ma correlata ad una graduatoria e quindi al merito, sulla base di requisiti che siano coerenti con l’incarico da attribuire. 
Tale intervento è preliminare e funge da ponte al riordino complessivo della materia, oggetto di un disegno di legge del Movimento 5 stelle all’esame del Parlamento, spiegano fonti grilline.

https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/05/15/stop-nomine-sanita-regioni-passa-norma-lega-astiene_0tAxy9MFW5fvcImkKqQzOM.html?refresh_ce

giovedì 23 maggio 2019

Arresti per immigrazione clandestina, anche 2 ex poliziotti.

Arresti per immigrazione clandestina, anche 2 ex poliziotti

Sette persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Napoli, in un'operazione congiunta con la Squadra Mobile di Napoli, in quanto ritenute appartenenti a un'associazione per delinquere dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla corruzione. Dell'associazione facevano parte anche due ex poliziotti impiegati nell'Ufficio Immigrazione della Questura di Napoli. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, titolare delle indagini. Insieme agli arresti, sono state eseguite anche numerose perquisizioni.

Le indagini, svolte dal Gico di Napoli, sono iniziate nel giugno 2016 a seguito della segnalazione di un'operazione ritenuta sospetta riguardante un algerino residente a Napoli che risultava aver effettuato, per il tramite di alcune agenzie di money transfer del capoluogo campano, diverse movimentazioni di denaro da e verso Paesi dell’Unione Europea, tra i quali Francia e Belgio, per importi al di sotto dei mille euro, ritenute potenzialmente riconducibili a contesti di terrorismo di matrice islamica. Tra i soggetti interessati a tali rimesse di denaro figurava un suo connazionale residente in Belgio il quale, sulla base dei primi riscontri investigativi, avrebbe avuto stretti legami con il noto militante jihadista Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere uno degli organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate a Parigi il 13 novembre 2015 e ucciso in un’operazione della polizia francese 5 giorni dopo. Nei confronti dell'algerino sono state intraprese indagini mirate coordinate dal pool antiterrorismo della Procura di Napoli che, pur non facendo emergere riscontri positivi relativi a un suo coinvolgimento in attività di finanziamento del terrorismo, hanno consentito di accertare l’esistenza di un network criminale specializzato nell’ottenere indebitamente il rilascio o il rinnovo di permessi di soggiorno a favore di cittadini extracomunitari, molto spesso privi dei necessari requisiti di legge, attraverso l’utilizzo di documenti ottenuti illegalmente.

Tra i promotori e gli organizzatori del sodalizio criminale c'è anche un ex ispettore della Polizia di Stato già in servizio presso l'Ufficio immigrazione della Questura di Napoli. Secondo quanto emerso dalle indagini, sovrintendeva e coordinava l'intera filiera dei servizi offerti alla clientela, che andavano dalle semplici informazioni sullo stato di una pratica a interventi per "aggiustare" il conseguimento dei permessi di soggiorno. In particolare, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l'ex ispettore fungeva da trait d'union tra un folto gruppo di intermediari esterni all’Ufficio Immigrazione, sia italiani (tra i quali un avvocato e un commercialista) che extracomunitari, grazie ai quali raccoglieva le diverse istanze di soggiorno dai richiedenti stranieri, e i pubblici ufficiali interni al medesimo Ufficio i quali, di volta in volta, davano indicazioni sugli adempimenti da svolgere e fornivano i suggerimenti necessari alla soluzione di specifiche problematiche. Una parte dei guadagni conseguiti dal sodalizio veniva inoltre destinata a remunerare i pubblici ufficiali compiacenti per i servizi resi e le attività espletate nell’esercizio delle loro funzioni, da qui la contestazione a carico degli indagati anche del reato di corruzione per l’esercizio della funzione.

Sono 136 le pratiche di rilascio-rinnovo del permesso di soggiorno indebitamente concesso, quantificate nel corso delle indagini. Le pratiche sono state individuate grazie al codice completo alfanumerico elaborato dal portale internet dell'Ufficio Immigrazione. E spunta anche un "tariffario" con gli importi da versare a seconda del tipo di prestazione richiesta, elaborato dall'organizzazione. Gli importi di denaro erano compresi tra i 50 euro richiesti per una semplice informazione sullo stato della pratica e i 3mila euro circa necessari per "aggiustare" il conseguimento dei permessi di soggiorno.

Divergenze Governo, Pd.

Risultati immagini per divergenze nel pd

Parlano tanto delle divergenze che si creano all'interno del governo tra m5s e Lega, ma vogliamo parlare delle divergenze esistenti all'interno del Pd?

Negli ultimi anni si sono avvicendati vari personaggi alla guida del partito, ma ancora non hanno trovato un leader che si possa definire tale e indichi una direzione stabile, lineare e condivisibile da seguire.


Avete notato che non esistono foto in cui i vari vertici del Pd siano tutti assieme?

Cetta.