Visualizzazione post con etichetta Nato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nato. Mostra tutti i post

mercoledì 14 agosto 2024

L’Ucraina nelle mani di un vero idiota! Il professor Orsini ridicolizza Zelensky e i suoi padroni della Nato dopo l’insensato attacco in territorio russo.

 

NuovoAtlante
di Alessandro Orsini per Il Fatto quotidiano
“Contrattacco”. La megalomania di Zelensky e la cecità della Nato
Sebbene a corto di mezzi e uomini, l’Ucraina ha aperto un nuovo fronte a Kursk invadendo il territorio russo. In sede di analisi, la prima domanda da porsi è perché Zelensky abbia preso una decisione così controproducente: a essere in inferiorità numerica sono gli ucraini e non i russi.
I primi non possono aprire nuovi fronti; i secondi sì.
Per fare chiarezza, sottoporrò al vaglio della ragione tutte le spiegazioni elaborate dagli ambienti di Kiev nel rispetto del progetto illuministico. Con solerzia da etnografo, ne ho appuntate almeno sei.
Tutte hanno in comune una mancanza totale di senso della realtà figlia di una grave forma di megalomania sempre più radicata negli ambienti di Zelensky, Nato e Unione europea.
Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, ha dichiarato che l’invasione di Kursk è stata concepita per diffondere la paura nell’esercito russo.
L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari.
Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non risulta che tutte queste persone siano braccate dalla paura perché mille ucraini sono entrati a Kursk.
Dal canto suo, Zelensky ha dichiarato che l’invasione serve per costringere Putin a trattare alle condizioni dell’Ucraina.
Il problema è che l’invasione ucraina della Russia non è paragonabile all’invasione russa dell’Ucraina.
La prima è piccolissima; la seconda è grandissima.
Infatti, Putin non ha pensato di trattare, ma di contrattaccare.
La terza spiegazione è che l’invasione ucraina serve a conquistare la centrale nucleare di Kursk per minacciare di farla esplodere nel caso in cui Putin non dichiari la resa senza condizioni.
Se una circostanza del genere si verificasse, la cosa più probabile che accada è che Putin dia 24 ore a Zelensky per dimettersi pena un attacco nucleare ad ampio spettro.
Tolta la megalomania, balzerà agli occhi che uno Stato senza testate nucleari non può minacciare uno Stato con seimila testate nucleari.
La quarta spiegazione è che l’invasione di Kursk serve a ottenere il crollo del regime di Putin.
Secondo l’ambiente di Kiev – che include anche i principali quotidiani italiani – Putin sarà isolato dai suoi generali e odiato da tutti i russi per la falla a Kursk.
In realtà, l’invasione di Kursk causerà gli stessi effetti della rivolta di Prigozhin: i consensi di Putin aumenteranno giacché i russi odiano la Nato, mica Putin.
La ragione è presto detta: i russi sentono di essere attaccati dalla Nato e difesi da Putin. Soltanto chi abbia assunto dosi massicce di oppio ideologico non riesce a cogliere una verità così elementare.
La quinta spiegazione è che l’invasione di Kursk costringerà Putin a spostare truppe dal Donbass.
In realtà, è accaduto il contrario.
Per condurre l’invasione, Zelensky ha dovuto spolpare il fronte ucraino, dove arretra di continuo; Putin, invece, sta difendendo Kursk con il ricorso a nuovi soldati per le ragioni di cui sopra: ha un esercito enorme.
Infine, e siamo a sei, Zelensky ha dichiarato di avere invaso Kursk per spirito di vendetta affinché i russi capiscano che cosa significhi essere invasi…
Come se non lo sapessero: la megalomania distrugge persino il senso storico. Nel frattempo, i russi continuano a falcidiare gli ucraini in Donbass.
Così come Netanyahu fa di tutto per gettare l’Occidente in una guerra con l’Iran, Zelensky fa di tutto per gettarlo nella terza guerra mondiale.
Qualcuno gli spieghi che la terza guerra mondiale vedrebbe Cina, Iran e Corea del Nord schierate con la Russia. Un tale schieramento sovrasterebbe persino gli Stati Uniti. Figuriamoci l’Ucraina.

mercoledì 24 luglio 2024

Dove sono le basi Nato in Italia.

 

In Italia ci sono circa 120 strutture della Nato, gestite dagli Stati Uniti o controllate dall'Italia ma in cui operano anche militari statunitensi. Esistono poi altre 20 basi segrete statunitensi.

Sono 120 le basi Nato in Italia, di diversa natura e gestione, a cui si aggiungono 20 basi segrete degli Stati Uniti, la cui posizione non è nota per ragioni di sicurezza. Dopo l’ingresso di Finlandia e Svezia, l’alleanza militare della Nato ha raggiunto i 32 stati membridi cui l’Italia è uno dei paesi fondatori, avendo firmato il Patto Atlantico nel 1949 per creare un’organizzazione di sicurezza in caso di attacco da parte dell’Unione sovietica. Dopo il periodo di distensione dovuto alla dissoluzione dell’Unione sovietica, sembrava che le basi italiane avessero perso la loro funzione, ma con l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia sono state riportate in uno stato di pre-allerta.

