domenica 14 novembre 2021

Alla corte di Bin Rignan. - Marco Travaglio

 

Riceviamo lezioni di giornalismo da autorevoli docenti, indignatissimi perché diamo notizie vere su Renzi (come su tutti) e perché i pm di Firenze indagano su notizie di reato. David Parenzo, noto per non aver mai dato una notizia in vita sua e sinceramente sgomento dinanzi all’oggetto misterioso, dice che pubblicare i finanziatori di un senatore indagato per finanziamento illecito fa di noi “soltanto dei guardoni”. Lui, intanto, non lo guarda nessuno. Alessandro Sallusti, passato dalla corte di B. a quella di R. come se facesse differenza, spiega che “non c’è da stupirsi” se la Bestiola renziana progettava di “distruggere” e “diffamare” i 5Stelle e due giornalisti, perché lo fanno tutti da sempre tranne lui. E cita “i film di Giovannino Guareschi” (che non ha mai fatto film) e le accuse (ovviamente vere) a vari politici, da Leone a B.. Ergo “Travaglio è il bue che dà del cornuto all’asino”. Quanta modestia. Sallusti è l’artefice della patacca su Dino Boffo, che su Avvenire osò criticare B. per i bunga-bunga e si ritrovò sul Giornale un’“informativa” giudiziaria (ovviamente mai esistita) che lo definiva “noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni”. Ma è anche l’unico direttore finito ai domiciliari per varie diffamazioni e graziato da Napolitano (con gran sollievo della Santanchè che l’aveva in casa come pena accessoria): il tutto perché pubblicò su Libero un pezzo che accusava un giudice di aver costretto una ragazza ad abortire e poi, scoperta la falsità della notizia, anziché rettificarla, la ripubblicò raddoppiando il danno.

Un’altra lezione giunge dall’ex pm Carlo Nordio: sul Messaggero definisce “processo politico”, “porcheria” e “nefandezza” l’inchiesta Open e “compiacenti” i giornali (due o tre) che la raccontano, per avere “vilipeso i più elementari diritti alla riservatezza”. E lui è una nota vestale della privacy: nel 2000 convalidò il sequestro dell’auto di un 25enne sorpreso dai carabinieri con una squillo e accusato inopinatamente di favoreggiamento della prostituzione, dopodiché il giovane, rincasato in taxi, s’impiccò con la cintura; e nel 2004 Bruno Vespa scoprì che dal 1998 Nordio s’era scordato nel cassetto il fascicolo sulle presunte tangenti a D’Alema e Occhetto, anziché trasmetterlo a Roma, dove giunse impolverato e prescritto. Potete ben intuire l’autorevolezza del pulpito.

Ps. In un vertice ad Arcore sulla corsa al Quirinale, “Dell’Utri ha detto che Renzi gli ha fatto sapere che, se la partita di Berlusconi diventa giocabile, lui è pronto a giocarla” (Stampa). Ora, noi non sappiamo se davvero Bin Rignan abbia parlato con Dell’Utri. Ma, se l’ha fatto, è stato solo per dirgli quello che ripete sempre agli amici B. e Verdini: “Pregiudicato!”.

https://www.blogger.com/blog/post/edit/2372701819119034825/1199653859162764004

sabato 13 novembre 2021

Col morto in casa. - Marco Travaglio

 

Molti lettori ci scrivono inorriditi per la macchina del fango renziana contro i 5Stelle e il Fatto. Ma soprattutto per il silenzio degli altri giornali (a parte La Verità) e dei tg. La spiegazione è semplice: hanno quasi tutti il morto in casa. Del resto, per quanto bassa sia la nostra considerazione di quel trust di cervelli, non possiamo credere che nel 2017 pensassero di fermare la marea montante anti-partiti che gonfiava le vele al M5S con un Rondolino, una Chirico e un commissario Iacoboni (quello dello scoop su Beatrice Di Maio, presunta Mata Hari putinian-grillina, poi rivelatasi essere la moglie di Brunetta). Basta scorrere giornaloni, tg e talk da riporto nell’ultimo anno prima delle elezioni del 2018 per ricordare che avevano tutti un solo obiettivo: sputtanare i 5S dimostrando che rubavano come gli altri. E, non riuscendo a trovarne neppure mezzo che lo facesse, nascondevano scandali e inchieste sui renziani (ma pure su B., promosso da Scalfari a diga anti-barbari), e pompavano microscandaletti grillini inventando notizie false o modificando geneticamente mezze verità per trasformarle in menzogne intere. Raggi e Sala imputati per abuso d’ufficio, lei senza prove e lui per due documenti d’appalto retrodatati a sua firma? Centinaia di titoli sulla Raggi, dipinta come una tangentista un po’ mignotta: infatti fu assolta. Zero tituli su Sala, dipinto come un tapino costretto a fare carte false per il nostro bene: infatti fu condannato e poi prescritto. E rubrica fissa su Spelacchio per impiccarvi la Raggi.

