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lunedì 17 giugno 2019

L’America si ritrova incastrasta con un caccia invisibile da 400 miliardi di dollari che non è in grado di combattere. - David Axe



Questi velivoli hanno diversi difetti, precedentemente non dichiarati, “di categoria 1,” termine che, in gergo tecnico militare, indica l’esistenza problemi che possono impedire ad un pilota di portare a termine la propria missione.
Ecco una cosa che il pubblico non conosceva fino ad oggi: se uno dei nuovi caccia stealth F-35 americani dovesse impegnarsi in un elevato angolo di cabrata per evitare un attacco nemico, a causa di alcuni difetti di progettazione, l’aereo potrebbe improvvisamente andare fuori controllo e precipitare.
Inoltre, alcune versioni dell’F-35 non possono accelerare a velocità supersonica senza fondere i propri piani di coda o danneggiare il costoso rivestimento che contribuisce a fornire ai velivoli la capacità di sfuggire ai radar.
Il programma Joint Strike Fighter da 400 miliardi di dollari del Pentagono, uno dei più grandi e costosi programmi di armamento della storia, è sotto accusa da oltre un decennio per ritardi, costi alle stelle, problemi di progettazione e inconvenienti tecnici.
Ma le notizie sorprendenti di mercoledi scorso, riportate dalla pubblicazione commerciale Defense News, rivelano difetti che in precedenza erano noti solo al costruttore Lockheed Martin, ai militari e agli acquirenti stranieri dell’aereo.
I problemi appena emersi sottolineano la potenziale fragilità della potenza aerea americana, dal momento che i vari servizi della difesa sono impegnati sostituire un numero sempre maggiore degli aerei da combattimento più datati con ben 2.300 F-35, sperando in questo modo di essere in grado di affrontare le sempre più letali forze aeree cinesi e russe.
Questi problemi potrebbero anche aiutare a spiegare il perché il Segretario alla Difesa Patrick Shanahan avrebbe descritto il programma F-35 definendolo “fottuto.”
Defense News ha ottenuto documenti militari che descrivono in dettaglio una vasta gamma di problemi seri che interessano due delle tre versioni dell’F-35. L’F-35A dell’Air Force sembra essere esente da questi ultimi difetti, ma l’F-35B ad atterraggio verticale del Corpo dei Marines e l’F-35C abilitato alle portaerei della Marina sono entrambi afflitti da quelli che i militari definiscono carenze di “categoria 1.(Nel gergo militare, un difetto di categoria 1 potrebbe impedire al pilota di portare a termine la propria missione).
I responsabili del programma F-35 e l’ufficio del Segretario della Difesa non hanno risposto alle richieste di commenti.
Un problema, secondo la documentazione militare in possesso di Defense News, era emerso durante i voli di prova nel 2011. Nei test del 2011, un F-35B e un F-35C erano stati fatti volare a Mach 1.3 e Mach 1.4. Un’ispezione post-volo nel novembre 2011 aveva rivelato che l’F-35B aveva riportato “bolle e abrasioni” sul rivestimento stealth.
Ulteriori test supersonici nel dicembre 2011 avevano rivelato danni strutturali su un F-35C, derivanti dalle altissime temperature generate dall’unico motore Pratt & Whitney dell’aereo, uno dei motori per caccia più potenti mai realizzati.
Per evitare danni del genere, l’esercito ha ordinato ai piloti dell’F-35B e dell’F-35C di non volare a velocità supersonica per più di un minuto alla volta.
Ma ciò potrebbe rendere impossibile ai piloti raggiungere, o evitare, aerei da combattimento russi e cinesi che possono volare senza restrizioni oltre la velocità del suono. “E’ impossibile, con simili limitazioni, per la Marina o il Corpo dei Marines utilizzare l’F-35 contro una pari minaccia,” ha asserito Defense News, riportando le conclusioni dei documenti in suo possesso.
I risultati dei test ottenuti da Defense News hanno rivelato anche una seconda carenza di categoria 1, poco nota in precedenza, nei tipi F-35B e F-35C. Se, durante una cabrata ripida, l’angolo d’attacco (l’angolo fra il piano alare e il flusso dell’aria) del caccia supera i 20 gradi il velivolo potrebbe diventare instabile e potenzialmente incontrollabile.
Per prevenire un possibile incidente, i piloti dovrebbero evitare cabrate ad alto angolo d’attacco ed altre difficili manovre. “I piloti degli F-35 hanno concordato che, in tali circostanze, è molto difficile ottenere le massime prestazioni dal velivolo,” ha riferito Defence News, citando i documenti in suo possesso.
Le implicazioni sono agghiaccianti. In un combattimento ravvicinato con un jet russo o cinese che può superare un angolo di attacco di 20 gradi, il pilota di un F-35 potrebbe trovarsi in serio svantaggio.
La rivelazione dei due difetti di prestazioni arriva in un momento critico per il programma F-35, vecchio ormai di 18 anni.
I funzionari del Pentagono hanno in progetto di terminare la fase di collaudo e sviluppo dell’F-35 verso la fine del 2019 e dare subito dopo il via libera alla produzione di massa dell’aereo.
Il caccia stealth gode di un forte sostegno da parte del Congresso, dovuto in parte alle migliaia di posti di lavoro sostenuti dal programma JSF, anche se al costo di circa 10 miliardi di dollari l’anno per i contribuenti americani. In previsione al via libera per la produzione di massa, il Pentagono e la Lockheed hanno raggiunto, agli inizi di giugno, un accordo informale su un contratto da 34 miliardi di dollari per 470 F-35.
L’Air Force ha dichiarato a The Daily Beast di essere fiduciosa riguardo alla sua versione dell’F-35. “I piani di dispiego e schieramento dell’F-35 non sono cambiati,” ha dichiarato il Comando del Combattimento Aereo dell’Aeronautica. “L’F-35 gioca un ruolo essenziale per il predominio americano nel combattimento aereo e siamo molto fiduciosi nelle sue capacità e prestazioni.
I militari e la Lockheed hanno identificato alcune possibili soluzioni ai problemi rivelati da Defence News. Un nuovo rivestimento potrebbe minimizzare il danno da calore. Un miglior software di controllo del volo potrebbe ridurre il rischio di un incidente durante le manovre difficili. Ci aspettiamo che questo problema venga risolto o minimizzato,” ha detto Greg Ulmer, vicepresidente della Lockheed, riferendosi al rischio di incidenti.
Ma se il programma non applica le correzioni prima dell’avvio della produzione di massa dell’F-35, è possibile che questi difetti vengano replicati pari-pari su decine o addirittura a centinaia di F-35. Ripristinare in un secondo tempo i jet carenti potrebbe costare miliardi di dollari.
In larga misura, il danno è ormai fatto. A causa della controversa decisione del Pentagono di produrre gli F-35 mentre erano ancora in fase di valutazione, Lockheed ha già consegnato circa 400 F-35 di prima serie all’Aviazione degli Stati Uniti, alla Marina, al corpo dei Marines e agli alleati statunitensi, come il Regno Unito e Israele.
L’Air Force, i Marines e Israele hanno già schierato i loro F-35 in combattimento contro gruppi di militanti armati di armi leggere.
Più di 100 di quei primi F-35 sono modelli B, che non possono volare in sicurezza oltre il muro del suono o cabrare troppo bruscamente. Avranno bisogno di essere sistemati. Non sarà a buon prezzo. I militari stanno già spendendo miliardi di dollari per modificare gli F-35 più vecchi. Il conto potrebbe diventare ulteriormente più salato, per rimediare ai difetti rivelati da Defence News.
Gli aggiornamenti richiederanno  tempo. “I vari servizi dovranno aspettare cinque anni o più per ottenere un velivolo perfettamente funzionante, se mai lo otterranno,” ha dichiarato a The Daily Beast Dan Grazier, analista del Project on Government Oversight [POGO] a Washington, DC.
Nel frattempo, i servizi della difesa possiedono decine di F-35 che non possono essere schierati in sicurezza in un combattimento ad alta tecnologia, secondo Grazier. “Il programma non è sicuramente pronto per il servizio attivo.”
David Axe
Fonte: thedailybeast.com
Link: https://www.thedailybeast.com/america-is-stuck-with-a-dollar400-billion-stealth-fighter-that-cant-fight?source=twitter&via=desktop
13.06.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

