Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 1 agosto 2020
Borsa italiana sul mercato, ipotesi di cordate 'nazionali'. - Vittoria Vimercati
Pedopornografia, nelle chat di Telegram 15 euro per vedere video di bimbi: «La più piccola ha 5 anni».
L'indagine è scattata in seguito all'analisi eseguita sul telefono cellulare di un soggetto perquisito per fatti analoghi su cui sono stati rinvenute chat, immagini e video a carattere pedopornografico, con il coinvolgimento anche di bambini in tenerissima età. Al termine dell'indagine, condotta sui principali social network, la Polizia Postale di Firenze ha identificato i soggetti che a vario titolo detenevano o scambiavano immagini e video pedopornografici per i quali il procuratore aggiunto Luca Tescaroli ha emesso i decreti di perquisizione a carico degli indagati, permettendo di bloccare la diffusione progressiva dei partecipanti al gruppo.
Le perquisizioni, coordinate dal Centro protezione dei minori del Servizio Polizia Postale di Roma, sono state eseguite in Toscana, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Sicilia. Il più «anziano» del gruppo ha compiuto da poco 55 anni, il più giovane ne ha 19. Sono stati sequestrati decine di telefonini e computer, dalla cui perquisizione informatica sono emersi importanti riscontri, sia in ordine al possesso ed allo scambio di materiale pedopornografico, sia in ordine all'appartenenza ai vari gruppi sui social utilizzati per la cessione del predetto materiale. Sono in corso, da parte degli esperti della Polizia Postale, approfondite analisi di tutti i supporti sequestrati al fine di acquisire le prove informatiche e verificare il coinvolgimento di altri soggetti, nonché l'ambito di diffusione del fenomeno. E proprio analizzando il telefono di uno dei perquisiti è emerso la presenza di canali Telegram dove, per accedere ai contenuti pedopornografici, è necessario preliminarmente pagare 15 euro a canale per essere ammessi.
Il New York Times elogia l’Italia: “Da epicentro dell’incubo coronavirus a modello che dà una lezione anche gli Usa”.
“L’Italia è passata dall’essere l’epicentro dell’incubo a un modello per il contenimento del coronavirus che dà lezione agli Stati Uniti e al resto del mondo”. Così scrive il New York Times in un lungo articolo scritto dal corrispondente da Roma in cui torna ad analizzare la gestione della pandemia da parte del nostro Paese, spiegando come sia riuscito a lasciarsi alle spalle la fase più critica dell’emergenza e lo status di posto da “evitare a tutti i costi”. Un vero e proprio elogio a sorpresa, quello del prestigioso quotidiano americano, che assurge l’Italia a modello per tutto il mondo.
“Dopo un inizio incerto, l’Italia ha consolidato, o almeno mantenuto, i vantaggi di un rigido lockdown a livello nazionale attraverso un mix di allerta e competenza medica dolorosamente acquisita”, scrive il Nyt, sottolineando che oggi gli ospedali italiani “sono praticamente vuoti di pazienti Covid-19” e “le morti quotidiane attribuite al virus in Lombardia, la regione settentrionale che ha sopportato il peso maggiore della pandemia, si aggirano intorno allo zero”. Eppure il nostro Paese nei mesi scorsi era considerato un esempio al contrario. “Guardate cosa sta succedendo con l’Italia”, diceva ai giornalisti il presidente Trump il 17 marzo, ricorda il giornale, evidenziando come anche il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, a proposito della sanità pubblica per tutti disse che “non sta funzionando in Italia in questo momento”.
Ciò consente al governo di mantenere le restrizioni in atto e di “rispondere rapidamente, anche con blocchi, a tutti i nuovi focolai – spiega il Nyt – Il governo ha già imposto restrizioni sui viaggi da oltre una decina di Paesi poiché l’importazione del virus è ora la sua più grande paura”. “La strategia di chiudere tutto ha attirato le critiche di chi accusava il governo di eccessiva cautela e di paralizzare l’economia. Ma potrebbe dimostrarsi più vantaggiosa che cercare di riaprire l’economia mentre il virus infuria ancora, come sta accadendo in paesi come Stati Uniti, Brasile e Messico”, insiste il giornale, secondo il quale in Italia c’è anche una parte della popolazione che non rispetta le misure anti-Covid.