L’Appendino mostrificata come una serial killer per la tragedia di piazza San Carlo, causata da una gang di rapinatori. E l’inchiesta Consip sul Giglio Magico per tangenti promesse sul più grande appalto d’Europa prima oscurata e poi spacciata per un mega-complotto di Noe e Woodcock per far dimettere Renzi (che si era già dimesso). Grande rilievo alla colf in nero di Fico, che non era una colf e non lavorava per Fico, e alla “Cinquestellopoli” spacciata per un mega-furto di soldi pubblici, mentre i parlamentari M5S che non restituivano la quota di stipendio si tenevano soldi propri. Molto spazio allo scandalo del padre di Di Maio indagato per una carriola piena di calcinacci nell’orto. Poche righe per la soffiata di Renzi a De Benedetti sul dl Banche e ai 600 mila euro guadagnati in Borsa dall’Ingegnere. Il 2017 si concluse con la grande campagna dei giornaloni sui fake russo-grillini denunciati da Renzi alla Leopolda e sulla sua ideona di “una commissione parlamentare d’inchiesta con i poteri della magistratura per scoprire chi c’è dietro le fake news”, naufragata per mancanza di tempo. Peccato, sennò magari scopriva che dietro c’era lui. O chi per lui.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/13/col-morto-in-casa/6390625/

Un ex premier colpito e affondato. - Antonio Padellaro

 

Oggi la reputazione di Matteo Renzi si misura con il terrificante inglese alla corte di Mohammad bin Salman e dei Kennedy, o con la smandrappata banda rondolina che organizza figuriamoci la “Character assassination” per “distruggere” i Cinque Stelle e il Fatto. È la sindrome frustrata di un ex premier colpito e affondato, del vorrei ma non posso più, del lei non sa chi ero io, all’inseguimento a ritroso dello stile di vita precedente che ora indossa come uno smoking raffazzonato e che gli tira sui fianchi.

È l’ansia da io sono ancora qui che si sublima nel jet privato da 130mila euro per volare da Bill Clinton, richiesta che respinta dagli stremati amministratori di Open (“ha perso la testa”) diventa la ricerca a sbafo di un “amico riccone” che gli dia un passaggio. La ricerca costante di una rivincita con un contesto non sempre all’altezza finisce in parodia. Come con la tormentata, a dir poco, contabilità della fondazione. O quando si fantastica di 007 per organizzare la “contropropaganda antigrillina”. Perfino nella commistione tra politica e affari non c’è mai la sfida sfacciata al codice penale del suo modello Berlusconi. Ma si pigola asserendo che “non c’è reato”, come se lo sputtanamento fosse tutto sommato un prezzo equo da pagare.

Simile al George Dandin di Molière, che da contadino arricchito cerca di migliorare la sua condizione sociale sposando una nobile da cui viene regolarmente cornificato, Renzi non si accorge di essere usato dai suoi nuovi compagni di strada, compreso quel tizio del car sharing, che l’ha sfruttato come spot per poi mollarlo. Scarsa solidarietà gli giunge da Italia Viva, il partitino dell’uno virgola dove alla vigilia del si salvi chi può, e in attesa di trovare altre collocazioni, si cerca di non dare troppo nell’occhio. Anche perché la magistratura con Open non ha ancora finito. In tanti gli ridono appresso quando si pavoneggia da gran regista del governo dei Migliori, ma lo sanno anche i muri che gli è toccato il lavoro sporco, affondare il governo Conte, ricevendo in cambio una mancia ministeriale.