I tipi di basi Nato in Italia

Le basi Nato e degli Stati Uniti su suolo italiano sono di quattro tipi. Le prime furono concesse agli Stati Uniti negli anni Cinquanta e, pur essendo sotto controllo italiano, gli Stati Uniti mantengono il controllo militare su equipaggiamenti e operazioni. Poi ci sono le basi Nato gestite dall’alleanzale basi italiane messe a disposizione della Nato e le basi a comando condiviso tra Italia, Stati Uniti e Nato.

Le più importanti, da nord a sud, sono quelle di Solbiate Olona (in provincia di Varese) e Ghedi (Brescia) in Lombardia, di Vicenza e Motta di Livenza (Treviso) in Veneto, di Aviano (in provincia di Pordenone) in Friuli Venezia Giulia, di Poggio Renatico, nel Ferrarese, in Emilia Romagna, di La Spezia in Liguria, di quella nella tenuta di Tombolo (Pisa) in Toscana (anche se si tratta di una base italiana dove operano anche militari statunitensi), di Cecchignola (Roma) e Gaeta (Latina) nel Lazio, di Mondragone (Caserta) e Napoli in Campania, di Taranto in Puglia e di Trapani Birigi e Sigonella, nel territorio del Comune di Lentini (Siracusa), in Sicilia.Cosa fanno le basi Nato in Italia.

A Sigonella si trova il comando di monitoraggio in tempo reale delle truppe a terra e da qui partono i droni di sorveglianza che oggi monitorano i confini ucraini. A Napoli hanno sede uno dei due centri di comando della Nato (mentre l’altro è nei Paesi Bassi) la base dei sommergibili statunitensi nel mediterraneo, così come il comando delle forze aeree e dei marines statunitensi. Infine, ad Aviano e Ghedi si trovano alcune bombe atomiche B61-3, B61-4 e B61-7. La base di Aviano è usata dall’aeronautica statunitense, mentre quella di Ghedi dall’Italia. Le atomiche sono statunitensi, ma in caso di guerra possono essere lanciate anche da aerei italiani.

https://www.wired.it/article/basi-nato-in-italia-dove-sono/#:~:text=Sono%20120%20le%20basi%20Nato%20in%20Italia%2C%20di%20diversa%20natura,nota%20per%20ragioni%20di%20sicurezza.

Leggo ovunque mi capiti che a liberarci dal nazismo tedesco furono i russi e non gli "ammmmericani" che se ne attribuirono il merito. Ora, volendo ragionare con la propria mente, quindi con la logica, perchè dovremmo proteggerci da eventuali attacchi dell'Unione sovietica che ci ha liberati dal nazismo??

Pertini era contrario ad entrare a far parte della NATO che definiva strumento di guerra in quanto creato per contrastare eventuali invasioni russe.
Le sue parole:

Una “Santa Alleanza” in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica.

Cetta

domenica 21 luglio 2024

Jeffrey Sachs - La dichiarazione della NATO e la strategia mortale dei neoconn. - di Jeffrey D. Sachs | 13 luglio 2024 | Common Dreams

 

Per il bene della sicurezza dell'America e della pace nel mondo, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare immediatamente la ricerca neoconn dell'egemonia, a favore della diplomazia e della coesistenza pacifica.

Nel 1992, l'eccezionalismo della politica estera degli Stati Uniti ha preso il sopravvento. Gli Usa si sono sempre considerati una nazione “eccezionale” destinata alla leadership, e la scomparsa dell'Unione Sovietica nel dicembre 1991 ha convinto un gruppo di ideologi, divenuti noti come “neoconn”, che gli Stati Uniti avrebbero dovuto governare il mondo come unica superpotenza incontrastata. Nonostante gli innumerevoli disastri di politica estera causati, la Dichiarazione NATO 2024 continua a promuovere l’agenda neoconn, avvicinando il mondo alla guerra nucleare.

Originariamente guidati da Richard Cheney, Segretario alla Difesa nel 1992, i neoconn con la loro agenda hanno condizionato le scelte di tutti i presidenti che si sono succeduti: Clinton, Bush, Obama, Trump e Biden: nel nome dell’egemonia statunitense, gli Stati Uniti hanno intrapreso guerre perpetue, contro la Serbia, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia e Ucraina, nonché nell'incessante espansione della NATO verso est, nonostante la chiara promessa fatta da Stati Uniti e Germania nel 1990 al Presidente sovietico Mikhail Gorbaciov che non si sarebbe mossa di un solo centimetro verso est.