giovedì 16 agosto 2018

F-35: un aereo tecnologicamente avanzato o solo un ottimo business?

I caccia F-35 Lightning II

Dmitry Vitalyevich Drozdenko, esperto militare e vice caporedattore del giornale Arsenale della Patria in una intervista con Spuntnik ha parlato della complessità dell’F-35 e dei problemi che ne derivano.
"L'F-35 è un sistema molto complesso. E come ogni sistema complesso, ha un altissimo numero di falle, bugs e vari problemi, molto difficili da eliminare.
Come gli altri problemi, tutto ciò è legato all'eccesso di sistemi ad alta tecnologia integrato nel velivolo. I problemi si sono già presentati con il rivestimento anti-radar e con il supporto vitale dei piloti.
I problemi evidentemente sono legati alle tecnologie implementate che sono ancora acerbe. Gli USA però hanno pazienza con questo aereo, perché rappresenta un business da tre trillioni di dollari.
Volevo specificare che accanto alla produzione dell'F-35 gli USA modernizzano i propri caccia alle generazione 4++, come l'F-18 e l'F-15, cercandoli di metterli alla pari del Su-35".
L'esperto ha sottolineato che il costo di un ora di volo dell'F-35 è pari a 40.000 dollari, mentre il costo di un ora di volo dell'F-18 è pari a soli $18.000.
"La differenza fondamentale tra i caccia di Russia e USA è che questi ultimi fanno troppo affidamento sulla tecnologia stealth.
Infatti i radar continuano ad essere modernizzati, e la tecnologia stealth non rappresenta una garanzia di vittoria in uno scontro. La Russia anche usa sistemi stealth, ma da la priorità alle capacità di combattimento dell'aereo in sé per sé.
Il dogfight (lo scontro tra caccia nei cieli) non è di certo scomparso. Forse i primi giorni si lanceranno missili da lontano, ma già dopo due o tre giorni di scontri si combatterà come in passato.
Un'altra importante domanda è se in realtà siano necessari aerei talmente costosi.
Questo vale non solo per l'F-35, ma anche per il Su-57. La questione è se la Russia ha bisogno di riarmarsi di caccia di quinta generazione o ha solo bisogno di utilizzare questa macchina come una piattaforma per costruire un velivolo di sesta generazione.
Va anche tenuto presente che lo stesso Su-35C è in grado di rilevare perfettamente l'F-35 e ha eccellenti caratteristiche di volo".
L'esperto ha anche affermato che l'acquisto del Su-57 da parte della Turchia al posto dell'F-35, le cui consegne sono state temporaneamente sospese per decisione statunitense, è improbabile, poiché Ankara ha già pagato per gli F-35.
"Un altro motivo è che la Turchia fa parte della catena di produzione, e la sua esclusione da essa causerebbe danni alla società Lockheed Martin. In questo caso sarebbe necessario spostare la produzione altrove, con ritardi e, di conseguenza, costi ulteriori".
L'esperto ha anche aggiunto che lo scontro tra Turchia e Stati Uniti non si concluderà con una rottura delle relazioni, dal momento che Ankara è un alleato troppo importante per Washington nella regione.
"Un altro motivo per cui gli Stati Uniti" hanno punito "la Turchia è stato l'acquisto dell'S-400.
Perché l'America non vuole dare loro questi aerei? Un motivo può risiedere nel fatto che, dopo aver ricevuto il F-35, verrebbe in essere una situazione unica in cui aerei americani si troverebbero in servizio in un esercito dotato di sistemi di difesa russi.
È quindi chiaro che l'aereo invisibile non è così invisibile. Possono verificarsi perdite di dati e risulta che non vi è nulla di interessante nell'F-35. Sarebbe uno scandalo finanziario".
Allo stesso tempo, non è chiaro cosa aspettarsi dal ​​progetto congiunto russo-indiano FGFA (velivolo da combattimento di quinta generazione), che si basa sul progetto Su-57. L'India ha annunciato il ritiro dal progetto. L'esperto ha notato che non è chiaro quanto l'India abbia bisogno dell'aereo di quinta generazione.
"Inoltre, ci sono molte questioni sulla qualità sulle linee di assemblaggio indiane"
Tecnologicamente, l'F-35 è superiore al Su-57, ha detto l'esperto.
"Farò un esempio: immaginate un fuoristrada russo. Ci sono una BMW e una Lada Niva, è chiaro che la BMW è tecnologicamente più avanzata, ma quale delle due si comporterà meglio su un percorso fuoristrada? La tecnologia è tecnologia e la guerra è guerra.
C'è anche un'altra questione che viene nascosta. Il sistema di gestione della qualità F-35, dipende direttamente dalla società del produttore, che si occupa della logistica dei pezzi di ricambio, dei regolamenti e altre cose. Cioè, tutto è fatto a distanza. In termini di business è giustificabile e conveniente.
Ma cosa succede se il paese che acquista questi aerei dovesse uscire fuori dalle grazie degli Stati Uniti? In questo caso, l'interruttore si spegne e l'aereo non è più un aereo. Tutti quelli che acquisteranno questa macchina diventeranno dipendenti da chiunque avrà il proprio dito sul pulsante ".