Forse l’ultima cosa sincera Renzi la disse a Matrix nel 2018: “Se vuoi accettare contratti milionari non fai il politico”. Una verità che ora gli si ritorce contro ogni sera, in ogni talk. Tu l’as voulu George Dandin.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/13/un-ex-premier-colpito-e-affondato/6390679/

venerdì 12 novembre 2021

Auto a idrogeno, tipologia, prezzi, caratteristiche e quali in vendita. - Marco Paternostro

 

Quali sono le auto a idrogeno su cui si basa la mobilità del futuro? Possono essere elettriche FCEV dotate di una "fuel cell" alimentata a idrogeno oppure HICEV. Vediamone caratteristiche tecniche a confronto, vantaggi, svantaggi e quali sono in vendita.

Quali sono le auto a idrogeno? Quali caratteristiche le contraddistinguono? Le automobili a idrogeno non sono una novità bensì è da circa 20 anni che vengono realizzate in piccola serie. Prima sotto forma di prototipi e poi come vetture in commercio. Negli anni numerose case costruttrici hanno realizzato vetture fuel cell con questa alimentazione alternativa a emissioni zero: dallo scarico esce solo acqua e vapore acqueo per una perfetta mobilità sostenibile.

Tuttavia, non essendo direttamente disponibile l’idrogeno in natura, bisogna ricavarlo con processi che consumano energia come l’elettrolisi o il reforming a metanolo. Di conseguenza se al posto dei combustibili fossili per produrre l’idrogeno, si utilizzano le fonti a energia rinnovabile, l’impatto ambientale è veramente minimo.

Auto a idrogeno come funziona, 2 tipologie HICEV e FCEV.

Come funziona l’auto a idrogeno? Anzitutto i costruttori si sono concentrati sulle cosiddette automobili a idrogeno HICEV (Hydrogen Internal Combustion Engine Vehicle), dove l’idrogeno brucia come combustibile all’interno di un motore tradizionale termico.

Il record di percorrenza della Toyota Mirai ad idrogeno con autonomia di 1.000 km
Il record di percorrenza della Toyota Mirai ad idrogeno con autonomia di 1.000 km

Dopodiché ci sono le auto ad idrogeno denominate FCEVvetture 100% elettriche dotate di una fuel cell o cella a combustibile alimentata a idrogeno, dove una reazione con l’ossigeno all’interno della pila a combustibile, produce elettricità che alimenta il motore elettrico. A differenza di un’auto elettrica quella ad idrogeno consente percorrenze superiori con autonomia fino a 800/1.000 km.

Quali sono le auto a idrogeno?

Per ripercorrere la storia delle auto a idrogeno in Europa andiamo in Germania. In particolare, a puntare per prima su questa alimentazione, è stata nel 2000 la Opel HydroGen1 basata sulla monovolume Zafira. Montava un motore elettrico da 55 kW e 251 Nm che la spingevano fino a 140 km/h. Passano due anni e Mercedes-Benz presenta la Classe A. F-Cell che aveva una autonomia di soli 160 Km. A seguire la bavarese Bmw Hydrogen 7, del tipo HICEV presentata nel 2007 (l’abbiamo guidata da Verona all’aeroporto di Monaco di Baviera dove all’epoca esisteva l’unica stazione di servizio in Europa). Si tratta della prima auto di questo tipo messa in circolazione in piccola serie, circa un centinaio di esemplari

Audi A7 e-tron quattro FCEV auto a idrogeno
Diagramma Audi A7 e-tron quattro FCEV a idrogeno

Dopodiché arriviamo al 2010, quando Mercedes-Benz immette sul mercato la Classe B F-Cell. Vettura prodotta in piccola serie con motore da 100 kW e autonomia di 400 Km era disponibile solo a noleggio.
Altra tedesca, sotto forma di concept, la Volkswagen Golf HyMotion del 2014, con fuelcell da 136 cv di potenza e autonomia di 500 km. Allo stesso modo dal gruppo VAG, l’Audi A7 Sportback h-tron concept, seguita dal SUV Audi h-tron, vista a Detroit nel 2016. La cella a combustibile è composta da 330 singoli elementi in grado di sviluppare 150 cv. Fuel cell e accumulatore agli ioni di litio alimentano due motori elettrici, velocità massima di 200 km/h.

Furgoni a idrogeno.

Analogamente alla storia delle auto a idrogeno, non mancano i veicoli commerciali come i furgoni fuel cell. Per esempio, il GM Electrovan del 1966, è il primo veicolo a idrogeno della storia, con una potenza di picco della pila a combustibile di 160 kW.