L'idea centrale dell’ideologia neocon è che gli Stati Uniti debbano avere il dominio militare, finanziario, economico e politico su ogni potenziale rivale in ogni parte del mondo. E questo è rivolto in particolare contro Cina e Russia. L'arroganza americana è sbalorditiva: la maggior parte del mondo non vuole essere guidata dagli Stati Uniti, tanto meno da uno Stato chiaramente guidato da militarismo, elitarismo e avidità.

Il piano neocon per il dominio militare degli Stati Uniti è stato delineato nel “Progetto per un nuovo secolo americano” che prevede un'espansione inesorabile della NATO verso est e la trasformazione di quest’organizzazione da alleanza difensiva contro l'ormai defunta Unione Sovietica, ad offensiva utilizzata per promuovere l'egemonia statunitense. A guidare le pressioni per l'allargamento della NATO verso est a partire dagli anni Novanta, c’è il principale sostenitore finanziario e politico dei neoconn: l'industria degli armamenti. Joe Biden è stato un neocon convinto fin dall'inizio, prima come senatore, poi come vicepresidente e ora come presidente.

Per raggiungere l'egemonia, i piani dei neocon si basano su operazioni di cambio di regime da parte della CIA; guerre di scelta guidate dagli Stati Uniti; basi militari statunitensi all'estero (che oggi contano circa 750 in almeno 80 Paesi); militarizzazione di tecnologie avanzate (bioguerra, intelligenza artificiale, informatica quantistica), ecc.

La ricerca dell'egemonia statunitense ha spinto il mondo dinanzi la guerra aperta in Ucraina tra le due principali potenze nucleari: Russia e Stati Uniti. Il conflitto ucraino è stato provocato dall'implacabile determinazione degli Stati Uniti ad espandere la NATO in Ucraina, nonostante la fervente opposizione della Russia, nonché dalla partecipazione degli Stati Uniti al violento colpo di Stato di Maidan (febbraio 2014), che ha rovesciato un governo neutrale, e dall'indebolimento da parte degli Stati Uniti dell'accordo di Minsk II, che chiedeva l'autonomia per le regioni etnicamente russe dell'Ucraina orientale.

La Dichiarazione della NATO la definisce un'alleanza difensiva, ma i fatti dicono il contrario. La NATO si impegna ripetutamente in operazioni offensive, comprese quelle di cambio di regime, ha guidato il bombardamento della Serbia per spezzare la nazione in due parti e ha piazzato un'importante base militare nella regione separatista del Kosovo. La NATO ha svolto un ruolo importante in molte guerre scelte dagli Stati Uniti: i bombardamenti in Libia, ad esempio, sono stati utilizzati per rovesciare il governo di Moammar Gheddafi.

La ricerca dell'egemonia da parte degli Stati Uniti, arrogante e imprudente nel 1992, è oggi assolutamente delirante, dal momento che gli Stati Uniti si trovano chiaramente di fronte a rivali formidabili, in grado di competere con gli Stati Uniti sul campo di battaglia, nel dispiegamento di armi nucleari e nella produzione e diffusione di tecnologie avanzate. Il PIL della Cina è ora circa il 30% più grande di quello degli Stati Uniti, se misurato ai prezzi internazionali, e la Cina è il produttore e fornitore a basso costo di molte tecnologie verdi critiche, tra cui i veicoli elettrici, il 5G, il fotovoltaico, l'energia eolica, l'energia nucleare modulare e altre. La produttività della Cina è ora così grande che gli Stati Uniti si lamentano della sua “sovraccapacità”.

Purtroppo, e in modo allarmante, la dichiarazione della NATO ripete le illusioni dei neoconn.

La Dichiarazione dichiara falsamente che “la Russia è l'unica responsabile della sua guerra di aggressione contro l'Ucraina”, nonostante le provocazioni statunitensi che hanno portato allo scoppio della guerra nel 2014.

La Dichiarazione della NATO riafferma l'articolo 10 del Trattato di Washington, secondo il quale l'espansione verso est non è affare della Russia. Tuttavia, gli Stati Uniti non accetterebbero mai che la Russia o la Cina stabilissero una base militare al confine con gli Stati Uniti (ad esempio in Messico), come hanno dichiarato per la prima volta nella Dottrina Monroe nel 1823 e hanno riaffermato nel corso degli anni.

La Dichiarazione della NATO riafferma l'impegno per le tecnologie di biodifesa, nonostante le crescenti prove che la spesa statunitense per la biodifesa da parte dell'NIH ha finanziato la creazione in laboratorio del virus che potrebbe aver causato la pandemia Covid-19.

La Dichiarazione della NATO proclama l'intenzione della NATO di continuare a dispiegare i missili anti-balistici Aegis (come ha già fatto in Polonia, Romania e Turchia), nonostante il fatto che il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato ABM e il posizionamento dei missili Aegis in Polonia e Romania abbia profondamente destabilizzato l'architettura del controllo degli armamenti nucleari.

La Dichiarazione della NATO non esprime alcun interesse per una pace negoziata per l'Ucraina.