venerdì 10 agosto 2018

“Grazie, Sire” - Marco Travaglio - 9 agosto 2017

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Prima di leggere questo articolo, andate a pagina 13 e leggetevi quelli di Gomez e Robecchi sulla bombastica analisi della Corte dei Conti sul mega-bidone degli F-35, i cacciabombardieri americani che nel 2009 il governo di centrodestra e la finta opposizione Pd deliberarono di acquistare in 131 esemplari (poi ridotti a 90) dalla Lockheed Martin per la modica cifra di 15 miliardi: più o meno il costo di un anno di reddito minimo per chi non ha nulla. Ora i giudici contabili hanno scoperto quello che noi poveri tapini e financo un bel pezzo del Parlamento già sapevano: il programma F-35 è in ritardo di almeno 5 anni per “molteplici problematiche tecniche”; i costi sono “praticamente raddoppiati”; i 6500 nuovi posti di lavoro annunciati sono appena 1600; ritirarsi ora vorrebbe dire perdere gli “ingenti investimenti” di 4 miliardi già stanziati, ma anche risparmiare i restanti 10. Robecchi si domanda: “Chi è stato?” (ma la S andrebbe maiuscola). Per i più curiosi, torniamo indietro all’estate del 2013. In Egitto l’esercito arresta il presidente democraticamente eletto Morsi e migliaia di Fratelli musulmani e insedia il generale-dittatore Al-Sisi: scalpore in tutto il mondo. Intanto in Italia i generali con l’appoggio del rieletto presidente Giorgio Napolitano mettono in mora il Parlamento: silenzio di tomba. Il 29 giugno Camera e Senato approvano una mozione Sel-5Stelle che impegna il governo Letta (Pd+Pdl+Centro) a sospendere per sei mesi, in attesa dei risultati di un’“indagine conoscitiva”, i nuovi acquisti di F-35. Per motivi sia economici sia tecnici. Quel progetto di cooperazione tecnologico-militare coinvolge 9 Paesi, di cui già 5 si sono sfilati in varie forme: Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Australia e Turchia. Secondo non i pacifisti, ma gli esperti del Pentagono, gli F-35 presentano vari difetti di fabbricazione: tipo che, se colpiti da un fulmine, rischiano di esplodere in volo.
Anche il Pd – pur fra mille maldipancia – vota con M5S e Sel per vincolare il governo “a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi della legge 244/2012”. Ma la sola idea che il Parlamento torni a esistere e a dire qualcosa senza il permesso dei superiori fa saltare la mosca al naso di re Giorgio. I giornali lo descrivono “molto irritato” per la lesa maestà delle Camere nei confronti suoi e dei padroni americani. Così il 3 luglio Napolitano riunisce il Consiglio supremo di difesa, di cui s’erano perse le tracce dalla notte dei tempi. Poi dirama un supermonito categorico e impegnativo per tutti.
Eccolo: “La facoltà del Parlamento (riconosciuta dalla legge 244/2012, nda) non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’esecutivo”. Cioè: nel 2012 il Parlamento approva una legge, la 244, promulgata da Napolitano, per raccomandare tagli alle spese militari e stabilire che quelle “straordinarie” passino sempre dalle Camere, e pure quelle ordinarie che completino “programmi pluriennali finanziati nei precedenti esercizi con leggi speciali”; e per dare alle Camere l’ultima parola sulle spese militari alla luce del quadro internazionale e delle disponibilità finanziarie dello Stato, per evitare “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Proprio il caso degli F-35. Ma Napolitano fa dire a quella legge il contrario di quel che dice, usandola per esautorare le Camere. Ce ne sarebbe abbastanza per un conflitto di attribuzioni fra Parlamento e Quirinale contro questo golpetto senza carri armati, ma con i generali. Ma i presidenti Boldrini e Grasso, solitamente così loquaci e suscettibili, dormono e non fanno un plissé.
Il ministro Franceschini ringrazia fantozzianamente il sovrano per il “giusto richiamo alla separazione dei poteri”. Solennissima sciocchezza: il Consiglio supremo di difesa non è un potere dello Stato, ma – come osserva Stefano Rodotà – “un organo di informazione e consulenza del presidente della Repubblica e indirettamente del governo”, dunque “non solo queste prerogative non si estendono al Parlamento, ma di certo non può essere il Consiglio a imporre veti alle Camere. Proprio non gli compete. Il Parlamento è stato ancora una volta esautorato”. 
Intervistato dal Fatto, anche Gustavo Zagrebelsky stigmatizza l’entrata a gamba tesa del Colle: “Chissà chi sono i consulenti giuridici che hanno avallato le affermazioni del Consiglio supremo di difesa, che svuotano i compiti del Parlamento in materia di sicurezza e politica estera. Un regresso di due secoli, a quando tali questioni erano prerogativa régia… La natura del Consiglio supremo di difesa è stata definita nel 1988 da una relazione della Commissione presieduta da un grande giurista, Livio Paladin, istituita dal presidente Cossiga per fare chiarezza su un organo ambiguo (ministri, generali, presidente della Repubblica). Fu chiarito allora che si tratta di un organo di consulenza e informazione del presidente, senza poteri di direttiva. 