“Spesso le mascherine non vengono indossate o si tengono abbassate su treni o autobus, dove sono obbligatorie. I giovani escono e fanno le cose che fanno i giovani – e rischiano in questo modo di diffondere il virus nelle parti più sensibili della popolazione. Gli adulti hanno iniziato a riunirsi in spiaggia e per grigliate di compleanno. Non esiste ancora un piano chiaro per un ritorno a scuola a settembre”, scrive ancora il Nyt.
Dopo alcuni mesi, prosegue il Nyt, gli Stati Uniti contano decine di migliaia di morti in più rispetto a qualsiasi altro Paese al mondo e quei Paesi europei “che una volta guardavano compiaciuti l’Italia stanno affrontando nuovi focolai. Alcuni stanno imponendo nuove restrizioni e valutando se introdurre il lockdown”.
Venerdì il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha annunciato un rinvio del previsto allentamento delle misure in Inghilterra a causa dell’aumento del tasso di infezione. Perfino la Germania, elogiata per la sua risposta efficiente e la tracciabilità dei contatti rigorosa, ha avvertito che il comportamento lassista sta provocando un’impennata dei casi.
Il governo italiano, rimarca il Nyt, si è fatto guidare da comitati scientifici e tecnici. Medici locali, ospedali e funzionari sanitari raccolgono quotidianamente più di 20 indicatori sul virus e li inviano alle autorità regionali, che poi li inoltrano al ministero della Salute. “Il risultato è una radiografia settimanale della salute del Paese su cui si basano le decisioni politiche”, prosegue il giornale americano, elogiando il voto del Parlamento che ha prorogato al 15 ottobre lo stato di emergenza.
Uranio, protestano i parà del Tuscania: “Missioni brevi e più soldi ai malati”. - Alessandro Mantovani
“Mi sono arruolato nel 1982, ho fatto tutte le missioni all’estero, quando mi hanno tolto la tiroide ci hanno trovato 18 metalli, mi hanno negato la causa di servizio copiando pari pari da endocrinologiaoggi.it. Alla fine del 2018 sono andato anch’io in Iraq, non sapevamo delle questioni tra il generale Vannacci e il Coi, il Comando operativo interforze. Ci hanno fatto firmare un foglio sull’uranio impoverito e l’inquinamento, ma non sono stati presi provvedimenti, neanche le mascherine”.
Parla così Franco Careddu, appuntato scelto e delegato Cobar del I° reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania. Il reparto d’élite della Seconda Brigata mobile dell’Arma è sottosopra. L’esposto del generale Roberto Vannacci, che ha comandato la missione in Iraq dal settembre 2017 all’agosto 2018 e accusa gli Stati maggiori di non avergli consentito di tutelare i militari dalle possibili contaminazioni legate all’uranio impoverito, non poteva passare inosservato. Il Fatto Quotidiano ne ha scritto il 18 giugno. In Iraq c’erano e ci sono tuttora un centinaio di carabinieri del Tuscania e di altri reparti, Vannacci ha scritto che l’unica cosa da fare è ridurre la durata delle missioni a quattro mesi, cioè “la media” indicata nel 2017 alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, allora a capo del Comando interforze e oggi capo di Stato maggiore della Marina, mentre in realtà durano molto di più. Al Tuscania contano “quattro decessi per leucemia, oltre venti militari ammalati per patologie tumorali alla tiroide, quattro militari per patologie varie dell’apparato digerente” si legge in una delibera del 30 giugno del Cobar Tuscania, la rappresentanza militare, che ha ottenuto un incontro con i comandanti del reggimento e della brigata, tenutosi il 13 luglio. In totale, secondo l’Osservatorio militare, sono 379 i morti e quasi 8.000 i malati.