La Dichiarazione della NATO ribadisce il “percorso irreversibile dell'Ucraina verso la piena integrazione euro-atlantica, compresa l'adesione alla NATO”. Ma la Russia non lo accetterà mai, quindi l'impegno “irreversibile” è un impegno irreversibile alla guerra.

Il Washington Post riporta che nel periodo precedente al vertice NATO, Biden aveva una serie remore a impegnarsi per un “percorso irreversibile” verso l'adesione dell'Ucraina alla NATO, ma i suoi consiglieri hanno messo da parte queste preoccupazioni.

I neoconn hanno creato innumerevoli disastri per gli Stati Uniti e per il mondo, tra cui diverse guerre fallite, un massiccio accumulo di debito pubblico con trilioni di dollari di spese militari dispendiose e il confronto sempre più pericoloso degli Stati Uniti con Cina, Russia, Iran e altri paesi. I neocon hanno portato il Doomsday Clock a soli 90 secondi dalla mezzanotte (guerra nucleare), rispetto ai 17 minuti del 1992. Per il bene della sicurezza dell'America e della pace nel mondo, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare immediatamente la ricerca di egemonia dei neocon a favore della diplomazia e della coesistenza pacifica.

Ahimè, la NATO ha appena fatto il contrario.

(traduzione de l'AntiDiplomatico)

* FONTE originale: https://www.commondreams.org/opinion/nato-neoconservatism-empire

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-jeffrey_sachs__la_dichiarazione_della_nato_e_la_strategia_mortale_dei_neoconn/39602_55788/

martedì 5 settembre 2023

Giuliano Amato vuota il sacco sulla strage di Ustica. Che aspettiamo a liberarci della Nato? - Fabio Marcelli

 

Il 27 giugno del 1980 venne abbattuto un aereo civile nei cieli di Ustica e morirono 81 passeggeri, tra i quali molti bambini (ricordo che proprio in quei giorni incontrai una ragazza veronese distrutta dal dolore perché era la maestra di alcuni di loro). Le rivelazioni fatte da Giuliano Amato nella sua recente intervista portano nuova luce sulla strage. È legittimo chiedersi per quale motivo Amato abbia deciso di vuotare il sacco solo oggi, a circa 43 anni di distanza, ma è importante sottolineare la sua denuncia delle responsabilità al riguardo. Per coprire tali responsabilità si sono mossi durante tutto questo periodo numerosi apparati, lasciando anche una lunga scia di sangue e intimidazioni per neutralizzare ogni possibilità di testimonianze rivelatrici al riguardo.

Ebbi l’occasione di seguire all’epoca le attività in materia dell’avvocato Romeo Ferrucci, esemplare figura di giurista che non si rassegnava alla teoria della bomba esplosa all’interno dell’aviomezzo, fabbricata dai comandi politici (lo stesso Amato fa preciso riferimento a Bettino Craxi) e militari, proprio per stornare ogni sospetto dai veri responsabili, subendo per tale motivo gravi intimidazioni, presumibilmente da soggetti legati al mondo dei servizi. E la pista francese era una di quelle battute da Romeo e dagli altri che come lui (ricordo un pranzo col rimpianto Andrea Purgatori) volevano un accertamento delle responsabilità della strage senza guardare in faccia a nessuno. Se ne parlava quindi da tempo e lo stesso Cossiga ne aveva parlato a suo tempo, la magistratura ha più volte accertato le responsabilità statali nel depistaggio e il disegno di legge per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta firmato qualche anno fa tra gli altri dall’attuale presidente del Senato La Russa si concludeva affermando che “il Governo dell’epoca depistò le indagini assecondando i voleri di potenze straniere invece di difendere la sovranità italiana e i diritti delle vittime e delle loro famiglie”.

Ma le dichiarazioni di Amato hanno una qualità nuova e inedita, sia per la chiarezza della denuncia che per l’autorevolezza della fonte da cui provengono. Parlando del sistematico depistaggio su larga scala promosso ai massimi livelli, Amato afferma che “quindi tutte queste persone hanno coperto il delitto per “una ragion di Stato”, anzi dovremmo dire per “una ragion di Stati” o per “una ragion di Nato”. Se questo è vero, tuttavia, non è solo Macron a dover chiedere scusa. In un Paese degno di questo nome un’affermazione di questo genere provocherebbe un cataclisma politico, in Italia il governo si rifiuta di prendere posizione sul piano internazionale, come giustamente richiesto dall’Associazione dei familiari delle vittime, e tenta un goffo scaricabarile sulla magistratura.

In parte la confessione di Amato pare riconducibile all’attuale stato confusionale della classe dirigente italiana di fronte alle sconvolgenti novità che scaturiscono dal passaggio del mondo a un sistema multipolare, ma non ci si può limitare a questa constatazione.

