martedì 23 maggio 2023

La leggendaria costruzione della Persia: antichi mulini a vento che funzionano ancora nel mondo moderno. - Jeffrey

 

Entra a Nashtifan, un umile villaggio nel nord-est dell'Iran, e assisterai a un affascinante spettacolo di antiche tradizioni in movimento. Mohammad Etebari, l'anziano custode di questo patrimonio, si prende cura dei pochi mulini persiani ad asse verticale rimasti, testimonianza di una tradizione millenaria.

Con una vita di dedizione, Etebari si impegna a mantenere operative queste strutture storiche. Ma l'avanzare del tempo e il calo dell'interesse da parte delle giovani generazioni rappresentano una sfida. "È l'aria pura e pulita che fa girare i mulini a vento, l'aria vivificante che tutti possono respirare", afferma Etebari, sottolineando la semplicità e la sostenibilità di questa tecnologia di vecchia data.

Realizzati in argilla naturale, paglia e legno, questi mulini a vento, alti circa 20 metri, macinano grano da secoli. Ogni mulino a vento ospita otto camere, ciascuna con sei pale. Mentre i forti venti della zona attraversano le camere, le lame fanno girare le macine, una testimonianza del genio ingegneristico persiano.

L'ingegnoso design, risalente al 500 d.C., si diffuse gradualmente in tutto il mondo, influenzando i successivi progetti di mulini a vento, compresi gli iconici mulini a vento olandesi. Oggi sono simboli del villaggio, tanto che Nashtifan si traduce in "pungiglione della tempesta", riflettendo l'onnipresenza del vento qui.

Questi antichi giganti, tuttavia, producono una produzione modesta. Sfruttano abbastanza energia eolica per trasformare una pietra, ma se collegati a un generatore, produrrebbero elettricità minima, forse insufficiente per alimentare una lampadina.

Riconosciuti come sito del patrimonio nazionale dall'Iran nel 2002, questi mulini a vento continuano ad agitarsi contro la marea della modernità. Tuttavia, il loro futuro rimane incerto. I metodi moderni per macinare il grano hanno reso questi antichi mulini a vento meno essenziali, ed Etebari si chiede chi porterà la fiaccola quando se ne sarà andato. Se nessuno si fa avanti, rischiamo di perdere questa fetta vivente dell'ingegno umano negli annali della storia.

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lunedì 22 maggio 2023

Una estate al mare. - (Serenella C.)

 

Non esisteva neanche un minuto di noia.
D’estate si tornava a casa solo per mangiare e quando gli adulti ti chiamavano a gran voce dalle finestre. Le scale con il cuore in gola perché si era sempre in ritardo, le ginocchia sbucciate tenute nascoste perché era vietatissimo farsi male, il profumo buono del piatto fumante a tavola che mangiavi senza fare troppe storie pure quando non ti piaceva granché e poi ancora giochi e corse a perdifiato per le strade e nel vecchio cortile di casa. Con gli amici di sempre ma anche quelli dei palazzi accanto. Non era importante conoscersi, sapere il nome. Bastava stare insieme, non occorreva altro. Il resto si inventava.
“Se ti fai male ti do il resto” era il monito più frequente delle mamme ma c’erano pure un paio di classici indimenticabili tipo “ io ti ho fatto, io ti distruggo ” e “vieni qui che non ti faccio niente” scandito a denti stretti e con piglio da generale tedesco.
Una estate al mare, la mamma di una mia amichetta, le urlò dalla riva “se affoghi, ti ammazzo”; indubbiamente medaglia d’oro! Quanto ridemmo…
Mi incanta di tenerezza questo ricordo.
E questa foto, così palpitante di vita e di colori.

DOPO LA DISTRUZIONE DELL’UCRAINA, L’AMERICA PREPARA QUELLA DELLA POLONIA. - Michele Rallo

 

Breve soggiorno romano di Zelensky, appena il tempo di rassicurare Mattarella e la Meloni circa l’immancabile vittoria dell’Ukraina. Piú o meno uguale lo scenario della successiva tappa, a Berlino. Vittoria immancabile – ha ribadito il tizio – ma a patto che l’Italia, la Germania e l’Europa tutta continuino a svenarsi per dotare Kyiev di armi sempre piú potenti e sofisticate; e a patto – ma questo non si puó dire – che USA e Inghilterra continuino a guidare via-satellite i droni ukraini verso bersagli sempre piú arditi, nel tentativo disperato di indurre Putin a reagire oltremisura, prestando il fianco ad una “risposta” della NATO che preluda a una terza guerra mondiale.