D’altra parte, chi stabilisce se certi provvedimenti e decisioni sono solo tecnici e operativi, e non hanno carattere politico? I sistemi d’arma, l’uso di certi mezzi o di altri non sono questioni politiche? Chi decide? Il Parlamento, in un regime parlamentare. Forse che si sia entrati in un altro regime?”. Parole che cadono nel vuoto. Il Parlamento rincula, il governo preleva un’altra manciata di miliardi dalle nostre tasche per comprare dalla Lockheed altri bidoni volanti, e ora si scopre che era tutta una patacca. Casomai volesse recuperare qualche spicciolo, la Corte dei Conti può spedire il conto a casa Napolitano, Roma, via dei Serpenti.
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lunedì 3 agosto 2015

F35, altra beffa: aereo inaffidabile per operare dalle navi. - Toni De Marchi

F35, altra beffa: aereo inaffidabile per operare dalle navi

Chi è J. Michael Gilmore e perché parla male dell’F-35? 
Prendendolo a prestito da un famoso film del 1971 con Dustin Hoffman, potrebbe essere questo il titolo dell’ennesima puntata della commedia tragica dell’F-35 e delle sue varianti. L’ultima viene da un’anticipazione di Jane’s, una delle più importanti fonti informative sulla difesa. Dice Jane’s, citando un rapporto del 22 luglio non ancora reso pubblico, che l’F-35B ha mostrato di essere poco affidabile (“demonstrated poor reliability”) durante le prove in mare a bordo della nave da assalto anfibio USS Wasp. Secondo il rapporto citato da Jane’s, dei sei aerei imbarcati non più di due o tre erano in condizioni di volare in un dato giorno. L’affidabilità e la manutenzione dell’aereo imbarcato “costituiscono un problema a breve termine” e che gli stessi “saranno molto più difficili quando l’aereo dovesse essere impiegato in una missione operativa”.
Il rapporto porta la firma di Michael Gilmore, che non è uno dei tanti pacifisti imbelli che si sono fatti un nome contestando l’aereo delle meraviglie, ma il Director of the Operational Test and Evaluation Directorate del Pentagono, cioè l’uomo incaricato di valutare i sistemi d’arma che devono entrare in servizio nelle forze armate statunitensi. Non proprio un avversario preconcetto, ma certo uno da cui negli ultimi anni sono arrivate le critiche più dettagliate e documentate a questo programma. E non a caso: è lui a disporre per primo dei risultati di tutti i test condotti sul e con il velivolo.
La notizia, ammettetelo anche voi altri convinti che tutti i critici dell’F-35 siano niente più che talpe del Kgb risvegliate dal loro sonno stile The Americans, è un altro brutto colpo alla credibilità del programma proprio mentre i marines si accingono a dichiararne la cosiddetta IOC, Initial Operational Capabilitycapacità operativa iniziale. Il primo squadron di dieci aerei dovrebbe infatti essere operativo nei prossimi giorni.
È probabile che la IOC sarà dichiarata comunque: la Lockheed e i marines hanno troppo bisogno di di mettere un punto fermo positivo prima che in troppi si interroghino sul senso di questo aereo. Quando si dice IOC, comunque, già si parla di un mezzo in gran parte ancora immaturo: vola ma le missioni che riesce a svolgere sono soltanto quelle di base, nel caso dell’F-35 la prima versione completa del software di missione sarà disponibile solo nel 2017. Campa cavallo, anche perché con 24 milioni di righe di codice del software stesso, i problemi una volta in servizio non sono una possibilità ma una certezza.
Lo ha rilevato nei giorni scorsi un’altra voce certo non ostile all’aereo, la segretaria all’Air Force Deborah Lee James. Parlando all’Aspen Security Forum, uno di quei posti dove non vai a raccontare troppe fregnacce se non vuoi giocarti la carriera, la James ha detto tre cose sostanzialmente: la prima è che non faremo mai più volare un aereo mentre lo stiamo sviluppando; la seconda che ci sono ancora molti problemi di sviluppo che riassume in una parola, “software”; la terza che l’F-35 non ha fatto bella figura nel combattimento ravvicinato con un F-16, un aereo di quasi venti anni fa.
Insomma, come stiamo dicendo da troppi anni una ciofega. Per tutti, salvo che per gli entusiasti sostenitori italioti, ‘generala’ Pinotti in testa. D’altronde, qualcuno un giorno, scherzando, le ha detto che lei era la ministra e l’ingenua capo Scout ci ha creduto e da allora deve per forza tenere un certo contegno. Che comprende raccontare storielle al Parlamento, comperare F-35 come noccioline tanto i soldi non sono suoi, stringere estasiata le mani al segretario alla Difesa americano Ash Carter, dare soldi a palate per commissionare navi militari ai cantieri liguri, solo per caso suo collegio elettorale. E far fuori Giampiero Scanu, suo collega di partito, che per aver osato avanzare dubbi sull’F-35 si è giocato il posto di presidente della commissione Difesa della Camera.
Della serie: chi tocca l’F-35 muore.
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F-35: spazzatura che non preoccupa Russia e Cina.