Due elementi colpiscono al riguardo. Il primo è il riferimento esplicito alla Nato, il secondo la contemporaneità tra l’intervista e la forte crisi del dominio neocoloniale francese in Africa. Due elementi tra loro fortemente connessi. L’obiettivo del missile era infatti proprio Gheddafi che sia la Francia che la Nato giudicavano un ostacolo ai loro progetti e del quale riuscirono a liberarsi solo 32 anni dopo al termine della disastrosa guerra civile che non accenna ancora a finire. In parte, come ha ipotizzato Antonio Castronovi, le dichiarazioni di Amato risponderebbero all’intento di colpire la Francia per frustrarne ogni velleità di autonomia rispetto alla Nato. Ma ci sono, come lo stesso Amato afferma, anche precise responsabilità della Nato. Occorre quindi chiedersi, al di là di ogni possibile dietrismo, che aspettiamo a liberarci di questa “alleanza” (leggasi servitù) sempre più obsoleta e sempre più pericolosa in un mondo che cambia a fortissima e crescente velocità?

Dobbiamo farlo quanto prima, non solo per onorare le vittime di questa e altre stragi e le persone che, come Romeo Ferrucci e Andrea Purgatori, si sono dedicate con coraggio alla ricerca della verità, ma anche per salvaguardare le future potenziali vittime, tra le quali ci siamo anch’io che scrivo e voi che leggete, delle guerre devastanti che la Nato sta preparando per arginare l’irrefrenabile declino delle potenze occidentali sul mondo. Come recita un appello che lancia un presidio per mercoledì prossimo 6 settembre alle ore 18 davanti all’ambasciata francese, “in questa vicenda i vertici civili e militari dello Stato italiano emergono una volta di più come complici silenti dei crimini di guerra commessi nel mondo dall’Occidente, con l’“aggravante” che le 81 vittime in questione erano cittadini e lavoratori del nostro paese, da allora in attesa di giustizia”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/04/giuliano-amato-vuota-il-sacco-sulla-strage-di-ustica-che-aspettiamo-a-liberarci-della-nato/7279427/?fbclid=IwAR3NfA9QWFLvE4gNw-6JrXeog6QUx4nB9nMgLOHmZXfib0T95-jQKNVwUQE

sabato 10 giugno 2023

Lucio Caracciolo: “Ucraina nella Nato? Saremmo in guerra”

 

(DI SALVATORE CANNAVÒ – ilfattoquotidiano.it) – Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei massimi esperti di geopolitica, facciamo il punto sulla situazione in Ucraina dopo l’esplosione della diga di Kakhovka.

LUCIO CARACCIOLO – Strategie “Il nuovo attacco si basa sulla tattica delle ‘cento punture di spillo’. Il crollo della diga può destabilizzare la Crimea”. Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei […]

Pensa che sia in atto, come il presidente ucraino Zelensky ripete da tempo, una vera offensiva ucraina?

L’annuncio che è in corso un’offensiva fa parte dell’offensiva stessa. Non dobbiamo aspettarci un’operazione in senso classico. I rapporti di forza tra Ucraina e Russia in termini numerici sono tali da impedire la concentrazione di una massa di soldati sufficiente a sfondare il fronte russo e soprattutto, successivamente, a controllare i territori riconquistati. Gli ucraini hanno finora dimostrato fantasia e abilità tattica, ma sono consapevoli di questi dati e quindi sembrano orientati ad adottare la tattica delle “cento punture di spillo”, che possono essere anche molto acuminati e velenosi. E preludere a una sorpresa finale, anche molto rischiosa.

Una tattica articolata?

Sì, basata ad esempio su attacchi di commandos nei territori russi, con un effetto destabilizzante sotto il profilo psicologico. L’idea è di mostrare ai russi la possibilità che la guerra si estenda sul loro territorio. Poi la linea del fronte ucraino non corrisponde automaticamente a una linea di possibile offensiva: l’estuario del Dniepr, ad esempio, è fuori dalla possibilità di una grande battaglia dopo la catastrofe della diga. Questo accorcia le linee difensive che i russi devono proteggere e quindi anche lo spazio che gli ucraini possono considerare per la offensiva. L’obiettivo finale di questa tattica articolata, che può durare diversi mesi, a mio avviso è quello di destabilizzare la Crimea.

L’obiettivo strategico?

Il Donbass interessa ormai relativamente poco a Kiev. Parliamo di un territorio devastato da quasi dieci anni di guerra, abitato in gran parte da una popolazione filo-russa, visto che gli ucraini se ne sono quasi tutti andati. La priorità per gli ucraini è la regione che da Zaporizhzhia porta in Crimea. Se riescono a scavalcare i russi metteranno in crisi Mosca. Per puntare a destabilizzarne il gioiello geopolitico: Sebastapoli.

E cosa significa destabilizzare?

Destabilizzare vuol dire rendere la vita impossibile ai russi in quell’area e in prospettiva tagliarne i collegamenti con la madre patria. In questo senso l’aspetto strategico del crollo della diga consiste nel tagliare l’acqua dolce alla Crimea. Non sarà per niente facile trovare alternative da parte russa. Già oggi in Crimea arriva acqua inquinata e presto dal bacino del Dniepr potrebbe arrivarne poca o niente.