“Sono i comandanti che chiedono di restare in Iraq più di quattro mesi – racconta Careddu –. Quello perché spara bene, quello perché è un bravo infermiere, quell’altro per un altro motivo, e poi perché non ci sono i voli, ora poi con le quarantene…”. Chiedono anche mascherine e dispositivi di protezione, nonché visite specialistiche al rientro, ma soprattutto missioni più brevi. “Attualmente un collega è lì da 380 giorni”, fa sapere Careddu. E maggiore attenzione dalla gerarchia: “Le valutazioni della commissione medica di La Spezia si fermano spesso al 24 per cento di invalidità, dal 25 in su c’è il vitalizio”, È noto che i giudici molto spesso rettificano o ribaltano la “giurisdizione domestica” della Difesa, che però continua a resistere fino in Cassazione dopo almeno 150 sentenze sfavorevoli. La riunione del 13 luglio al Tuscania non ha dato grandi risultati: “Una pacca sulla spalla”, dice Careddu. Il comandante ha preferito non rispondere al Fatto.
In Iraq i successori di Vannacci hanno fatto sottoscrivere ai militari un documento in cui c’è scritto, sulla base di studi britannici, che i “valori di Du”, depleted uranium, sono “apprezzabili” solo “a pochi millimetri dalle carcasse dei mezzi” colpiti con il noto munizionamento, quindi c’è il “divieto” di “avvicinarsi a meno di 10 metri da rottami di mezzi militari (in particolare corazzati) o similari”. Nessun accenno alle nanoparticelle di metalli diversi dall’uranio che secondo un’ormai vasta letteratura scientifica si diffondono con la combustione delle corazze e di altri obiettivi.
Domenico Leggiero, dell’Osservatorio militare, attacca: “Impossibile che un capo di Stato maggiore continui a svolgere il proprio ruolo dopo che è stato accertato che ha rilasciato dichiarazioni false a una Commissione d’inchiesta e quindi al parlamento. Impossibile che un comandante resti inascoltato dopo aver denunciato fatti gravissimi. I ministri sapevano, la politica deve intervenire”.
Il complotto della realtà. - Marco Travaglio
Ieri, oltre a lodare il Corriere della Sera col più lusinghiero degli elogi (“È peggio del Fatto Quotidiano”), il Cazzaro Verde ha proseguito nella deriva psicoalcolica che contraddistingue le sue estati al Papeete Beach. È tornato a gridare al complotto per il via libera del Senato al processo Open Arms, vaneggiando di “giustizia politica alla Palamara” (che mai s’è occupato di inchieste sulla sua persona). Se l’è presa con l’altro Matteo perché “cambia idea tre volte al giorno”: e il fatto che avesse creduto alla sua promessa di salvarlo la dice lunga sul suo acume, visto che la parola dell’Innominabile è un optional anche per i parenti stretti. Poi ha annunciato di avere già studiato (verbo insolito, per lui) il modo di trascinare alla sbarra accanto a sé il premier Conte, che “sul divieto di sbarco a Open Arms era in totale accordo con me, come tutto il Consiglio dei ministri”, dunque fu suo “complice”. Purtroppo il Consiglio dei ministri non si riunì mai per discuterne, visto che lui l’8 agosto aveva rovesciato il governo.
Il 9 agosto i legali di Open Arms chiesero al Tribunale dei minori di Palermo di far sbarcare i minorenni dalla nave carica di migranti. Il 12 il Tribunale chiese spiegazioni al governo. Il 13 Conte ordinò a Salvini di far sbarcare almeno i minori, invano. Il 14 il Tar Lazio sospese il divieto di sbarco. La nave fece rotta sull’Italia, ma senza ricevere l’indicazione del porto sicuro da Salvini. Che quello stesso giorno attaccò il premier perché era di parere opposto al suo: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di migranti a bordo di una nave Ong. Gli risponderò garbatamente che non si capisce perché debbano sbarcare in Italia”. Il 15 Conte pubblicò una nuova, durissima lettera a Salvini (per i giudici, la prova che il ministro fece tutto da solo contro le indicazioni del premier): “Ti ho scritto ier l’altro una comunicazione formale, con la quale, dopo avere richiamato vari riferimenti normativi e la giurisprudenza in materia, ti ho invitato, ‘nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori’… Con mia enorme sorpresa, ieri hai riassunto questa mia posizione attribuendomi, genericamente, la volontà di far sbarcare i migranti a bordo. Comprendo la tua ossessiva concentrazione nell’affrontare il tema dell’immigrazione riducendolo alla formula ‘porti chiusi’. Sei… proteso a incrementare i tuoi consensi. Ma parlare come Ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo Presidente del Consiglio, scritta nero su bianco, è questione diversa. È un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesimo, che non posso accettare”.
