domenica 20 febbraio 2022

Cari elettori...- Vincenzo Garofalo

 

...molti politici non si rendono conto cosa significa avere il frigo vuoto. Guardare la propria auto ferma lì, allo stesso posto, allettata perché non puoi fare benzina.
Non sanno cosa significa non riuscire a dare ai propri figli la merenda desiderata a scuola. E comprare loro vestiti e scarpe perché crescono. Molti politici non sanno del tremolio di quel pollice impaurito che espone la mano di una mamma quando tocca la punta delle scarpe, per sentire se c'è ancora dello spazio, per sentire se il piedino può ancora arrangiarsi, prima dell'inevitabile restringimento.

Non sanno cosa significa avere le bollette accumulate sul comodino, e decidere, ogni volta, quella a cui devi dar priorità. Le date di scadenza non le guardi più: servirebbero solo a sentenziare il grado di colpevolezza di un'impotenza ingiusta.

Molti politici non sanno cosa significa scegliere se e come curarsi: il SSN, ormai, lo hanno smantellato. Non sanno che il ricorso agli esosi privati e il prezzo di certi farmaci faranno acquisire solo il coraggio di dire ai propri cari e agli amici intimi che è tutto a posto, quando invece non lo è. Un peso che poi devi scaricare, e lo confessi al primo interlocutore passante dagli occhi buoni che incontri.

Molti politici non sanno cosa significa andare a letto con la paura di essere sfrattati e non sapere dove andare a dormire: la dignità che ti rimbocca ancora una volta le coperte, e che cerca la tua attenzione, una tua rassicurazione. Ma tu ti volti dall'altro lato, per evitare il suo sguardo, perché non sai se sarai più leale con lei, se potrai più mantenerla. E pensi, su un cuscino bagnato, a come ti sentirai quel giorno: quando di nascosto la porterai lontana da te. Sai che non è la stessa cosa, ma in cuor ti sembrerà lo stesso un gesto colpevole, come quello che fanno alcuni codardi che abbandonano i propri animali fedeli lungo le strade.

Di tutte le ingiustizie questa è la più brutta.

Cari elettori, questi non sono più casi isolati, purtroppo. Ci sono moltissime povertà taciute prima che diventino eclatanti. Ma molti nani politici non ci arrivano. Non comprendono più la natura stessa dell' uomo, perché non ne hanno più il rispetto, perché tale condizione di offesa dignità gli è dovuta per proteggere il loro nobile vantaggio. Ormai si sono rinchiusi un'altra volta nella loro Versailles: per loro la povertà è diventata tangibile.
La storia insegna, ma non ha scolari (cit).
E sappiamo come andò.

Adesso aprite gli occhi e guardatevi bene intorno. Non bisogna per forza essere esperti di politica per capire chi si sta battendo davvero per voi. C'è una forza politica in questo Paese che ha già dato prova della sua lealtà e della sua onestà nel proteggere l' Italia dei semplici e degli esclusi. L'unica che ammette anche gli errori, e nella tana dei lupi era impossibile non farli. Ma l’empatia con la quale si rivolge a un Paese sempre più sofferente, generosa al punto d' anteporre gli interessi dei cittadini ai propri, è il primo segnale di riconoscimento di chi mette la propria esperienza e capacità al vostro servizio. Perché il mondo di riferimento del m5s è quello della gente semplice, della gente dimenticata, emarginata. Una forza di denuncia che si cala nelle situazioni per poterle migliorare: è attenta e rispettosa della vostra dignità. Si batterà sempre per farvela ritrovare, poiché è nata per questo motivo ed è nel suo dna aiutare chi è stato costretto ad abbandonarla...
e se gli darete forza, sarà anche in grado di tutelarla nei confronti di chi non la rispetta.