Rifornimento idrogeno furgone fuel cell Renault Master Z.E Hydrogen
Rifornimento idrogeno furgone fuel cell Renault Master Z.E Hydrogen

Invece da Stoccarda nel 1994 è stata proposta la Mercedes Necar 1, sulla base del van Mercedes-Benz MB 100. Tra i furgoni attualmente in commercio, nel 2017 Renault ha presentato Kangoo e Master a idrogeno.

Auto a idrogeno in vendita.

Quali sono i modelli di auto a idrogeno in vendita oggi? Dalla Corea del sud sono arrivate sul mercato tra il 2013 e il 2019 i SUV Hyundai ix35 Hydrogen e Nexo (la prima immatricolata in Italia nel marzo 2019) con percorrenza di 670 km, potenza complessiva di 163 cv e prezzo di 69.000 euro. La Nexo ha fatto anche registrare un record di autonomia di 880 km, poi battuto da Toyota con la Mirai che ne ha percorsi ben 1.000.

Auto a idrogeno Hyundai NEXO
Auto a idrogeno Hyundai NEXO

Ancora un SUV la Mercedes GLC F-Cell che viene proposta con la formula del noleggio con un canone mensile di 799 euro in Germania e in Giappone. In particolare, si tratta di un veicolo unico nel suo genere perché è anche Plug-In Hybrid grazie alla batteria agli ioni di litio da 13.5 kWh.

Per non parlare del Sol levante da dove provengono due le proposte. La Honda FCX (da 34.000 euro), e la Toyota Mirai lanciata nel 2015 e completamente rinnovata nel 2020. Durante il viaggio apostolico in Giappone di Papa Francesco, Toyota ha allestito una Mirai in versione papamobile.

Vista posteriore Toyota Mirai 2020
Vista posteriore Toyota Mirai 2020

Auto a idrogeno FCEV HICEV quali sono caratteristiche

MARCAMODELLOPREZZOPOTENZA MOTOREFUEL CELLTIPOLOGIA
AudiA7 h-tronConcept199 kW110 kWFCEV
Audih-tron quattroConcept320 kW110 kWFCEV
BMWHydrogen 7Noleggio191 kWHICEV
Hyundaiix35 Hydrogen69.000 €80 kWN.D.FCEV
HyundaiNexo69.000 €120 kWN.D.FCEV
HondaClarity60.000 €130 kWFCEV
HondaFCXda 34.000 €130 kWN.D.FCEV
OpelHydroGen1Concept55 kW120 kWFCEV
MazdaRX-8 Hydrogen REConcept80 kWHICEV
Mercedes-BenzClasse A F-CellConceptN.D.N.D.FCEV
Mercedes-BenzClasse B F-Cell780 € mese100 kWN.D.FCEV
Mercedes-BenzGLC F-Cell799 € mese155 kWN.D.FCEV
ToyotaMirai78.750 €113 kW114 kWFCEV
VolkswagenGolf HymotionConceptN.D.100 kWFCEV
Tabella riepilogativa principali auto a idrogeno comparazione caratteristiche

Vantaggi auto a idrogeno.

Concludendo quando si parla di questa motorizzazione non bisogna dimenticarsi per le auto a idrogeno quali sono i vantaggi e gli svantaggi. In particolare il vantaggio più evidente è l’abbattimento delle emissioni se si esclude il ciclo produttivo dell’idrogeno. Altro vantaggio è la possibilità di ricaricare la batteria di bordo in modo rapido, grazie alla potenza della cella a combustibile. Infine tra i vantaggi ricordiamo la velocità di rifornimento di carburante che varia tra i 3 e i 5 minuti.

Auto ad idrogeno svantaggi, perché non conviene comprarla.

Invece lo svantaggio più evidente di un’auto ad idrogeno è sicuramente il costo di acquisto della vettura, ma per fortuna esistono delle soluzioni a noleggio. Altra difficoltà consiste nel trovare un distributore di idrogeno, sono solo 6 sul nostro territorio. Dal punto di vista meccanico un’auto a idrogeno pesa di più di una tradizionale per via delle bombole di stoccaggio del carburante, mentre a livello di consumi sono mediamente comparabili.

Propulsore nuovo Mercedes-Benz GLC F-CELL plug-in hybrid
Auto ad idrogeno Mercedes, il motore della Mercedes-Benz GLC F-CELL plug-in hybrid
https://www.newsauto.it/guide/auto-idrogeno-caratteristiche-prezzi-autonomia-2021-258855/