L’obiettivo del Deep State americano, infatti, resta sempre quello: una guerra planetaria, forse anche nucleare-tattica (ma da combattersi lontano dal territorio americano, come le due precedenti guerre mondiali), una guerra che annichilisca l’Europa, distrugga la sua economia, ed allontani definitivamente l’incubo di un accordo euro-russo che possa attentare agli interessi – economici e non soltanto economici – degli Stati Uniti e dei Pierini inglesi.

Certo – sia detto per inciso – questa incredibile UE ha fatto di tutto per affossare gli interessi europei a pro degli americani: dalle sanzioni alla Russia (primo passo dell’euromasochismo) fino all’autoflagellazione finanziaria per dare a Zelensky munizioni a profusione (anche con i fondi del PNRR, secondo l’ultima genialata della gentildonna di Bruxelles). Anche i singoli Stati-membri hanno fatto la loro porca figura: e non penso tanto all’Italia, quanto piuttosto alla Germania, che ha financo fatto finta di non sapere che a far esplodere il gasdotto russo-tedesco Nord Stream siano stati gli americani (come peraltro quell’ineffabile Biden aveva fatto intendere poco tempo prima).

Ma lasciamo stare gli inebetiti europei, e torniamo a quelli che muovono davvero i fili dello scenario ukraino: americani e volenterosi soci britannici. O, meglio, questa incredibile amministrazione Biden (speriamo che le prossime elezioni la spazzino via) e coloro che, anche a Londra, condividono il folle progetto di distruggere la Russia come potenza mondiale e di saccheggiare le sue enormi risorse naturali.

Veniamo dunque “a bomba”, è proprio il caso di dire. Che cosa succede in Ukraina? Non ho certo la presunzione di dirlo con sicurezza, non sono un esperto di cose militari. Ma cosí, a naso, la mia sensazione è che la vittoria “immancabile” di cui il comico di Kyiev è venuto a parlare qui da noi, sia molto, ma molto problematica, se non addirittura impossibile. I russi sono in grado di radere al suolo l’intera Ukraina nel giro di ventiquattr’ore. Non l’hanno ancóra fatto (e speriamo che non lo facciano mai) perché mezza Ukraina è russa o filorussa. D’altro canto, i filorussi in Ukraina vincevano le elezioni; almeno fino a quando gli americani non hanno organizzato il colpo-di-Stato (antidemocratico) del 2014.

Perché, allora, Zelensky si agita tanto, perché parla e riparla di quella mitica “grande controffensiva ukraina” che viene misteriosamente rimandata di giorno in giorno? Probabilmente perché sa di essere oramai all’ultima spiaggia. Personalmente – ma è solamente la mia sensazione – credo che Zelensky abbia un’unica via di uscita: quella di far precipitare le cose e di provocare un intervento ufficiale (quello ufficioso c’è giá) della NATO e, conseguentemente, lo scoppio di una guerra mondiale.

Se cosí non dovesse essere, credo che il despota di Kyiev sará presto “posato” dagli americani, e sostituito con qualche altro personaggino disposto a giocare lo stesso ruolo. Non per caso, in questo momento a Varsavia c’è giá chi scalda i motori.

D’altro canto, la Polonia giá in passato è servita al “partito della guerra” anglosassone per provocare un conflitto mondiale. Non lo troverete scritto nei riassuntini di storia ufficiale, ma l’origine della Seconda guerra mondiale è tutta made in England. Germania e Polonia stavano trattando sul contenzioso che le contrapponeva (Danzica e tutto il resto) ed erano vicine a trovare una soluzione di compromesso. Senonché i governanti polacchi furono convocati a Londra e caldamente invitati a rompere le trattative; con la promessa che, se fossero stati attaccati dalla Germania, l’Inghilterra sarebbe accorsa in loro aiuto con tutto il peso della sua enorme potenza militare.