Vincenzo Garofalo 

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Lupi per Agnelli. - Marco Travaglio

 

La lettura dei giornaloni ci induce a un moto spontaneo di commozione e gratitudine per una famiglia di buoni samaritani torinesi che dona un miliardo di euro allo Stato per i nostri bisogni più impellenti. I titoli più soavi sono sulle testate dei benefattori. Stampa: “Accordo tra Fisco e gruppo Agnelli: un miliardo per le sedi in Olanda. Exor: ‘Corretta la nostra interpretazione delle norme. Nessuna sanzione, contenzioso chiuso’”. Repubblica: “Accordo col Fisco sul passaggio in Olanda. La società: ‘Operato secondo le regole’”. Ma anche il Sole 24 ore non scherza: “Exor e Agnelli, quasi 1 miliardo per chiudere la vertenza fiscale”. E il Corriere: “Exor-Agnelli, pace da 950 milioni con il Fisco”. Non è ben chiaro a quale guerra o “vertenza” o “contenzioso” sia seguito l’“accordo” di “pace”. Ma è pacifico che i donatori subalpini nulla dovevano, avendo osservato rigorosamente “regole” e “norme”, il che rende ancor più nobile il munifico gesto di devolverci metà degli utili. Un po’ come quegli imputati che patteggiano anni di galera, ma restano innocenti. Ci par di vederlo, il giovine John Elkann che arringa il folto gregge degli Agnelli, leccandosi il pollice mentre sfoglia il libretto degli assegni: “Mi voglio rovinare: facciamo un miliardo e un bacio sopra, se no dicono che siamo tirati! Apro una parente: se non sganciamo subito il miliardo, il fisco potrebbe affibbiarcene 2 o 3 per l’Exit Tax non pagata col trasloco in Olanda, e cara grazia che c’è lo sconto Draghi. Ma questo non lo diciamo, anche perché dallo Stato abbiamo incassato 10 miliardi fino al 2013 e ora si ricomincia. Chiusa la parente. Senza nulla a pretendere, i fratelli Elkann, che siamo noi”.

Ci par di vedere pure i colleghi di Stampubblica, ai quali va la nostra solidarietà. S’erano appena riavuti dalla fatica di nascondere il sequestro di 30 milioni ai cavalieri Gedi (gestione De Benedetti) per una presunta truffa da 38 all’Inps e di maledire il M5S per le truffe miliardarie sul superbonus (mai esistite) e zac! Gli capita fra capo e collo la notizia del padrone che prende i soldi e scappa, viene beccato e ne restituisce un po’ per evitare il peggio, mentre con l’altra mano ritira il primo dei 3-4 miliardi in 8 anni gentilmente offerti dal trio Draghi-Giorgetti-Cingolani. Ora chi lo dice a Sebastiano Messina, che su Rep voleva “vietare a vita l’uso della parola ‘onestà’” ai 5Stelle che “permettono a un imbroglione di truffare un miliardo – un miliardo! – col superbonus e consentono a mafiosi, finti poveri e latitanti di incassare ogni mese il reddito di cittadinanza” (500 euro!). In attesa di trovare un’anima pia che lo avvisi col dovuto tatto, Rep mette a pag. 1 il miliardo dallo Stato agli Agnelli e a pag. 25 il miliardo dagli Agnelli allo Stato. Sennò poi la gente sospetta che questi Agnelli siano parenti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/20/lupi-per-agnelli-2/6500321/

Letta, Calenda e Giorgetti officiano il “Draghi forever”. - Tommaso Rodano

 

Verso il 2023 - Il congresso di Azione invita tutti i big di partito tranne FdI e 5S. Il segretario del Pd: “Vinceremo insieme”.

È il caso di unire i puntini. Giovedì, dopo i molteplici incidenti parlamentari, Mario Draghi s’infuria con i partiti: o fate come dico io, oppure “così non si va avanti”. Venerdì il Partito democratico si premura di confermare di essere dalla parte del premier, senza se e senza ma. Il ministro Andrea Orlando se la prende con i partiti più irrequieti della maggioranza. Non li cita, si riferisce a Lega e Cinque Stelle, ma in fondo pure Forza Italia, quelli che “creano instabilità ponendo ogni volta dei distinguo”. Sabato, infine, Enrico Letta partecipa al congresso romano di Azione, il partito di Carlo Calenda, e spalanca le porte del centrosinistra al più draghista dei leader moderati: “Faremo grandi cose, vinceremo insieme le elezioni del 2023”.