L’esplosione della diga danneggia quindi la Russia?

La crisi idrica in Crimea è senza dubbio un vantaggio notevole per l’Ucraina. Se poi la Crimea fosse davvero allo stremo, per i russi si aprirebbero due alternative: o una umiliante resa, che forse lascerebbe loro il Donbass ma senza la Crimea; oppure il rilancio di una offensiva più ampia con una mobilitazione generale in Russia. Il passaggio dalla “operazione speciale” alla vera e propria guerra. Rischio esistenziale per Putin.

Ha preso quota nelle ultime settimane l’ipotesi della “pace tedesca” con l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e la concessione di territori alla Russia. Ipotesi che è stata rilanciata anche da Henry Kissinger. Che ne pensa?

Intanto è interessante che festeggiando il suo centesimo compleanno, Kissinger si sia smentito rispetto all’Ucraina nella Nato, cui prima era contrario. Però dobbiamo essere consapevoli che far aderire subito l’Ucraina alla Nato significa che noi oggi saremmo in guerra con la Russia: quel che gli Usa e molti europei non vogliono. Quindi non mi sembra una soluzione, almeno di sconfitta totale della Russia. Non è un caso che gli Stati Uniti segnalino costantemente a Kiev che di Nato oggi non si deve parlare.

Che giudizio dà della missione di pace a opera di monsignor Zuppi?

Non so che cosa abbia prodotto, al di là di quello che si è letto sulla stampa. Certamente il Vaticano si muove da tempo, con alcuni risultati, sulle questioni umanitarie, favorendo lo scambio di prigionieri o il ritorno a casa dei bambini e dei ragazzi rapiti dai russi. Non credo che la Santa Sede possa dire una parola decisiva sulle questioni di fondo. Come può la Chiesa cattolica dirimere il conflitto tra due chiese ortodosse?

Il Vaticano però continua ad agire con molta determinazione, quasi non volesse lasciare nulla di intentato.

Si tratta di una delle missioni della Chiesa cattolica, tentare l’impossibile, e molte volte ha saputo lasciare il segno. Del resto la Santa Sede è stata tra le prime a dire che bisognava ragionare sulla pace.

Chi si frappone maggiormente alla sua missione, gli ucraini o i russi?

Le due posizioni si tengono. Si potrebbe immaginare freddamente a tavolino un compromesso che muova dall’attuale linea del fronte, dichiari un cessate il fuoco indicando una forza internazionale di interposizione e poi avviare un lungo negoziato sugli assetti finali, che potrebbe durare anni. Ma tutto questo è impossibile oggi, perché sia Putin che Zelensky non possono accettare l’attuale situazione sul terreno. Ovvero, non possono venderla come vittoria al proprio pubblico.

Sembra una trappola senza soluzione, come potrebbe finire la guerra?

A oggi sembra poter finire solo per esaurimento di uno o entrambi i contendenti. A soffrire di più è l’Ucraina, basti guardare il dato demografico: da 53 milioni di abitanti l’Ucraina è passata a 30 milioni, con in più una perdita di capitale fisico che, secondo la Banca mondiale, equivale a 400 miliardi. Per questo la ricostruzione ucraina sarà molto importante. Noi dovremmo impegnarci su questo dossier per non lasciare quel Paese in balia della Russia, del caos interno o di entrambe le cose. Urge il cessate-il-fuoco, per quanto provvisorio. Tutto il resto è secondario.

Gli Usa hanno rivelato che dietro l’attentato al Nord Stream c’è forse l’Ucraina. Cosa vuol dire?

La rivelazione sui progetti ucraini per far saltare il Nord Stream, che viene da ambienti del Pentagono, costituisce l’ennesima pressione su Kiev. Gli Stati Uniti vorrebbero che la guerra si concludesse entro la fine dell’anno e spingono perché venga accettato un “compromesso sporco”. Biden ha interesse che il conflitto si concluda prima che la campagna presidenziale entri nel vivo. Possibilmente anche prima di una guerra atomica con la Russia.

https://infosannio.com/2023/06/09/lucio-caracciolo-ucraina-nella-nato-saremmo-in-guerra/

mercoledì 31 maggio 2023

Soldati italiani feriti. - Alessandro Orsini

 