Ebbene, la Polonia abboccó, ruppe le trattative, fu attaccata dalla Germania, venne distrutta e rasa al suolo, ma l’Inghilterra non mandó un solo carrarmato, un solo aereo, una sola nave a difenderla. La Polonia venne cancellata dalla carta geografica, ma in tal modo l’Inghilterra ebbe il pretesto per dichiarare guerra alla Germania, per “allargare” un conflitto regionale e per trasformarlo poi in una guerra mondiale. Le cose sono andate cosí, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma sono cose che non si troveranno mai sui libri di storia “politicamente corretti”.

Cosí come – tornando ad oggi – sui testi ufficiali non verrá mai detto che il conflitto in Ukraina non è cominciato l’anno scorso, con la “operazione speciale” di Putin, ma otto anni prima, quando i proconsoli ukraini degli americani hanno iniziato una vera e propria guerra contro i filorussi del Donbass, provocando 13.500 morti, 35.000 feriti, un milione e mezzo di profughi. E scusate se è poco.

Sono cose note e arcinote. Basta digitare “Guerra del Donbass” su Wikipedia per rinfrescare la memoria. Ma guai a ricordarle nei dibattiti televisivi. La versione ufficiale è che il conflitto in corso sia stato provocato dalla invasione “immotivata” della Russia di Putin. E chi dice il contrario è additato al pubblico ludibrio.

Intanto nella “patria della democrazia” forse qualcuno giá lavora per il dopo-Ukraina. La Polonia – dicevo – è in pole position. Ma non mancano scenari alternativi, come quello della Finlandia che, non a caso, è stata recentemente arruolata nella NATO.

Vorrei sbagliarmi, vorrei proprio sbagliarmi.

https://comedonchisciotte.org/dopo-la-distruzione-dellucraina-lamerica-prepara-quella-della-polonia/

Gli ultrà bellicisti:balle & linciaggi. - Daniela Ranieri

 

BUFALE DA SBUFALATORI - Dopo l’articolo sugli osanna chez Bruno Vespa al leader ucraino, sui social si è scatenata la controffensiva con molte informazioni inesatte o incomplete: in gran parte lontane dalla verità.

Come qualcuno sa, siamo finiti nel linciaggio da operetta di gente molto nota sui social (meno nel mondo reale) per le sue posizioni belliciste – giornalisti e analisti “liberali” – dopo il nostro articolo sull’imbarazzante pagina di giornalismo offerta dall’ospitata su Rai1 di Zelensky, “intervistato” al Vittoriano dai nostri giornalisti di punta, alcuni dei quali smaccatamente asserviti alla narrazione dominante Nato-Usa.

Questi assatanati di guerra, che lapidano chiunque auspichi un negoziato e contesti la narrazione padronale, dopo averci insultato per giorni senza argomenti, hanno visto la luce in un thread di Twitter da cui suggono la Verità e a cui ci hanno ingiunto di rispondere, pena il rogo previsto per i putiniani. Noi non dobbiamo niente a questi provocatori, ma molto ai nostri lettori.

La Senior fellow all’Istituto Affari Internazionali (dalla bio di Twitter) Nona Mikhelidze ha preteso di “smontare” il nostro articolo punto per punto. In realtà ne contesta solo due passaggi, ma facendo molta scena con un sacco di link per creare confusione: quello in cui scriviamo che è inverosimile che il popolo ucraino sia al 100% col governo, altrimenti Zelensky non avrebbe avuto bisogno di mettere fuori legge gli 11 partiti di opposizione, oscurare tre reti televisive, istituire la legge marziale, e il riferimento ai crimini ucraini nel Donbass.

La debunker (“sbufalatrice”) ci controbatte con sondaggi che dicono invece che il popolo al 97% crede alla vittoria dell’Ucraina e al 91% “approva la performance di Zelensky” (sic). A parte che semmai conferma quanto abbiamo scritto, come si fa a discutere con una che dice “questa cosa non è vera perché l’ha smentita la XX”, dove XX è una sigla qualunque? Ci mettiamo a dimostrare che l’IRI, International Republican Institute, che lei cita come fosse la Bibbia, non è imparziale perché è una fondazione di destra? A contestare che l’Ucraina sia un paradiso di democrazia non siamo noi. Citiamo il caso, riportato da Jacobin, di Volodymyr Chemerys, attivista ucraino per i diritti umani: a luglio 2022 agenti del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu) gli sono entrati in casa, gli hanno rotto una costola e sequestrato i dispositivi elettronici per reati come la “posizione apertamente filo-russa”, “la critica delle attività delle autorità ucraine” e per aver definito la guerra dal 2014 “un conflitto civile interno”. O dell’autore satirico Jan Taksyur, richiuso per 5 mesi in un centro di detenzione preventiva con l’accusa di tradimento per aver fatto satira sull’élite ucraina, gli ultranazionalisti e la rivoluzione di Maidan. O del pacifista Ruslan Kotsaba, proclamato “prigioniero di coscienza” da Amnesty nel 2015, incriminato per “alto tradimento” prima dell’invasione russa per un video in cui definiva quella in Donbass “guerra civile fratricida” e processato secondo la sua testimonianza più duramente dopo il 24. o2. 2022, etc.. Questo accade a chi dissente, dunque stupisce che oltre il 90% delle persone si dicano d’accordo con Zelensky? E le migliaia di disertori tra i 18 e i 60 anni che sono fuggiti alla coscrizione obbligatoria?