Tre indizi fanno una prova. In un momento di turbolenze per la maggioranza di governo, il Pd rimane saldamente a sostegno del premier, immobile e affidabilissimo. I dem si sono intestati il ruolo di partito di Draghi. Per il presente e per il futuro. D’altra parte l’intervento del segretario Letta al battesimo romano del partito di Calenda è difficile da fraintendere.

Al congresso di Azione ci sono leader di partito di ogni schieramento, da destra a sinistra: Antonio Tajani (FI), Giovanni Toti (Cambiamo), Ettore Rosato (Iv), Roberto Speranza (Articolo Uno). L’apertura è affidata al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Il senso politico lo dà il padrone di casa, Calenda, che stabilisce in modo netto il perimetro politico: tutti tranne Conte e Meloni. Compresa la parte della Lega fedele a Giancarlo Giorgetti, non a caso – pure lui – tra gli ospiti del congresso di Azione. “Siamo per il dialogo – ha detto Calenda – ma questo non vuol dire accettare qualunque controparte. Noi non dialoghiamo e non accettiamo il confronto con il Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia. È una scelta netta e definita perché il dialogo si fa a partire dai valori comuni”.

A prescindere dai veti calendiani, Letta aveva a sua volta annunciato i suoi saldi propositi di alleanza. Con un’apertura mai così netta ai moderati di Azione: “Ci troveremo insieme, accanto, alle prossime elezioni – ha garantito il segretario del Pd –. Avremo uno sguardo comune sul futuro, a partire dall’Europa. E sono sicuro che faremo grandi cose. Insieme vinceremo le elezioni del 2023. E dopo, insieme, daremo un governo riformista, democratico ed europeista al nostro paese. Sono qui per confermare questa voglia di fare strada insieme per il bene dell’Italia”. Di più, non si poteva dire.

Ora, resta difficile capire quale sia il vero punto di equilibrio di Letta, che fino a prova contraria rimane il sostenitore di una larghissima alleanza liberale che va da Calenda fino ai Cinque Stelle di Conte. Ma che sbatte sui veti reciproci, fieramente esibiti dai presunti alleati. Conte – che sarebbe, sempre fino a prova contraria, il primo alleato del Pd – di Calenda non ne vuole sapere. Calenda – che era arrivato a minacciare la sua candidatura alle suppletive della Camera solo per ostacolare quella eventuale di Conte – almeno ha stabilito un perimetro molto chiaro: per lui “tutto è possibile, a condizione che non ci siano i 5Stelle”.

In serata il leader dei Cinque Stelle commenta così, con i suoi collaboratori: “Prendiamo atto dell’arroganza e dei veti, ma li lasciamo ad altri. I protagonismi dilatano l’ego e fanno apparire indispensabili. Noi non abbiamo paura del confronto, ma c’è una differenza sostanziale fra campo largo e campo di battaglia: creare accozzaglie per puntare solo alla gestione del potere non ci interessa”.

Conte e Calenda sono alternativi: dei due, l’uno. Per capire cosa passi per la testa del segretario del Pd, può aiutare questa parola d’ordine, tremendamente bizantina: “Continuità dinamica”. La spiega Stefano Ceccanti, deputato dem di consolidate convinzioni draghiane: “Letta – dice – è sempre stato coerente nel perseguire una continuità dinamica con Draghi, non con la medesima coalizione da unità nazionale, ma con una futura maggioranza progressista”. Letta è per un Draghi post-elezioni, insomma: scommette sulla conferma dell’attuale premier come unico scenario delle urne. Un dato che finirebbero per accettare sia i 5Stelle che Calenda. Invece l’irascibile fondatore di Azione è per un draghismo “statico”. Per Calenda da una parte ci sono “i buoni” europeisti che continueranno a sostenere Draghi: i partitini di centro, il Pd, Forza Italia, la Lega depurata dal salvinismo. Dall’altra “i cattivi” populisti: la Lega fedele a Salvini, Fratelli d’Italia e il M5S. L’unica sfumatura tra Letta e Calenda è proprio il rapporto con Conte.