Non potendo più nascondere che l’F-35 non può manovrare, il Pentagono ha iniziato a dire che ciò non importa perché potrà abbattere i caccia nemici prima che possano avvicinarglisi, tuttavia anche questo appare sempre più improbabile.
Malcolm Davis Australian Strategic Policy Institute – Russia Insider
Dopo la diffusione di un rapporto sul recente fallimento di un F-35 nel battere in combattimento un F-16D, il dibattito si è intensificato sulla natura del futuro combattimento aereo.
In un recente articolo sul Strategist Post, Andrew Davies identifica l’importanza di combinare l’ingaggio aria-aria a lungo raggio tramite i Beyond-Visual Range Air to Air Missiles‘ (BVRAAM) con il vantaggio della tecnologia stealth per ridurre la tracciabilità del velivolo e sfruttando sensori, elaborazione informazioni e capacità di guerra elettronica superiori. Davies rileva inoltre che va ancora dimostrato quanto siano efficaci tali capacità nel futuro contesto operativo, dichiarando ‘…ci sono motivi per chiedersi quanto sarà efficace la borsa dei trucchi dell’F-35 in futuro, tanto più che i sistemi contro-furtivi si evolvono, e mi piacerebbe vederlo trasportare più armi a lunga gittata...’
Chiaramente l’F-35 è stato progettato per intraprendere un particolare approccio al combattimento aria-aria (attacchi a lungo raggio), piuttosto che al dogfighting ravvicinato. Ciò evidenza una domanda chiave che apre un dibattito significativo: “La nostra ipotesi sul futuro aereo da combattimento, secondo cui il BVR dominerà e i ‘duelli’ hanno i giorni contati, è corretta?” La base di fondo delle ipotesi attuali sull’ascesa del combattimento aria-aria a lungo raggio e la fine del dogfight è che Stati Uniti e forze alleate avranno sempre un chiaro e durevole ‘margine di conoscenza’ su qualsiasi avversario, acquisendo una cognizione della situazione superiore per consentire l’uso illimitato dei BVRAAM.
A tal proposito, il vero successo dell’F-35 nella tattica della guerra aerea-aria può infatti dipendere dalla capacità di conservare un vantaggio cognitivo a livello strategico a fronte degli sforzi risoluti dei futuri avversari di vincere in modo netto la guerra delle informazioni all’avvio di ogni conflitto futuroConsiderando gli avversari futuri, la dottrina della guerra delle informazioni cinese evidenzia la necessità di attaccare i sistemi C4ISR, tra cui i satelliti, fin dall’inizio o anche prima in qualsiasi conflitto militare. Tale guerra delle informazioni sarà combattuta nello spazio, cyberspazio e spettro elettromagnetico.
L’EPL vede le informazioni sul campo di battaglia come ambiente integrato che comprende cyberspazio e guerra elettronica, e basa l’approccio a questi ambiti con il concetto di Integrated Electronic Network Warfare (INEW). Il Generale dell’EPL Dai Qingmin afferma che obiettivo chiave dell’approccio dell’EPL al INEW è interrompere il normale funzionamento dei sistemi informativi sul campo di battaglia del nemico, proteggendo i propri, con l’obiettivo di avere superiorità informativa. Pertanto, conquistare l’aria contro la PLAAF può essere determinato tanto dal vincere la guerra delle informazioni quanto dal successo nella tattica degli ingaggi aria-aria oltre l’orizzonte.
S’immagini l’assenza di collegamenti dati tra F-35 e AWACS; i radar AESA di un E-7AWedgetail disturbati; attacchi ASAT che abbattono le comunicazioni strategiche, attacchi informatici che colpiscono la logistica o i segnali GPS disturbati, i primi colpi sparati non saranno missili ma satelliti sabotati via computer dagli hacker o disturbati da terraInoltre ci sarà motivo di colpire con rapidità e decisione, avviando la ‘prima salva della guerra’ delle informazioni. Senza la flessibilità concessa da questi sistemi, il pilota dell’F-35 deve affidarsi a sensori di bordo come il radar AESA e l’Electro-Optical Targeting System (EOTS) per rilevare, tracciare e ingaggiare bersagli, aumentando la tracciabilità del velivolo e possibilmente farlo entrare nel campo visivo dei sistemi avversari.
La dipendenza dell’F-35 dalla superiorità delle informazioni lo rende inefficace?
Se l’F-35 è relegato al ruolo BVRAAM a lungo raggio, e se la futura dottrina del potere aereo viene formulata con tale approccio, allora l’efficacia della piattaforma, e del potere aereo occidentale, è a rischio se i sistemi C4ISR saranno attaccatiA tal proposito, qualsiasi ipotesi secondo cui le moderne forze aeree non abbiano la capacità di dogfight è pericolosa e non è credibile, dato che alcuna forza aerea cederebbe il controllo dell’aria semplicemente perché non può sfruttare tutti i vantaggi desiderati. Le aeronautiche devono prepararsi al dogfight, anche se dotate dell’F-35. Infine, i futuri avversari non saranno così cortesi da combattere Stati Uniti ed alleati nei loro termini e in modo da rafforzarne il vantaggio. Il nemico conta sempre.
In futuro, per conquistare l’aria prima si deve vince la guerra delle informazioni nello spazio, cyberspazio e spettro elettromagnetico, acquisendo una cognizione della situazione superiore, negandola all’avversario a livello strategico, operativo e tattico. L’incapacità di contrastare i sistemi di guerra dell’informazione dell’avversario ridurrà significativamente la capacità degli aerei da combattimento tattici come l’F-35 di avere sufficiente cognizione della situazione per impiegare efficacemente i BVRAAM, e quindi combattere secondo l’approccio preferito nelle operazioni aeree. Sembra improbabile che i nostri avversari futuri combattano nel modo più idoneo alla propria sconfitta, ed è una scommessa sicura che gli analisti cinesi e russi conoscano tutte le debolezze dell’F-35 e come condurre la guerra aerea sfruttando al meglio queste debolezze. L’F-35 sarà costretto al dogfight quando sarà impiegato in una guerra vera contro un nemico intelligente, ben attrezzato e determinato.660x371xchinese_military_hacking.jpg.pagespeed.ic.LLQLXze4DXTraduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

