Da qualche settimana mi svegliavo la mattina con uno strano senso di vuoto. Come se mi mancasse qualcosa e non sapessi che cosa. Poi ieri ho letto Repubblica e ho capito: le fake news russe. E, già che ci siamo, pure cinesi. Ecco cos’era quella sgradevole sensazione: “Da Russia e Cina fake news contro l’Italia. È una guerra fredda”. E chi lo dice? Il Copasir, che dovrebbe controllare i servizi segreti, ma s’è preso una vacanza e ora indaga – insieme a un’ottantina di task force italiane ed europee – sulle fake news d’importazione (missione senz’altro più agevole che indagare su quelle italiane). E ha partorito un “report” di notevole “portata” “di cui Repubblica è venuta in possesso”. E, siccome a caval donato non si guarda in bocca, è passata sopra al dettaglio che il presidente del Copasir è il leghista Raffaele Volpi, detto The Fox, compare di partito di quelli che andavano e venivano dall’hotel Metropol di Mosca a trattare tangenti sui carburanti. Gente che di Russia se ne intende. Infatti il quotidiano di Sambuca Molinari smaschera “Sputnik, ma anche Russia Today” come “fonti esposte della disinformatia russa, fabbricanti di narrative artefatte”. E Repubblica se ne intende anche più di Volpi e del Copasir, visto che dal 2010 al 2015 allegava come suo inserto settimanale Russia Oggi, a cura del Cremlino di Putin. E ora scopre, grazie a una “chiosa” di Volpi, che Russia Today e Sputnik “tendono a fomentare polemiche contro l’Ue e i Paesi dell’Alleanza euro-atlantica” (mai esistita, ma fa niente).
L’allerta, come si può immaginare, è ai massimi livelli. “Senza alcuna pietà per le migliaia di morti che si accumulavano negli obitori italiani”, “la fucina della disinformazione russo-cinese ha continuato a sfornare centinaia di fake news” per “condizionare l’opinione pubblica italiana” e “indebolire il fronte delle democrazie occidentali nello scacchiere geopolitico mondiale”. Mica pizza e fichi. Ma anche per “delegittimare un competitor come gli Stati Uniti” (casomai a delegittimarlo non bastassero le cazzate fatte e dette da Trump). Stiamo parlando della “nuova frontiera della Guerra Fredda del terzo millennio”, “luogo di intersezione tra le maggiori potenze globali” e pensate un po’: “il Coronavirus è il palcoscenico perfetto che i regimi autocratici stavano aspettando”. Corbezzoli. In tre mesi Mosca e Pechino ci hanno trasformati in 60 milioni di agenti putiniani e di guardie rosse xijinpinghiane con la sola forza del pensiero, a colpi di “decine di profili fasulli”, “account anonimi” e “un esercito di troll”, senza dimenticare “le famigerate botnet” che, qualunque cosa siano, non hanno bisogno di presentazioni.
Gli esempi delle fake news che ci hanno russocinesizzati in blocco fanno accapponare la pelle.
1) Il video con “una voce da un balcone” che urla “Grazie Cina!”, mentre “anziani commossi e famiglie si abbracciano e applaudono per le mascherine e gli aiuti ricevuti”: terribile.
2) “La notizia falsa che i nostri servizi fossero a conoscenza del virus già nel novembre 2016 e avessero taciuto… rimasta sul sito di Rainews per mezza giornata”, addirittura (cioè più segreta dei servizi segreti): agghiacciante.
3) “13 articoli apparsi sul sito Sputnik” sul “virus creato in un laboratorio americano in Ucraina” e su “Bill Gates finanziatore del virus” (evidentemente ha un conto in banca pure il Covid-19): mostruosi.
4) Altri “due articoli dal contenuto discutibile”: da non dormirci la notte.
5) “Casi apparentemente ‘autoctoni’, ma di cui non è ancora chiara l’origine”, tipo “il gruppo pubblico su Facebook i cui iscritti, facendo leva sulla difficoltà economica di cui soffre la popolazione della Puglia, inneggiano alla rivoluzione, al disordine sociale, contro il governo italiano”: la famosa insurrezione del Tavoliere e della Capitanata, da pelle d’oca. Ma anche “il gruppo privato ‘Rivoluzione Nazionale’ che incoraggia i raid ai danni di supermercati nel palermitano”: da barricarsi in casa.
Noi per la verità ci eravamo fatti l’idea che a soffiare sul fuoco delle sommosse e degli assalti ai supermercati fosse La Stampa, italianissima cugina di Repubblica, con titoli rasserenanti come “Rivolte al Sud: a Palermo prime razzie alimentari” (18 marzo), “Il Nord a rischio di tensioni sociali” (12 maggio), che sarebbero parsi un po’ eccessivi persino a Maria Giovanna Maglie. Ma si sa che questi troll russo-cinesi si annidano dappertutto, anche tra gli intrepidi cavalieri Gedi. Ieri, per dire, mentre l’annuncio della Von der Leyen sul Recovery Fund spazzava via tutte le panzane sul nostro governo perdente in Europa e condannato a chiedere l’elemosina al Mes, ci siamo abbeverati alla fonte purissima dei nemici delle fake news: Repubblica. E abbiamo scoperto, dal nostro idolo Stefano Folli, che Conte è “imbarazzato” perché i renziani hanno salvato Salvini e dimostrato che sul blocco della Open Arms il premier “non poteva non essere informato e quindi era consenziente, dal momento che Salvini, nei giorni della Open Arms, non è stato smentito da Palazzo Chigi”. In realtà Conte lo smentì con una lettera ufficiale lunga due metri e pubblicata anche su Facebook il 15 agosto 2019. Ma queste son cose note ai giornalisti, dunque non a Folli. Resta solo da appurare (magari dal Copasir) se le sue fake news arrivino dalla Russia, o dalla Cina, o siano produzione propria.
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