La sorpresa, che anticipa la giornata in cui il segretario del Pd vira definitivamente al centro, è l’intervista di Goffredo Bettini al Foglio. Proprio colui che aveva ispirato la strategia giallorosa di Nicola Zingaretti, in teoria il più vicino a Conte, disegna il manifesto più draghista di tutti: “Oggi dobbiamo essere il partito della stabilità”, dice Bettini. Il Pd “è il partito più forte” dopo la (ri)elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, “è l’architrave del sistema democratico”. E il suo dovere è quello di “aiutare Draghi nella navigazione”.

Sembra Calenda, invece è Bettini. Il larghissimo campo del centro, con un’impercettibile spolverata di sinistra, è praticamente servito.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/20/letta-calenda-e-giorgetti-officiano-il-draghi-forever/6500353/

sabato 19 febbraio 2022

Il nuovo “decreto bollette”: copre un terzo dell’aumento. - Patrizia De Rubertis e Marco Franchi

 

CHI CI GUADAGNA - Le risorse arginano molto parzialmente l’impatto degli aumenti sui bilanci di famiglie e piccole imprese, ma il governo non vuole ricorrere a nuovo deficit. Tra le fonti di copertura non c’è un nuovo intervento sugli extraprofitti delle compagnie energetiche.

In deficit no, per carità, che l’Europa ci guarda e poi abbiamo anche avuto tutta questa crescita imprevista nel 2021. E quindi di lima e di cesello, senza dimenticare un po’ di fantasia, arriva il decreto “energia e molto altro” coi suoi 8 miliardi e mezzo di euro. Tra le fonti di copertura non c’è un nuovo intervento sugli extraprofitti delle compagnie energetiche, ben rappresentati dai 2 miliardi di utile netto (su 4,7 totali nel 2021) fatti registrare da Eni negli ultimi tre mesi dell’anno scorso: “Ci aspettiamo che i grandi produttori di energia condividano con il resto della popolazione il peso dei rincari dell’energia, sul come ci stiamo riflettendo”, ha spiegato Mario Draghi ieri in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il nuovo decreto.

In attesa che la riflessione del premier e dei suoi ministri sia finita, va registrato che la maggior parte degli 8 miliardi, almeno 5,5, saranno impiegati per arginare – assai parzialmente – l’impatto dei prezzi energetici sulle bollette di luce e gas di famiglie e imprese (rispettivamente una botta da + 131% e +94% su base annuale). I soldi per il periodo aprile-giugno sono così divisi. Poco meno di 3,4 miliardi (che si aggiungono agli 1,2 miliardi stanziati a luglio, ai 3,5 di ottobre e ai 3,8 inseriti nella legge di Bilancio) andranno a famiglie e piccole imprese. Le leve azionate sono le solite: la riduzione degli oneri di sistema (1,8 miliardi), il taglio dell’Iva al 5% sul gas (592 milioni), fondi per le famiglie più povere (500 milioni), a cui vanno aggiunti altri 480 milioni per tagliare gli oneri generali nel settore del gas. A questi si sommano 400 milioni per Regioni ed enti locali, anche loro alle prese con l’aumento delle bollette (specie per ospedali e strutture sanitarie) e altri 2,3 miliardi di euro destinati alle imprese più grandi ed “energivore” (tra riduzione degli oneri di sistema e crediti d’imposta), che già a fine gennaio erano state destinatarie di 1,7 miliardi per far fronte, però, a una bolletta energetica che nel 2022 sarà superiore ai 30 miliardi.

Quello che segue è il conto più generale del ministero dell’Economia, Daniele Franco: nell’ultimo trimestre del 2021, a fronte di rincari per famiglie e imprese di circa 21 miliardi, “ne abbiamo fiscalizzati circa un sesto, 3,5 miliardi”; le stime dell’Arera indicano rincari sempre per 21 miliardi per il primo trimestre 2022 e “noi siamo intervenuti per circa 5,5, quindi per un quarto”. Il prossimo aumento della bolletta è stimato in 14-15 miliardi, ha aggiunto il ministro, “noi interverremo per circa 5,5 miliardi”, pari a oltre un terzo.