La debunker passa poi all’abolizione degli 11 partiti d’opposizione. Confuta che Zelensky li abbia aboliti, come abbiamo scritto? No, dice che dimentichiamo “di dire che sono filo-russi”. L’accusa è talmente risibile che si auto-annulla: in un Paese dove circa un terzo della popolazione è russa o russofona o russofila, per chi dovrebbe votare, per chi la massacra da 8 anni? Tra gli 11 partiti che Zelensky ha messo fuorilegge, due erano tra i più votati alle elezioni del 2019. Il più grande gruppo di opposizione, l’OPZZh (Piattaforma di opposizione filorussa per la vita), aveva circa il 10% dei seggi: si chiamava così dai fatti di Maidan, ma la maggior parte dei suoi esponenti aveva posizioni filo-ucraine e sosteneva Zelensky in Parlamento.

Nel 2020 l’OPZZh è finito testa e testa nei sondaggi col partito di Zelensky dopo che un suo candidato ha battuto il candidato del partito di Zelensky nelle elezioni per il sindaco della città natale del presidente. I militanti di OPZZh sono stati arrestati ed esiliati. Alcuni, tra cui il vincitore del voto, sono stati uccisi. La debunker ci ricorda che il capo del partito era Viktor Medvedchuk, “che secondo il piano di Putin doveva sostituire Zelensky dopo che i russi prendevano Kyiv”. A parte la comicità dell’espressione “il piano di Putin” (questi analisti parlano direttamente con Putin, hanno una linea rossa col Cremlino), facciamo rispondere Olga Baysha, analista ucraina di formazione statunitense: “Medvedchuk è una figura odiosa. Ma non bisogna dimenticare che i suoi canali tv rappresentavano le opinioni di diversi gruppi nella società ucraina che si opponevano alla guerra dell’Ucraina contro il Donbass e alla persecuzione dei dissidenti”. A ogni modo quello che abbiamo scritto è giusto.

Con analoga superficialità, la debunker dice che le reti tv erano filo-russe. Il giornalista ucraino e leader del sindacato della stampa Serhiy Guz ha detto a Jacobin: “Non sapremo mai qual è la base di queste accuse, qual è il legame con la Russia, perché non c’è alcuna prova che qualcuno dei lavoratori di questi canali televisivi abbia lavorato per l’intelligence russa”.

Quanto ai crimini degli ucraini in Donbass, derubricati a “miti” e “disinformazione”, esistono fonti più autorevoli di noi e di questi linciatori e dilettanti del giornalismo. Il rapporto Osce 2019 (https://www.osce.org/files/f/documents/5/1/430004_0.pdf) sui crimini nel Donbass e le torture dei prigionieri politici in Donetsk e Lugansk; il rapporto OHCHR 2016 sui crimini nel Donbass (https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Countries/UA/Ukraine_14th_HRMMU_Report.pdf); il rapporto Human Rights Watch 2014 sulla distruzione di centinaia di scuole (“Sia Kiev sia i ribelli usano edifici scolastici a scopi militari”); Noam Chomsky, emerito studioso statunitense di origine ucraina: “Gli osservatori Osce avevano segnalato un forte aumento della violenza nella regione del Donbass, che molti, non solo la Russia, denunciano essere in gran parte di matrice ucraina”. Il report di Amnesty International di agosto 2022, dopo tre mesi sul campo di battaglia in Donbass e nelle regioni di Kharkiv e Mykolaiv: “Le tattiche di combattimento ucraine mettono in pericolo i civili” usandoli come scudi umani, “violano il diritto internazionale e trasformano i civili in obiettivi militari”, cioè la Rada, il Parlamento ucraino,”è venuta meno al dovere di difendere la popolazione”. Più di tutto parla il Vicolo degli Angeli, un complesso commemorativo inaugurato a Donetsk nel 2015 in memoria dei bambini morti nella guerra del Donbass.