giovedì 9 luglio 2015

F35, il governo ordina altri quattro aerei. Salgono a 14 i velivoli acquistati dall’Italia. - Enrico Piovesana

F35, il governo ordina altri quattro aerei. Salgono a 14 i velivoli acquistati dall’Italia

Firmato un nuovo contratto da 35 milioni con Lockheed Martin: lo si legge sul sito del Pentagono. L'accordo è relativo all’ordine di un nuovo lotto (il 10°) comprendente 2 aerei convenzionali e 2 in ‘versione portaerei’. La cifra, una caparra di prenotazione, riguarda solo i componenti a lunga consegna, mentre il grosso del pagamento - 150 milioni a velivolo - verrà versato a rate alla conferma d’acquisto (2016) e poi alla consegna. M5S e Sel: "Mancanza di coerenza con gli impegni presi sulla riduzione del budget". Rete Disarmo: "Poca trasparenza".

Lontano dai riflettori e forte della sua maggioranza, il governo Renzi tira dritto sugli F35, sicuro di sbaragliare senza clamori anche le ultime deboli resistenze parlamentari di chi vuole il ridimensionamento o la cancellazione dell’impopolare e costosissimo programma militare.
Solo grazie al sito web del Pentagono veniamo a sapere che la Difesa italiana ha firmato a inizio giugno un nuovo contratto con Lockheed Martin ordinando altri quattro F35 e portando così a 14 il totale dei velivoli acquistati finora dal nostro Paese. Il contratto, da circa 35 milioni di euro, è relativo all’ordine di un nuovo lotto di F35 (il decimo) comprendente quattro aerei: due convenzionali e due in ‘versione portaerei’ a decollo corto e atterraggio verticale. La cifra, una sorta di piccola caparra di prenotazione, riguarda solo i componenti a lunga consegna (Long Lead Items), mentre il grosso del pagamento - 150 milioni di euro ad aereo – verrà versato a rate alla conferma d’acquisto (2016) e poi alla consegna. E’ stato firmato anche un altro contratto datato 30 giugno, da circa mezzo milione di dollari: ennesimo pagamento per lo sviluppo del software di bordo che prosegue, con enormi difficoltà e ritardi, dal 2002.
La Difesa – che entro l’anno acquisterà definitivamente i due F35 del lotto precedente ordinati due anni fa – sta seguendo la tempistica di acquisizione prevista dalla pianificazione contrattuale originaria calcolata sul totale di 90 velivoli: sei aerei nel 2013, due nel 2014, due quest’anno (dovevano essere tre), quattro il prossimo (quelli appena ordinati), cinque all’anno nel triennio 2017-2019 e nove nel 2020. Esattamente i 38 velivoli previsti entro tale data dal Documento Programmatico Pluriennale (Dpp) presentato dalla Difesa a inizio giugno, che infatti conferma il budget complessivo del programma, circa 13 miliardi di euro, stabilito nel 2012 dopo la riduzione da 131 a 90 aerei. Budget che invece,secondo la ‘mozione Scanu’ approvata lo scorso settembre, deve essere dimezzato.
Questo è il motivo per cui nella Commissione Difesa di Montecitorio, chiamata entro fine luglio a esaminare il Dpp del ministro Roberta Pinotti, i deputati delle opposizioni (Sel e M5S) e lo stesso capogruppo Pd, Gian Piero Scanu, chiedono al governo il rispetto degli impegni presi con il parlamento: “Sul programma F35 – ha dichiarato Scanu nella prima seduta sul Dpp – si rileva una mancanza di coerenza tra la programmazione degli acquisti cui il governo intende procedere e gli impegni indirizzati al governo stesso con la mozione approvata dall’Assemblea il 24 settembre scorso con il parere favorevole dello stesso Esecutivo”.
Se il capogruppo Pd in Commissione si dice sicuro che alla fine il governo accetterà il dialogo e farà un passo indietro sugli F35, le opposizioni sono pessimiste e prevedono che anche questa volta la Pinotti tirerà dritto, interpretando a modo suo l’impegno preso con il parlamento, dove in ogni caso nessuno ha i numeri per mettersi di traverso.
Per Luca Frusone, Cinquestelle, “la Pinotti verrà a ripeterci che non c’è nessuna contraddizione con la mozione Scanu giocando sulla debolezza e l’ambiguità di quel testo, non a caso approvato dal governo perché lasciava ampi margini di interpretazione”. Il riferimento è all’assenza di numeri di aerei e cifre finanziarie, alla dicitura “dimezzamento del budget originario” (quello per 90 o per 131 aerei?) e alla postilla “tenuto conto dei ritorni economici” (per Finmeccanica, diversi miliardi, o per l’erario, nulla?).