Attenti! Spie serbe nei talk-show!
Siccome la manipolazione dell'opinione pubblica ha ripreso a correre dopo gli scontri in Kosovo, e siccome il sistema dell'informazione sulla politica internazionale in Italia è totalmente corrotto, preciso subito che, studi storici alla mano, la destabilizzazione dei Balcani è stata causata dall'espansione spaventosa della Nato in quell'area che, dal 2004 al 2020, ha inglobato nel proprio seno i seguenti Paesi:
Slovenia 2004
Albania 2009
Croazia 2009
Montenegro 2017
Macedonia del Nord 2020
Feriti i soldati italiani, cui sono vicinissimo, tutti a stupirsi che quell'area sia instabile, chissà perché. Magari perché la Nato ha schiantato la Serbia con le bombe nel 1999 in una guerra super-illegale e poi ha riscritto i confini con la minaccia di ricorrere nuovamente alla forza?
Scusate, dimenticavo, il blocco occidentale è buono, puro, illibato. Tutta colpa di questi maledetti intellettuali che introducono le scienze storico-sociali nel dibattito pubblico.
Ma l'Italia non starebbe meglio se abolissimo le università e i libri di storia?
Sai che festa Repubblica e Corriere della Sera?
Ma dai - diranno i miei detrattori - è tutta una macchinazione del professor Orsini. Che cosa volete che c'entri il mega-bombardamento Nato della Serbia del 1999?
Il Pofessor Orsini fa tutte 'ste storie per un po' di bombette su scuole, ponti, ospedali e bambini uccisi a Belgrado e non solo. Ma vi pare mai che adesso la Nato non possa schiantare due o tre Paesi in scioltezza? Dove andremo a finire con queste spie serbe nel talk-show!
Questa sera sarò a Carta Bianca alle 23,45.
Iscriviti al mio canale youtube, dove sono più libero di parlare.

martedì 30 maggio 2023

Pertini e il suo discorso sulla Nato.

 

«Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra…. Ma il nostro voto è ispirato anche a un’altra ragione. Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente…

Una “Santa Alleanza” in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’Unione Sovietica ha dato durante l’ultima guerra. Essa è la nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista…E noi socialisti sentiamo che se domani per dannata ipotesi dovesse crollare l’Unione Sovietica sotto la prepotenza della nuova “Santa Alleanza”, con L’Unione Sovietica crollerebbe il movimento operaio e crolleremmo noi socialisti…

Parecchi di voi si rallegrarono quando videro piegata sotto la dittatura fascista la classe operaia italiana e costoro non compresero che, quando in una nazione crolla la classe operaia, o tosto o tardi con la classe operaia, finisce per crollare la nazione intera… Oggi noi abbiamo sentito gridare “Viva l’Italia” quando voi avete posto il problema dell’indipendenza della patria. Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente a impugnare le armi per difendere la patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per l’indipendenza della patria!

Onorevole Presidente del Consiglio, domenica scorsa a Venezia, in piazza San Marco, sono convenuti magliaia di partigiani da tutta l’Italia e hanno manifestato precisa la loro volontà contro la guerra, contro il Patto Atlantico e per la pace. Questi partigiani hanno manifestato la loro decisione di mettersi all’avanguardia della lotta per la pace, che è già iniziata in Italia, essi sono decisi costituire con le donne, con tutti i lavoratori una barriera umana onde la guerra non passi. Questi partigiani anche un’altra volontà hanno manifestato, ed è questa: saranno pronti con la stessa tenacia, con la stessa passione con cui si sono battuti contro i nazisti, a battersi contro le forze imperialistiche straniere qualora domani queste tentassero di trasformare l’Italia in una base per le loro azioni criminali di guerra. Per tutte queste ragioni noi voteremo contro il Patto Atlantico.»

Fonte: Web

lunedì 22 maggio 2023

DOPO LA DISTRUZIONE DELL’UCRAINA, L’AMERICA PREPARA QUELLA DELLA POLONIA. - Michele Rallo

 

Breve soggiorno romano di Zelensky, appena il tempo di rassicurare Mattarella e la Meloni circa l’immancabile vittoria dell’Ukraina. Piú o meno uguale lo scenario della successiva tappa, a Berlino. Vittoria immancabile – ha ribadito il tizio – ma a patto che l’Italia, la Germania e l’Europa tutta continuino a svenarsi per dotare Kyiev di armi sempre piú potenti e sofisticate; e a patto – ma questo non si puó dire – che USA e Inghilterra continuino a guidare via-satellite i droni ukraini verso bersagli sempre piú arditi, nel tentativo disperato di indurre Putin a reagire oltremisura, prestando il fianco ad una “risposta” della NATO che preluda a una terza guerra mondiale.

L’obiettivo del Deep State americano, infatti, resta sempre quello: una guerra planetaria, forse anche nucleare-tattica (ma da combattersi lontano dal territorio americano, come le due precedenti guerre mondiali), una guerra che annichilisca l’Europa, distrugga la sua economia, ed allontani definitivamente l’incubo di un accordo euro-russo che possa attentare agli interessi – economici e non soltanto economici – degli Stati Uniti e dei Pierini inglesi.