Le risorse, come si vede, arginano solo molto parzialmente l’impatto degli aumenti sui bilanci di famiglie e piccole imprese, ma il governo com’è noto non vuole ricorrere a nuovo deficit (i soldi arrivano soprattutto da risparmi precedenti e dai proventi delle aste della CO2) e spera che la buriana sia passata. Ucraina permettendo, certo: “Siamo ancora in un rallentamento della crescita in Europa, ma secondo le previsioni riprenderà spedita dal secondo trimestre di questo anno: bisogna essere cauti perché i rischi geopolitici potranno incidere sulla crescita”, ha detto Draghi. Anche scongiurando l’ipotesi di una guerra vera e propria, pure nuove sanzioni alla Russia – di cui si discute – possono mettere in difficoltà il nostro Paese: “Le sanzioni – ha detto Draghi – devono essere concentrate in settori che non comprendano l’energia e che siano proporzionate rispetto all’attacco e non preventive. L’Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone e sarebbe la più esposta”.

È dall’Est che al momento arrivano le più grosse preoccupazioni per il premier. È vero che “Vladimir Putin ha accennato alla possibilità di continuare a garantire le fornitura di gas all’Italia e di aumentarla se necessario”, ma questo non si può fare se non all’interno “degli impegni e delle relazioni con gli alleati e degli effetti delle sanzioni”, tanto è vero che “si sta anche studiando come l’Italia possa continuare a essere approvvigionata da altre fonti se dovessero venire meno quelle dalla Russia”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/19/il-nuovo-decreto-bollette-copre-un-terzo-dellaumento/6499449/

“Immunità”: Lotti e Boschi, nessuno segue l’ex premier. - Marco Lillo

 

Matteo Renzi ieri ha depositato il suo esposto alla Procura di Genova contro i pm che lo indagano a Firenze: Giuseppe Creazzo, Luca Turco e Antonino Nastasi. La sua tesi è che abbiano violato le guarentigie del Parlamento depositando nell’inchiesta Open le sue chat. Erano state trovate nei cellulari sequestrati non a Renzi ma ad altri soggetti che avevano interlocuzioni su Whatsapp con il senatore. I pm di Firenze le hanno depositate perché non le considerano conversazioni o corrispondenza (quindi tutelata dall’articolo 68 della Costituzione), bensì documenti sequestrati a terzi utilizzabili esattamente come la lettera di Tiziano Renzi trovata nel pc del padre durante una perquisizione (e non si sa se mai inviata al figlio senatore) depositata nel processo del padre per bancarotta.

Se le chat non sono conversazioni o corrispondenza, come dicono i pm, non serve la richiesta di utilizzazione. Ergo Matteo Renzi sta denunciando i pm per una violazione inesistente. Se lo sono però dovrebbe essere un giudice a stabilirlo. Non Renzi, il Senato, la Procura di Genova o l’opinione pubblica. Questo è il punto.

Il leader di Italia Viva invece, prima di sollevare la questione di fronte al giudice competente, è andato in tv (Porta a Porta, Tg2 Post) e persino a Radio Leopolda per sostenere la sua tesi aggiungendoci sopra il carico di attacchi ad personam per i tre pm su altre questioni. Renzi non è il primo ex premier che preferisce difendersi dal processo piuttosto che nel suo processo. Però c’è un dato che nessuno ha sottolineato: a indebolire le sue tesi ardite sono i comportamenti ben diversi di due parlamentari indagati con lui che, trovandosi nella medesima condizione, hanno scelto una strada diversa. Maria Elena Boschi e Luca Lotti non hanno sollevato la questione dell’articolo 68 della Costituzione obbligando la Giunta della Camera a un braccio di ferro analogo a quello aperto in Senato con la magistratura. Lotti e Boschi avrebbero potuto firmare anche loro un esposto a Genova come quello di Renzi contro i pm. Non lo hanno fatto. Probabilmente i due parlamentari faranno valere i loro diritti nella sede propria, cioé a Firenze davanti al giudice competente. In caso di uso delle chat contro di loro, probabilmente chiederanno al giudice di stabilire se le loro prerogative sono violate. Punto. Niente interviste, niente denunce, niente attacchi personali.