Secondo Donatela Duranti di Sel, più che le interpretazioni contano i numeri: “Quando in Commissione si arriverà a votare sul Dpp, una eventuale risoluzione contraria congiunta sostenuta da Sel, Cinquestelle, Scanu e pochi altri del Pd come Galli e Bolognesi, verrà semplicemente bocciata dalla schiacciante maggioranza Pd favorevole agli F35. Certo, rimane il significato politico, perché a quel punto verranno scoperte le carte in tavola e gettate tutte le maschere”.
Di fronte alla rassegnazione che sembra prevalere tra i parlamentari, Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo e della campagna Taglia le ali alle armi sostiene la necessità di non arrendersi e di continuare a pretendere che il governo rispetti le decisioni del parlamento: “Sugli F35 il Ministero sta andando avanti senza ripensamenti, senza trasparenza e ignorando le mozioni parlamentari che chiedevano una riduzione del budget, riconfermato invece nell’ultimo bilancio della Difesa. Continuiamo a chiedere alla Pinotti un incontro, che finora ci ha negato, per discutere questa grave situazione”.

martedì 8 luglio 2014

USA, LA FLOTTA BELLICA DEGLI F35 A TERRA. IL PENTAGONO: "NON SONO SICURI". - Gianni Lanes



Il Pentagono ha deciso di lasciare a terra per ulteriori controlli l'intera flotta degli F-35, ben 97 velivoli. I controlli riguardano i motori costruiti dalla Pratt & Whitney. Lo stop riguarda sia gli aerei della Air Force sia quelli della Marina. La direttiva è stata emessa dopo un incendio scoppiato il 23 giugno scorso a bordo di un F-35 in Florida.



Ancora sconosciute le cause dell'incendio, scoppiato durante le manovre per il decollo. La Pratt & Whitney afferma che le indagini sono in corso e che sarebbe inappropriato per ora fornire ulteriori commenti. E' la seconda volta che in 16 mesi questi cacciabombardieri nucleari sono stati fermati per incidenti. L'Italia ha optato per una consistente dotazione, anche se i rapporti tecnici del Pentagono hanno bocciato il costoso bidone alato programmato per fare solo la guerra. Tanto pagano quei docili sudditi degli italiani. Gli F 35 che saranno schierati in Italia - in violazione dell'articolo 11 della Costituzione - caricheranno le bombe nucleari b 61 -12, già stanziate a Ghedi e Aviano.







martedì 25 febbraio 2014

Passaparola - La Difesa a picco - Domenico Leggiero


“Vediamo il nascere di soggetti industriali: la Difesa Servizi, Difesa spa, un sistema di scatole vuote, si creano strutture per capitalizzare un prodotto interno lordo come qualsiasi altro settore. 
Nascono strutture per controllare la valorizzazione del patrimonio abitativo. Quando si parla di ministero della Difesa si immaginano fucili, carri armati, navi e aeroplani. 
La Difesa è fatta di uomini, di strutture logistiche, di immobili, di tantissime altre cose che rappresentano una spugna per il sistema economico italiano. Le proprietà immobiliari della Difesa, senza considerare le strutture andate in dismissione, sono circa 37 mila alloggi distribuiti su tutto il territorio che, anziché essere uno strumento di produzione di reddito, sono diventati una dispersione di bilancio di circa il tre per cento. Il 15% dell’intero parco alloggi è in malora, stanno cadendo a pezzi.” Domenico Leggiero
Oggi parleremo di F-35, degli alloggi della Difesa, della valorizzazione del patrimonio abitativo della Difesa, quella che dovrebbe essere una risorsa è invece uno spreco. Voglio salutare gli amici del blog di Beppe Grillo, sono Domenico Leggiero, ho denunciato il problema dell’uranio impoverito, ho fatto la rappresentanza militare per quattro anni e sono un pilota militare in pensione e uno fra i pochissimi ispettori CFE ancora rimasti in Europa.
Da buon pilota posso fare considerazioni di doppio profilo, il primo dal punto di vista tecnico e operativo: è un velivolo poco funzionale, molto pericoloso per gli obiettivi e esigenze che si prefigge di coprire, un velivolo inefficiente che mette a repentaglio lo stesso equipaggio durante le missioni operative. 