Strano che la debunker non debunki il nostro debunking delle bugie di Zelensky sul battaglione Azov, integrato da Kiev nella Guardia nazionale (a Vespa ha detto che era un’invenzione russa: invece risulta da rapporti Osce e da inchieste di Guardian e Bbc) e sulla violazione anche da parte sua degli accordi di Minsk-2. Metodologicamente, tacciando noi di fake news, i calunniatori non si accorgono di accusare fonti pro-Nato. Eticamente, contestando che ci siano stati questi crimini, arzigogolando con link e numeri, si rendono simili a quelli che negano l’Olocausto cavillando se gli ebrei uccisi fossero davvero 6 milioni.

Il nostro pezzo era sull’asservimento della stampa alla narrazione della “vittoria a tutti i costi” ribadita da Zelensky a Vespa che, siccome non è riuscito a portarlo a Sanremo, gli ha regalato l’Altare della Patria (proponiamo per la prossima visita direttamente il Colosseo, dove si può assaporare meglio il sangue). Noi siamo vicini al popolo ucraino criminalmente attaccato da Putin e distantissimi da chi vuole portarci alla guerra atomica. E questo linciaggio ci conferma che siamo nel giusto. Ma siamo solidali con questi soldatini del web: in fondo sono in guerra, che ne sappiamo noi delle privazioni della trincea?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/05/21/gli-ultra-bellicistiballe-linciaggi/7167929/

Pagina Alessandro Orsini - Intervista Zelensky

 

Un gruppo di manipolatori dell’opinione pubblica - cioè un gruppo di disperati sempre più isolato nella società italiana a motivo delle sue menzogne che tutti i giorni vengono a galla inclusa la caduta di Bakhmut e Soledar - ha preso a bersagliare una delle migliori giornaliste italiane, Daniela Ranieri, che, lunedì 15 maggio 2023, aveva scritto un pezzo molto bello e sagace sul “Fatto quotidiano” per criticare, come si addice al giornalismo libero, quell’imbarazzantissimo spettacolo morale e professionale che è stata l’intervista in Italia a Zelensky caratterizzata da un servilismo che non veniva riservato nemmeno a Mussolini. Un servilismo tipico dei regimi autoritari e non delle società libere. Lo stesso servilismo che, applicando il metodo dell’analisi comparata, troviamo nelle interviste televisive in Iran, Egitto, Corea del Nord, Cina e Russia.
Per nascondere il fatto che il governo di Kiev ha massacrato i propri cittadini russofoni in Donbass dal 2014 in poi, e per nascondere il monumento commemorativo noto come “vicolo degli Angeli” con i nomi dei bambini russi uccisi senza pietà da Kiev, inclusi bambini di un anno, i propagandisti della Nato hanno sollevato un grande caos intorno all’articolo di Daniela Ranieri pubblicando decine di link alla rinfusa per creare quel fenomeno che ho chiamato “manipolazione mediante confusione”, dove l’unica cosa chiara è che il sistema dell’informazione sulla politica internazionale in Italia è totalmente corrotto. Che poi i civili russi uccisi da Kiev siano stati 3000 o 2,955 non cambia niente sotto il profilo della ricostruzione storica delle molteplici cause della guerra. E non cambia niente nemmeno il fatto che Kiev abbia ucciso 83,4 bambini russi anziché 99,2 meno 4 con riporto di 2. Questi conti per nobilitare un governo terrorista, il cui capo dei servizi segreti rivendica con orgoglio la propria campagna di assassini mirati contro giornalisti e oppositori, sono semplicemente inumani.
Una delle cause più importanti della guerra è stato il massacro dei russi in Donbass per mano di Kiev tra il 2014 e il 2022. Che piaccia o meno, questo è quello che emerge dalle ricerche condotte nel rispetto della logica dell'indagine scientifico-sociale. Gli articoli di Daniela Ranieri sono bellissimi. La ringrazio di avere ridicolizzato quel gruppo di ridicoli che manco in Cina sotto Mao.
Viva la società libera, viva i giornalisti liberi.
No a tutte le propagande.
No alle politiche criminali del bocco occidentale.
No a tutte le forme di oppressione.
La cultura come strumento di liberazione.

domenica 21 maggio 2023

I COLOSSI DI MEMNONE

 

Gigantesche statue di granito, dal peso complessivo insieme ai piedistalli, di circa 1300 tonnellate, pari a 100 cacciabombardieri Eurofighter completamente armati. Vennero scolpiti in un unico blocco di granito, probabilmente proveniente da una delle mine del Cairo, a 675 chilometri da Luxor.