La guerra di Renzi parte un anno e mezzo fa. Il 21 settembre 2020 i suoi difensori intimano al pm Turco “di astenersi dallo svolgimento di qualsivoglia attività investigativa preclusa ai sensi dell’articolo 68 della Costituzione”. Il 4 ottobre Turco risponde picche e allora il 7 ottobre 2020 Renzi scrive alla Presidente del Senato Casellati che il 14 ottobre scrive a Turco per fargli sapere che la questione “su richiesta del Senatore Renzi è stata deferita alla Giunta”. Renzi scrive ancora a Turco il 24 novembre 2020 e poi il 27 novembre allegando la missiva alla solita Casellati e anche al procuratore generale della Cassazione e al vicepresidente del CSM, competenti per le azioni disciplinari contro i pm. La Giunta delle immunità ha ora votato a favore di Renzi e la questione del conflitto di attribuzione dovrà essere votata in aula al Senato. Lotti e Boschi non hanno chiesto nulla di simile ai colleghi della Camera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/19/immunita-lotti-e-boschi-nessuno-segue-lex-premier/6499495/?fbclid=IwAR2cqzTHUtnoz9Ljn_Y_VbzM5BIEfKPHHnfuhXR29YHRIaNFJZ3Gbcbu5S4

Governo, manovra energetica.

 


Mentre le aziende energetiche, quelle che non perdono mai, fagocitano soldoni, il governo vara una manovrina pro-fessi (noi) nella quale, prendendoci per i fondelli, dice di fare, ma, in realtà, alla resa dei conti, fa poco o nulla.
Non ho ancora capito se in quel palazzo fanno orecchie da mercante varando leggi che proteggono le aziende energetiche e le industrie, dimenticando di avere il dovere sacrosanto di proteggere noi che, in fin dei conti, siamo i ricettori finali di ogni negatività , quelli che assorbono l'humus malefico di ogni catastrofe ambientale, economica, o sanitaria, che, periodicamente, si verifica nel mondo (e qui mi vien quasi spontaneo credere ai complottisti che le attribuiscono le catastrofi di ogni natura a menti insane, il cui unico intento, anelito, è far crescere il valore nominale dei titoli in borsa... guadagnando cifre astronomiche, e senza dover muovere un dito)...
Mi sovviene un'immagine in cui Albertone, interpretando il Marchese del Grillo, che nel caso in questione potrebbe personificare il Governo, con un sorriso irritante pronuncia la famosa frase: "Mi dispiace, ma Io sò io e voi non siete un cazzo!"

Cetta

Caro energia, via libera del Cdm al decreto da sei miliardi. Fondo auto, un miliardo l’anno per 8 anni.

 

I punti chiave


Sei miliardi da destinare a misure contro il caro bollette, sostegni all’automotive, con uno stanziamento del fondo unico pluriennale da un miliardo l’anno l’anno pe otto anni, correttivi al decreto Sostegni ter in ambito Superbonus 110% e un fondo di 15 milioni a sostegno dei familiari dei professionisti sanitari deceduti per Covid.

È un pacchetto ampio quello approvato dal Consiglio dei ministri che si è svolto dopo la “tradizionale” cabina di regia tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e i capidelegazione delle forze politiche della maggioranza. Il tutto all’indomani dell’incidente politico che ha visto l’esecutivo battuto quattro volte sugli emendamenti al decreto Milleproroghe, in occasione delle votazioni notturne delle commissioni congiunte Bilancio e Affari costituzionali alla Camera.

Due decreti in Cdm, bollette e Superbonus.

Sul tavolo del Cdm sono giunti decreti distinti: un provvedimento energia per intervenire contro il caro-bollette e con misure strutturali per aumentare la produzione nazionale e un decreto con le correzioni alla cessione dei crediti di imposta legati ai bonus edilizi, compreso il Superbonus.

Giorgetti: a breve incentivi auto, non solo per elettrico.