La illogicità di questo acquisto è naturale: se non lo acquista neanche chi lo fa … figurati gli altri! Se tutti coloro che lo hanno prenotato non l’hanno acquistato, soltanto noi siamo rimasti in corsa, chiediamoci quanto meno il perché! 
Che poi lo sviluppo tecnologico di un velivolo o di un carro armato o di una nave possa rappresentare uno spunto per ricerca ben venga, ma deve avere una logica! Per esempio un programma molto positivo è stato il programma Tornado. Sull'operazione e sull'evoluzione della strumentazione dell’equipaggiamento del Tornado abbiamo dato lezioni al mondo, sia noi che i francesi che gli inglesi. Il Tornado era un velivolo fatto bene, con dei criteri di aerodinamicità e di costi abbastanza buoni, e apriva un percorso di studio e di sviluppo che oltre alla tecnologia ha fruttato anche economicamente a tutti i partner che hanno partecipato. 

Si voleva fare la stessa cosa con l’F-35 . Io, nella mia esperienza, ho avuto due velivoli che rappresentano, secondo me, l’antitesi del volo. 

Per primi gli AMX. Altro scandalo, li abbiamo venduti, siamo usciti dal programma, erano velivoli efficientissimi e meravigliosi, bastava non metterci un proiettile sopra, appena ci montava un tipo di armamento perdeva in aerodinamicità, in prestazioni e in tutto, e poi abbiamo avuto gli F-35. Stiamo allestendo hangar, preparando strutture, per ospitare l’assemblaggio dell’F-35. Ma, se già adesso è fallito prima di partire come possiamo pretendere che il nostro impianto di preparazione possa andare avanti? 

Mi piacerebbe che non si ponga il problema di un velivolo militare, ma di uno civile,mi piacerebbe sviluppare studio e evoluzione sui mezzi che già abbiamo. Il sistema militare può essere visto come un indotto, tutte le prime tecnologie, dai cellulari, tutto quello che noi usiamo normalmente, deriva dalla ricerca militare.

Vediamo il nascere di soggetti industriali: la Difesa Servizi, Difesa S.p.A., un sistema di scatole vuote, si creano strutture per capitalizzare un prodotto interno lordo come qualsiasi altro settore. Nascono strutture per controllare la valorizzazione del patrimonio abitativo. Quando si parla di ministero della Difesa si immaginano fucili, carri armati, navi e aeroplani. La Difesa è fatta di uomini, di strutture logistiche, di immobili, di tantissime altre cose che rappresentano una spugna per il sistema economico italiano. Le proprietà immobiliari della Difesa, senza considerare le strutture andate in dismissione, sono circa 37 mila alloggi distribuiti su tutto il territorio che, anziché essere uno strumento di produzione di reddito, sono diventati una dispersione di bilancio di circa il tre per cento. Il 15% dell’intero parco alloggi è in malora, stanno cadendo a pezzi. La legge del 2005 prevedeva che chi era all’interno, quindi il personale militare, avesse il diritto di prelazione. Un costo che doveva essere calmierato e tenere conto degli affitti pagati durante il tempo di servizio. Questo non è avvenuto, ci sono stati costi pazzeschi al punto tale che una buona parte di questo personale non ha aderito all’acquisto. 

La politica non è mai entrata nel sistema Difesa, non ha voluto pestare i piedi a chi lo gestisce. I vertici militari hanno creato delle correnti che fanno capo a questo o quell’altra forza politica. Io mi sono arruolato nell’85, ma fino agli anni ‘60 se chi faceva il concorso al ministero della Difesa aveva dei precedenti per una iscrizione ai movimenti giovanili comunisti o era stato fotografato in piazza in una manifestazione nell’esercito non entrava. Oppure se entrava arrivava a un certo grado e non accedeva agli organi di comando. Chi veniva da una famiglia che aveva una connotazione politica veniva controllato e bloccato a gradi e posizioni in cui non poteva nuocere né poteva essere pericoloso. Non si può entrare in caserma, non si può indagare un ufficiale, un sottoufficiale, perché si discreditano le Forze armate. Il militare è ancora visto come qualche cosa di chiuso, ma il militare non è chi difende il potente di turno, ma chi difende gli italiani. 

La Difesa opera in silenzio, senza grandi clamori, e mano a mano che i Capi di Stato Maggiore, finiscono la loro carriera militare, entrano in automatico a Montecitorio, vedi Di Paola, vedi Ramponi, il comandante dei servizi segreti, in Commissione Difesa, figurati se poteva dire che l’uranio uccide, o in Finmeccanica. Non è più la politica di servizio per le istituzioni, ma sono le istituzioni al servizio della politica.
Mi raccomando, passate parola.