Poi rivendicava la linea di “maggiore rigore rispetto al passato” contro l’immigrazione clandestina e i successi in Ue sulle redistribuzioni: “Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti… Siamo agli sgoccioli di questa nostra esperienza di governo… ho sempre cercato di trasmetterti i valori della dignità del ruolo che ricopriamo e la sensibilità per le istituzioni che rappresentiamo. La tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare ‘slabbrature istituzionali’, che a tratti sono diventate veri e propri ‘strappi istituzionali’”. Era l’antipasto del liscio e busso che Conte gli avrebbe riservato in Senato cinque giorni dopo. Infatti Salvini cedette e sbarcarono tutti.
Ecco: l’unico complotto in corso contro Salvini è quello della realtà dei fatti che, appena apre bocca, s’incaricano puntualmente di smentirlo. Sempre e su tutto. Partecipa a un convegno sul Covid e fa il negazionista, violando la legge sulle mascherine nei luoghi chiusi affollati: e subito i contagi risalgono, tant’è che pure Zaia gli ricorda che il virus è tutt’altro che estinto. Tuona, in ottima compagnia, contro la “svolta autoritaria” per la proroga dello stato di emergenza: e ieri, non bastando le sapienti lezioni di Zagrebelsky e di altri giuristi veri, Mattarella ricorda a chi sproloquia di libertà violate che “libertà non è fare ammalare gli altri: non dobbiamo rimuovere” il Covid-19 e i suoi danni “per rispetto dei morti, dei sacrifici affrontati dai nostri concittadini: altrove il rifiuto di quei comportamenti provoca drammatiche conseguenze”. Ancora una volta la realtà dei fatti contro le balle della propaganda. E siccome il pugile suonato è pure sfigatissimo, viene sbugiardato persino dai dati Istat sul calo del Pil: dati terribili per tutt’Europa, ma meno peggiori in Italia che in altri Paesi, come la Spagna e la Francia, portati a modello perché più bravi a riaprire prima. Il 21 aprile, con più di 400 morti al giorno, il Cazzaro Verde chiedeva di riaprire tutto, visto che “in Austria hanno aperto un sacco di negozi e attività commerciali, in Germania idem, in Spagna e in tanti altri Paesi”. Il 28 aprile gli fece eco l’altro Matteo, noto economista pure lui: Francia, Germania, Spagna “stanno ripartendo più velocemente di noi e ci strappano fette di mercato”, basta “tenere il Paese agli arresti domiciliari”. Ora i dati Istat dicono che nel secondo trimestre 2020 (dalla fine del lockdown all’inizio della fase 3), l’Italia ha perso il 12,4% del Pil, contro il 13,8 della Francia e il 18,5% della Spagna. Nulla si sa della Svizzera e delle Bahamas, ma basta chiedere a Fontana.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/08/01/il-complotto-della-realta/5886893/
venerdì 31 luglio 2020
Quando Renzi e Salvini attaccavano il governo sulla crisi post-Covid: “Riaprire l’Italia come altri Paesi Ue”. Ecco cosa dicono i dati del Pil.