«Insieme al ministro Cingolani a breve intendiamo presentare un decreto incentivi per l’acquisto di auto ecologicamente compatibili, non solo elettriche», perché nella fase di transizione «dobbiamo considerare anche altre fonti, come l’ibrido» ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nella conferenza stampa sul decreto bollette. Il ministro ha spiegato che il fondo di sostegno al settore automobilistico prevede circa un miliardo di euro l’anno su un periodo di otto anni «per accompagnare il processo di transizione».

Superbonus, possibile aumento sanzioni per frodi.

Sul fronte del Superbonus 110%, si prevedono fino a un massimo di 3 cessioni ma in ambito finanziario o bancario. Il credito avrà un identificativo univoco. La prima cessione eventuale all'impresa è fuori da questi tre passaggi. Inoltre, potrebbero essere aumentate le sanzioni per frodi. Se il credito viene sequestrato e poi dissequestrato viene dato a un intermediario, proroga del termine di utilizzo corrispondente al sequestro non motivato. Il tecnico che produce asseverazioni false o con omissione di informazioni rilevanti sul progetto che beneficia dei bonus fiscali per l’edilizia oppure che attesta il falso sulla congruità delle spese rischia la reclusione da due a cinque anni, oltre a una multa da 50mila a 100mila euro. La pena è aumentata «se il fatto è commesso al fine di conseguire un ingiusto profitto per sé o per altri». Viene quindi introdotto un codice che dovrà essere indicato «nelle comunicazioni delle eventuali successive cessioni, secondo le modalità previste dal provvedimento» che sarà disposto dall’Agenzia delle entrate. Le disposizioni entreranno in vigore dalle comunicazioni della prima cessione o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022.

Bollette, 5,8 miliardi per secondo trimestre.

Quanto al provvedimento sull’energia, il menù si compone di azzeramento degli oneri di sistema sull’elettricità sia per le famiglie che per le Pmi e le imprese più grandi per 3 miliardi, riduzione dell’Iva sul gas al 5% per circa 590 milioni, riduzione degli oneri sul gas per 480 milioni, rafforzamento del bonus sociale per 500 milioni, credito di imposta per le imprese energivore per 700 milioni e per le imprese gasivore per circa 500 milioni. «L’intervento diretto supera i 5,5 miliardi ma si associano interventi volti a sostenere regioni e comuni» ha detto il ministro dell’Economia, Daniele Franco in conferenza stampa che ha spiegato come a favore delle famiglie vadano risorse per circa 4,8 miliardi.

Riduzione Iva e oneri settore gas per oltre un miliardo.

Riduzione dell’Iva e degli oneri generali nel settore del gas per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro. Secondo la bozza del provvedimento in questione le somministrazioni di gas metano usato per combustione per usi civili e industriali, contabilizzate nelle fatture emesse per i consumi stimati o effettivi dei mesi di aprile, maggio e giugno 2022, sono assoggettate all’aliquota Iva del 5 per cento. Qualora le somministrazioni di cui al primo periodo siano contabilizzate sulla base di consumi stimati, l’aliquota Iva del 5 per cento si applica anche alla differenza derivante dagli importi ricalcolati sulla base dei consumi effettivi riferibili, anche percentualmente, ai mesi di aprile, maggio e giugno 2022. Gli oneri derivanti da questa misura sono pari a 591,83 milioni di euro per l'anno 2022. Al fine di contenere per il secondo trimestre dell'anno 2022 gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore del gas naturale, l’Arera provvede a ridurre, per il medesimo trimestre, le aliquote relative agli oneri generali di sistema per il settore del gas fino a concorrenza dell’importo di 480 milioni di euro. Tale importo è trasferito alla Csea entro il 31 maggio 2022.

Manifestazioni interesse per aumento produzione gas.