I colossi di Memnone hanno dei numeri pazzeschi, “quasi impossibili” anche per moderni scultori e architetti. Tutto questo moltiplicato per 6, perché secondo le ultime ricerche, oltre ai 2 “giganti”, ci sono altri 4 colossi ridotti in rovina e sotterrati, solo leggermente più piccoli.

Secondo quanto scritto da diversi storiografi, all’alba di ogni giorno questi colossi emettevano un “suono”, che la leggenda vuole simile ad un canto. La cosa sembra essere fattibile anche da un punto di vista “fisico”. Forse l’evaporazione della rugiada in alcune crepe della statua poteva causare questo suono misterioso, ma è solo un’ipotesi. Verso il III secolo l’imperatore romano Settimio Severo face restaurare i colossi in rovina, e quel suono non su udì più. Probabilmente le riparazioni chiusero alcuni anfratti della statua, da cui si generava il suono, facendolo cessare.

Queste statue esistevano “come minimo” 3500 anni fa, ai tempi di Amenhotep III. Ma trasportare dei blocchi di quelle dimensioni ad oltre 600 chilometri di distanza, circa 1.500 anni prima che Giulio Cesare governasse Roma, sembra essere un’impresa impossibile per gli egizi di quel tempo. Quindi, anche se secondo gli archeologi le statue raffigurano le fattezze di Amenhotep III, vissuto 3500 anni fa, sono in diversi a credere che gli egizi abbiano semplicemente “ritoccato” le fattezze di Colossi preesistenti, per farli sembrare egizi. Lo stesso è accaduto alla Sfinge di Giza. Gli studi più recenti hanno scoperto che le zampe, la coda, il copricapo “egizio” e la “barbetta” (che poi è crollata) furono aggiunti in seguito, per fare sembrare la statua egizia.

I colossi di Memnone, forse, sono i resti di quello che gli egizi trovarono sepolto sotto la sabbia, che poi loro dissotterrarono e restaurarono, un po' come stanno facendo gli archeologi da 100 anni a questa parte. Ma tutto lascia pensare che chi ha originariamente trasporto quei blocchi dal peso incredibile era una civiltà nettamente più avanzata. Infatti, del trasporto di questi blocchi, non esiste traccia nei resoconti ufficiali egizi. Viceversa, quando almeno 1500 anni fa i Romani trasportarono su una barca un obelisco dal peso simile, giustamente il racconto di quel trasporto “eccezionale” venne documentato passo-passo, entrando di diritto nella “leggenda” delle opere di tecnologia.

Chiunque abbia trasportato quei blocchi, ha anticipato COME MIINIMO i romani di circa 1500 anni. Per fare un paragone, 1500 anni fa, noi entravamo nel “medio evo”, con carretti di legno, asinelli, animali da soma, e via discorrendo. Circa 1500 anni dopo, noi ci prepariamo a sbarcare su Marte. Ecco cosa separava i romani dai chi ha trasportato i colossi di Memnone.

Ma è molto probabile che il trasporto “vero” sia avvenuto almeno 7.500 anni fa, se non di più. Infatti, con una rilevazione effettuata con il metodo della “Luminescenza stimolata otticamente (OSL)”, compiuta dal Dipartimento di Archeometria dell´ Università dell’Egeo, in Grecia, è stato rilevato che la roccia calcarea del tempio di Qasr-el-Sagha può risalire addirittura al 5550 a. C. (datazione media: 4700 ± 850 a.C.). I colossi dovrebbero appartenere ad una data simile, o precedente, e originariamente “non erano egizi”.

L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

Puoi trovare una copia del libro a questo link:
https://www.amazon.it/dp/B0BLYBDF69

https://www.facebook.com/photo/?fbid=258434066703914&set=a.166635502550438