Gli investimenti fatti nell’ambito del Pnrr e le spese militari per aiutare l’Ucraina vanno scorporate dal deficit. È la richiesta fatta nel corso della discussione all’Ecofin informale sulla riforma del patto di stabilità dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha ribadito la posizione inserita nel Def dello scorso aprile. Lo scorporo sarebbe temporaneo, fanno sapere da via XX Settembre, fino al 2026, anno in cui termina Next Generation Eu. Su questo, secondo le stesse fonti, si sarebbe registrato un atteggiamento aperto da parte della Germania. Per quanto riguarda la proposta della Commissione, che prevede percorsi di riduzione del debito individuali per Paese, l’Italia preferirebbe una regola unica, che valga per tutti, purché sia sostenibile, anche per evitare classificazioni dei Paesi membri in “virtuosi” e “ad alto debito”. Per Roma è una partita cruciale in vista della prossima legge di Bilancio.
La Commissione lo scorso novembre ha proposto uno schema di massima che prevede piani “personalizzati” di aggiustamento fiscale e riduzioni del debito di durata compresa tra 4 e 7 anni (in questo secondo caso il Paese deve impegnarsi a realizzare ambiziosi investimenti e riforme), concordati bilateralmente con Bruxelles e monitorati da vicino. Per gli Stati che risultano avere “elevati rischi di sostenibilità del debito”, l’aggiustamento fiscale deve garantire tra l’altro che il disavanzo si mantenga al di sotto del parametro del 3 per cento del Pil nei successivi dieci anni. Ora il Consiglio sta definendo la sua posizione con l’obiettivo di chiudere entro fine anno.
Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato che “la proposta che abbiamo fatto è aperta alle modifiche che decideranno gli Stati membri, ma bisogna, se ci sono delle correzioni, che vadano nella direzione di non cambiare l’equilibrio che c’è nella nostra proposta. In altri termini non possiamo modificare in modo che va soltanto in una direzione una proposta che deve comunque tenere insieme l’obiettivo della stabilità finanziaria e l’obiettivo di promuovere gli investimenti, la crescita in un contesto di rallentamento dell’economia”.
La ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino – la Spagna ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea – a margine del vertice ha detto che durante l’estate, con “due riunioni alla settimana, abbiamo elaborato un testo di consenso sul 70% del regolamento“. Adesso “è ora di passare al negoziato politico, per arrivare al necessario consenso” sui punti ancora irrisolti. “Serve un compromesso, che deve avere il giusto equilibrio tra, da una parte, la necessità di percorsi di riduzione del debito sostenibili e, dall’altra, assicurare lo spazio necessario per gli investimenti e incentivi per le riforme strutturali”.
“In fin dei conti – ha aggiunto Calvino – le questioni principali o gli elementi principali per questo consenso dipenderanno dal raggiungimento di un equilibrio adeguato tra una riduzione” del rapporto tra debito e Pil, “e quindi finanze pubbliche sostenibili nel medio e lungo termine, e la realizzazione, allo stesso tempo, degli investimenti e degli incentivi necessari ad affrontare le riforme strutturali. Questo è il cuore degli elementi più importanti che ci permetteranno di raggiungere un consenso nelle prossime settimane. Proporremo ai ministri un calendario ambizioso, in modo da poter raggiungere questo accordo prima della fine dell’anno”.
“Abbiamo coperto, con un intenso lavoro tecnico, il 70% del testo, che è già stato chiuso negli articoli corrispondenti – continua la ministra e vicepremier – arriva il momento di lavorare a livello politico per raggiungere il consenso necessario”. La presidenza spagnola del Consiglio Ue punta a “fare progressi” sulla riforma del patto di stabilità nell’Ecofin di “ottobre“, a Lussemburgo, per risolvere “tutte le questioni tecniche” nell’Ecofin di “novembre“, a Bruxelles.
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