Si punta anche sull’aumento della produzione di gas naturale in Italia per rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti a prezzi ragionevoli ai clienti finali. In base alla bozza del decreto, il Gse, su direttiva del ministro della transizione ecologica, avvia le procedure per l'approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale dai titolari di concessioni di coltivazione di gas. E invita i titolari di concessioni di coltivazione di gas naturale, «ricadenti sulla terraferma e nel mare territoriale, a manifestare interesse ad aderire alle procedure comunicando i programmi delle produzioni di gas naturale delle concessioni in essere, per gli anni dal 2022 al 2031 nonchè un elenco di possibili sviluppi, incrementi o ripristini delle produzioni di gas naturale per lo stesso periodo nelle concessioni di cui sono titolari, delle tempistiche massime di entrata in erogazione, del profilo atteso di produzione e dei relativi investimenti necessari». Il riferimento è a concessioni che ricadono nelle aree idonee nell'ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), anche nel caso di concessioni improduttive o in condizione di sospensione volontaria delle attività. Il Gse poi stipulerà contratti di acquisto di lungo termine, di durata massima di dieci anni, con verifica al quinto anno, a condizioni e prezzi definiti per offrire poi prezzi calmierati ai clienti finali industriali, con riserva di almeno un terzo alle piccole e medie imprese.

Rafforzato bonus sociale elettrico e gas.

Sempre in base alla bozza, per il secondo trimestre dell'anno 2022 le agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati ed ai clienti domestici in gravi condizioni di salute e la compensazione per la fornitura di gas naturale sono rideterminate dall’Arera, al fine di minimizzare gli incrementi della spesa per la fornitura, previsti per il secondo trimestre 2022, fino a concorrenza dell’importo di 500 milioni di euro. Tale importo è trasferito alla Csea entro il 31 maggio 2022.

290 mln per credito imposta rinnovabili al Sud.

Arriva il credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti per l’efficienza energetica e promuovono la produzione di energia da fonti rinnovabili nelle regioni del Sud, pari a 145 milioni di euro all’anno per il biennio 2022 e 2023. Per promuovere invece la produzione di energia elettrica rinnovabile e l’autoconsumo per le Pmi nasce il “Fondo Rinnovabili Pmi” con una dote di 267 milioni. Per quanto riguarda il credito d’imposta, rientrano nell’agevolazione «gli investimenti per conseguire» maggiore «efficienza energetica e per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nell’ambito delle strutture produttive».

Azzeramento oneri sistema per 2° trimestre 2022.

Per ridurre gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico - si legge ancora nella bozza - l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, provvede ad annullare, per il secondo trimestre 2022, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 kW. A tal fine, sono trasferite alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea), entro il 31 maggio 2022, ulteriori risorse pari a 1.800 milioni di euro. Per ridurre gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, l’Arera provvede ad annullare, per il secondo trimestre 2022, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico. A tal fine, sono trasferite alla Csea, entro il 31 maggio 2022, ulteriori risorse pari a 1.200 milioni di euro».

Al via l’Anagrafe dei dipendenti pubblici.

Nasce l’Anagrafe dei dipendenti pubblici. «Per il completo raggiungimento dei traguardi e obiettivi» della missione del Pnrr su digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione e «per il completamento del fascicolo elettronico del dipendente», nella bozza del decreto bollette all’esame del Consiglio dei ministri è previsto l’avvio del censimento anagrafico permanente dei dipendenti pubblici, avvalendosi della base di dati del personale della Pa, istituita presso il Mef.

Fondo produzione nazionale microprocessori.

Nella bozza del decreto bollette all’esame del Consiglio dei ministri previsto un fondo per promuovere la ricerca e lo sviluppo della tecnologia dei microprocessori, la riconversione dei siti industriali esistenti e l’insediamento di nuovi stabilimenti in Italia. Lo stanziamento è ancora in corso di definizione ma riguarda un periodo che va dal 2022 al 2030.

Fondo per personale sanitario pari a 15 milioni.

Sarà invece pari a 15 milioni di euro il fondo a sostegno dei famigliari del personale sanitario deceduto per Covid. «È un giusto riconoscimento che l’Italia deve a chi ha svolto il proprio lavoro per tutelare la salute di tutti noi» ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. La misura è contenuta nel decreto di spesa sulle bollette, insieme a quella che prevede lo stanziamento di 400 milioni di euro per le spese Covid che le Regioni hanno sostenuto per far fronte alla quarta ondata della pandemia e per l’aumento della bolletta energetica al quale le strutture sanitarie hanno fatto fronte.