Certo – sia detto per inciso – questa incredibile UE ha fatto di tutto per affossare gli interessi europei a pro degli americani: dalle sanzioni alla Russia (primo passo dell’euromasochismo) fino all’autoflagellazione finanziaria per dare a Zelensky munizioni a profusione (anche con i fondi del PNRR, secondo l’ultima genialata della gentildonna di Bruxelles). Anche i singoli Stati-membri hanno fatto la loro porca figura: e non penso tanto all’Italia, quanto piuttosto alla Germania, che ha financo fatto finta di non sapere che a far esplodere il gasdotto russo-tedesco Nord Stream siano stati gli americani (come peraltro quell’ineffabile Biden aveva fatto intendere poco tempo prima).

Ma lasciamo stare gli inebetiti europei, e torniamo a quelli che muovono davvero i fili dello scenario ukraino: americani e volenterosi soci britannici. O, meglio, questa incredibile amministrazione Biden (speriamo che le prossime elezioni la spazzino via) e coloro che, anche a Londra, condividono il folle progetto di distruggere la Russia come potenza mondiale e di saccheggiare le sue enormi risorse naturali.

Veniamo dunque “a bomba”, è proprio il caso di dire. Che cosa succede in Ukraina? Non ho certo la presunzione di dirlo con sicurezza, non sono un esperto di cose militari. Ma cosí, a naso, la mia sensazione è che la vittoria “immancabile” di cui il comico di Kyiev è venuto a parlare qui da noi, sia molto, ma molto problematica, se non addirittura impossibile. I russi sono in grado di radere al suolo l’intera Ukraina nel giro di ventiquattr’ore. Non l’hanno ancóra fatto (e speriamo che non lo facciano mai) perché mezza Ukraina è russa o filorussa. D’altro canto, i filorussi in Ukraina vincevano le elezioni; almeno fino a quando gli americani non hanno organizzato il colpo-di-Stato (antidemocratico) del 2014.

Perché, allora, Zelensky si agita tanto, perché parla e riparla di quella mitica “grande controffensiva ukraina” che viene misteriosamente rimandata di giorno in giorno? Probabilmente perché sa di essere oramai all’ultima spiaggia. Personalmente – ma è solamente la mia sensazione – credo che Zelensky abbia un’unica via di uscita: quella di far precipitare le cose e di provocare un intervento ufficiale (quello ufficioso c’è giá) della NATO e, conseguentemente, lo scoppio di una guerra mondiale.

Se cosí non dovesse essere, credo che il despota di Kyiev sará presto “posato” dagli americani, e sostituito con qualche altro personaggino disposto a giocare lo stesso ruolo. Non per caso, in questo momento a Varsavia c’è giá chi scalda i motori.

D’altro canto, la Polonia giá in passato è servita al “partito della guerra” anglosassone per provocare un conflitto mondiale. Non lo troverete scritto nei riassuntini di storia ufficiale, ma l’origine della Seconda guerra mondiale è tutta made in England. Germania e Polonia stavano trattando sul contenzioso che le contrapponeva (Danzica e tutto il resto) ed erano vicine a trovare una soluzione di compromesso. Senonché i governanti polacchi furono convocati a Londra e caldamente invitati a rompere le trattative; con la promessa che, se fossero stati attaccati dalla Germania, l’Inghilterra sarebbe accorsa in loro aiuto con tutto il peso della sua enorme potenza militare.

Ebbene, la Polonia abboccó, ruppe le trattative, fu attaccata dalla Germania, venne distrutta e rasa al suolo, ma l’Inghilterra non mandó un solo carrarmato, un solo aereo, una sola nave a difenderla. La Polonia venne cancellata dalla carta geografica, ma in tal modo l’Inghilterra ebbe il pretesto per dichiarare guerra alla Germania, per “allargare” un conflitto regionale e per trasformarlo poi in una guerra mondiale. Le cose sono andate cosí, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ma sono cose che non si troveranno mai sui libri di storia “politicamente corretti”.

Cosí come – tornando ad oggi – sui testi ufficiali non verrá mai detto che il conflitto in Ukraina non è cominciato l’anno scorso, con la “operazione speciale” di Putin, ma otto anni prima, quando i proconsoli ukraini degli americani hanno iniziato una vera e propria guerra contro i filorussi del Donbass, provocando 13.500 morti, 35.000 feriti, un milione e mezzo di profughi. E scusate se è poco.

Sono cose note e arcinote. Basta digitare “Guerra del Donbass” su Wikipedia per rinfrescare la memoria. Ma guai a ricordarle nei dibattiti televisivi. La versione ufficiale è che il conflitto in corso sia stato provocato dalla invasione “immotivata” della Russia di Putin. E chi dice il contrario è additato al pubblico ludibrio.

Intanto nella “patria della democrazia” forse qualcuno giá lavora per il dopo-Ukraina. La Polonia – dicevo – è in pole position. Ma non mancano scenari alternativi, come quello della Finlandia che, non a caso, è stata recentemente arruolata nella NATO.

Vorrei sbagliarmi, vorrei proprio sbagliarmi.

https://comedonchisciotte.org/dopo-la-distruzione-dellucraina-lamerica-prepara-quella-della-polonia/