I paragoni del centrodestra con gli altri Paesi Ue – Nel corso dei lunghi mesi di lockdown i leader politici hanno più volte cambiato posizione sulle misure adottate dall’esecutivo. Il segretario del Carroccio, a inizio marzo, predicava di “chiudere tutta l’Italia” prima che “sia troppo tardi”, salvo poi correggere il tiro a distanza di poche settimane. “A Mattarella ho detto che prima si torna a lavorare, in sicurezza, con le mascherine, meglio è. In Germania lavorano, in Turchia lavorano e le nostre aziende rischiano di perdere il treno”, dice l’11 aprile al Tg4. “Veneto e Lombardia sono state le prime a chiudere e a imporre restrizioni. Qua il tessuto produttivo sta soffrendo più che altrove”, insiste tre giorni dopo a Telelombardia, sostenendo che “qualcuno sta approfittando del virus per fare concorrenza sleale alle nostre imprese”.
Una linea a cui si accodano pure i governatori di centrodestra. “Abbiamo due possibilità: tenere chiuso tutto e morire in attesa che il virus se ne vada oppure ripartire. Tutti alla fine hanno deciso di convivere col virus e riaprire, perchè oltre un certo limite la chiusura non è sostenibile”, dichiara il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, mentre il suo virologo di fiducia Andrea Crisanti si affanna a fare il più alto numero di tamponi possibile. “Molti altri Paesi europei sono già ripartiti, è necessario ragionare subito del nostro futuro“, gli fa eco Attilio Fontana, sebbene solo la Lombardia quel giorno segni +941 contagi e 231 morti in più. Poi si arriva a fine aprile, quando il premier Conte tiene una conferenza stampa per spiegare ai cittadini le tappe della fase 2, incentrata sulla prudenza e sulle indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Le opposizioni si sollevano contro il governo e accusano Palazzo Chigi di “massacrare interi settori”. Salvini parla di “dramma economico difficilmente recuperabile”, mentre la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni sentenzia: “Un’altra lunga e confusa conferenza stampa di Conte per dirci che, in sostanza, la fase due è quasi identica alla fase uno”.
Da Zingaretti a Renzi, polemiche anche in maggioranza –In quell’occasione non sono mancati malumori nemmeno tra le forze di maggioranza. “Qualsiasi scelta sui tempi di riapertura deve essere orientata a limitare al massimo la recrudescenza di una diffusione che probabilmente ci sarà, ma che va tenuta sotto controllo, con il costante supporto della scienza”, spiega al Corriere della Sera il segretario dem Zingaretti. Che prova a inseguire gli avversari sul terreno della lotta alla crisi mandando un messaggio a Palazzo Chigi: “Mi permetto di suggerire al governo di affidarsi alle curve epidemiche per riavviare le attività di alcune categorie, come ristoranti, bar o, in generale, il commercio. Verificando anche la data del primo giugno che mi pare molto lontana“. Molto più duro il fondatore di Italia Viva, secondo cui è “allucinante” la riapertura dei negozi in Germania “mentre noi siamo in queste condizioni e abbiamo il problema che in Italia non si riapre”.
Parole che in realtà non suonano nuove nelle dichiarazioni pubbliche rese dagli esponenti del suo partito già da fine marzo, ancora prima rispetto al cambio di linea deciso da Salvini. “Perché i gruppi italiani possono produrre acciaio in Germania, o matite in Francia, e non in Italia?”, si chiede il deputato di Iv Massimo Ungaro, puntando il dito contro la “prateria alla concorrenza degli altri che hanno già riaperto”. Per questo, aggiunge, “è fondamentale riaprire le fabbriche” gradualmente “già adesso”. Altrimenti, “la crisi economica rischia di creare anch’essa vittime come quella sanitaria”. Questioni di priorità, insomma. “Dicono tutti che sì, bisogna riaprire. E decidere come farlo. Solo che gli altri, che si sono organizzati per tempo, sono già partiti”, chiosa l’ex premier nella sua Enews del 14 aprile, prendendo a esempio i casi di Spagna e Francia. Proprio i Paesi che, nel secondo trimestre 2020, hanno subito il contraccolpo più duro in termini di Prodotto interno lordo.